Come rinforzare l'autostima
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Come rinforzare l'autostima

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Come rinforzare l'autostima

Informazioni su questo libro

Un testo facile alla portata di tutti. Un libro di crescita personale che permette di comprendere in profondità i processi e le dinamiche che causano una bassa autostima. Un libro di auto-aiuto che permette di capire ed accettare la propria storia e il proprio vissuto, evidenziando come le esperienze del passato possano creare condizionamenti determinando blocchi, insicurezze e un'immagine negativa di se stessi. Nella seconda parte del libro ci sono esercizi, strumenti e tecniche per diventare più sicuri e per rinforzare l'autostima; verrà insegnato un metodo per riconoscere il proprio valore e per volersi più bene.

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Informazioni

1. L’AUTOSTIMA
 
 
 
Cos’è l’autostima? è la misura del proprio valore personale, soggettiva e duratura.
Mi spiego.
Se ho trenta persone che mi dicono che sono davvero bravo ma io non lo sento, per me non è reale. Se ho una buona autostima sono io che penso in maniera positiva su di me, sono io che mi sento di valere.
Capite?
S e io ho un’idea del mio valore personale importante, alta, definita per tre giorni alla settimana e per gli altri quattro no, significa che non è duratura. L’autostima quando è presente, è costante e non dipende da fattori esterni.
 
Ci sono diversi aspetti che indicano che le persone stanno poco bene con sé stesse e hanno scarsa autostima. Qui espongo un elenco, che verrà affrontato in profondità nella seconda parte del libro:
 
- FARE SPESSO PARAGONI CON GLI ALTRI. Se guardo sempre chi è meglio di me ovviamente è perché non mi piaccio, mi sento inferiore o inadeguato. Per la persona con una buona autostima l’altro è visto come qualcuno diverso da sé, non migliore o peggiore, più bravo o meno bravo. Se io sto bene con me stesso il paragone quasi non c’è nella mia vita oppure lo posso fare in maniera costruttiva :“Mi piace quel modello lì, mi piacerebbe arrivare lì”.
 
- SOTTOLINEARE SEMPRE I DETTAGLI NEGATIVI DELLA PROPRIA VITA. Ammettiamo, ad esempio, che una persona faccia un percorso all’università; prende tutti 30 ma una volta sola un 18. Quel voto negativo la può far stare molto male anche per molto tempo perché viene vissuto come fallimento personale. Diverse persone tendono a fare tutto alla perfezione; quando questa modalità diventa troppo rigida si tende a controllare tutto e questo richiede un grande dispendio di energie. Il problema è che le persone che sono incastrate nel fare tutto bene al 100% non riescono ad accettare di poter fare degli errori; l’errore viene visto come un qualcosa in cui ci si identifica: “Siccome sbaglio non valgo, e se non valgo sono un fallito”. Si tratta di persone troppo severe con se stesse.
Vi porto un altro esempio: immaginate una persona che passa una serata divertente con amici; si macchia la maglia durante la cena e per questo motivo rimane arrabbiata per tutta la sera. L’attenzione, quindi, è subito rivolta al dettaglio negativo.
Mi vengono in mente persone che avevano seguito un percorso di terapia molto positivo; ad un certo punto, in seguito ad una sensazione negativa dimenticavano i miglioramenti ottenuti fino a quel momento.
Succede anche di dare per scontato che le emozioni che si provano riflettano esattamente i fatti: "Mi sento triste, quindi andrà tutto male". Sarebbe opportuno decidere prestando attenzione a fatti e a indizi obiettivi.
 
- AUTOSVALUTAZIONE. Molte persone spesso si ripetono frasi del tipo: “Non sono in grado”, “Non riuscirò mai”, “Non sono all’altezza”. Oppure superato un impegno dicono: "Era troppo facile, ci sarebbe riuscito anche un bambino”.
 
- FREQUENTI SENSI DI COLPA. Vi porto l’esempio di una persona che mi disse: “Ho organizzato una festa in un parco invitando trenta persone; quando stava per iniziare si è messo a piovere e mi sono sentita in colpa”. Un altro esempio: “ Se il mio lavoro va bene mi sento in colpa per mia sorella che sta facendo molta fatica a trovarne uno”.
 
- TRASCURARSI FISICAMENTE. Non ci si prende cura del proprio corpo, dal punto di vista igienico sanitario e alimentare.
 
- ECCESSIVO SENSO DI RESPONSABILITÀ. Si è estremamente esigenti con se stessi e, a volte, anche con gli altri. In questo caso viene attivato un controllo maniacale su diverse situazioni di vita.
 
- FATICA AD AFFRONTARE SITUAZIONI NUOVE. Si vivono con ansia ed agitazione le novità. Ad esempio uscire con una compagnia che non si conosce, partire per un viaggio, partecipare ad una riunione ecc.
 
