La casa sul pizzo
eBook - ePub

La casa sul pizzo

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La casa sul pizzo

Informazioni su questo libro

La continua litigiosità dei genitori, inducono una bambina settentrionale a desiderare di fuggire il più lontano possibile dalla sua casa. L'affascina, durante una lezione di geografia, il termine "Definibus terrae" che è la definizione del punto estremo della penisola salentina. È lì che decide di andare come regalo dei suoi diciott'anni. Durante il suo itinerario pugliese si imbatte in una costruzione rurale bianca, non diversa dalle altre intorno, posta in cima a un monticello. La incuriosisce la stranezza della collocazione, si inerpica per vederla da vicino. Qui incontra il proprietario che vive la condizione di separato in casa con la moglie lesbica. La ragazza, lei stessa bisessuale, decide di restare. La convivenza dei tre è perfetta, dal momento che il mènage può essere condotto con riservatezza data la posizione fisica di quell'abitazione, definita da i paesani: la casa sul pizzo. Il concepimento di un figlio è il completamento dell'armonia di quella inconsueta famiglia, non senza le difficoltà sociali che questo comporta, dal momento che a generarlo sono l'uomo e la ragazza con la tacita consapevolezza della moglie. L'escogitare un espediente per far risultare il nascituro figlio della coppia "regolare" è la trama portante del racconto, unitamente a una riflessione più generale sulla diversità.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La casa sul pizzo di Enzo Pagano in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literatura e Crítica literaria moderna. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Il ballo zingaro
Nonostante il pancione, Claudia si era mossa frenetica per tutto il pomeriggio a preparare la valigia. Marta aveva accusato un finto mal di schiena, pur di non aiutarla in quella prematura separazione. Anziché due, sarebbero stati tre i mesi. Decisione presa dopo il consulto col ginecologo il quale aveva ravvisato quella necessità prima che la pancia crescesse ancora.
Il trolley azzurro, nuovo di zecca, era già aperto sul tavolo dal primo mattino. Marta continuava a ripeterle che fosse troppo presto per prepararlo. Claudia, invece, sosteneva che era meglio riempirlo sin da subito per evitare di dimenticare qualcosa. Di suo, in verità, c’era ben poco, mentre il grosso apparteneva al nascituro dal momento che, non potendo conoscere il sesso, avevano provveduto ad acquistare o confezionare sia indumenti rosa che celesti. Per fortuna, Davide aveva già provveduto a inviare gran parte del vestiario di Claudia alla masseria, dove Zora si era curata di sistemarlo nell’armadio. Già a mezzogiorno, era stato tutto infilato nel trolley. Marta lamentò la fretta, accusando Claudia di volerla abbandonare al più presto.
«Non ho preso io questa decisione!» urlò la ragazza mentre si affrettava, nonostante il pancione, a sistemare le ultime cose.
«Chi me lo dice che non sia stato Davide a convincere il suo amico ginecologo!» urlò pure Marta.
«Metteresti in dubbio la sua deontologia?» chiese Davide con un tono supponente.
«Oh, la deontologia!» sottolineò Marta, alludendo al fatto che avesse accettato di fare ben altro.
Davide accusò il colpo, restando zitto. Claudia si accostò a Marta per abbracciarla.
«Ti capisco» le sussurrò «starei male anch’io se fossi nei tuoi panni».
«Invece non ci sei. Mentre ti vedo da stamattina balzare da un punto all’altro della casa, con la frenesia di una che vuole fuggire...» piagnucolò.
Claudia non replicò. In effetti, non aveva fatto niente per non dimostrare la fretta di andare via. Una smania non motivata da una fuga da quella casa dove aveva trascorsi giorni felici, ma la semplice curiosità di conoscere un altro mondo, quello nomade al quale sentiva di appartenere. Fu quello il primo pensiero che le venne davanti alla scuola quando non trovò nessuno ad attenderla. C’era la solita zingara a elemosinare, lei restò a guardarla col desiderio che potesse rapirla, così come dicevano in giro. Che la potesse portare in un altrove lontano dalla sua casa. Ora, per incanto, tutto stava avvenendo. Anche per lei un ricorso mentale a qualcosa di fortemente desiderato: la totale libertà. Chiese scusa alla sua compagna, non senza provare un senso di colpa.
•
La discesa fu per Davide più faticosa di quanto avesse potuto immaginare. Teneva il trolley sollevato con una mano, non potendolo trascinare su un terreno umido e sconnesso. Con l’altro braccio provvedeva a sostenere Claudia che si appoggiava con forza, nel timore di cadere. Si fermarono cinque volte, lungo il percorso. Nell’ultimo tratto, fu raggiunto da Kahlo che volle aiutarlo, non prima di aver rivolto un ossequioso saluto a Claudia:
«Buongiorno signora»!
Claudia rise. Era la prima volta che riceveva quell’appellativo, non le spiacque.
Marta non volle vederli partire. Era rimasta chiusa in camera col desiderio di restarci finché non fosse ritornata. Prese il cuscino di Claudia lo annusò con un profondo respiro ponendoselo, poi, sotto la sottana.
