il dossier Majorana in Vaticano
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il dossier Majorana in Vaticano

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il dossier Majorana in Vaticano

Informazioni su questo libro

Il 2 marzo 2020 l'Archivio Apostolico Vaticano ha aperto alla consultazione pubblica i documenti relativi al Pontificato di Pio XII. Tra questi c'era, ma non molti lo sapevano, un piccolo dossier sull'allontanamento da casa e dall'Università di Napoli, dove insegnava, del fisico Ettore Majorana nel marzo 1938. Il dossier Majorana in Vaticano racconta cosa contiene quel dossier integrandolo con documenti e notizie di altra provenienza e confermando che Ettore Majorana è morto nel 1939, alcuni mesi prima che il dossier Vaticano fosse chiuso per la fine del suo scopo: Circa la sua scomparsa. Il dossier Vaticano è stato attivo per circa due anni, più o meno quanto è durata la fuga del fisico. La notizia ha raggiunto la famiglia Majorana e la Santa Sede con gli stessi modi e tempi; la Santa Sede non si è più occupata del piccolo caso; la famiglia Majorana, invece, lo ha fatto divenire grande, dimenticandosi di dire, per più di ottanta anni, che il suo congiunto era morto in una struttura religiosa d'accoglienza in condizioni che non ha ritenuto necessario o utile comunicare. Un libro, breve, monotematico; una bussola seria per districarsi nella misteriosa vicenda di Ettore Majorana.

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Informazioni

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LA SUPPLICA DELLA FAMIGLIA MAJORANA A PIO XII
[009r] del 26 febbraio 1940
Nel dossier Vaticano “Ettore Majorana”, la supplica della famiglia Majorana è il primo dei documenti del pontificato di Pio XII (009r), anche se, essendo datato il 26 febbraio 1940, dovrebbe essere il penultimo documento. L’ultimo essendo la risposta della Santa Sede alla supplica che chiuderà le acquisizioni del Dossier perché fosse chiaro che a far data dal 6 marzo 1940 non sarà più attivo.
Insieme con la Borsa di studio spiegano e riassumano tutta la vicenda di Ettore; gli altri documenti svolgono il ruolo dei pianetini. Sono stati pubblicati ambedue per la prima volta il 1° maggio 2020, in piena epoca di corona virus.18
Della supplica a Pio XII la famiglia Majorana ha parlato molto poco e non conosco nessuno che l’abbia vista; me compreso che ne ho intuito solo l’esistenza e ho potuto leggerla e ragionarci su solo quando il fondo Pio XII è stato aperto alla consultazione. Non si sapeva la data in cui era stata scritta e da chi, quale fosse il suo contenuto e se fosse stata mai recapitata. Si pensava che questo atteggiamento di chiusura fosse dovuto alla abituale riservatezza della famiglia, e all’inizio forse lo è stato anche per questo motivo, ma certamente non è il solo e neanche il più importante.
Su questo punto bisogna, però, essere più precisi; non c’è stato atteggiamento di riservatezza per la supplica a Pio XI che fu pensata, ragionata e scritta ma non venne mai consegnata e, quindi, non fu sottoposta all’esame del destinatario e della realtà. Quella supplica a Pio XI, insieme alle lettere della mamma Dorina e di Fermi al Duce, richiedeva , come abbiamo detto, che si facesse del tutto per ritrovare lo scomparso. Per questi motivi mi fu fatta leggere perché non collideva con nessuna delle verità che la famiglia Majorana affermava: che Ettore si stava ricercando ma non si trovava e, per gli anni a venire, che nulla si era più saputo su di lui.
