Intorno a Buckingham
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Fatti e misfatti nelle corti del Rinascimento

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Intorno a Buckingham

Fatti e misfatti nelle corti del Rinascimento

Informazioni su questo libro

La storia vista per immagini. Seguendo le orme dei personaggi più famosi dentro le corti rinascimentali d'Inghilterra e di Francia si realizza lo spaccato di un'epoca che ancora oggi con i suoi grandi artisti, re, regine e personaggi memorabili non finisce di stupire.

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Informazioni

IV
La congiura
Uno straniero che si trovasse a Londra agli inizi di novembre rimarrebbe colpito dalla confusione nelle strade per la rievocazione di una famosa congiura contro il primo re Stuart, nota come la ‘Congiura delle Polveri’. Era il 1605 e per afferrarne il senso occorre ricordare l’atmosfera politica, prossima al terrorismo, dei complotti e degli attentati che segnarono il regno di Giacomo I d’Inghilterra.
E’ la storia del gruppo di fedeli, integralisti diremmo oggi, della chiesa di Roma, che congiurò per eliminare d’un colpo il re e i parlamentari, una vicenda dagli aspetti enigmatici e controversi su cui continua il dibattito storico. Fa da scenario la lunga lotta tra protestanti e cattolici che agitò l’Europa per secoli, con strascichi sanguinosi nella maggior parte dei paesi del continente. In Francia si erano appena concluse le guerre di religione che avevano stremato la nazione. A Londra, gli attriti continuavano. Giustiziati i partecipanti a un complotto, ben presto se ne delineava un altro. Ma quello di cui si tratta ora è da considerare in assoluto il più pericoloso ed occorre quindi iniziare dall’organizzatore.
Guy Fawkes, cattolico osservante all’epoca trentenne, era andato all’estero per arruolarsi in un esercito dove poter dimostrare il proprio talento e praticare liberamente la sua religione. Soldato stimato e di successo, che conduceva una vita insolitamente retta per un militare, era stato proposto come capitano. Era molto legato agli avversari del nuovo re scozzese, chiamato con le peggiori definizioni, convinti che un intervento militare della Spagna avrebbe finalmente riportato il cattolicesimo. Quando invece si resero conto che le ostilità tra l’Inghilterra protestante e la Spagna cattolica stavano per finire e che i due paesi si accingevano a negoziare la pace, presero contatto con chi in Spagna avrebbe favorito progetti eversivi. Fawkes, sempre più deciso all’impresa, andava ripetendo che quel che veramente stava a cuore al re era arricchirsi con le proprietà dei cattolici per poi, come capo dei protestanti, dichiarare guerra ai restanti principi cattolici. Lo istigava l’astio contro gli scozzesi, sentimento molto comune tra i suoi connazionali, un sordo rancore verso la gente avida e grezza venuta dal nord. Non ebbe comunque il successo sperato. Né a Madrid né a Roma le sue invettive ebbero molto seguito vista la pericolosità del progetto allo studio, che metteva a repentaglio le trattative di pace.
La denuncia di Guy Fawkes secondo cui Giacomo I fosse un guerrafondaio era lontana dalla realtà essendo il re persona tendenzialmente pacifica. Lo percepì subito anche l’ambasciatore spagnolo a Londra Don Juan de Tassis che, pur ascoltando le lamentele dei cattolici fanatici amici di Fawkes, speranzosi in un arrivo di truppe spagnole per liberare l’Inghilterra, non esitò a informare Madrid sul numero decisamente modesto di cattolici attivi pronti a impugnare le armi. Era stata anche considerata l’ipotesi che la libertà di coscienza per i cattolici fosse acquistata pagando, visto che in una corte come quella di Giacomo ottenere le cose a suon di quattrini era del tutto normale, ma il papa Clemente VIII lo escluse come indegno e scandaloso. Sta di fatto che mentre da parte cattolica si mirava ad avere sempre più spazio grazie all’altalenante tolleranza del re, da parte protestante aumentavano le resistenze appunto per l’indulgenza mostrata verso la parte avversa.
