Sulle tracce di un Dio che non so darti
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Sulle tracce di un Dio che non so darti

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Sulle tracce di un Dio che non so darti

Informazioni su questo libro

Sulle tracce di un Dio che non so darti è quel Dio, come si canta nel Salmo 70, 20, che fa vedere la sua via, sul mare, ma i suoi sentieri sulle acque, le sue orme, continuano a rimanere invisibili. O con il Profeta Isaia 46, 16 che scrive: "Sulle palme delle mie mani ti ho disegnato". Siamo così vicini a Dio, da non poter disperare, perché siamo sulle sue stesse mani e sulle sue palme risiede tutta la nostra vita. E così, attraversiamo insieme il deserto, luogo biblico per eccellenza dell'incontro con Dio e della tentazione, per non smettere di crescere nell'amore. Un percorso non sempre facile, un libro che a volte potrà apparire difficile, ma spero utile per il continuare a crescere nel proprio cammino di fede.

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Informazioni

Anno
2015
Print ISBN
9788891194077
eBook ISBN
9788893063951
Categoria
Religione
Image
E se il mio parlare

Parlare altrimenti
Introduzione
«In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…
e il Verbo si fece carne».
Gv 1,1.14
La religione cristiana, insieme a quella ebraica e islamica, trova il suo fondamento nel Libro, tanto da essere chiamata religione del libro, perché nella Parola, Primo Testamento e Nuovo Testamento per noi cristiani, c’è la presenza stessa di Dio. Leggiamo nell’introduzione alla Verbum Domini, Esortazione apostolica, di Benedetto XVI, del 2010.
La Parola del Signore rimane in eterno. E questa è la Parola del Vangelo che vi è stato annunziato» (1Pt 1,25). Con questa espressione della Prima Lettera di san Pietro […] siamo posti di fronte al mistero di Dio che comunica sé stesso mediante il dono della sua Parola. Questa Parola […] è entrata nel tempo. Dio ha pronunciato la sua eterna Parola in modo umano; il suo Verbo «si fece carne» (Gv 1,14).
Questa è la buona notizia. Perché una catechesi sull’arte della parola? Non dobbiamo perdere di vista lo scopo di questo percorso, Sulle tracce di un Dio che non so darti, ossia cercare i segni visibili-invisibili di Dio lungo la quotidianità e così abbiamo cercato i suoi tratti sui volti delle persone, sulle scelte di perdono quando giunge il tradimento dell’amore, sulla bellezza di vivere la propria libertà, secondo la legge dell’amore e sulla possibilità di sperare con occhi nuovi.
Per questo motivo credo sia utile, se non necessario, nel nostro percorso alla ricerca delle tracce di Dio nella nostra vita ordinaria, spendere un po’ di righe sul tema della parola e, soprattutto, sul fatto che nella parola di Dio e attraverso le nostre parole, possiamo o meno scrivere nuova parola di Dio e scoprire, condividere, offrire e gustare un incontro con Dio. Per introdurci all’argomentoleggiamo alcuni testi sul tema dell’uso della parola, poi condurrò una breve riflessione su due “generi letterari della tradizione orientale che portano in sé un’intuizione importante sul tema del linguaggio: sūtra e sufi (sufismo).
Queste due correnti linguistiche, della tradizione orientale, ci aiutano a comprendere che il linguaggio non può essere pensato senza legarsi ad altri, senza comporre qualcosa di nuovo, un tappeto di relazioni. Non solo, ma ci ricordano quanto potente possa essere la parola se usata non solo come un mezzo di comunicazione, ma anche come un fine, un deposito di verità da condividere e far proprie.
