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Il Tempio dei Caracciolo. Ostentazione o crocevia?
Informazioni su questo libro
Un viaggio all'interno di un meraviglioso palazzo dimora storica dei Caracciolo.
Un marchese, appartenente ad una nobile famiglia, che sembra ben conoscere il significato delle simbologie qui presenti. Un percorso inesplicato che attraversa i secoli e vede protagonisti personaggi dall'indiscusso fascino: Templari, Rosacroce, Massoneria, tre distinte figure o un unico corpo?
Ma chi era il marchese Francesco Caracciolo? cosa ha voluto ostentare attraverso le simbologie di Palazzo Caracciolo? Quale messaggio si cela tra le pagine di questo misterioso libro in pietra?
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Informazioni
Argomento
StoriaCategoria
Biografie in ambito storico1. Storta d'Italia
La storia d'Italia è ricca di grandi popoli che con le loro conoscenze e tradizioni ne hanno caratterizzato la cultura, gli eventi e il territorio.
Già a partire dal VI secolo a.C., con l'appellativo Italia si indicava una schiera di etnie appartenenti a vari gruppi, stanziatisi in un tratto compreso tra i Golfi di Sant'Ufemia e Squillace nell'attuale regione della Calabria.
Dal V secolo a.C., il nome si estese anche alle popolazioni dell'odierna Puglia e Campania per poi espandersi al Centro e, verso il 45 a.C., in buona parte dell'Italia settentrionale.
Le popolazioni autoctone parlavano varie lingue e dialetti che ne identificavano la stirpe, anche se tale metodo non sempre rappresentava un criterio infallibile di riconoscimento. Il nome di alcune etnie deriva da animali particolarmente diffusi in quei luoghi: come nel caso dei Piceni da picus, picchio, o degli Irpini da hirpus, lupo.
Sempre attorno al V secolo a.C. arrivarono sulle coste dell'Italia Meridionale i Greci con tutto il loro carico di cultura. Fondarono colonie agricole e commerciali e diedero luogo a leggi scritte che tendevano a eliminare ingiustizie e disuguaglianze.
Nello stesso periodo troviamo al Centro-Nord gli Etruschi che intrecciarono numerosi rapporti commerciali con i paesi del Mediterraneo spingendosi fino in Spagna e in Inghilterra.
Ma non vi erano solo queste popolazioni a dominare l'Italia.
Nel 753 a.C. (o 754) nacque una città che per secoli dominerà buona parte del mondo conosciuto, Roma: fondata, secondo una leggenda, dai gemelli Romolo e Remo, ma che di fatto nacque con la lenta fusione di villaggi che si unirono tra di loro riconoscendo l'autorità di un unico re.
Roma, dopo aver stabilito la propria egemonia su tutta l'Italia peninsulare, ascese al ruolo di potenza dominante fino alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente avvenuta nel 476 d.C.
Dopo tale data ebbe inizio un'era che gli storici chiamarono Medioevo, caratterizzato da un lungo periodo fatto di dominazioni barbariche e un profondo arretramento culturale, demografico ed economico.
Arrivarono quindi i Longobardi nel VI d.C. alla cui dominazione pose fine Carlomagno nel 774 d.C, poi gli Arabi e i Bizantini, e tra il X e l'XI secolo i Normanni che, grazie a personaggi del calibro di Federico II di Svevia, riuscirono a portare una forte rinascita culturale, sociale ed economica in Italia.
In questo periodo nacquero i Comuni e le Signorie che a sua volta diedero vita ai Principati. Nel XV secolo iniziarono a formarsi gli Stati regionali che portarono alla fioritura della cultura Rinascimentale. L'Italia iniziò quindi a prendere sempre maggiore consapevolezza dei propri mezzi anche grazie alla spinta di potenti dinastie che attraverso la costruzione di castelli, chiese e palazzi, riuscirono a modellare città e paesi.
I Visconti e Sforza a Milano, i Della Scala a Verona, i Malatesta a Rimini, i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Ferrara, gli Asburgo e Borbone a Napoli, ma anche gli Orsini, gli Angioini ed i Caracciolo. Famiglie nobiliari forti e potenti che contribuirono a dipingere una nazione ancora oggi identificata come la culla della storia e della civiltà mondiale.
