SuperKids. Basi neurologiche della dislessia e contributo delle TIC nei processi riabilitativi, nell'apprendimento e nell'inclusione scolastica di soggetti con DSA
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SuperKids. Basi neurologiche della dislessia e contributo delle TIC nei processi riabilitativi, nell'apprendimento e nell'inclusione scolastica di soggetti con DSA

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SuperKids. Basi neurologiche della dislessia e contributo delle TIC nei processi riabilitativi, nell'apprendimento e nell'inclusione scolastica di soggetti con DSA

Informazioni su questo libro

Un insolito viaggio tra "Neuroni, lettere rovesciate, diagnosi, PDP e TIC, storie vere e "Pietro al quadrato" per cercare di comprendere il mondo e degli alunni con DSA ed in particolare della dislessia, partendo dagli elementi caratteristici, cause biologiche, aspetti didattici e tecnologici, per arrivare a conoscere delle storie di impegno e di successo. Dall' approccio propositivo ed ottimistico, deriva la consapevolezza di poter affrontare un tema come quello dei DSA e della dislessia, troppo spesso considerato come un tabù, non solo con strumenti scientifici e informatici, ma anche con le testimonianze di studenti e famiglie che hanno dovuto lottare contro pregiudizi e false convinzioni, per finire con la storia di "Pietro al quadrato", una favola per grandi e piccini per raccontare e affrontare un tema tanto delicato quanto coinvolgente.