All’inizio del 1604 fu convocato il nuovo Parlamento, nel corteo che avanzava la folla poté vedere il re, la regina e il giovane principe Enrico. Nel discorso che seguì fu notato come il re si pronunciasse contro la chiesa cattolica quasi per compensare la propria ostilità verso i puritani. Giacomo in effetti non li sopportava (quando era ancora in Scozia parlava della religione ‘anglicana’ quasi con disapprovazione) . Ma ce l’aveva anche contro la religione papista che considerava superstiziosa. E alcuni giorni dopo un bando ordinava a tutti i gesuiti e i preti di lasciare il regno e si stabilivano ammende per chi non si conformava alla religione di stato. Di fatto i cortigiani filo papisti e filo spagnoli rimasero poi al loro posto e, a conferma della propria tolleranza, Giacomo I moltiplicò i suoi sforzi per realizzare un’unione anglo scozzese, iniziativa del tutto impopolare sia presso il parlamento che presso i cattolici. Parlava nei suoi discorsi della necessità di coesione tra le varie forze del regno così come, diceva, per un corretto funzionamento devono funzionare all’unisono le varie parti del corpo umano. Ma il dibattito che ne seguì dimostrò come nessuno dei concetti espressi dal re risultasse ai suoi sudditi convincente. Anzi si moltiplicavano le dimostrazioni di antipatia nei confronti degli scozzesi considerati gente del nord del tutto diversa da quella del sud venuta per far carriera e la proposta reale di chiamare Britannia l’intera nazione fu accolta malissimo. Veniva deriso il loro accento anche se poi era quello del re Giacomo e della regina Anna. E, come già detto, si facevano pesanti allusioni sulle carenze igieniche del nuovo sovrano. Ma era soprattutto il suo atteggiamento religioso a preoccupare. Il fatto che pur prendendo le distanze dai puritani, Giacomo non perdesse occasione per ribadire di non tollerare l’arrivo di altri cattolici, minacciandone la proscrizione, convinceva i congiurati della inevitabilità dell’azione.
Il più deciso era Robert Catesby. Anche se, una volta scoperto, il responsabile dell’attentato fu sempre considerato Guy Fawkes, di fatto fu l’altro ad esserne l’anima. Catesby, nobile cattolico ben conosciuto, aveva un fascino magnetico che incantava le persone e si era già segnalato nella rivolta di Essex contro Elisabetta, finita nel sangue. Bollato come ribelle e per di più cattolico, era finito in prigione ove rimase fino alla morte della regina. Ne uscì con la mentalità del crociato pronto a sguainare la spada in difesa di valori fondamentali di ordine spirituale. Appassionato di teologia, proponeva le proprie azioni osservando i precetti della Chiesa, al punto che i gesuiti ne erano presi. In effetti molti di essi sarebbero inorriditi se fossero stati a conoscenza dei progetti che cominciavano a prendere forma nella mente di Catesby. A fine maggio 1604, i personaggi chiave della vicenda s’incontrarono : oltre Robert Catesby e Guy Fawkes vi erano altri tre cattolici pronti a tutto Tom Wintour, Jack Wright e Thomas Percy e vari altri. Il progetto di Catesby fu subito chiaro: organizzare un piano per far saltare in aria il palazzo del Parlamento facendo fuori il re e il suo governo. E’ appunto per le modalità dell’attentato, che questo fu poi conosciuto come la congiura delle polveri. Di esplosivo infatti ne sarebbe servito parecchio.
Ma non tutti erano d’accordo sugli obiettivi. Se i congiurati non avevano remore di fronte all’omicidio di un re, comparivano dubbi sulla morte di innocenti. Far saltare in aria il re era una cosa, uccidere sua moglie e i suoi eredi un’altra, ma distruggere il Parlamento con barili di esplosivo il giorno dell’apertura avrebbe comportato la morte di un numero molto più alto di persone. Dal che scaturivano forti scrupoli. Il Parlamento era considerato responsabile delle leggi anticattoliche ma evitare che nella strage cadessero anche i parlamentari cattolici che si erano battuti per la vecchia religione sarebbe stato impossibile. I congiurati quindi vacillavano.