- PAURA DEL GIUDIZIO DEGLI ALTRI. Diverse persone vivono questo aspetto come una condizione che limita l’espressione di sé. Ad esempio può essere presente il timore di comunicare le proprie idee e le proprie opinioni davanti agli altri.
 
- DIFFICOLTÀ AD ESPRIMERE LA RABBIA E IL DISSENSO. Tante volte, le persone hanno difficoltà ad manifestare la rabbia, diventando spesso remissive oppure aggressive.
Alcuni individui non riescono a dire di no di fronte alle richieste degli altri, trascurando se stessi.
 
- DIFFICOLTÀ A GESTIRE EMOZIONI. Alcune persone hanno difficoltà a gestire emozioni come l’ansia, la tristezza, la solitudine. Si può essere troppo impulsivi da pentirsi di quel che si è detto o fatto; altre volte si può essere troppo riflessivi e razionali da non godersi le cose che si hanno.
 
 
Oltre a questi aspetti possono essere presenti alcuni “ERRORI DI RAGIONAMENTO”.
Molte persone hanno appreso, a partire dalla loro infanzia, modi sbagliati di osservare la realtà e di ragionare, che spesso vengono attivati da eventi e situazioni stressanti. Ecco alcuni esempi:
 
-PRETENDERE. In questo caso la persona è incastrata nei “Devo”. Ad esempio: “Devo piacere a tutti”, “Devo avere quello che voglio”, “Gli altri devono comportarsi come dico io”, “Devo essere perfetto”. Questo tipo di ragionamento può dare spesso vita a reazioni di tristezza, rabbia, ansia e sensi di colpa.
È importante sostituire i “Devo” con altre parole come “Sarebbe bello..”, “Sarebbe opportuno..”, “Mi piacerebbe che..”. Ad esempio “Devo vincere!” trasformarla in : “Sarebbe bello vincere”. La differenza dal punto di vista emotivo è evidente.
 
-DIVIDERE IL MONDO IN DUE PARTI: TUTTO O NULLA, BIANCO O NERO. In questo caso non ci sono le vie di mezzo, le sfumature. Il mondo è diviso:le cose sono tutte buone o tutte cattive.
Chi ragiona così, se subisce un torto può concludere che il mondo è un posto insicuro o che non ci si può fidare di nessuno. Oppure è portato a pensare che chi ha commesso un errore è totalmente incapace o completamente immorale.
Capite?
È necessario riconoscere che tra il nero e il bianco c’è il grigio, anzi tante forme di grigio.
 
-GENERALIZZARE. In questo caso si usano spesso parole come sempre, mai, nessuno, tutti. Il rischio è di vedere le situazioni in modo esagerato. Ad esempio: “Se non supero l’esame non riuscirò mai a finire l’università”; oppure “Mi ha lasciato la mia ragazza. Non troverò mai più qualcuno che vorrà stare con me”. Ancora: “Ho sbagliato questo compito. Non sarò mai all’altezza.
Capite?
In questi casi diventa necessario cambiare le parole. Invece di “sempre” usare “spesso”, invece di “tutti” usare “Qualcuno”, invece di “mai” usare “qualche volta”.
 
-PERSONALIZZARE. Succede quando ti dai delle spiegazioni scorrette su qualcosa che è successo. Ad esempio: “Il mio capo questa mattina è entrato in ufficio senza salutarmi. Devo aver fatto qualcosa che non va!”; non puoi saperlo! Magari è arrabbiato per qualcosa che gli è successo. Solo lui conosce il motivo. È necessario chiedere a lui per sapere la verità!
È importante sottolineare che così come noi siamo responsabili dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti, così gli altri lo sono dei loro e che siamo in grado di influenzare, ma non di determinare, le reazioni altrui.
 
- INGIGANTIRE: In questo caso si tende ad ingrandire gli aspetti negativi della vita. Gli eventi spiacevoli vengono vissuti in modo intollerabile, insopportabile, terribile procurando ansia, tristezza e rabbia. E' vero che può capitare qualcosa di brutto; il mondo e gli uomini possono essere pericolosi, ma i rischi sono spesso minori di quello che comunemente si pensa. Alcune persone tendono ad immaginare sempre la conseguenza peggiore e a rimuginare su questa.
Capite?
È importante utilizzare parole non estreme, quando capitano fatti negativi. Ad esempio: “quello che è successo è sgradevole”, oppure “ è irritante”; e ancora: “è spiacevole”. Notate che l’impatto emotivo è differente rispetto all’utilizzo di parole come “terribile”, “catastrofico”, “drammatico”, etc..
Se siete in ansia chiedetevi e chiedete agli altri quanto è davvero probabile che ciò che temete avvenga veramente. Quali prove avete che potrà capitare quella catastrofe?
 
Gli errori di ragionamento portano spesso a vivere emozioni spiacevoli, che contribuiscono a determinare un’idea negativa di sé. È importante cominciare a riconoscerli per poterli affrontare.
 
