Un tavolino 'Ngannammare
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Un tavolino 'Ngannammare

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Un tavolino 'Ngannammare

Informazioni su questo libro

Nanni,
nel suo ultimo giorno di scuola prima del pensionamento si rifugia
nella sua oasi: il bar ‘Ngannammare.Presto
quel tavolo diventa la meta di molti suoi ex alunni o colleghi che
vogliono fargli sapere quanto abbia sia stato importante per loro,
sia positivamente sia negativamente.Non
è una storia autobiografica, ma la vita professionale dell’autore
è stata lo spunto per costruire le caratteristiche dei vari
personaggi.

Domande frequenti

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Informazioni

Tutto più chiaro che qui
Ma tu, dimmi che cosa vedi adesso tu?
Che adesso quasi non ci vedi più.
Dimmi che cosa vedi tu da lì.
Dimmi che è tutto più chiaro che qui,
tutto più chiaro che qui.
E dimmi che potrò capire,
e dimmi che potrò sapere,
e dimmi che potrò vedere,
un giorno anch’io così,
tutto più chiaro che qui.
Riavviò il lettore lasciandosi catturare dal piano di Petrucciani e pensò che fosse giunto il tempo di aggiornare la playlist caricando brani più recenti, almeno di questo secolo. Però avrebbe perso tutti i ricordi associati a ciascuno di quei pezzi.
Non avrebbe più riascoltato quei pezzi che lo accompagnarono negli anni settanta e che ora amava ascoltare quando aveva degli attacchi di nostalgia.
I nomi erano tanti ed erano soprattutto i cantautori, quelli che avevano rappresentato un faro nella sua adolescenza, la genialità di Dalla e la poesia di Guccini. Ad un certo punto scoprì Pino Daniele, ebbe il sopravvento su tutti gli altri perché cantava la napoletanità che non era lo stereotipo della trasgressione ma l’emblema della meridionalità. Ascoltare Pino che cantava la sua lingua come se fosse quella nazionale, e che tutti ascoltavano con altrettanta spontaneità, gli faceva tornare alla mente sua nonna, di secondigliano, quando mi raccontava le storie di Pulicinella, come lo chiamava lei, nel suo napoletano stretto che lui, allora quattrenne, non capiva completamente ma la cui musicalità gli era rimasta nel cuore.
E poi c’era De Gregori. riservato e senza tante enfasi riusciva ancora a sorprenderlo. Gli ricordava un maratoneta che alla partenza è nel gruppo campioni e che resta un po’ in disparte ma poi, procedendo con regolarità e metodo, distanzia gli altri sul traguardo della memoria.
Una volta lesse da qualche parte che “un’opera d’arte è un istante che, invece di volare via e svanire, si cristallizza e rimane”, ebbene quando a Nanni capitava di guardarsi alle spalle, la colonna sonora dei suoi ricordi era quasi sempre un brano di De Gregori.
«Ciao, prof».
Questa volta le voci erano due, si voltò ormai rassegnato, ma riuscì a dire solo:
«Anna e Marco? - fissò incredulo le due figure che si erano materializzate davanti ai suoi occhi - non ci posso credere».
Senza attendere un invito occuparono le due sedie vuote, Anna si avvicinò al suo prof mentre Marco restò di fronte per guardarlo con la sua solita aria da strafottente .
Nanni aveva conosciuto Marco nel 2000 quando, per una di contrazione di cattedre, dovette completare le sue ore in un liceo classico, e gli fu assegnata una terza.
Le prime lezioni furono abbastanza noiose perché Nanni era arrabbiato. Non voleva affezionarsi e voleva evitare che anche loro si affezionassero a lui perché sapeva che avrebbe lavorato con loro per un solo anno.
Nei primi mesi dell’anno scolastico il clima durante le sue lezioni era sempre pesante e i ragazzi non lo sopportavano. Poco prima di natale in sala docenti cominciò a scherzare con alcuni colleghi ed entrò in classe con un umore diverso, quel cambiamento non passò inosservato.
Quando Marco aveva voglia di dire qualcosa non si tratteneva.
«Che è successo prof, serata felice?»
In classe calò il gelo, Nanni alzò la testa dal registro e lo guardò, dopo qualche secondo sorrise e, senza dire una parola, riprese a compilare il registro. Da quel momento la situazione cambiò e le lezioni furono decisamente meno noiose.
