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Salviamo l'economia italiana. Con o senza l'Euro
Informazioni su questo libro
Le brillanti tecniche risolutive che i più grandi esperti propongono in questo libro, creano una tangibile soluzione, addirittura banale, che risolverà tutte le problematiche per uscire definitivamente da questo tunnel che limita il potere d'acquisto della gente provocando disoccupazione e disordine sociale. Quest'opera descrive l'unico mezzo esistente che, oltre allo scopo di ovviare rapidamente al gravissimo cataclisma che le politiche di austerità hanno prodotto, restituisce allo Stato e Banca d'Italia il potere sovrano di emettere, in parte, denaro nazionale e far ripartire il motore malato e inceppato dell'attuale sistema finanziario, commerciale e monetario.
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Business generale
PARTE 1
INTRODURRE UNA MONETA PARALLELA PER RIDURRE LE TASSE
Il punto da cui partire è che la causa della depressione dell’Italia è di tipo monetario e deriva da una scarsità artificiale di moneta, determinata dalle Istituzioni e dalle politiche monetarie dell’Eurozona. La soluzione, come vedremo, è semplicemente creare più moneta da parte dello Stato e non più debito da parte delle banche.
La causa di questa della depressione, indicata invece, dalla maggioranza degli economisti è la minore produttività ed efficienza, o i maggiori sprechi nel nostro Paese rispetto agli altri. Che la nostra produttività sia diminuita rispetto ad altri Paesi è qualcosa che innanzitutto gli economisti non sanno in realtà misurare molto bene, ma in ogni caso sarebbe un processo lento che non spiega lo sprofondare in una depressione in cui in quattro anni la produzione industriale è crollata del 27%.
Questo crollo dipende essenzialmente dal fatto che i consumi, come ad esempio le vendite al dettaglio, si erano ridotti del 10% già dal 2011 al 2013, cioè da quando con l’austerità sono state aumentate in modo drastico le tasse. Questo crollo dei consumi indica semplicemente una stretta monetaria e fiscale, non un improvviso calo di “produttività”. A conferma si può citare l’inflazione che era scesa di nuovo a zero, come nel 2009.
Un declino di produttività dell’Italia non spiega ad esempio il fatto che in Spagna il disastro sia stato, in termini relativi, ancora maggiore. Per citare l’esempio più macroscopico, basta pensare alle costruzioni che in Italia ora si sono dimezzate (e sono crollate del -75% in Spagna), e questo non perché di colpo “il mercato” fosse saturo, visto che la popolazione è aumentata di circa tre milioni di persone dal 2006 a causa del boom dell’immigrazione; la vera causa è stata una violenta e improvvisa stretta del credito.
Va menzionato quindi, che nonostante l’euro sia una moneta cronicamente sopravvalutata, l’Italia non ha sofferto un crollo di export, e perciò, la causa della depressione dell’Italia che è la fase economica caratterizzata da rallentamento della produzione, riduzione dei prezzi e all’aumento della disoccupazione non si può attribuire all’incapacità di esportare il crollo di oltre il 25% della produzione industriale.
Tra il 2001 e il 2011 l’Euro, si è apprezzato da circa 0,90 a circa 1,40-1,50 contro il Dollaro, un apprezzamento del cambio che ha toccato anche il 50% e fino al 2013 l’euro è rimasto quasi sempre sopra il livello di 1,30 dollari. Detto nel modo più semplice, un supposto calo di produttività del lavoro rispetto agli altri paesi non spiega il crollo di più del 25% della produzione industriale, del 10% dei consumi e del reddito, 200 miliardi di euro in crediti incagliati nelle banche e 40mila aziende fallite in pochi anni.
Tutti gli indicatori economici parlano, infatti, di una depressione dovuta a scarsità di domanda e ad una contrazione del credito e della moneta in circolazione. Il risultato è una depressione che colpisce in primo luogo la produzione industriale, falcidia le imprese italiane e crea una disoccupazione e sottoccupazione cronica.
La depressione è in se stessa un enorme spreco di risorse produttive, che supera di qualche ordine di grandezza gli sprechi di cui si parla, riferiti alle troppe inefficienze e alla “Casta”, cioè a quel gruppo di persone che hanno e pretendono il godimento esclusivo di determinati diritti economici in denaro e in servizi gratuiti spesso esagerati, inoltre, ai tre e più milioni di persone che potrebbero lavorare ma non trovano occupazione.
Secondo l’Istat, la popolazione attiva ha toccato oggi un livello di 25,5 milioni di persone. Quella occupata è invece scesa di un milione a 22,3 milioni indicando che ci sono più di tre milioni di persone senza lavoro, un numero di disoccupati che tende di giorno in giorno solo a crescere, e questo avviene in un paese in cui la popolazione attiva è più bassa che in altri paesi (solo 25,3 milioni di persone, su oltre 39 milioni di persone in età lavorativa).