E molte erano le incertezze su cosa venisse preparato e sui possibili esiti. In sostanza alcuni aderivano all’iniziativa solo per fiducia verso altri che avevano aderito in precedenza. Circa le modalità dell’attentato, nel processo che poi seguì, si chiarì come i congiurati si fossero prefissi di scavare una galleria sotto il palazzo di Westminster per trasportarvi gli esplosivi dalla cantina di un palazzo attiguo alla camera dei Lord. Lavori di scavo peraltro poi abbandonati essendosi rivelati impossibili visto lo spessore, oltre tre metri, delle fondamenta. Questa versione fu poi considerata di comodo, messa su cioè dalle autorità per enfatizzare l’accaduto, visto che della fantomatica galleria non fu mai trovata traccia. Né d’altro canto alcuno dei congiurati aveva la minima esperienza di scavi né possibilità di portare fuori materiali di risulta. Né fu confermata dagli indagati sotto tortura. Una risposta al perché il governo avesse puntato sulla storia della galleria sta forse, come ipotizza qualche storico, nelle implicazioni maligne dell’idea di un tunnel sotterraneo scavato nell’oscurità sotto i piedi di persone inconsapevoli.
Il capodanno fu celebrato con entusiasmo da una corte ignara della congiura, al gran completo dopo l’arrivo del principe Carlo dalla Scozia, nominato duca di York e dopo la notizia della quarta gravidanza della regina Anna. La nascita della principessa Maria nell’aprile seguente creò una nuova potenziale complicazione per gli organizzatori della congiura, che andava assumendo una dimensione diversa. Pur essendo quarta dopo i due fratelli Enrico e Carlo e dopo la sorella Elisabetta nella successione al trono, la bambina aveva il grande vantaggio di essere nata in Inghilterra e poiché il testamento di Enrico VIII precludeva a chi fosse nato all’estero la successione al trono d’Inghilterra, la sua diveniva agli occhi dei congiurati, posizione preferenziale. Sarebbe cioè potuta diventare, dopo la necessaria reggenza da parte di un nobile fidato, una regina importante - il modello era quello di Elisabetta I - che introducesse tutte le riforme religiose che erano l’obiettivo principale dell’impresa.
Giacomo intanto diveniva sempre più insofferente verso i papisti per il loro rifiuto ad essergli riconoscenti per la sua tolleranza . Qualcuno lo sentì dire che se i suoi figli maschi fossero diventati cattolici avrebbe preferito che la corona passasse alla figlia. E ciò mentre il papa Clemente VIII, morto poco dopo, fosse convinto che la conversione di Giacomo al cattolicesimo era imminente.
Guy Fawkes preparava intanto il locale adatto al suo scopo. Non di tunnel si trattava ma della cantina di una casa attigua alla camera dei Lord, anzi di un magazzino a pianoterra preso in affitto da un’ignara signora per quattro sterline. Nel giro di alcuni mesi Catesby, d’accordo con Fawkes, vi trasportò in più riprese trentasei barili di polvere nera. Dato l’incoraggiamento governativo alla produzione interna di esplosivi, procurarsene era facile per chiunque avesse soldi da spendere. La produzione della polvere pirica era relativamente semplice, per molti aspetti esplosivo ideale, insensibile agli urti, trasportabile e sensibile solo alla fiamma. Unico inconveniente il deterioramento per prolungata giacenza che ne provocava l’inservibilità e quindi innocuità.
Durante i preparativi si continuava a ipotizzare l’arrivo di aiuti dall’estero sotto forma di vascelli spagnoli o aiuti dalle Fiandre ove Guy Fawkes si recava spesso. E fu così che il suo nome fece la comparsa nei rapporti segreti di Robert Cecil, primo ministro del re, che disponeva di un’attiva rete di spie in vari paesi europei con un gran numero di falsi preti, ricca fonte di informazioni.