Mentre, invece, ci fu fortissima resistenza non a mostrarmi la supplica diretta a Pio XII ma a farmi capire che fosse stata scritta, dovremmo dire riscritta, e che era stata realmente inoltrata; e questo per due ordini di motivi. Il primo consisteva nel fatto che nella supplica non si richiedeva più di ricercare lo scomparso perché ambedue, mittente e destinatario, erano al corrente della sua morte e la famiglia non voleva che si sapesse pubblicamente che lei fosse a conoscenza della morte del suo congiunto. Il secondo motivo risiedeva nei modi in cui venivano formulate delle richieste inessenziali da parte della famiglia di Ettore che sicuramente dispiacquero al destinatario, e di cui troviamo riscontro nei toni della sua risposta; questo sarà un aspetto che esamineremo meglio al momento dell’analisi del documento. Intanto possiamo e dobbiamo dire che il motivo principale della riservatezza sull’esistenza della supplica a Pio XII risiedeva nel completo rigetto delle sue richieste da parte del destinatario per la loro ambigua redazione; per cui fu disattesa in ogni sua richiesta; insomma si era rivelata essere un flop gigantesco, da dimenticare e non da portare a conoscenza e a vanto.
Nel 1962 ho risistemato a Rieti, nella casa di campagna dello zio Quirino Majorana, il carteggio intercorso tra lui ed Ettore, negli anni trenta, perché sembrava sul punto di essere restituito alla sua famiglia a Roma. La famiglia di Ettore glielo aveva richiesto inutilmente da molti anni, prima che Quirino morisse nel 1957. Dovettero aspettare altri due anni prima che gli eredi di Quirino si persuadessero alla restituzione, ed io ne fui il tramite nel 1964. Fu in quell’occasione che la famiglia di Ettore, forse anche per ringraziarmi, mi chiese di aiutarli ad integrare i due carteggi che portò ad una ricognizione sull’intero carteggio di e su Ettore presente nella loro casa romana. Così potei vedere le carte in possesso della sorella Maria che si era ripresa la corrispondenza tra loro intercorsa: biglietti, cartoline postali, libri con dedica ed anche un faldone con altre carte tra cui la bozza della supplica a Pio XI di cui ero a conoscenza perché mio padre me ne aveva parlato dicendomi che avrebbe dovuto portarla lui in Vaticano dal Cardinale Camillo Caccia Dominioni19 attivo nella Segreteria del Papa, essendo lui il suo Gentiluomo d’Onore.
Consegna che non fu mai fatta per le precarie condizioni di salute di Pio XI ed altre difficili situazioni. Maria ricordava con piacere l’attività svolta da mio padre per le ricerche di Ettore. Quindi io ho potuto vedere e leggere la supplica che avrebbe dovuto pervenire a Pio XI; una bozza scritta a mano, con ancora delle correzioni, quindi non era la versione finale, e di cui ricordo chiaramente il concetto delle ricerche dello scomparso che dovevano essere ampliate e approfondite e la citazione del Cardinale Caccia Dominioni come referente intermediario. Non mi fu permesso di vedere con la stessa attenzione le altre carte di cui ricordo la consistenza e l’ordine con cui erano state raccolte a cura di una persona che era in grado di valutarne l’importanza. abituata ad una vita regolata. Il faldone, comunque, conteneva anche le carte riguardanti la supplica scritta e consegnata al successore di Pio XI ma non mi fu fatta leggere né me ne parlarono in quell’occasione. Sto ricordando con precisione questi comportamenti perché spiegano meglio di un documento scritto quanto stava avvenendo, questo gioco al massacro che è durato ottanta anni. Ho potuto leggere la supplica a Pio XII solo quando le carte del suo Pontificato sono state aperte alla consultazione. Ne ho capito subito l’importanza per la diversità d’impianto da quella preparata per Pio XI, dove ancora si ricercava il fuggiasco mentre questo non si richiede, anzi tutt’altro, in quella di Pio XII, e ricondussi la causa di questa diversità all’intervento della Borsa di studio con le sue conseguenze. Quello stesso giorno passai nello studio di Salvatore ed ebbi modo di vedere il personale ordine e la quantità di documenti prodotti da lui nel suo scrivere