2 I Caracciolo
La storia vuole che l'origine dei Caracciolo risalga al X secolo d.C. con Teodoro, capostipite della famiglia, ma molti studiosi ritengono che l'origine di questa nobile famiglia sia da collocarsi nel periodo dei Bizantini, facendola discendere da Catacolo o Caracolo, poi divenuto Caracciolo, un ramo della famiglia imperiale di Costantinopoli. Sembrerebbe infatti che Eudossia, moglie dell'Imperatore Arcadio (figlio di Teodosio alla cui morte venne diviso l'Impero Romano in Oriente e Occidente) facesse parte dei Caracolo di Bisanzio. Tesi confermata dal fatto che in Grecia, sul monte Athos, vi è un monastero denominato Caracolo in memoria del suo fondatore, un Caracciolo.
In Italia, invece, le prime notizie su questa dinastia fanno riferimento a Teodoro Caracciolo oggi sepolto a Napoli nella Chiesa di Santa Maria Assunta dei Caracciolo assieme alla moglie Urania, capostipite di questa grande famiglia.
Di fatto, però, la presenza dei Caracciolo a Napoli, è attestata sin dall'VIII secolo d.C. e la prova sarebbe un documento del 1444 di Papa Eugenio IV nel quale, per risolvere una controversia tra le famiglie Acciapaccia e Caracciolo, viene menzionata la presenza di un ospedale fondato a Napoli nel IX secolo d.C. dall'abate Pietro Caracciolo. L'Ospedale si troverebbe nei pressi della Chiesa di Santa Maria a Selice.
I Caracciolo furono indiscutibilmente una grande famiglia nobiliare italiana e senza dubbio tra le più antiche e importanti di tutto il Sud Italia, svolgendo un ruolo di primaria importanza nelle vicende storico politiche dell'Italia Meridionale.
Col passare del tempo la famiglia si divise in più rami dando origine a nuove casate tra le quali, secondo alcuni, anche quella dei Carafa, il cui nome deriverebbe da Gregorio, patrizio napoletano.
Sin da subito la famiglia Caracciolo si divise in numerose linee e in particolare nelle Linee antiche formate dai Caracciolo Canella, Caracciolo Ugot, Caracciolo Viola e Caracciolo Ciccola, e nelle Linee Del sole, Bianchi, Rossi, Pisquizi, Torchiarolo e numerose altre ancora. La divisione avvenne con i discendenti di Giovanni Caracciolo (pronipote di Teodoro) vissuto nel XII secolo, dai cui quattro figli (Manfredo, Pietro, Gregorio e Landolfo) partirono altrettante diramazioni.
Fu con i figli e nipoti di Landolfo che la famiglia si divise in varie sottolinee.
Da Filippo, secondogenito di Landolfo, nacque il ramo dei Pisquizi, il cui nome trae origine dall'appellativo di Filippo, detto il Pisquizio.
Durante i numerosi secoli trascorsi, molti furono i Caracciolo che lasciarono una traccia indelebile nella storia d'Italia, come ad esempio Giovanni Caracciolo Del Sole conosciuto come Sergianni conte di Avellino, duca di Venosa e principe di Capua, vissuto tra il 1372 e 1432, oppure Gian Galeazzo Caracciolo, marchese di Vico, che fu inviato da re Alfonso d'Aragona alla riconquista delle terre occupate dai Turchi nel 1481 o ancora San Francesco Caracciolo, figlio di Ferrante. Troviamo poi l'ammiraglio della flotta borbonica Francesco Caracciolo vissuto nel XVIII secolo e il Tenente Colonnello Emanuele Caracciolo difensore della piazzaforte di Gaeta tra il 1860 e il 1861 durante l'assedio, e innumerevoli altri personaggi degni di nota.
Oggi i discendenti dei Caracciolo continuano a onorare il nome della nobile famiglia come Carlo Caracciolo di Castagneto, fondatore del quotidiano La Repubblica, Marella Caracciolo di Castagneto, vedova di Gianni Agnelli e designer italiana.
