capitolo cinque
MARCELLO E XMEN
Ma facciamo un passo indietro, ora vi devo raccontare cosa mi ha spinto ad affrontare un tale tema esistenziale.
Cioé il perché sto Marcello si é preso la briga di scrivere un libro, ma soprattutto, come ci é arrivato a tutto questo??!
Qua parte la mia goduria, sono un logorroico, tutte le donne le ho conquistate grazie allo sfinimento: «si te la do non ne posso più... basta che smetti di parlare di te!!».
Non mollate la lettura che qua inizia un percorso veramente euforico, credetemi ne leggerete delle belle si tratteranno argomenti di superficialità mostruosa, filosofia spicciola, ma posti da sogno ed incontri da favola.
Un normalissimo ragazzo del 1980 che vive ad Imola col babbo dentista e con la grande passione per lo sci essendo a sua volta maestro di sci.
Questo genitore, prende il suo bambino viziato a due anni e mezzo e gli insegna la posizione dello spazzaneve nella moquette di casa con scarponi e sci di plastica, finché a tre anni vi é il primo rapporto con la neve, vi risparmio tutto il cammino che seguì quell’avvenimento sottolineando soltanto il fatto che a scuola facevo schifo e che un anno mi hanno pure bocciato, all’istituto per odontotecnici di Bologna (ma ero avanti un anno a scuola quindi nella mia testa ho pensato: «cazzomene!!??» .
Raggiungo quindi in classe i miei coetanei, ed ora ho l’obbligo di studiare, avevo finito i bonus perché mio babbo voleva un figlio, come normale che sia, che dopo le superiori entrasse ad odontoiatria e prendesse il suo posto nello studio di famiglia con l’aggiunta della passione dello sci e quindi l’imposizione suprema ed obbligo di vita di diventare maestro di sci, avrei potuto scegliere di fare ogni cosa nella mia vita, fare il barbone, andare in Piazza Verdi a Bologna con due cani e fare il punkabbestia, diventare uno zampognaro o uno spazzacamino... ma il maestro di sci era categorico, ogni «nuovo» Sangiorgi (da mio babbo in poi) dovrà essere maestro in questa famiglia!
Dopo tutta questa «menata» passo alla fase successiva nella quale mio babbo Gianmario ha investito tempo, ma soprattutto tantissimo denaro per far diventare suo figlio un campione di sci, si alzava la mattina alle 4 per portarmi agli allenamenti, mi seguiva alle gare, mi comprava gli sci più professionali della storia, alcuni secondo me erano truccati e andavano da soli... finché il gioco si fece più serio e quindi non potevo continuare a fare le gare in Emilia
Romagna dove comunque ero forte, bisognava passare al next level...il 2.0!
Così sempre investendo cifre da capogiro mi mandò in uno ski college a Bardonecchia, il Frejus, dove ho vissuto esperienze incredibili, ho imparato a vivere da solo, ho imparato a convivere con tanti ragazzi e ragazze dato che il collegio era misto, ho imparato a ripararmi dalle botte che normalmente mi davano quelli più grandi del college, ho imparato ad eludere le telecamere con sensori notturni che il preside aveva installato per evitare che dei coglioni come me scappassero la notte dato che la responsabilità sulla mia incolumità era la sua, ho imparato a corteggiare le ragazze, poi le donne, poi le professoresse, poi le maestre di sci e poi... non c’era più nessuna da corteggiare... così iniziai a ricordarmi il motivo per il quale ero lì... cioé sciare... ed infatti da forte atleta nelle competizioni emiliane, mi ritrovai ad essere carne da macello nel circuito piemontese, poi un passo alla volta migliorai togliendomi tante soddisfazioni che ero felice di regalare a mio babbo.
Se sto scrivendo questo libro vuol dire che certamente il mondo dello sci o la Fis «Fedaration Internationale du Ski» non piange questo mancato atleta, ma vi assicuro che il giorno che passai la selezione maestro di sci, al primo tentativo a casa mia c’erano festoni, poster, luminarie natalizie, il Papa, le foche che camminavano sui palloni gonfiabili, i nani del film «The Wolf of Wall Street» che tiri di testa contro i bersagli ed Iva Zanicchi che girava la ruota della fortuna all’ingresso del mio appartamento.
Qua inizia l’avventura, infatti dopo essermi iscritto a Giurisprudenza durante l’inverno facevo il maestro di sci a Bardonecchia, vivevo in montagna scendendo a Bologna solo per dare gli esami, guadagnavo bene essendo totalmente mantenuto sempre dal mio «main sponsor» ovvero mio babbo che mi pagava l’appartamento in montagna, la macchina, le spese di casa, l’università e mi passava pure un sacco di soldi per lo spillaggio oltre ad avere un bancomat che era caldo come una Lamborghini Aventador SVJ.
I soldi che guadagnavo li usavo per spese importanti quali l’acquisto di una videocamera professionale per farmi video con gli amici, o con le ragazze (aveva il night shot e riprendeva anche al buio... così... ad esempio ...tanto per dire...), l’acquisto di un orologio Audemars Piguet e innumerevoli cene, bevute, tavoli in discoteca ed altre cose inutili che potevano far gola ad un ventenne.
Così un giorno una maestra di sci più grande di me, già mamma, molto bella con la quale correva una particolare simpatia mi invitò a conoscere una persona.
La persona.
Una persona che era presente in tutti i poster sparsi in casa mia, una persona che tutti conoscevano e conoscono... conoscono nel mondo.