di filosofia e il particolare ordine con cui teneva la contabilità di casa e le carte che riguardavano il dopo scomparsa di Ettore. Il risultato di questa seconda ricognizione fu la scoperta della Borsa di studio. Alcuni fogli erano già in fotocopia, Salvatore mi fece omaggio di una copia della lettera del padre Caselli, quella del 22 settembre 1939. Fu più rigido sulle altre che potei solamente scorrere con finto disinteresse; non mi fece leggere con la dovuta attenzione la sua lettera del 21 settembre; comunque anche quel dossier sembrava in ordine e completo al 1964; erano in ordine di arrivo con le più vecchie sotto le altre; c’erano delle ricevute di contabilità, vari fogli con l’intestazione della rivista Le Missioni, alcuni numeri della rivista e delle copie del numero di novembre, quello della pubblicazione dell’annuncio della Borsa. Una pila di fogli scritti a mano rovinò al suolo e dovemmo ricostruirla. Non avrei mai creduto che quel rapido incontro sarebbe stato così importante per documentare quel momento della vicenda di Ettore. Ne ho scritto raccontando come fu difficile il colloquio con Salvatore sull’argomento non ci fu verso di venire a patti con lui per divenire un poco più esplicito sugli eventi. Capendo l’importanza di quelle carte e visto l’atteggiamento totalmente negativo di Salvatore a dare spiegazioni ho cercato di aggirare l’ostacolo preferendo ricercare la copia di quei documenti nell’Archivio dei Gesuiti del Lombardo Veneto alle Fondamenta Nuove 4885 a Venezia seguendo poi tutti i cambiamenti di sede, a Gallarate, Milano, Roma e altrove, che la riorganizzazione della Compagnia di Gesù impose ai suoi Archivi. Ma fu tutto inutile. Fu in quel tempo, a inizio del 2012, che consegnai all’archivista dell’epoca a via degli Astalli in Roma, il padre Salvatore Pandolfo S.J., copia della lettera del padre Ettore Caselli a Salvatore Majorana. Finalmente ho saputo dalla nuova archivista, la dott.sa Maria Macchi la splendida notizia che aspetto da anni, che tutto il materiale riguardante la Provincia del Lombardo -Veneto è stato riunito a Roma. Si tratta di un deposito enorme di più di 200 ml di documentazione per più di tremila fascicoli. Il lavoro è già iniziato e, per il momento, senza esito. Spero di poter annoverare la Macchi tra gli altri deus ex machina che ho incontrato in questa ricerca. Aspetto, aspettiamo tutti, con fiducia perché ritrovare quel carteggio tra il padre Ettore Caselli sj e Salvatore Majorana potrebbe risolvere tutta la vicenda.
Ma, ora che abbiamo il testo della supplica a Pio XII, indagando riusciamo a fare dei progressi nella sua contestualizzazione. Per cominciare scopriamo che la supplica è stata scritta dalla sorella più piccola di Ettore, Maria, in nome della madre. Possiamo solo fare delle ipotesi su questo disimpegno dal momento che la madre Dorina non si era tirata indietro dallo scrivere una forte lettera, una supplica laica, al Duce del fascismo pochi mesi prima. Spiegare la custodia e la gestione del dossier familiare di questo documento nelle mani di Maria quand’era ancora in vita la mamma significa entrare nel pieno della vicenda, anche se non è difficile trovare una spiegazione semplice e lineare. La vicenda di Ettore nel primo periodo è molto più ricca di eventi di quanto abbiamo saputo e immaginato e, anche se stiamo lentamente comprendendola, siamo ancora lontani dall’averla completamente inquadrata. Tra il 27 luglio 1938 giorno di scrittura delle lettere di Dorina e Fermi al Duce alla fine di settembre 1939 non passano solo 14 mesi ma si passa dalla vita alla morte per Ettore, e dal purgatorio all’inferno per Dorina e il resto della sua famiglia. È possibile, per non dire naturale, che sul finire di quel periodo culminato con l’arrivo della notizia della morte di Ettore, quando, illudendosi, ancora si sperava in un suo spontaneo rientro, ci sia stato un crollo della madre che, anche se era stata una donna energica e una grande accentratrice, ora non regge più il carico della realtà e si appoggi alla collaborazione della sola figlia che le era rimasta in casa.