Le tue parole fanno male (C. Cremonini)
Le tue parole fanno male, sono pungenti come spine,
sono taglienti come lame affilate
e messe in bocca alle bambine
possono far male, possono ferire,
farmi ragionare sì. ma non capire, non capire!
Le tue ragioni fanno male,
come sei brava tu a colpire!
Quante parole sai trovare
mentre io non so che dire...
Le tue parole sono mine, le sento esplodere in cortile,
al posto delle margherite, ora ci sono cariche esplosive!
Due lunghe e romantiche vite divise...
da queste rime.
Le tue labbra stanno male, lo so,
non hanno labbra da mangiare,
oh ma la fame d'amore la si può curare,
dannazione!
Con le parole, sì, che fanno male,
fanno sanguinare, ma non morire! Ah!
Le tue parole sono mine,
le sento esplodere in cortile,
al posto delle margherite, ora ci sono cariche esplosive!
Due lunghe e romantiche vite (rip.) … vite divise... dalle parole.
Sūtra
In sanscrito la parola sūtra (
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, sutta) letteralmente vuol dire filo, ma nella tradizione filosofica e religiosa dell’Oriente questa parola indicava brevi frasi che messe insieme formano un sommario essenziale di un insegnamento sapienziale. I sūtra corrispondono agli aforismi conosciuti nella tradizione filosofica e teologica occidentale.
Il sūtra è pensiero breve, un condensato di parole che vogliono esprimere una verità, o per lo meno un concetto importante. Appartiene al linguaggio della filosofia orientale induista e buddista. I sūtra sono considerazioni di esperienze vissute e, spesso, sofferte. Sono fili che insieme con altri formano un tessuto della realtà. Sta al lettore o al compositore farne un tappeto e, perché no, un arazzo. I sūtra vorrebbero essere altrettanti fili che ci collegano al passato e ci aprono al futuro.
La pienezza dell’uomo. Una cristofania,
Jaca Book 2003, p. 182
Sufi
I sufi fanno parte della grande mistica islamica. Il termine trova la sua origine nel termine tasāwwuf (in arabo
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) che a sua volta deriva dalla lana (in arabo sùf), come per il sūtra, con cui erano intessuti gli umili panni dei primi mistici musulmani che per questo vennero chiamati “sufi”, ma un'altra etimologia si rifà al vocabolo suffa, “portico” antistante la casa-moschea di Muhammad a Medina, sotto il quale si raccoglievano alcuni pii musulmani, ospitati dal Profeta per la loro povertà.
Alcuni esempi significativi tratti dal poeta, Jalāl ad-Dīn Rumi (in persiano,
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), il grande maestro della mistica sufi del XIII.
Io voglio cantare come
cantano gli uccelli senza
preoccuparmi
di chi ascolta
o di cosa pensi.
Nel momento in cui
accettiamo i problemi che ci
sono stati assegnati,
le porte si aprono.
L’acqua, i racconti,
il corpo,
tutto il nostro fare,
sono mezzi per nascondere
e mostrare
ciò che non vediamo.
Quando smetterai di adorare
e amare la brocca?
Quando comincerai a
cercare l'acqua?
La dismisura dell’anima (A. Merini)
I fogli bianchi sono la dismisura dell’anima
e io su questo sapore agrodolce
vorrò un giorno morire, perché il foglio bianco è violento.
Violento come una bandiera,
una voragine di fuoco,
e così io mi compongo lettera su lettera all’infinito affinché uno
mi legga ma nessuno impari nulla perché la vita è sorso,
e sorso di vita i fogli bianchi dismisura dell’anima.
Diventa un artista della parola
Per poter essere forte, diventa un artista della parola;
perché la forza dell’uomo è nella lingua,
e la parola è più potente di ogni arma.