Marco era un casinista e, come tanti ragazzi, si era fatto due calcoli: studiacchiava quasi tutte le discipline tranne due e si portava i suoi debiti formativi, tanto non comportavano alcuna penalizzazione e si passava comunque all’anno successivo.
Talvolta, però, qualcuno sbagliava i conti e rischiava molto, e quell’anno questa fu la storia di Marco. Lo scrutinio finale durò ben più dell’ora canonica e Nanni dovette lottare molto per evitare il peggio, ed alla fine riuscì a fargli avere solo i debiti in Matematica e Filosofia.
Qualche anno dopo Nanni era andato con Maria in un megastore di abbigliamento.
In quelle occasioni, si salutavano subito dopo l’ingresso ed ognuno andava nel proprio reparto, per poi ritrovarsi alla cassa.
Quel giorno Nanni non aveva voglia di fare acquisti e si limitò a girare svogliatamente fra gli scaffali, ogni tanto prendeva un capo, leggeva l’etichetta, decideva che era troppo caro e lo riappendeva.
Con la coda dell’occhio vide due ragazzi che lo stavano fissando.
«Buon giorno professor De Anna».
Riconobbe Enzo e Alberto, due compagni di classe di Marco. Fu contento, anche se non riusciva mai a dimostrarlo e dopo i primi scambi non sapeva più di cosa parlare. I ragazzi gli dissero che dopo il diploma avevano preso strade diverse, Enzo si era iscritto a farmacia perché avrebbe dovuto prendere le redini della farmacia del paese di proprietà del padre. Alberto, invece, era riuscito ad entrare in polizia e si era trasferito a Milano.
Lo guardò preoccupato e avrebbe voluto dirgli di stare attento, ma non ce la fece, e cambiò discorso.
«E Giulia ce l’ha ancora la tartaruga che le regalai?
«No prof, la fece morire dopo neanche un mese, ma non ebbe mai il coraggio di dirglielo».
«E con gli altri della classe vi vedete?»
«Sì con quasi tutti».
«Perché c’è chi è andato via?»
«C’è chi è non è più con noi», rispose Enzo con un mezzo sorriso.
«Vuoi dire che è andato all’estero?»
«No prof, proprio non è da nessuna parte. Ricorda Marco?»
«Come no».
«Si era iscritto ad ingegneria a Bari, ed aveva cominciato a farsi. L’anno scorso, ad una festa si è chiuso nel bagno e l’hanno trovato con un ago nel braccio».
Nanni li guardò impietrito, non disse nulla, ed una morsa gli strinse lo stomaco.
«Prof non lo sapeva?», chiese Andrea.
«No, come avrei potuto?»
«Ne hanno parlato tutti i giornali.»
«Questa notizia mi è sfuggita».
«Ci spiace di avergliela data noi, ma ora la lasciamo, sta arrivando sua moglie. - Maria si stava avvicinando con le buste piene - Buona sera signora, è stato un piacere rivederla prof».
Nanni li presentò e poi li lasciò andare.
Quando rimasero soli Maria si accorse immediatamente che qualcosa non andava.
«È successo qualcosa? Non ti erano simpatici?»
«No, tutt’altro. Ma mi hanno dato una terribile notizia, un loro amico di classe è stato trovato con una siringa nel braccio».
«Stai male?»
«Certo! Mi ha fatto dannare per un anno ma non gliene fregava niente. Era sfaticato ma simpatico. Non avevo molta fiducia nel suo futuro, ma così non è giusto».
Maria lasciò che gli prendesse le buste, gli prese la mano libera e in silenzio ed Raggiunsero l’auto.
Lui inforcò gli occhiali da sole anche se era già ora del tramonto.
Anna, invece, la conobbe nel 2005, anche lei era in terza, ma fu suo insegnante per poco più di un anno. Nanni divideva la cattedra con una collega ed a lui era toccata la fisica.
Anche Anna non era una studentessa modello, studiava solo quando doveva essere interrogata (perché i ragazzi questi conti li sanno fare bene e sanno sempre quando è il loro turno per essere interrogati). Riusciva a stento a strappare la sua sufficienza, ma niente di più.
Per il resto era sempre depressa e qualche amica la doveva consolare. Si diceva che avesse problemi con il suo ragazzo, ma a quell’età è una storia comune a molti.
A metà del quarto anno Anna decise di trasferirsi in un’altra scuola perché aveva bisogno di dare una svo...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Chi tene o mare
  6. La donna cannone
  7. Cosa sarà
  8. Sempre e per sempre
  9. Alice
  10. Tutto più chiaro che qui
  11. Sangue su sangue
  12. Vecchi amici
  13. Quelli che restano
  14. Generale
  15. La storia
  16. Il ragazzo
  17. Passato remoto
  18. Compagni di viaggio
  19. Quattro cani