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L'ebook contiene TUTTE LE COMMEDIE DI SVEVO: Le teorie del conte Alberto
Il ladro in casa
Una commedia inedita
Prima del ballo
La veritÃ
Terzetto spezzato
Atto unico
Un marito
L'avventura di Maria
InferioritÃ
Con la penna d'oro
La rigenerazione Appendice prima
(Brani o stesure diverse di alcune delle commedie precedenti):
La parola (studio preliminare per La verità )
Terzetto spezzato
L'avventura di Maria
InferioritÃ
Con la penna d'oro
La rigenerazione Appendice seconda
(frammenti e pagine di commedie incompiute)
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Informazioni
Argomento
LetteraturaCategoria
ClassiciITALO SVEVO
COMMEDIE
Le teorie del conte Alberto
Il ladro in casa
Una commedia inedita
Prima del ballo
La veritÃ
Terzetto spezzato
Atto unico
Un marito
L’avventura di Maria
InferioritÃ
Con la penna d’oro
La rigenerazione
Appendice prima
(Brani o stesure diverse di alcune delle commedie precedenti):
La parola (studio preliminare per La verità )
Terzetto spezzato
L’avventura di Maria
InferioritÃ
Con la penna d’oro
La rigenerazione
Appendice seconda
(frammenti e pagine di commedie incompiute)
Le teorie del conte Alberto
Scherzo drammatico in due atti
PERSONAGGI
ALBERTO, conte di Wolfenbüttel
LORENZO MIGLIORI
ANTONIO DR. REDELLA, professore di scienze naturali e medico
ELVIRA TERMIGLI
ANNA, sua figlia
L’azione si svolge in una stanza decorosamente ammobiliata con porta di fondo ed altra a sinistra dello spettatore.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
ANNA e LORENZO MIGLIORI
LORENZO. E come sta la mamma?
ANNA. È di là con la sarta. Mamma! mamma! è giunto Lorenzo.
SCENA SECONDA
ELVIRA TERMIGLI e DETTI
ELVIRA. Vuoi dire il Signor Lorenzo?
LORENZO. Signora, come sta? (Le bacia la mano.)
ELVIRA. Si potrebbe star meglio di molto…
LORENZO. In quanto a salute mi pare che stia benissimo. La vedo rossa e bianca come un fiore.
ELVIRA. Piú bianca però che rossa nevvero? E lei signor Migliori?
LORENZO. Io sto benone.
ELVIRA. Beato lei!
LORENZO. Cosa le manca da farla sospirare a questo modo?
ELVIRA. Nulla, si diventa vecchi. È già un male.
LORENZO. È peggio però esserlo che diventarlo. Io non sospiro piú già da lungo tempo.
ANNA. Ed hai fatto un bel viaggio?
LORENZO. Non c’è male. Ho avuto un poco di scirocco nel Quarnero che mi ha rimescolato le budella, del resto tempo ammirabile.
ELVIRA. A lei proprio piace quel plebeo tu che le dà Anna?
LORENZO (calorosamente). La prego di non occuparsi del modo con cui mi tratta Anna. Lei mi tratti come vuole e vede che con lei faccio tutte le cerimonie che desidera; la prima volta però che Anna mi dà del lei io non ripongo piú piede in questa casa.
ELVIRA. Eh! via! è una semplice questione di etichetta ed io non insisto. Non so però come questo tu tra loro sia nato e nemmeno perché!
ANNA (abbracciando Lorenzo). Io lo so!
ELVIRA (indignata volge altrove lo sguardo). Mi pare anche che si possa parlare senza abbracciarsi!
LORENZO (ridendo). Si può parlare e abbracciarsi.
ELVIRA. Parliamo d’altro. (Li guarda e vede che Anna ha ancora un braccio al collo di Lorenzo.) La finirai? (Quando Anna ha levato il braccio.) Nella sua assenza sono avvenuti fatti gravi.
LORENZO. Gravi?
ELVIRA. Gravissimi.
ANNA. Gravissimi.
ELVIRA. Anna! Va’ di là a metterti un poco in ordine che non sei troppo bene vestita.
ANNA. Ma se non occorre. Questo è il vestito nuovo.
ELVIRA. Allora va’ a riporre il vecchio.
ANNA. Vuoi mandarmi via? Ma se tutte le cose che hai da raccontargli, le so anch’io.
LORENZO. Perché la manda via appena sono giunto?
ELVIRA (con violenza). Insomma vuoi andartene?
ANNA. Vado, vado! (Via.)
SCENA TERZA
ELVIRA e LORENZO
ELVIRA (ancora con dignità ). Vegga signor Migliori se la ragazza non si è soffermata ad origliare.