Inoltre bisogna considerare che la cosiddetta “popolazione attiva” (persone disposte a lavorare) in percentuale della popolazione in Italia è inferiore alla media europea; se invece ci avvicinassimo a questa media avremmo allora un totale di circa cinque milioni di persone in più impiegabili. Un modo semplice di riassumere questo “spreco” è notare che la popolazione in età lavorativa oggi in Italia è di 39 milioni di persone su 60 milioni di abitanti, ma solo 22,2 milioni hanno un impiego.
Se la percentuale di occupati fosse la stessa della Danimarca, dell’Olanda o della Svezia, cioè i paesi con la più alta percentuale di occupati, ci dovrebbero essere invece trenta milioni di persone al lavoro.
La giustificazione degli economisti come Bini Smaghi, Mario Monti e quelli della “Troika” è invece che bisogna ora pagare un prezzo per le inefficienze e per gli sprechi causati dai Governi nel passato.
Il banchiere Lorenzo Bini Smaghi (ex membro del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea per l’Italia, ora professore ad Harvard) ha affermato: «L’austerità ha causato una minore crescita, ma è il risultato degli anni di crescita debole e sbilanciata prima della crisi, dovuti all’assenza di riforme, e l’averle rimandate non ha lasciato altra alternativa che l’austerità».
Questo è un ragionamento circolare in cui la crescita debole giustifica l’austerità, cioè in pratica, la riduzione, tramite meno spese e più tasse della quantità di denaro nell’economia, e l’austerità a sua volta causa minore crescita.
Tuttavia, la quantità di denaro è l’unica cosa che si può produrre e aumentare senza difficoltà e “senza spendere niente” perché è quasi tutto credito delle banche o accrediti della Banca Centrale, non sono risorse finite come la terra, il petrolio o i minerali. Sono infatti i banchieri come Bini Smaghi che restringono la quantità di moneta che potrebbe circolare.
Non esiste “spreco” paragonabile di lasciare più di tre milioni di persone senza lavoro, più altri milioni di sottoccupati e più altri milioni che potrebbero essere interessati a farlo, sapendo che per ridurrre la disoccupazione basterebbe creare più moneta.
La causa della depressione attuale e il motivo per cui milioni di persone che potrebbero lavorare ma che non possono farlo è di tipo monetario. Anche se questa crisi colpisce solo i Paesi dell’Eurozona come l’Italia o la Spagna che hanno un sistema monetario unico al mondo ma mai sperimentato prima, in cui la moneta, la Banca Centrale è la stessa per economie diverse. Il problema è che questa Banca Centrale Europea sostituisce di fatto tutti i Governi membri.
La spiegazione che evidenzia l’inferiore produttività e la scarsa efficienza dell’Italia, escludendo i fattori monetari, è alla base delle politiche di austerità e non spiega perchè l’intera Eurozona, nel suo insieme, ristagni e quindi diminuisca la propria attività e l'intensità fino quasi a fermarsi rispetto a un mondo che dopo la crisi del 2008 ha ripreso a crescere.
Tutto ciò ha anche poco senso come interpretazione, perché la depressione economica attuale in Italia e in altri paesi dell’Eurozona è un fenomeno che non ha precedenti dagli anni trenta. Il crollo del reddito, della produzione, degli investimenti e dell’occupazione dal 2008 a oggi, per l’Italia è assai maggiore di quello verificatosi nel 1930-1934, e oggi, ciò che conferma la causa di questa crisi è chiaramente l’evidenza di un crollo del sistema bancario dovuto alla contrazione di una carente quantità di moneta in circolazione.
La maggior parte degli studiosi concorda oggi sul fatto che la Grande Depressione del 1929 si risolse quando le nazioni di allora uscirono una per una dal sistema monetario aureo, che era un sistema rigido di cambi bloccati e vincolava la creazione di ulteriore moneta. L’euro è in pratica simile a una riedizione del sistema aureo, ma limitato all’Europa.
«…Da quando ero stato convinto da Friedman che la Depressione degli anni trenta era stata indotta da fattori monetari (un declino della quantità e velocità della moneta) avevo concluso che…tutte le depressioni erano in origine di natura monetaria. Successivamente [mi ero convinto con Ed Prescott che era scettico su questa teoria, che gli shock reali erano la causa…]… Tuttavia rimango convinto dell’importanza degli shock finanziari negli anni trenta e dopo il 2008» (29)*
IL DENARO È TROPPO SCARSO NELL’ECONOMIA…
…MA ABBONDA NEL SISTEMA FINANZIARIO
…MA ABBONDA NEL SISTEMA FINANZIARIO
La quantità di denaro non è mai stato così scarso nell’economia in Italia e negli altri paesi dell’Eurozona e, allo stesso tempo, non è mai stato così abbondante sui mercati e nel sistema finanziario. A distanza di alcuni anni dallo scoppio della crisi finanziaria globale del 2008, la situazione dell’economia italiana è ancora di depressione, con la produzione crollata del 27%, i crediti inesigibili a oltre 200 miliardi di euro e i prestiti bancari alle imprese che si riducono anche quest’anno.
