Aspetti cristologici nel Dialogo con Trifone
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Aspetti cristologici nel Dialogo con Trifone

Cristo al centro del dibattito teologico tra il cristiano Giustino e il giudeo Trifone nel Dialogo con Trifone.

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Aspetti cristologici nel Dialogo con Trifone

Cristo al centro del dibattito teologico tra il cristiano Giustino e il giudeo Trifone nel Dialogo con Trifone.

Informazioni su questo libro

L'autrice propone un approfondimento degli aspetti cristologici contenuti nel Dialogo con Trifone di Giustino martire, attraverso l'analisi dei termini greci insiti nel testo originale del Dialogo con Trifone e dei concetti propri della filosofia medioplatonica e giudaica, coeve al tempo in cui viveva l'apologista Giustino.

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Informazioni

Anno
2015
Print ISBN
9788866180753
eBook ISBN
9788891190529
Categoria
Religione
1. IL LOGOS AL PRINCIPIO DELL'ANTICA ECONOMIA DELLA SALVEZZA

1. Il Logos arché
In 61,1 Giustino introduce il tema dell'arché: “Come principio (ρχν) prima di tutte le creature”.1 L'arché era fin dalle origini dell'antichità classica greca il principio da cui tutto aveva inizio.2 I pensatori della scuola ionica identificavano l'arché con un principio di ordine materiale da cui tutte le cose provenivano.3 Talete, per primo, aveva identificato l'arché con l'acqua che è il principio di tutte le cose perché costituisce l'essenza di tutto ciò che esiste: “Principio (ρχν) di tutte le cose, peraltro, Talete ritenne l'acqua e il mondo lo intese animato e pieno di demoni”.4 In seguito, diversamente dalla scuola ionica, Platone e dopo di lui la corrente medioplatonica, dalla quale, secondo autorevoli studiosi Giustino è stato notevolmente influenzato,5 conferirono alla tematica dell'arché un senso trascendente. Dunque il confronto interessante e pertinente per la tematica dell'arché in Giustino sarebbe appunto con il medioplatonismo.6 Per Andresen Giustino “riflette l'atteggiamento del medioplatonismo di Albino (Alcinoo), ostilissimo all'aristotelismo e favorevole al pitagorismo”,7 come si evince dal prologo dello stesso Dialogo. Infatti Alcinoo denomina principii Dio, che è il padre e la causa di tutto, le idee e la materia: “Poiché la materia appartiene al discorso relativo ai principi, <Platone> considera oltre ad essa anche altri <due> principi (ρχάς) quello paradigmatico – vale a dire quello rappresentato dalle idee – e quello rappresentato da Dio, il Padre e la causa di tutto”.8 Alcinoo, rifacendosi al Timeo di Platone, precisa che il primo Dio, come le idee e i pensieri di Dio, è eterno e quindi trascendente:
“Le idee sono i pensieri eterni e perfetti di Dio (...), se Dio è un’intelligenza e un essere intelligente, possiede dei pensieri, e questi sono eterni e immutabili; se così è, le idee esistono (…) e certo il primo Dio è eterno, ineffabile, perfetto in sé, vale a dire non bisognoso”.9
Per Alcinoo è anche eterna l’anima del mondo o secondo nouς che è stata risvegliata, cioè messa in funzione al fine di ordinare la materia secondo le forme o principii razionali trasmessi dall’intelligenza superiore:
“E’ padre perché è la causa di tutto e perché adorna l’intelligenza celeste e l’anima del mondo conformemente a se stesso e ai suoi pensieri (…) <il primo Dio> ha risvegliato l’anima del mondo e l’ha fatta volgere verso di sé, essendo la causa della sua intelligenza”.10
Al pari di Alcinoo anche Apuleio sostiene l’esistenza di tre principii, Dio, la materia, le idee: “Platone pensa che i principi delle cose sono tre: Dio, la materia (…) e le forme delle cose, che chiama anche idee”.11 Egli, in particolar modo, conformemente al platonismo, rileva la trascendenza di Dio e delle idee in quanto non hanno alcuna attinenza con tutto ciò che è materiale: “Della prima sostanza o essenza fanno parte in verità il primo Dio, l’intelligenza e le forme delle cose”.12
Anche il neopitagorico Numenio di Apamea denomina οὐσίας ἀρχή il primo Dio in quanto è l’attività del puro pensiero e θεος γενεσεως il demiurgo, o secondo dio che, partecipando dell’intelligenza del primo dio, foggia la materia ordinandola secondo il modello delle idee archetipe poste nella mente del dio superiore:
“E se il demiurgo è il dio del divenire, (θεος γενέσεως), è sufficiente che il bene sia il principio dell’essenza (ουσíας αρχή) così il demiurgo, legata con l’armonia la materia perché non si rompa e non vada alla deriva, resta fisso sopra di essa, come se si trovasse su di una nave sul mare; e dirige l’armonia, pilotandola per mezzo delle idee. Invece di guardare il cielo, guarda il dio superiore”.13
