La morte presunta di Michel Agnolo Florio
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La morte presunta di Michel Agnolo Florio

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La morte presunta di Michel Agnolo Florio

Informazioni su questo libro

Il vero ispiratore e autore delle opere della drammaturgia shakespeariana.

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Informazioni

LA MORTE PRESUNTA DI MICHEL AGNOLO FLORIO
Premessa.
Fin dai primi anni del Duemila iniziarono a diffondersi le prime anticipazioni sui risultati di recenti ricerche portate avanti da diversi anni dall’Istituto Studi Floriani per dare risposte ai molti dubbi sulla biografia ufficiale di William Shakespeare e sulla “authorship” delle sue opere. Ai nostri giorni si sono così avute sull’argomento indiscrezioni circa i sorprendenti risultati raggiunti dal nostro Istituto, seguite subito dopo da interessanti opere editoriali in Italia e all’estero, mentre sulla rete web si registrano già i primi aggiornamenti biografici (Google, Wikipedia, Accademia della Crusca, ecc) sul conto di taluni personaggi storici legati all’epopea letteraria elisabettiana del XVI secolo. Gli inediti esiti di codeste ricerche hanno avuto il risultato di mettere in allarme l’ambiente letterario internazionale per il fatto che le inattese novità pongono in discussione addirittura il vero ruolo avuto dal mitico personaggio William Shakespeare collocando il divo Bardo al pari di un qualsiasi altro illustre membro di quella associazione letteraria attiva allora a Londra nel mondo della drammaturgia destinata alle maggiori compagnie teatrali londinesi di quel secolo.
Quelle anticipazioni - che all’inizio del Duemila apparivano come ipotesi da verificare e discutere - sono divenute certezze tanto che oggi l’Istituto considera chiusa la prima ampia fase della ricerca, da cui ripartire con ulteriori studi su molti aspetti sia storici che letterari, che i giovani ricercatori potranno in futuro approfondire. Queste novità sono destinate d’ora in avanti a suscitare inevitabili polemiche e discussioni, dal momento che esse sovvertono una tradizione profondamente consolidata particolarmente nei paesi di lingua inglese. Benché le vicende storiche abbiano origine fin dal tempo della epopea elisabettiana e giacobiana, il culto del mitico personaggio di Stratford, amato e idealizzato da generazioni di appassionati romantici di tutto il mondo, risale soltanto alla metà dell’Ottocento. Questa circostanza non è di poco conto per l’importanza delle questioni che pone in discussione a motivo delle conseguenze che potranno derivare in campo storico, letterario ed editoriale e per le inevitabili ricadute in quello economico. Come reazione a queste clamorose novità - recepite come una dissacrazione del mito di William Shakespeare da parte degli accademici, del mondo del teatro e degli appassionati romantici - è sorto un fronte di resistenza non propriamente disponibile al confronto dialettico. La teoria cosiddetta “del genio”, che costituisce il substrato della biografia del personaggio di Stratford - carente come essa è di riscontri documentali - ha finito per tramutare la vera storia della sua vita in una leggenda mitologica, a cui gran parte dei cultori aderiscono per puro atto di fede o di scelta di campo, ovvero – per quanto riguarda gli accademici – per mera difesa corporativa della categoria professionale.
In questa situazione la presa di distanza degli studiosi e dei docenti accademici si trova nella condizione di dover, comunque ed in ogni caso, contestare i risultati delle ricerche, svalutare ogni novità o più semplicemente ignorare o respingere qualsiasi prova o documento anche se proveniente da archivi storici o precisi e inconfutabili riferimenti letterari. Questo stato di cose si manifesta ogni volta che le ricerche portano alla luce nuovi elementi di conoscenza storica su ciò che veramente accadde durante quel fulgido periodo del Rinascimento inglese. Ai nostri giorni i critici e i letterati preferiscono evitare o ignorare qualsiasi dissenso o critica al sacro dogma “stratfordiano” rifuggendo da ogni contraddittorio.
Già dall’inizio delle prime ricerche del Novecento era seguita una generale alzata di scudi clamorosa, che solo le ostilità dell’ultimo conflitto mondiale riuscirono ad attutirne l’impatto.
Si ricorderà il caso clamoroso della ineffabile e controproducente emendazione da parte della prestigiosa Encyclopædia Britannica del testo già presente alla voce “Shakespeare” – come preciserò meglio in seguito – occorsa nella seconda parte dell’Ottocento. Come pure quella attuale della pretesa irrilevanza di talune “chiavi di lettura” che l’autore delle opere ebbe cura di inserire nel testo dei lavori con un ben preciso scopo. Codeste chiavi non sono altro che accorgimenti posti dall’autore, il quale – non potendo in quel tempo apparire come tale per cautele politiche e religiose – ricorre all’astuzia di disseminare nel testo dei lavori nomi di personaggi contemporanei, trame di eventi storici e descrizioni di luoghi strettamente riferiti al periodo della sua vita trascorso in Italia come francescano passato alla Riforma. Costituiscono in sostanza tracce lasciate intenzionalmente affinché colui, il quale un giorno lo avesse cercato, avrebbe avuto la possibilità di trovarlo. Basti pensare alle tante città e luoghi di regioni italiane descritte dall’autore con tanti particolari, non solo geografici o toponomastici, avendo egli avuto l’accortezza di collocare quei contesti in altrettanti scenari di storie e di fatti di cronaca inseriti nelle vicende storiche del Rinascimento italiano. Ebbene, tutti quei luoghi non sono altro che le città in cui egli visse ed operò fino al 1550 quando, perseguitato dalla Inquisizione, emigrò in Inghilterra. Ma non solo, essendo egli un dotto latinista, non mancò di ricorrere ad altra apposita chiave impreziosendo i testi delle opere con circa seicento frasi latine, una dovizia incredibile per quel tempo quando non erano certo disponibili edizioni specifiche.
Tutto ciò mette ovviamente in discussione il ruolo avuto da ciascun componente il gruppo degli autori che costituiva quella associazione letteraria che operava a Londra già dall’ultimo ventennio del XVI secolo. Tra le trentasei opere “shakespeariane”, dieci riguardavano le gesta dei monarchi inglesi. Ma non mancava tra gli associati chi poteva conoscere così profondamente la vita e le vicende della corona. Ora sappiamo che tra loro vi era lo storico e poeta Samuel Daniel, cognato di John Florio. (1) Quanto a William Shakespeare, la sua biografia, - così come le istituzioni letterarie di lingua inglese hanno ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Diritto d'autore
  4. Capitolo
  5. Indice