Come abbiamo quindi già osservato, a differenza delle recessioni questa è una depressione perché non solo la produzione e il reddito reale sono crollati, ma anche l’inflazione e il reddito nominale.
Contemporaneamente le pagine finanziarie titolano: «L’Italia in crisi ha un mare di risparmi», perché lo «Spread» si sta azzerando, i titoli di Stato italiani hanno rendimenti che sono scesi all’1% ed emessi a 100, oggi quotano 140. La raccolta del risparmio gestito sfiora i 1,700 miliardi di euro, quella presso le banche è a livelli record e la borsa italiana sale. La ricchezza delle famiglie italiane, nonostante il valore degli immobili si sia ridotto, grazie ai guadagni sui titoli di reddito fisso è tornata vicino al massimo, di circa 10,000 miliardi di euro, cioè, la somma che aveva raggiunto prima del 2008.
Quindi, anche se la quantità di denaro è troppo scarsa nell’economia italiana, il denaro, ribattezzato «liquidità», non è mai stato così abbondante sui mercati e nel sistema finanziario e il motivo non è un mistero: le banche centrali hanno creato migliaia di miliardi di euro a loro beneficio.
Anche nell’Eurozona, il programma di «alleggerimento quantitativo» da 1.100 miliardi di euro lanciato lo scorso gennaio dalla BCE prevede la creazione di 1.100 miliardi di nuova moneta nell’arco di un anno e mezzo. Quindi, il problema creato dall’Eurozona è la divergenza tra l’economia reale in depressione e la ricchezza finanziaria che non sente la crisi.
“L’Espresso Economia”, 11 aprile 2015, scrisse: «Depositi bancari ai massimi, fondi di investimento con bilanci da record. …un fiume di denaro si accumula in banca, vanno alla grande anche i fondi di investimento e le gestioni patrimoniali».
I professionisti dell’alta finanza commentano: «Mai visti tanti soldi in libera uscita». Nei documenti di “Assogestioni” (la lobby dell’industria del risparmio gestito) si legge: «2014 anno dei record. Anche l’esercito dei benestanti ai massimi storici».
L’EURO HA FUNZIONATO PER I PRIMI ANNI DEL 2000
GRAZIE AL CREDITO FACILE
GRAZIE AL CREDITO FACILE
Come spiega, per esempio, Thomas Mayer, capo economista di Deutsche Bank fino al 2009: «I difetti strutturali dell’euro sono stati mascherati nei primi dieci anni da una alluvione di “denaro facile” sotto forma di credito, diretto soprattutto al settore immobiliare (e anche al consumo e alla manipolazione finanziaria). La BCE quindi ha solo fatto finta di controllare la crescita degli aggregati monetari».(29 A)*
L’obiettivo ufficiale della BCE era un 4,5% annuo di crescita della moneta, e invece ha lasciato che il credito aumentasse del 10-15% l’anno in solo dieci anni. L’Eurozona è stata l’area del mondo in cui la crescita del debito privato è stata maggiore. Attualmente e nei trascorsi anni dell’euro le banche dell’Eurozona hanno più che raddoppiato il debito privato, in particolare quello immobiliare e al consumo e quello ai paesi periferici come l’Irlanda e la Grecia, dove è aumentato del 400 o 500%.
La politica dell’Eurozona degli ultimi venti anni si è quindi tradotta in un’esplosione del debito di famiglie e imprese, stimolata dalla deregolamentazione finanziaria, dalla compressione dello «Spread» e dal mantenimento di tassi di interesse troppo bassi per i paesi periferici da parte della BCE.
E’ IN CORSO UN ESPLOSIONE DELL’INDEBITAMENTO!
ALLA FINE NE BENEFICIA QUALCUNO?
ALLA FINE NE BENEFICIA QUALCUNO?
A questo boom del credito che si è riversato su Irlanda, Spagna, Grecia, Portogallo in particolare e poi anche Italia, ha fatto seguito un crac del sistema bancario che ha dovuto essere salvato a prezzo di una pesante recessione e poi dall’imposizione dell’austerità. Il risultato è che ci sono stati alla fine grandi trasferimenti di ricchezza tra gruppi (come si è notato: chi vive di rendita finanziaria ha beneficiato) e tra paesi (come tutti notano: la Germania ad esempio si è rafforzata a spese di competitori come l’Italia).