Ammaestramenti, di Ptahhopte
In Mt 12,36, Gesù dice: Di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio. Qui s’intende la parola cattiva, calunniosa contro qualcuno, parola vuota, che non giova a niente e a nessuno. La parola vana è la parola che fallisce lo scopo di umanizzare l’altro e se stessi. Siamo, dunque, invitati a prendere consapevolezza che la parola non è qualcosa di effimero o superficiale, solo per il fatto che non si vede e non è concreta.
La parola, quando esce dalle nostre bocche, crea sentimenti, genera relazioni, o fratture, forgia una realtà che precedentemente non c’era. Siamo dunque, provocati, come cristiani a divenire artisti della parola in ascolto della parola di Dio. Infatti, sono convinto che nella parola si può o meno essere testimoni della luce, che nella parola c’è una seminagione di Dio che attende di essere riconosciuta per portare frutto e generare qualcosa di nuovo. Interessate, in questo senso, la riflessione dell’antropologa africanista, allieva di C- LéviStrauss, F. Hèritier nel libro, In poche parole la felicità, dove esprime quanto la parola in base al contesto, ai registri usati, al senso che chi parla vuol dare, possa cambiare di significato, di spessore, di calore e di colore. Allora, ecco che dentro i vocaboli ci possono essere sapori diversi, suoni disparati, interpretazioni molteplici.
Per intenderci riporto alcuni esempi tratti dal libro In poche parole la felicità (Rizzoli), l’autrice scrive:
le vocali sono contraddistinte anche da qualità morali: A è nera fino al midollo, piena di rancore e di bile; (e) è grave come un rintocco di campana di bronzo; (e) ha il gusto amaro del cioccolato puro; la E è chiara, limpida, innocente; (e) ha il timbro limpido dell’acqua e fluido dell’arpa; (e) la dolce morbidezza della vaniglia; la I è rossa, collerica, altezzosa; (e)ha l’acuto degli zufoli e delle raganelle; (e) ha la punta piccante del peperoncino e del pepe; la O è sbigottita, ingenua e generosa; (e) ha il tono pieno e vibrante degli strumenti ad arco; (e) ha la rotondità della cannella; la U è tranquilla, serena, bucolica; (e) ha l’andatura ondulante del pianoforte; (e) ha il sapore frizzante del cerfoglio, dell’erba cipollina. Le consonanti? La B è impacciata, la F ingenua, la L liquida, la P febbrile, la S tortuosa e gelosa, la V coraggiosa. (cfr. pp. 31-35)
E, qualche pagina più avanti, F. Hèritier, ricorda l’importanza dei i luoghi comuni del linguaggio e come siano chiave di lettura del presente, perché trattasi di un linguaggio condiviso, creando una sorta di codice. Alcuni esempi «stare sui carboni ardenti», «andare su tutte le furie», «legarsela al dito», «spaccare il capello in quattro», «andare a sbattere contro un muro», «dare del filo da torcere», […](cfr. pp. 84-107).
Più si prende consapevolezza della potenza della parola ed entriamo nell’arte della parola, apprendiamo il mestiere della parola, comprendendone maggiormente il suo significato, educando il linguaggio a un’attenzione per sé stessi e per gli altri, nel tentativo di una comunione.
Parlare altrimenti
Non sono un autore, sono un autorizzato; non sono scrittore, ma scritturato.
da un’intervista di A. Bergonzoni
Dopo aver preso in considerazione alcune provocazioni sull’uso del linguaggio e su quali aperture o chiusure questo possa generare, continuiamo la nostra riflessione entrando nel vivo della Parola che nutre, guida, rigenera il cristiano. Osserveremo come di fatto anche nella Bibbia l’uso della parola, il linguaggio, fosse una questione molto importante. Questo passaggio, può servirci per interrogarci sul nostro modo di parlare, sull’uso che facciamo della parola, su quale consapevolezza abbiamo della nostra forza e quanto in essa e con essa testimoniamo il nostro Dio e lo troviamo.
Nel mondo della relazione, parlare è la via maestra per comunicare con l’altro. La parola è la via attraverso la quale entrare in relazione con l’altro, per cui è necessario riflettere sull’importanza dell’addomesticare la parola per incontrare sé stessi, l’altro e Dio. Nella parola di Dio, troviamo le vie per esercitare questa educazione della parola, perché in essa si mette in guardia sull’uso della parola come può trasformarsi in una via di male o di bene, in strumento di omicidio (il parlare è un’arma, si possono scagliare parole amare, si può uccidere con la lingua) o di risurrezione e di guarigione.
L’arte della parola nella Bibbia
Parlare troppo
Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è saggio (Pro 10,19). Dalle molte preoccupazioni vengono i sogni, e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto (Qo 5,2-3). Chi parla molto rivela ciò che è, poiché dove ci sono molte parole là regna la stoltezza. Una lingua che si muove troppo indica un cuore in disordine e senza pace.
Parole superflue
Il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno (Mt 5,37) e ancora, Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato» (Mt 12,36-37) Gesù ci aiuta a comprendere che Dio dà grande importanza alle nostre parole, esse devono rispecchiare la verità e costruire qualcosa di nuovo.
Chiacchiere e ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Diritto d'autore
  4. Dedication
  5. Introduzione
  6. Su tracce invisibili cercando il volto
  7. Oltre la foresta oscura
  8. Libertà sotto accusa
  9. L’altro occhio della speranza
  10. E se il mio parlare
  11. E se il mio pensare
  12. La crisi nelle crisi
  13. Discepoli nella traccia
  14. E se il mio vestire
  15. Corpo traccia su cui passeggiare
  16. Note
  17. Indice