All’ambasciatore inglese a Parigi erano pervenuti documenti riguardanti sudditi ribelli mentre a Roma era giunta voce che i cattolici in Inghilterra si rifiutavano di accettare l’ordine dei gesuiti di astenersi dalla violenza. Accadde poi che al superiore dei gesuiti inglesi, Padre Garnet, un confratello rivelasse d’aver saputo da Catesby in sede confessionale della congiura in preparazione. Il gesuita tentò inutilmente di convincere Catesby a rivedere le proprie intenzioni. L’argomento era oggetto di un sacramento come la confessione e secondo il diritto canonico qualsiasi informazione ricevuta in confessione non può essere riferita in nessuna circostanza. Il che poneva ai preti che ne erano a conoscenza il dilemma di come trattare Catesby e i suoi compagni dopo aver capito che erano terroristi. Non sapendo cosa fare Garnet scrisse al papa appena eletto, Paolo V, perché condannasse formalmente l’uso della violenza, ma inutilmente.
L’apertura del Parlamento era stata fissata per il 5 novembre, a fine agosto Fawkes, tornato dal continente, scoprì che le polveri depositate nel locale di cui s’è parlato, si erano deteriorate. I congiurati provvidero allora a sostituirle e a munirsi di armi che vennero poi nascoste. Pericoloso fu il colloquio che Catesby ebbe con il visconte Montague, cattolico, al fine di salvarlo, provando a convincerlo di non andare in Parlamento nel giorno d’apertura. Fawkes intanto metteva a punto i particolari. Deciso il momento, avrebbe acceso la miccia nella cantina e si sarebbe poi rapidamente allontanato per evitare l’esplosione scappando in barca sull’altra riva del Tamigi. Nella stessa giornata nell’Inghilterra centrale sarebbe scoppiata una rivolta e la principessa Elisabetta sarebbe stata rapita per essere fatta regina fantoccio, mentre Fawkes sarebbe andato sul continente per spiegare ai regnanti cattolici l’accaduto e perchè far saltare in aria la famiglia reale inglese e tutto il governo fosse stato un sacro dovere. Ma due settimane prima del fatidico giorno accadde qualcosa che cambiò il corso delle cose. A Lord Monteagle, amico di Fawkes, venne recapitata una lettera anonima e dal testo incerto - tuttora visibile al pubblico - che lo metteva in guardia dal frequentare il Parlamento, preavvisandolo dell’attentato. Nonostante le polemiche e discussioni sull’argomento, non si è mai avuta certezza sull’autore della lettera, dato comunque per certo tra i protagonisti della congiura. Monteagle, letto il documento, portò la lettera a lord Salisbury, primo ministro, il quale giudicando grave l’accaduto ed essendogli già pervenuta la voce di azioni dimostrative da parte dei papisti, ne informò i membri del consiglio. Ma non ritenne necessario informare il sovrano, fuori per la caccia, per non allarmarlo senza prove fondate. Ben presto anche Catesby fu informato della lettera che mirava formalmente a salvare il destinatario dall’esito della congiura, ma, con il vero obiettivo di farla naufragare. Di certo la lettera non sorprese più di tanto lord Salisbury, cui erano noti l’attivismo cattolico, i piani di invasione straniera, e le voci di cospirazioni violente ordite da fanatici papisti. Per alcuni giorni quindi non si mosse né informò il re. Tempo prezioso che i congiurati avrebbero dovuto sfruttare per porsi in salvo. Catesby invece, non convinto delle conseguenze della lettera di cui sopra, ritenne di dover continuare e Guy Fawkes andò quindi ad accertarsi sullo stato delle polveri. Ignari evidentemente di essere stati ormai presi di mira.