 
Questi aspetti fino ad ora elencati si possono trovare, in misura diversa, in tutti noi. Quando diventano troppo rigidi e troppo presenti tanto da creare conflitti nelle relazioni con gli altri e con noi stessi, possono essere vissuti come un problema.
 
Ma da dove vengono i nostri blocchi? Da dove arrivano le nostre rigidità? Per quale motivo ci sentiamo limitati e non all’altezza?
LE RISPOSTE SONO NELLA NOSTRA STORIA E NEL NOSTRO VISSUTO!
Racconto sette storie di vita che ci permetteranno di riflettere su di noi; ci consentiranno di comprendere come si possano formare alcune idee su noi stessi e sugli altri; e come tali idee o convinzioni possano farci sentire INCASTRATI.
2. SETTE STORIE DI VITA
STIRIA DI LUIGI: IL RAGAZZO CON LE PAURE.
Un giorno viene da me Luigi, figlio unico, un bel ragazzo di 20 anni che soffriva di attacchi di panico con frequenza settimanale, da circa 3 anni. Viene accompagnato dai genitori molto preoccupati dalla situazione. Riportano che esce poco di casa, che ha diverse paure, che non studia e rischia di perdere l’anno per la terza volta.
Luigi si descrive come un ragazzo molto socievole, molto simpatico e con i valori della famiglia e dell’amicizia molto saldi. In una prima fase della terapia ci siamo concentrati sulla possibilità di affrontare le crisi di panico. Gli fornisco le spiegazioni sull’ansia, lo metto al corrente delle informazioni sul disturbo da attacchi di panico e gli indico le tecniche per gestirlo; le crisi di Luigi vanno via via sempre più diradandosi. Impara in fretta ad utilizzare degli strumenti di auto-osservazione che gli permettono di capire che gli attacchi di panico non gli vengono a caso ma solo in determinate situazioni ( quando si sente solo, non all’altezza, insicuro). Durante la terapia cerchiamo di capire perché Luigi si senta debole, vulnerabile e inadeguato di fronte a certe situazioni della vita. Andando a fondo nel passato emergono delle esperienze costanti e frequenti che sembrano determinare l’immagine insicura che Luigi ha di sé. La madre è, ed è sempre stata, molto ansiosa e protettiva. Per darvi un’idea, le persone molto protettive mandano ai figli continui messaggi di un mondo pericoloso, di persone malvagie e in malafede, di attenzione rispetto alle malattie; tante volte non mandano il figlio all’asilo e nel portarlo a scuola fanno molta fatica a distaccarsi da lui. Un tipico esempio è quello della gita: la madre accompagna il figlio al pullman sul quale la comitiva scolastica sta per intraprendere il viaggio e la madre fino all’ultimo secondo, a volte con il viso in lacrime, attende che il mezzo parta.
La madre di Luigi presenta una modalità molto affettuosa fatta di coccole e abbracci ma continua a mandare segnali di EVITAMENTO, per esempio : “Non andare in discoteca che ci sono le risse”; “ Non fare i viaggi che è pericoloso”; “Non fare quello sport che ti puoi far male”. Provate a pensare a questi messaggi ripetuti più e più volte nel tempo, anche nella realtà quotidiana. Questa modalità ansiosa e controllante provoca in Luigi un’idea di se stesso caratterizzata da debolezza. Egli si vede fragile, vulnerabile e insicuro; evita le situazioni nuove perché potenzialmente pericolose, si sente impaurito ogni volta che decide di esplorare il mondo.
La figura del padre è molto più assente a livello fisico ma dal punto di vista materiale non fa mancare assolutamente nulla a Luigi. Sono due genitori che vogliono molto bene al ragazzo; troppo spesso, però, gli risolvono problemi, gli evitano difficoltà, si fanno in quattro per lui, impedendo così a Luigi di fare delle esperienze e di crescere in maniera autonoma. Questo lo incastra, lo rende insicuro, lo fa sentire debole e bloccato in diverse s...

Indice dei contenuti

  1. 1 L’AUTOSTIMA
  2. 2 SETTE STORIE DI VITA
  3. RIFLESSIONI
  4. II PARTE DEL LIBRO
  5. RICONOSCERE IL PROPRIO VALORE
  6. IL GIUDIZIO
  7. IMPARARE A PRENDERE DISTANZA DAL GIUDIZIO
  8. COMUNICARE IN MANIERA POSITIVA
  9. AFFRONTARE LE CRITICHE E RENDERLE COSTRUTTIVE
  10. L’ASCOLTO
  11. CAMBIARE IL MODO DI PARLARSI
  12. TECNICHE PER RINFORZARE L’AUTOSTIMA
  13. TECNICHE PER VOLERSI PIU’ BENE
  14. COSTRUIRE SENSAZIONI POSITIVE
  15. DOMANDE FREQUENTI ALLE CONFERENZE
  16. CONCLUSIONE