La supplica è arrivata in Vaticano il 26 febbraio 1940 durante una udienza generale concessa dal neo Santo Padre Pio XII al Collegio della Trinità dei Monti a Roma a cui Maria Majorana era stata presente istituzionalmente essendo lei stata alunna dell’Istituto per tutto il ciclo dei suoi studi. L’udienza era stata richiesta da mesi e si stava perdendo la speranza di ottenerla quando il venerdì 23 febbraio 1940 alle ore 14 una telefonata dal Vaticano annunzia che il Santo Padre ha fissato l’udienza per il lunedì seguente alle ore 09,30. Dunque una convocazione all’ultimo minuto, diremmo, anche se tutto l’Istituto è preparato ma non pronto all’evento. Già i dati di questa convocazione ci impongono alcune riflessioni sull’azione dei Majorana, sui tempi di scrittura e sulle modalità di consegna della supplica e sul loro modo di comportarsi in quel difficile momento.
Decidono di serrare ancora di più i ranghi. Avevano un referente nella Segreteria di Stato in Vaticano nel Cardinale Camillo Caccia Dominioni, tramite il suo Gentiluomo d’Onore l’Arch. Faustino Roncoroni ma che, secondo la famiglia Majorana, aveva la colpa di non avergli dato i ragguagli, i dettagli, della morte e delle altre notizie di cui abbisogna la madre per acquetarsi. E che non riusciranno a sapere mai anche quando lo chiederanno al Sommo Pontefice Pio XII.
Ma siccome pensavano di non poter prescindere dalla massima riservatezza e dall’avere un controllo più forte della situazione ne cercarono un altro.
Così sul finire dell’anno 1939 la famiglia di Ettore, com’era nel loro carattere, sicuri e forti della loro storia cercarono un altro contatto trovandolo in un alto prelato sempre della Segreteria di Stato, Maestro di Camera di Pio XII con la responsabilità sul cerimoniale e sulle Udienze pontificie. Sembra siano riusciti a contattarlo tramite l’Istituto del Sacro Cuore che stava cercando di avere un’udienza. Il risultato di questa sostituzione fu quello antico che, mutatis mutandis, non cambiò nulla ma creò un piccolo vespaio in Segreteria di Stato in Vaticano . Questi interventi emotivi, imprevisti e poco diplomatici non erano insoliti ai Majorana quando erano sotto pressione.20 La operazione riesce e il nuovo referente viene citato in maniera molto imbarazzante nella supplica. La mamma di Ettore che ha chiesto di incontrare il Papa Pio XII fa sapere che nell’attesa di essere ricevuta conferirà a giorni con S. E. Mons Arborio Mella per raccontare nei dettagli il suo caso doloroso; quindi, quanto sapeva sulla morte del figlio e nella speranza di sapere quei dettagli che ancora non conosce.
La supplica viene riadattata alla novità intervenuta, la morte dello scomparso, e aggiornata con il nome del nuovo referente; ma scaramanticamente nessuno vuole scrivere quella parola, morte o similari, e non si nomina e neanche si fa mai allusione ad Ettore ma molto e solo alla mamma; l’attesa per l’udienza nel dolore più cupo; e, infine, l’annunzio liberatorio ma tardivo che si può andare dal Santo Padre solo per farsi consolare. Ci si va perché è stato deciso così da tempo; ci si va, diremmo oggi cinicamente, per non perdere la priorità acquisita; ci si va perché l’occa...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. • Il Dossier Majorana in Vaticano
  6. • I documenti del pontificato di Pio XI
  7. • Intermezzo
  8. • La Borsa di studio della rivista Le Missioni della Compagnia di Gesù
  9. • I documenti del pontificato di Pio XII
  10. • L’Esposto sulla scomparsa del Prof. Ettore Majorana
  11. • La supplica della famiglia Majorana a Pio XII
  12. • La minuta di risposta del Santo Padre Pio XII
  13. • Post scriptum
  14. • Note