LORENZO. Chi crede lei che sia Anna? (Spalanca la porta.) Come vede se ne è andata.
ELVIRA (cambiando tono). No, cosà proprio non la può andare avanti. Tu entri in casa mia come se fossi il padrone; impedisci ad Anna di ubbidirmi, e ti fai dare del tu. E non è la prima volta che ti dico che io non lo voglio.
LORENZO. So che me lo hai detto anche altre volte, io ho buona memoria, ma semplicemente ti ho detto che io lo voglio invece. Sii tanto compiacente da non far storie. Non so, ma di giorno in giorno tu diventi piú bisbetica, piú antipatica.
ELVIRA. Grazie; a te non mi importa di riuscire simpatica.
LORENZO. No? (Ridendo.) Quell’abito ti sta magnificamente. È la prima volta che te lo vedo indosso.
ELVIRA (se lo guarda un istante, poi un poco confusa). Conosci tu un certo Alberto conte di Wolfenbüttel?
LORENZO. Certamente, è mio buon amico.
ELVIRA. Fa la corte ad Anna.
LORENZO (giulivo). Sul serio?
ELVIRA. Perché ti desta tanta sorpresa?
LORENZO. Ma sarebbe un’immensa fortuna per Anna.
ELVIRA. Basta che c’intendiamo. Io parlo del conte Alberto di Wolfenbüttel.
LORENZO. Ho capito! Wolfenbüttel.
ELVIRA. Alberto?
LORENZO. Alberto, sÃ, sÃ. Non ce n’è che uno.
ELVIRA. E dici che sarebbe una fortuna?
LORENZO. Altro che fortuna. Ma non era promesso sposo alla contessina Armeni di Venezia?
ELVIRA. Io non so! A me appare un matto od un traditore.
LORENZO. Perché?
ELVIRA. Figurati che appena partito tu, un mese fa, si fece presentare in casa da Emilio Chieti. Dopo, Chieti ci raccontò che anche a lui il conte era stato presentato un’ora prima e che lo aveva quasi costretto a condurlo qui da noi. Il giorno dopo venne alle quattro a trovarci; rimase un’ora e ritornò alle sette. Io lo trattai con freddezza ma Anna lo accolse benissimo. Il giorno susseguente venne anche due volte; la prima come se fosse naturale, la seconda scusandosi, figurati che fu per distrazione. Voleva andare dai Millini che abitano fuori di città . (Lorenzo ride.) Cosa si poteva fare? Io non lo conosceva e lo trattava freddamente. Pareva non se ne accorgesse. Da allora regolarmente venne due volte al giorno meno due giorni. Uno perché rimase una volta sola sei ore.
LORENZO. Oh! diavolo!
ELVIRA. Si fece invitare a pranzo, (rabbiosamente) si fece, capisci. L’altro, condussi per forza via Anna alle tre e mezza sapendo che lui doveva venire alle quattro.
LORENZO. Per forza?
ELVIRA. Io credo che in un solo mese con questo metodo è arrivato a sconvolgerle la testa. Era inutile che io le dicessi che non si illuda che costui era un birbante o un matto. Quando sapeva che lui aveva da venire la coglieva la febbre. Prese un’infreddatura a stare a guardarlo dalla finestra perché lui non contento di ciarlarle qui per ore ed ore le passeggia sotto le finestre. Ella non mi abbada quando le dico che si capisce che costui non ha intenzioni oneste per quanto assuma l’aspetto di uomo franco.
LORENZO. Ed Alberto ti ha già chiesto la sua mano?
ELVIRA. Non ha mai parlato su tale proposito.
LORENZO. Scommetto che sa che io sono tutore di Anna ed attende per questo il mio ritorno.
ELVIRA. E tu accoglierai le sue proposte?
LORENZO. Non solamente le accoglierò ma lo inviterò a spiegarsi. Io sono da lunghi anni suo buon amico.
SCENA QUARTA
ANNA e DETTI
ANNA. Hai inteso, Lorenzo?
LORENZO (ridendo). Le mie piú sincere congratulazioni!
ANNA. È un po’ troppo presto.
LORENZO. Io conosco Alberto. C’è già da congratularsene. È proprio l’uomo che ci voleva. Senza pregiudizi di casta o altri. Ma tu lo conoscevi già prima?
ANNA (ridendo). Mai visto prima. Io era giunta il giorno innanzi dal collegio. (Guardando l’orologio.) Vuoi vedere come io lo evoco? Come basta che io lo desideri acciocché compaia?
E...
Indice dei contenuti
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