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Informazioni

Anno
2020
Print ISBN
9788831683777
eBook ISBN
9788831685313
Argomento
Bildung
CAPITOLO 1. Generalità sui disturbi specifici dell’apprendimento
1.1 Introduzione
Il cammino culturale e la conseguente evoluzione che ha caratterizzato gli ultimi decenni ha posto in evidenza le difficoltà di apprendimento di alcuni studenti di ogni ordine e grado, adulti compresi. In presenza di capacità cognitive adeguate, espresse per lo più attraverso la rilevazione del Quoziente Intellettivo, e in assenza di patologie neurologiche e deficit sensoriali, si definisce il Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) come una interferenza significativa nelle capacità di apprendimento tipiche della vita quotidiana, basate sulla lettura, scrittura e/o calcolo. I soggetti con DSA, constatato l’insuccesso scolastico malgrado gli sforzi, sono sottoposti ad uno stress psicologico, senso di inadeguatezza e stati di ansia che possono incidere negativamente sul loro delicato percorso di crescita. Molta attenzione è stata rivolta alla comprensione di questi processi e così nel tempo sono state avviate molte indagini di tipo clinico, neurobiologico e psicologico, arricchendo la letteratura internazionale dal punti di vista descrittivo e fornendo delle soluzioni di tipo riabilitativo. Inoltre sono state definite azioni normative volte a garantire il diritto allo studio utilizzando nuove strategie didattiche, in un’ottica di scuola inclusiva.
Infatti in Italia grazie alla Legge 170, emanata il 10 Ottobre 2010, e alle Linee Guida del 12 luglio 2011 è stata chiarita la necessità di strutturare percorsi formativi volti ad individuare le modalità e gli strumenti per valorizzare le potenzialità dei soggetti con DSA. Questa legge, che ha esteso a tutta la penisola le iniziative promosse inizialmente solo da alcune regioni, sancisce il diritto allo studio, si propone di ridurre i disagi dovuti ai disturbi di apprendimento, promuove la formazione degli insegnanti in merito ai DSA e sostiene la diagnosi precoce. È fondamentale l’interazione tra la scuola e la famiglia dell’alunno con DSA, in quanto attraverso un’azione sinergica si possono raggiungere efficacemente gli obiettivi riabilitativi. In questo contesto emerge un aspetto nodale della programmazione didattica: la stesura del Piano Didattico Personalizzato (PDP), che viene elaborato dal corpo docenti in relazione alle specifiche valutazioni diagnostiche (Profilo di funzionamento).
1.2 Classificazione dei DSA
La prima identificazione dei disturbi specifici di apprendimento risale al 1881, ad opera del medico tedesco Oswald Berkhanm mentre il termine dislessia viene per la prima volta utilizzato nel 1887 dall’oftalmologo Rudolf Berlin1. L’interesse per la comprensione dei casi di DSA ha coinvolto diversi campi di studio e data la complessità dei tratti, è stato necessario redigere una classificazione, in modo da gestire gli interventi in maniera più efficace. Oltre cento stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno adottato l’ICD-10, ovvero la Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (giunta alla sua decima versione, a partire dal 1990). L’ICD-10 si divide in 3 settori principali ovvero i disturbi psichiatrici, i disturbi evolutivi (dei quali fanno parte anche i Disturbi Specifici di Apprendimento) e i disturbi cognitivi. Per ogni patologia o problema viene attribuito un codice nosografico univoco, composto da tre cifre per le categorie e quattro cifre per le sottocategorie. Per quanto riguarda i DSA, questi sono descritti ed elencati nel quinto capitolo dell’ICD-10 e vengono denominati con i codici riportati nella Tabella 1. Come si può evincere dall’elenco, i disturbi in esame sono dislessia, disortografia, discalculia e disgrafia. Nel caso in cui sussistano più disturbi in contemporanea si parla di comorbilità. Inoltre numerosi studi epidemiologici evidenziano correlazione tra DSA e Deficit dell’Attenzione con Iperattività (ADHD), con maggiore insistenza nella sfera della lettura2.
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Tabella 1. Codici nosografici dei disturbi specifici di apprendimento.
1.3 La Diagnosi di DSA
Anche nel DSM-IV-TR (Manuale diagnostico dei disturbi mentali) si descrivono i DSA come forme che interferiscono con il profitto scolastico o con alcune attività della vita quotidiana. Queste inadeguate abilità si manifestano gradualmente e progressivamente nel tempo, secondo la crescita e maturazione del soggetto, pertanto rientrano nei “disturbi dello sviluppo”. Nei quadri diagnostici che descrivono i disturbi dello sviluppo si ha alterazione nella percezione sensoriale e nell’umore, nelle capacità motorie e nel funzionamento intellettivo. Ovviamente la presenza di molteplici forme può compromettere maggiormente l’equilibrio del soggetto, che dovrà far fronte a difficoltà crescenti con la maturazione dei suoi processi cognitivi.