3. I Caracciolo Pisquizi
Come abbiamo visto, la stirpe dei Caracciolo ebbe diversi feudi tra i quali quello dei Pisquizi. Tra le varie discendenze di questo ramo dei Caracciolo molte acquisirono numerosi titoli nobiliari: barone di Parete (1387), Vallemorto (1387), Bellosguardo; conte di Oppido (1530), Burgenza (1428), Nicastro (1496), Trivento, Loreto, sul cognome (1813), Buccino (1472); marchese di Casaldalbore (1569), Gioiosa (1594), S. Eramo (1639), Barisciano (1628), Castellaneta (1544), Bitetto (1592), Arena (1699), Macchiagodena, Volturara (1589), Cervinara (1629), Mottola (1600), Amorosi (1673), Villamaini, Capriglia (1626) e Bucchianico (1518); duca di Feroleto (1589), Celenza, Montesardo (1539), Resigliano (1746), Martina (1507), Sicignano (1581), Atella, d'Orta, Girifalco, Soreto(1686), Melito, Castelluccio (1755), Barrea, Parete (per successione Famiglia Moles), San Teodoro (successione famiglia Venato), S. Arpino (successione famiglia Sanchez de Luna), Casal di Principe (successione famiglia Rossi), Castel di Sangro (1611); principe di Torrenuova (1647), Castagneto (1724), Melissano (1724), Pettoranello (1731), Santobuono (1590), Marsicovetere (1646), Marano, Cellamare (1787), Cursi, Villa (1649), sul cognome (1717), Scanno (successione famiglia d'Afflitto).
Uno dei rami più illustri della discendenza Caracciolo Pisquizi fu senza dubbio quello dei marchesi di Brienza (XIII-XIX secolo) nati da Ciarletta, detto Vola, consigliere di Alfonso I d'Aragona e signore di Monteleone. Da Ciarletta, facendo un balzo in avanti di alcuni secoli, arriviamo a Bartolomeo - I marchese di Volturara - nonché capostipite dei Caracciolo di Sant'Eramo.
Quando parliamo di Volturara dobbiamo intendere Volturara Appula in provincia di Foggia e Volturara Irpina in provincia di Avellino.
Il 15 marzo del 1569 la città pugliese venne ceduta a Bartolomeo Caracciolo che nel 1589 divenne Marchese di Volturara per volontà di Filippo II di Spagna, re di Napoli.
Dal matrimonio di Bartolomeo Caracciolo con Luisa Filomarino nacquero Feliciana e Giovan Battista (o Giambattista) che a sua volta divenne II marchese di Volturara.
Giovan Battista sposò Beatrice Caracciolo dalla quale ebbe 8 figli tra cui Francesco, e futuro I marchese di Cervinara (Av). Quest'ultimo è il personaggio centrale del "Tempio dei Caracciolo".
Nato nel 1601 Francesco fu un uomo ambizioso e dinamico. Partecipò attivamente alla reazione contro i moti di Masaniello del 1647/48. Fu III Marchese di Volturara (con Volturino), II Marchese di Mottola e I Marchese di Cervinara.
Di fatto divenne I marchese di Cervinara poiché, a seguito dei numerosi debiti che aveva accumulato fu costretto a vendere (più tardi si scoprirà fittiziamente) il feudo di Volturara al cognato - Duca di Fragnito - riuscendo così ad ottenere la possibilità di spostare il titolo nobiliare al feudo materno di Cervinara (Av).
Nel 1624, Francesco sposò Porzia Caracciolo (1610-1636), figlia ed erede di Marino, 4° Marchese di Sant'Eramo e di Adriana (Andreanna) Pignatelli dei Marchesi di Cerchiara, dotata di un cospicuo patrimonio che permise alla nuova famiglia di assurgere a una posizione di grande prestigio. Non a caso nello stemma dei "Caracciolo di Cervinara" si legge anche lo stemma dei Pignatelli. Da questo matrimonio nacquero 7 figli.
Attraverso il matrimonio con Porzia Caracciolo pronipote di Gian Tommaso Carafa, primo marchese di Sant'Eramo, e Isabella Caracciolo, venne ripreso il ramo dei marchesi di Sant'Eramo.
Alla morte della moglie Porzia, Francesco sposò Donna Margherita d'Avalos d'Aquino d'Aragona (1620-1645), figlia di Don Giovanni III Principe di Montesarchio e di Donna Andreana di Sangro dei Principi di Sansevero, dalla quale ebbe 5 figli.
