Verga ed il periodo letterario classico, storico, filosofico, sociale, politico e scientifico
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Verga ed il periodo letterario classico, storico, filosofico, sociale, politico e scientifico

Informazioni su questo libro

La presente opera affronta, brevemente, il periodo classico letterario, storico, filosofico, sociale, politico e scientifico che ruotò intorno allo scrittore e drammaturgo Giovanni Verga e che ne influenzò le opere.

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Informazioni

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G. Verga, ritratto penna acquarello di Antonino Gandolfo, collezione Francesco Paolo Frontini.
Giovanni Verga nacque il 2 settembre del 1840 da una famiglia di proprietari terrieri.
Trascorse l’infanzia e la prima giovinezza in Sicilia dove compose i primi romanzi: Amore e Patria (1856-1857), I Carbonari della montagna (1861-1862), Sulle lagune (1862-1863).
Mortogli il padre nel 1862, si trasferì tre anni dopo a Firenze, ove rimase sino al 1871 ed ove conobbe la prima notorietà con la pubblicazione di “Una Peccatrice” e “Storia di una capinera”.
Dal 1872 al 1893 abitò a Milano: ventennio molto importante e molto fecondo, che vide il Verga a contatto con gli Scapigliati1 Boito, Praga, Tarchetti e dove frequentò salotti mondani.
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Emilio Praga, Carlo Dossi e Luigi Conconi (immagine tratta dal sito
www.letteraturaalfemminile.it/praga.webp).
Dopo altri romanzi (Eva, Tigre reale ed Eros che sono romanzi a carattere scapigliati) apparve la novella Nedda che è il primo racconto di ambiente siciliano e che ci fa notare la conversione del Verga al Verismo.
Nel giro di pochi anni il Verga scrisse i suoi capolavori e cioè la raccolta Vita dei campi, Novelle rusticane, I Malavoglia, Mastro don Gesualdo di cui gli ultimi due fanno parte del Ciclo dei Vinti2, quando ritornò in Sicilia.
Quando lo scrittore s’incontra con il popolo il quale lotta faticosamente con l’esistenza, nasce l’arte grande del Verga.
Nei personaggi del Verga non c’è un accenno solo di ribellione, né piove sul suo mondo desolato la manzoniana luce della Provvidenza.
Il Verga non si chiede a che mai giovi tutto questo soffrire, ma sta legato al fato.
Nella sua visione, la realtà dura e aspra della vita viene virilmente accettata e sofferta.
Il mondo è amaro, non vi è nessuna luce di Provvidenza che lo rischiari, nessuna possibilità di mutarlo: gli uomini vi sono inchiodati come in una prigione.
Non vi è altro scampo che accettare le leggi e i limiti, e compiervi la propria opera faticosa in rassegnato silenzio.
Verga si accorge che gli uomini sono dei Vinti; per questo motivo abbiamo l’ideale dell’ostrica.
I Malavoglia aprono la serie dei vinti (anche se nella novella Nedda si nota come lo stesso personaggio sia un vinto e cioè Nedda) che, al dire dello stesso Verga, sono i deboli che restano per via, i fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, i Vinti che levano le braccia disperate e la loro vita sentimentale è contrassegnata dalla chiusa sollecitudine, dalla rassegnazione, dalla coscienza di un destino.
Nei personaggi del Verga non c’è quella polemica sociale che molti vollero vedere.
Erano i tempi del diffondersi del socialismo e la letteratura si volgeva a piangere sulla miseria delle classi umili.
Quella letteratura, e il socialismo da cui era ispirata, movevano dalla volontà di una riforma sociale.
Il Verga invece sentiva eterna e immutabile quella legge di dolore, comune a tutti gli uomini, e il suo pessimismo era senza nessuna ottimistica attesa di rinnovamento.
Nella raccolta di novelle Vita dei Campi, il motivo principale è ancora la passione intesa come ardore dei sensi, come gelosia, vendetta, forze oscure e primitive del tragico destino di quasi tutti i protagonisti: Turiddu di Cavalleria rusticana, Jeli il pastore, l’Amante di Gramigna.
Vi è anche il tema della solitudine, disperata e ossessiva, la solitudine di Rosso Malpelo, chiuso nei suoi rancori e nei suoi affetti, che vive la vita dura e pericolosa del minatore come il padre inghiottito dalla miniera.
Nelle Novelle rusticane (raccolta di dodici novelle pubblicate a Torino dall’editore Casanova nel 1883 che sono, come scrive Sarah Zappulla Muscarà3: Mirabili, nella loro sofferta, opprimente desolazione, percorse da un più cupo pessimismo e nessun spiraglio di luce sembra illuminare i protagonisti di questa disperata tragedia del vivere), invece si trova la migliore ispirazione del Verga, e usa quella del paesaggio siciliano, che pare soffrire come una persona vivente, il contadino che si dibatte tra l’amore e la morte, ma soprattutto tra la miseria e l’avidità che lo spinge a gettarsi sui beni degli altri.
La novella più bella è quella di Mazzarò4, una specie di Mastro don Gesualdo.
Dopo l’esasperazione passionale del tardo Romanticismo, lo spirito europeo scendeva ad una visione più immediata della vita.
Con l’avvento del Positivismo e la correlativa evoluzione delle scienze naturali, psicologiche e sociologiche, la ricerca del vero assurge ad esigenza fondamentale, si libera da ogni residuo soggettivismo ed attribuisce alla rappresentazione della realtà il solo ed unico valore di documento.
Lo scrittore si tramuta in scienziato e questi si sostituisce all’ideologo. Collocandosi dinanzi al soggetto preso in esame, rinunzia ad ogni rielaborazione fantastica, lo accetta e lo dipinge nella sua attività concreta, per risalire dal dettaglio, dal fatto vero, ad una visione più realisticamente possibile dell’uomo, dei suoi istinti, delle sue passioni, delle sue necessità spirituali.
In Francia sorse il Naturalismo e il programma letterario fu dato da Emilio Zola nel Romanzo Sperimentale (Le Roman expérimental).
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Ritratto del giovane Zola (a destra) assieme ai genitori Francesco Zola e la moglie
Emilia Aubert.
Immagine tratta da wikipedia.
Il Naturalismo traeva il suo programma dalle dottrine del Positivismo e tendeva ad estendere il metodo delle scienze naturali alla letteratura. La letteratura non doveva rappresentare a strati ideali o seguire il volo dell’immaginazione, ma diventare quasi scienza sperimentale, degli affetti dell’uomo e delle sue perversioni fisiologiche e psicologiche. Perciò si prescriveva lo studio delle classi più umili, delle loro condizioni e della loro oscura ansia di redenzione, degli ambienti in cui operavano le più basse perversioni.
Quindi con l’evoluzione delle scienze naturali, psicologiche e sociologiche si ha l’avvento del Positivismo.
In Italia il Naturalismo non giunse mai ad eccessi; e in realtà esso, attenuato e adattato alle condizioni italiane, divenne e prese il nome di Verismo5.
Il maggiore storico del Verismo fu il critico e scrittore siciliano Luigi Capuana.
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Riproduzione di un disegno di Antonino Gandolf...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Dedica
  4. Verga ed il periodo Letterario classico, storico, filosofico, sociale, politico e scientifico
  5. Bibliografia
  6. Indice