La settimana seguente lord Salisbury mostrò al re la lettera avuta da Monteagle cercando di non allarmarlo eccessivamente per evitare che spingesse a far scattare la trappola troppo presto. Fu il re comunque, da un’ambigua frase della lettera, ad intuire per primo che si trattava di un attentato con esplosivi. Il giorno dopo il Consiglio iniziò a prendere provvedimenti al riguardo ordinando un’ispezione completa del palazzo del Parlamento, ma che comunque non avvenne prima di qualche giorno. Un individuo che si aggirava nei pressi e che destò sospetto fu arrestato, disse di chiamarsi John Johnson: fu la versione che Guy Fawkes continuò a ripetere nei due giorni successivi. La notizia di quello che era successo a Guy si sparse fra i cospiratori, arrivò anche a Catesby il quale, rifiutava l’idea di arrendersi nella convinzione di poter battere il re e Salisbury con l’aiuto di cattolici dissidenti. E’ del 5 novembre l’annotazione nel registro della Camera dei Comuni della cattura , con altri, di un certo Johnson, “ per aver sistemato 36 barili di polvere nello scantinato sotto la Camera al fine di far saltare in aria il re e tutti coloro che avrebbero partecipato alla riunione.” Fawkes, interrogato, continuava a rispondere di chiamarsi Johnson, e che quello su una lettera trovatagli addosso e indirizzata a Fawkes, era solo un nome fasullo usato saltuariamente. Ammise comunque con spavalderia che era sua intenzione far saltare in aria il re e i lord e che non aveva rimpianti tranne quello di non esserci riuscito. Al re che chiedeva come avesse potuto concepire un tradimento tanto odioso verso i bambini della famiglia reale e tante anime che nulla gli avevano fatto, rispose che la gravità del male richiedeva un rimedio estremo. Giunse persino, non avendo più nulla da perdere, a dire agli scozzesi vicini al re che gli sarebbe piaciuto che l’esplosione li avesse rispediti tutti in Scozia. Coraggio che suscitò ammirazione persino in Giacomo I convinto di trovarsi di fonte a un nuovo Muzio Scevola, pronto a punirsi per aver sbagliato il colpo contro il re e da questi poi graziato. Ma non avrebbe avuto la stessa sorte.
Per sua sfortuna il ricorso alla tortura era divenuto all’epoca sempre più frequente. Pur se prevista solo in casi eccezionali, quali il tradimento, era stato il segretario di Enrico VIII, Thomas Cromwell a farvi sempre più ricorso e sotto Elisabetta vi era stato sottoposto un gran numero di preti cattolici considerati, appunto, traditori. Aumentando le cospirazioni aumentava il ricorso alla tortura anche se occorreva il consenso del re che, nel caso di Giacomo I, indicava anche le modalità con cui la tortura andava applicata.
Nessuno, neanche Guy Fawkes, avrebbe mai potuto resistere alle sevizie. Dopo aver dato prova di grande resistenza, sottoposto a torture sempre più violente, iniziò a parlare. Molte delle sue rivelazioni peraltro risultarono una conferma di quanto il governo aveva ormai già scoperto. Grazie infatti alle incaute mosse di Catesby e padre Garnet che miravano a radunare uomini nel Galles, il gruppo dei cospiratori fu individuato ed affrontato dall’esercito sulla strada per Huddington. Buona parte delle polveri che si portavano dietro per l’attentato prese fuoco a causa di un incidente e l’esplosione che avrebbe dovuto investire la famiglia del re finì per investire gli stessi attentatori. Asserragliati nel villaggio furono circondati da una compagnia di duecento uomini e nella sparatoria che seguì furono uccisi tutti, chi subito, chi a seguito delle ferite riportate. A Londra la confusione e l’allarme seguiti alla scoperta della congiura, erano ormai sotto controllo. Le polveri già precedentemente accantonate dai ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Dirritto d'autore
  4. Introduzione
  5. I Un ammiraglio affascinante
  6. II Il grande favorito
  7. III Un re venuto dal nord
  8. IV La congiura
  9. V Le amicizie del re
  10. VI Visite
  11. VII A Parigi, altro re,altra regina
  12. VIII Regina di cuori
  13. IX Tramonto
  14. Bibliografia
  15. Indice