Giustino, profondo conoscitore della lingua greca, si avvale in 61,1 del termine greco ἀρχή per designare il principio che è il Logos: “Come principio (ρχν) prima di tutte le creature, Dio ha generato (γεγέννηκε) da sé stesso una potenza razionale (λογικήν δύναμιν) che lo Spirito Santo chiama (...) Figlio”.14 Ancora prima di Giustino il termine arché era impiegato dall'apostolo Giovanni per designare il Verbo che era presso il Padre ed era Dio: “In principio (ἐν ἀρχή) era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio (ἐν ἀρχή) presso Dio” (Gv 1,1-2). Non dissimile è la nozione di arché in Giustino: in 87,2 Trifone puntualizza che per Giustino il Logos preesisteva come Dio: “Diceva di concedermi che queste cose si riferiscono al Cristo, quindi: Tu affermi che preesisteva come Dio”.15 In 96,1 Giustino sottolinea che il Logos esisteva ancora prima che tutte le cose venissero all'esistenza: “senza sapere che egli è colui che esiste da prima di tutte le cose”.16 In Giustino quindi l'arché designa la dimensione atemporale precedente la creazione del mondo, in cui il Figlio esisteva insieme al Padre perché era Dio. In tal senso Giustino precorre il pensiero di Teofilo di Antiochia; per Teofilo l'espressione “in principio” sta ad indicare che il Logos è un essere reale e coesisteva in Dio fin dall'eternità: “In principio, prima che il Logos fosse generato Dio era solo e il Logos in lui”.17 Teofilo esprime bene tale concetto mediante la nozione di Logos ενδιαθετος; Dio prima che generasse il Logos lo aveva in sé perché immanente al Padre: “Poiché Dio aveva il proprio Verbo immanente (ἐνδιάθετος) nel proprio cuore, lo generò insieme alla sua sapienza emanandolo prima di tutte le altre cose”.18 A rafforzare il concetto della coesistenza del Logos Giustino impiega, come abbiamo notato, anche l'espressione verbale γεγέννηκε. Infatti tale espressione verbale, etimologicamente parlando, esprime anche il significato di ciò che è della stessa razza.19 Riferito al Logos tale verbo ne esprimerebbe la reale identità divina in quanto generato dalla stessa entità del Padre. Pertanto Giustino vuole indicare che il Logos è della stessa specie divina del Padre.
Il concetto della generazione divina viene addotto qui da Giustino per dimostrare che il Figlio è dello stesso rango del Padre e, in quanto coesiste insieme al Padre, il Logos, possedendo già una propria identità divina, ne è distinto dal Padre ancora prima della sua generazione in vista della creazione. Il concetto della generazione è stato proposto da Giustino per mostrare a Trifone che il Figlio è unito al Padre e al contempo distinto da questo perché avente una sussistenza propria in quanto coabita insieme al Padre fin dall'eternità. Secondo alcuni studiosi il Logos, per Giustino, prima della sua emissione dal Padre in vista della creazione, non sembrerebbe distinto dal Padre perché unito al Padre.20
Giustino, in forza dello stesso concetto di generazione, si contrappone alla esegesi filoniana, per la quale il Verbo era creato dal nulla al pari di tutte le creature, affermando egli stesso nella 2Apologia che la generazione del Logos implica la coesistenza del Verbo col Padre fin dall'eternità perché il Verbo è Dio come il Padre: “Il Logos coesistente e generato prima della creazione”.21 Sempre in Dial. 61,1 Giustino spiega a Trifone che il Padre ha generato il Logos in qualità di una potenza razionale (λογική δύναμις). L'espressione λογική δύναμις con cui Giustino denomina il Verbo viene mutuata molto probabilmente dal medioplatonismo. Il medioplatonico Plutarco di Cheronea, contemporaneo dell'imperatore Traiano, riferisce il termine Logos al principio spermatico proveniente dal primo dio, principio che feconda e ordina la materia:
“Ermes, vale a dire il logos, testimonia e mostra che la natura, trasformandosi secondo il principio intelligibile, produce l’universo (…) i principi razionali, le forme e le emanazioni di Dio presenti nel cielo e negli astri rimangono”.22
Similmente al Logos stoico, il Logos di Plutarco imprime i principi razionali spermatici sulla materia.23 Tuttavia, diversamente dal logos stoico che ordina la materia in quanto è immanente ad essa, il Logos plutarcheo è assolutamente trascendente perché proviene dalla somma divinità e, in quanto tale, svolge la medesima funzione del logos di Filone intermediario tra Dio e il mondo sensibile.24
Plutarco indica anche con il termine δύναμις la potenza del logos che permea...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Prefazione
  4. Introduzione
  5. 1. Il Logos Al Principio Dell'Antica Economia Della Salvezza
  6. 2. Il Logos Durante L'Antica Economia Della Salvezza: Le Teofanie Del Logos
  7. 3. Il Logos Nella Nuova Economia Della Salvezza
  8. 4. La Venuta Definitiva Del Logos
  9. Conclusione
  10. Bibliografia
  11. Indice Generale