Mi presento con la mia Peugeot 206 che ai tempi mi sembrava una Ferrari a questo fatidico pranzo, per qualche motivo non contemplato nella bibbia o qualche congiunzione astrale di rarità epiche succede che risulto simpatico a questo personaggio tanto che lo spinge a lasciarmi il suo numero di telefono.
Avevo i brividi, avevo 22 anni... da quando ero bambino era in tutti i muri di casa mia... non solo lui eh!!... c’erano anche Victoria Silvsted nuda, Martina Colombari, Elenoire Casalegno e Pamela Anderson... nuda ovviamente pure lei…ah scordavo, in camera avevo anche un cartonato a dimensioni reali di Eva Henger che andai ad elemosinare ad un noleggio di video porno e lo portai a casa col mio scooter Phantom F12.
A questo punto ho un numero di telefono di una persona di grandezza galattica ma come lo uso??! In occasione delle Superbike che si svolgevano ad Imola, riuscii a rincontrarlo ed organizzare una cena a Bologna con amiche, ricordo ancora appena entrai in casa sua la prima cosa che vidi, il telegatto, dal vivo... nella mia mano!
Da qua ci fu un grande cambiamento di vita, il primo dovuto dalla rottura della mia famiglia nella quale rimasi molto solo, con pochissime persone attorno e segnò profondamente il mio carattere, ma soprattutto questa persona appena conosciuta, come un fratello maggiore o come uno zio iniziò a portarmi ovunque nei suoi viaggi di piacere o dovuti a sponsor o eventi vari.
Iniziai a vedere un mondo nuovo, un mondo che non tutti avevano mai visto e che sicuramente non vedranno mai, iniziai infatti a vivere in un mondo a 5 stelle contornato di tanta gente potente, donne bellissime, posti da favola ed esserne parte attiva perché ero sempre al fianco di un grande personaggio che era ed é amato da tutti.
Il contratto a casa era soltanto: «tu dai gli esami e fai quello che vuoi.», così fu infatti, all’università ero bravo e ad ogni esame superato guadagnavo il pass per cazzeggiare per il mondo un mese, conquistando la gloria eterna.
Basta con le cose serie.
Il cambio vitale per farvi un esempio é che a 21 anni mi presentai al Billionaire con 4 amici in camicia e giacca a fine luglio con mille euro in tasca (che possono essere tanti o pochi, perché nella normalità sono tanti soldi ma nella realtà della Costa Smeralda in estate é come avere i soldi per comprare l’Estathé) e non ci fecero entrare.
Dall’anno dopo, con Xmen (così chiamerò da ora in poi il mio amico) mi ritrovai vestito in maglietta nel privé di Flavio Briatore a bere Cristal brindando con Manuela Arcuri.
Mi trovai a cena ad H20, la villa stellare di Gianluca Vacchi a Porto Cervo, ma non Gianluca Vacchi quello dei balletti coi quai si diletta ora sui social, un Gianluca Vacchi con i capelli lunghi... un carisma di gran classe ed affrontava discorsi di grande intelligenza lontano da quello che pensa la gente media vedendolo su Instagram.
Rimasi colpito da quel personaggio, come rimasi colpito quando iniziò a raccontare che aveva appena comprato la Ferrari nuova, l’elicottero nuovo e in quel preciso momento mi stavano servendo dei camerieri in un’abitazione privata di villeggiatura come al ristorante.
Io ascoltavo e guardavo senza emettere una parola, muovevo solo la testa per dire di si o dicevo semplicemente «grazie» ad ogni cosa che mi veniva offerta a cena, perché avrei potuto partecipare al discorso dicendo soltanto che studiavo legge, mi ero comprato il nuovo cd di Gigi D’Agostino e che mi era appena arrivato il nuovo Nokia col quale potevo personalizzare le suonerie! Un giorno sempre in Sardegna, suonano al campanello, vado a rispondere perché Xmen é in piscina e mi urlano: «sono Dogui!!», mi metto le ciabatte, vado al cancello pensando di trovare un giardiniere o l’addetto alla piscina e mi trovo Guido Nicheli, il cumenda di tutti i film di natale quello di: «Via della Spiga, hotel Cristallo 3 ore 26 minuti, Alboreto is nothing!».
Passò con noi tutto il pomeriggio ed alla fine della giornata Xmen mi dice: «bimbo!! mettiti una canotta che andiamo a trovare una mia amica!».
Mi vesto mi metto una bandana perché sono un tamarro, una canotta, olio satinato per far splendere i muscoli salgo in macchina direzione hotel Pitrizza, uno dei top di Porto Cervo, entriamo da dietro e vedo dei fotografi impegnati in uno shooting e dei teloni che coprono l’oggetto del servizio, si spostano i teloni e… «pimpolo pampolo parimpu» (per chi guardava il cartone animato «Creamy»),si alza Victoria Silvested, nuda come l’ha fatta mamma, si... quella del poster di casa mia che mi aveva fatto perdere dai 2 ai 4 gradi di vista.
Si mette un asciugamano, viene a salutare Xmen e quindi per la proprietà transitiva pure me, scattiamo alcune foto, mi tocca gli addominali ed esclama: «fucking body!!», quel «fucking body» pronunciato da lei con quella vocina lo porto ancora nel cuore.
Mentre scattiamo le foto lei si volta ed esclama: «amazing!!», mi giro pure io e in quel momento passa Daryl Hannah l’attrice di «Una sirena a Manhattan» e la donna con la benda nell’occhio nel film «Kill Bill» di Tarantino... gio...