La segnalazione di un probabile disturbo viene solitamente espressa da un insegnante, ma è abbastanza comune che, osservando un profitto inadeguato nonostante l’impegno, anche i genitori siano colti dal dubbio e decidano di indagare. Nei centri specializzati i soggetti sono sottoposti a dei test standardizzati, che sono veri e propri strumenti di valutazione realizzati per la popolazione italiana. Solitamente si applica una particolare cautela laddove siano esaminati bambini al di sotto degli otto anni, in quanto è più difficile stabilire le competenze cognitive generali, legate proprio all’età. Lo sviluppo encefalico infatti è commisurato al periodo di vita. Tuttavia è pur sempre auspicabile la diagnosi precoce in quanto gli interventi programmati possono concretamente migliorare il quadro clinico. Anche nei bambini al di sotto degli 8 anni possono essere evidenziati dei segnali che potrebbero indicare specifiche vulnerabilità neuropsicologiche, e tali accorgimenti potrebbero essere utili per l’attuazione di misure preventive, anche a salvaguardia dell’equilibrio emotivo del bambino.
Tali segnali potrebbero essere:
• disordini del linguaggio
• difficoltà nella lateralizzazione (riconoscimento della sinistra e destra, riferito al proprio corpo o all’ambiente)
• difficoltà a mantenere l’attenzione
• rallentamento motorio/scarsa coordinazione
• disordini della percezione visiva
Alcune regioni italiane sono intervenute sul tema, mediante delibere, decreti e protocolli d’intesa, riguardanti in particolare l’ambito scolastico e quello sanitario-diagnostico. In Umbria sono state pubblicate le seguenti delibere della Giunta Regionale:
n. 1053 del 26/09/2011.Approvazione “Linee guida vincolanti sui percorsi assistenziali nei disturbi evolutivi specifici dell'apprendimento (DSA)”.
n. 236 del 10/03/2014.Approvazione “Protocollo d'intesa per la realizzazione delle attività di individuazione precoce dei casi sospetti di Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA)”.
Con la deliberazione n° 236 è stata formalizzata la richiesta di referenti tecnici per la definizione delle procedure e gli strumenti per la individuazione precoce delle difficoltà legate ai DSA, e tale richiesta è stata rivolta ai Direttori Generali delle ASL, all’Ufficio Scolastico Regionale e all’Università degli Studi di Perugia. Le scuole Primarie, attenendosi alla legislazione, effettuano prove collettive per individuare precocemente casi di DSA, come mostrato nella figura 1. Questi test sono dei veri e propri screening di apprendimento e si basano su prove standardizzate che consentono una valutazione quantitativa sia delle competenze di base sia degli apprendimenti acquisiti fino a quel momento. Lo screening viene somministrato dallo stesso insegnante della classe, che conosce i propri alunni e può fare osservazioni di tipo qualitativo.
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Figura 1. Comunicazione relativa alle procedure per la rilevazione precoce di soggetti con DSA.
1.4 Percorso diagnostico
A seguito della segnalazione si procede con un percorso diagnostico che ha l’obiettivo di valutare il livello di prestazione nelle aree di lettura, scrittura e calcolo.
Per quanto riguarda la prima area, le prove standardizzate misurano il numero e il tipo degli errori compiuti, la velocità di lettura, e il livello di comprensione del testo sottoposto al bambino. I dati sono confrontati rispetto a dei parametri che sono considerati standard e la differenza tra ”osservato” e ”atteso” si esprime mediante deviazione standard. Anche per le aree di scrittura e calcolo si somministrano test e si analizzano i dati ottenuti da un punto di vista statistico3.
Qualora il quadro evidenzi dei deficit si compiono ulteriori indagini per escludere eventualmente patologie o altri elementi da cui potrebbero dipendere tali deficit. Va infatti verificato che il livello cognitivo sia adeguato, ovvero che il QI non sia inferiore a 70; è fondamentale che non vi siano sintomi o segni di patologie neuropsichiatriche, disturbi sensoriali e che le difficoltà non derivino da una frequenza scolastica insufficiente.
Ogni regione italiana gestisce il percorso di diagnosi in rispetto della legge 170, accordando alle ASL il ruolo principale nel rilascio delle certificazioni, tuttavia la validità delle certificazioni acquisite presso i centri privati varia in ciascuna regione. In Umbria la diagnosi deve essere effettuata all’interno del Sistema Sanitario Nazionale o presso strutture private accreditate, e il team di lavoro è composto in genere da tre professionisti: uno psicologo, un neuropsichiatra e un logopedista. A queste figure possono aggiungersi un audiometrista, psicomotricista e optometrista. La diagnosi restituita è corredata di una proposta di trattamento riabilitativo, ovvero una serie di azioni volte al miglioramento dell’efficienza delle prestazioni (Fig. 2).
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Figura 2. Modello di certificazione di DSA rilasciata dalle A.S.L.
La certificazione che viene rilasciata dall’ente competente, ovvero la diagnosi nosografica, vie...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Prefazione
  6. CAPITOLO 1. Generalità sui disturbi specifici dell’apprendimento
  7. CAPITOLO 2. La dislessia.
  8. CAPITOLO 3. La riabilitazione e il lavoro svolto a scuola.
  9. CAPITOLO 4. STORIE DI SUCCESSO
  10. BIBLIOGRAFIA
  11. Ringraziamenti