Alla morte della seconda moglie, Francesco sposò, nel 1650, Donna Maria Caracciolo (1611-1656) figlia di Tommaso -patrizio napoletano - e di Aurelia Brancia, sorella del Duca di Roccarainola dalla quale non ebbe figli. Francesco morì nel 1668.
4. I Caracciolo
Marchesi di CerVinara
Marchesi di CerVinara
Nel 1629 Francesco Caracciolo ottenne il permesso di mutare il titolo di marchese di Volturara in primo marchese di Cervinara.
A dire il vero, in base a quanto ci riferiscono gli scrittori Toppi e Campanile, due storici legati al Regno di Napoli, il titolo di primo marchese di Cervinara dovrebbe spettare a Berardino De Barionovo (Barionuevo), Consigliere del Re Filippo III di Spagna e Reggente del Supremo Consiglio d'Italia. Infatti, nel maggio del 1597, il feudo di Cervinara era nelle mani di Berardino De Barionovo che nel 1602 lo cedette al figlio Francesco. A causa della prematura scomparsa del suo primogenito, Berardino fu costretto a riprendere feudo e il titolo poi mutuato in Marchese di Cusano, che nel 1607 lo cedette a Beatrice Caracciolo madre di Francesco (il futuro primo marchese). L'atto di vendita fu stipulato presso il notaio Giovanni Vitale di Napoli per la consistente somma di 43.000 ducati e da allora, fino al 1800, il feudo restò di proprietà della famiglia Caracciolo. Nel 1609 Beatrice passò il feudo a suo figlio Giuseppe il quale fu un buon feudatario e sin dalla sua investitura diede prova di conoscere bene l'arte del governare, accattivandosi la simpatia dei baroni ai quali aveva confermato tutti i privilegi di cui godevano, tra cui la milizia personale, alla quale era affidato il compito di difendere la persona del barone. Tutto ciò gli comportava prestigio e potere sostanziale, specie se si tiene conto che i limiti tra difesa delle persone e violenza contro i sottoposti non erano facilmente individuabili.
Nel 1623 subentrò a Giuseppe il fratello Francesco che, nel 1629, ottenne da Filippo IV di Spagna re di Napoli il permesso di mutuare il titolo di marchese di Volturara in marchese di Cervinara.
Cervinara, è oggi un paese sito in provincia di Avellino, ai confini con la provincia di Benevento.
Secondo la leggenda, il nome deriva dalla dea Cerere e in particolare da un altare a essa dedicato.
Già nel IX d.C. si parlava di Cervinara in un atto di donazione e nel X secolo venne edificato un possente Castello all'interno del quale vi dimorarono importanti feudatari tra cui i Filangieri, i Carafa e i Caracciolo di Sant'Eramo.
Queste grandi famiglie feudatarie diedero forte impronta al paese e alle varie frazioni lasciando tracce ed elementi di prestigio attestanti la loro presenza.
Nella seconda metà del XVI secolo venne edificato Palazzo Marchesale, perno centrale del libro.
5. Palazzo March esale
L'edificio venne realizzato da Giovanvincenzo Scalaleone nel 1581 per volontà della famiglia d'Avalos e fu ampliato da Francesco Caracciolo - I marchese di Cervinara - nella prima metà del XVII secolo. Infatti, in un documento del 1655, l'edificio viene descritto così come oggi lo vediamo.
Dal 1607 al 1806 il palazzo fu di proprietà dei Caracciolo di Sant'Eramo e successivamente dei conti del Balzo, imparentati con i Caracciolo per linea...
Indice dei contenuti
- Cover
- Frontespizio
- Indice
- Prefazione di Fiorentino Vecchiarelli
- Introduzione di Giancarlo Pavat
- Introduzione a cura dell'autore
- Cap.1 = Storia d'Italia
- Cap.2 = I Caracciolo
- Cap.3 = I Caracciolo Pisquizi
- Cap.4 = I Caracciolo - Marchesi di Cervinara
- Cap.5 = Palazzo Marchesale
- Cap.6 = Il simbolo
- Cap.7 = Simbologie esterne. Templari, Rosacroce, Massoneria
- Cap.8 = La Sala della Giustizia
- Cap.9 = Una storia scritta nella pietra
- Bibliografia