Quando si introducono dei cambiamenti nelle regole di un sistema economico e finanziario, il risultato è che la maggioranza della popolazione finisce per soffrirne e solo una piccola minoranza ne beneficia. Per tale motivo è lecito pensare che l’esito che si è verificato non sia il contrario di quello che ci si proponeva.
Ad esempio, nel caso della crisi finanziaria globale del 2008 si è completamente cambiato il sistema bancario e finanziario dagli anni ’80 in poi, con il risultato di avere una serie di euforie e boom seguiti da crac e salvataggi a catena (nel 2000-2001 e 2008-2009 senza contare le crisi in giro per il mondo degli anni ’90).
Il risultato finale di questi cicli del credito seguiti da crac è stato, una volta che si guardi indietro, un aumento esponenziale della ricchezza finanziaria, dell’indebitamento e della concentrazione della ricchezza. Dato che ne hanno goduto in larga parte solo quelli che hanno spinto per cambiare le regole del sistema negli anni ’80 e ’90 (cioè il mondo finanziario in senso lato) è logico pensare che non si sia trattato di errori.
In Europa l’istituzione della Banca Centrale Europea e dell’Euro ha coinciso con un esplosione del credito (e del debito) mai verificatasi prima per metà dei paesi dell’Eurozona, e in particolare dell’indebitamento verso l’estero che ha creato un senso di falso benessere seguito da un crac, poi dall’austerità e infine dalle politiche della BCE che producono liberamente la stampa di duemila miliardi di euro per comprare Titoli sui mercati. Alcuni gruppi sociali e alcuni paesi hanno beneficiato di tutto questo ciclo, ...
Indice dei contenuti
- cover
- Frontespizio
- Indice
- Copyright
- Prefazione.
- Introduzione.
- La parola a 4 leader politici italiani.
- La moneta complementare è una nuova ma un’unica opportunità.
- I grandi vantaggi di una moneta complementare.
- Il progetto per una moneta parallela, complementare, indipendente dall’Euro e legalmente emessa dalla Banca Centrale Italiana e garantita dallo Stato italiano.
- Per una moneta fiscale gratuita - Come uscire dall’austerità senza spaccare l’Euro.
- Il potere d'acquisto degli italiani è in discesa.
- Le attuali varie monete complementari del mondo.
- Il valore del denaro.
- I derivati: "i grandi mostri" che scampano alla crisi.
- Moneta complementare o moneta alternativa: quale scegliere?
- Euro in crisi: la metà degli italiani non vuole più sentirne parlare.
- Sondaggio Datamedia: "La maggioranza degli italiani rivogliono la Lira".
- Il libro di Tremonti: "La verità sull'Euro".
- Addio all'Euro, prove tecniche nell'Europarlamento.
- Ecco perché all'Italia converrebbe uscire dall'Euro.
- Uscire dall'Euro non conviene! Ecco quanto costerebbe ai risparmiatori.
- Olanda, il piano per uscire dall'Euro.
- Cosa accadrebbe se tornassimo alla Lira?
- Euro: come uscire dalla moneta unica senza disastri.
- Come uscire dall’incubo dell’Euro?
- 30 Domande e 30 ampie risposte.
- Correva l’anno 1996
- Ecco il famoso: “Piano B” del M5S.
- La vera ed unica soluzione: uscire dall’Euro introducendo una moneta parallela.
- Parte 1 - Introdurre una moneta parallela per ridurre le tasse.
- Parte 2 - Il meccanismo di una moneta parallela per ridurre le tasse.
- Il piano segreto per uscire dall'Euro.
- I Cinque fattori comuni dei Partiti Euroscettici.
- La mappa delle elezioni Europee - La carica dei No-Euro: da Parigi a Londra.
- “Italia fuori dall’Euro o in crisi per sempre”.
- Theo Waigel (Ex Ministro delle finanze tedesco): «Fuori dall’Euro la Germania crolla (ma l’Italia vola) Questa è la verità!»
- La Sovranità monetaria.
- Basta Euro e ritorniamo alla Sovranità Monetaria - Dall’Olanda uno studio per salvare i popoli europei dalla crisi.
- Cosa accadrebbe se l’Italia tornasse alla Lira? Ecco tutte le risposte per chi ha dubbi o paure.
- Nord Corea - L’Agente Kasper prigioniero dei Dollari sporchi.
- Costi, misfatti e i pericoli del Dollaro.
- Fuori dall'Euro, e poi?
- Con la fine dell’Euro, la nascita della nuova Lira italiana.
- Le principali monete Alternative e/o Supplementari nel mondo.
- Di chi è oggi la Sovranità Nazionale in Italia?
- Epilogo.
- Ringraziamenti.
- Nota Informativa & Copyright.
- Fonti di Riferimento e Citazioni.
- Video attinenti al tema: Euro-Lira.