Già da lontano, quella casa le parve davvero un castello, per quant’era enorme. Sullo spiazzo antistante c’era già Zora ad attenderla, senza i bambini. Le andò incontro verso la macchina. Claudia restò colpita dalla straordinaria bellezza e dalle sue movenze flessuose, le venne una gran voglia di abbracciarla. Invece, Zora pose una mano sulla pancia, guardandola fissa negli occhi, dopo una lunga pausa, disse con un dolcissimo tono di voce:
«É femmina, ha occhi verdi come foglia di albero».
A Claudia le parve normale che quella frase fosse stata pronunciata con quel tono e quella cadenza poetica. L’abbracciò stretta a sé.
«Piano!» le consigliò Zora «Tu non schiacciare piccola» sorrise, mostrando una dentatura bianca, splendente, come non aveva mai visto.
Si avviarono verso casa, tenendosi abbracciate. Zora volle accoglierla con una frase gentile:
«Questa ora tua casa» disse, felice di accoglierla.
Ancora quello smagliante sorriso, ancora una frase poetica di sole quattro parole che sarebbero suonate banali in un altro contesto. Claudia sentì qualcosa vibrarle dentro, una sensazione di intimo benessere provato solo in alcune circostanze: quando si innamorava di qualcuno.
«Grazie...» sussurrò, incapace di aggiungere altro.
«Grazie a te, io sono fortunata di conoscere te» rispose Zora con la solita musicalità nel tono.
La ragazza gitana era davvero felice. Lo mostravano i suoi occhi, le sue mani, la sua bocca, l’intero corpo che sembrava sospeso su quella gonna ampia e colorata. Claudia non riusciva a pronunciare alcuna parola, le sue labbra, semiaperte, restavano immobili a contemplare estasiate il miracolo che le cingeva il fianco.
Davide la osservò, dubbioso se l’avrebbe mai più portata via da quel posto. Questo rafforzava la sua idea del trasferimento. La salutò baciandola sulla bocca e dicendole che per questo primo giorno fosse bene che lui tornasse presto da Marta, mentre lei avrebbe avuto il tempo di familiarizzare con Zora. Lei assentì, contenta che potesse restare sola con giovane Rom.
Per prima cosa visitarono la stanza da letto che era al piano di sopra. Dalla finestra Zora le mostrò il suo campo e le indicò la sua roulotte. Un fumo bianco, appena smosso da un leggero vento, si sollevava dal centro dell’accampamento. Intorno al fuoco alcuni ragazzini giocavano a rincorrersi mentre un gruppo di donne era riunito a discutere su qualcosa di importante, sembrò a Claudia, per come gesticolavano. Zora colse la curiosità.
«Oggi prepariamo grande festa per te».
A Claudia le sembrò eccessivo che questo potesse accadere.
«Non è possibile che voi facciate questo per me...»
«Tu non preoccupa, noi popolo Rom piace cantare, suonare, ballare» la interruppe Zora.
Le sembrò sincera. Voleva dire, col suo linguaggio, che la sua gente non perdeva occasione per festeggiare.
•
Al campo fu accolta con un allegro entusiasmo di tutta la comunità. Per primo giunse un gruppo numeroso di bambini, tra questi, i figli di Zora: Nicola, Stefano, Sofia e Gabriella. I loro nomi erano italiani perché erano nati tutti in Italia, le spiegò Zora. A seguire, le donne: tutte belle, anche quelle un po’ grasse che Claudia non gradiva. Gli uomini si tenevano discretamente da parte, limitandosi a salutare con la mano. Raggiunsero la roulotte della ragazza. L’interno era colmo di oggetti di varia natura: cuscini ricamati di diversi colori, un enorme vaso di rame, un samovar con rispettiva teiera, scialli con decorazioni floreali e quant'altro. Il letto matrimoniale, ricoperto con un copriletto di raso rosso, occupava il fondo del piccolo ambiente mentre dei letti ribaltabili erano posti lungo i bordi; infine, la cucina, che era stata ricavata in un angolo, si componeva di un lavabo di acciaio con accanto il piatto cottura a gas a tre soli fornelli. Zora le spiegò che la cottura della carne o pesce avveniva sempre sul fuoco a legna posto all’esterno. Tutto era al proprio posto, anche se l’insieme dava l’impressione di disordine. Zora mise a bollire dell’acqua in un pentolino con l’intenzione di preparare una tisana di lavanda; bevanda che bevvero, sedute una accanto all’altra, sul bordo del letto matrimoniale. La vicinanza dei corpi indusse Claudia a cercare un maggior contatto, spingendo la sua coscia contro quella di Zora che non la scostò, ma ne aumentò l’aderenza allargando la sua mentre con la mano le carezzava la pancia, lei ricambiò sfiorandole la guancia col dorso della mano, si sorrisero; Claudia le chiese:
«Dormirai con me stanotte»?
Zora si rabbuiò, rispose piano:
«Io non piace dormire tua casa...» abbassò lo sguardo.
Claudia restò in silenzio, in attesa che proseguisse il discorso, anche se sapeva già di quel rifiuto anticipatole da Davide.
Zora sollevò la testa, guardò negli occhi Claudia, mormorò:
«Casa di muro troppo grande, ho paura...» non proseguì.
Claudia le prese una mano, parlò piano per non intimidirla.
«Ci sarò io al tuo fianco... a proposito, i bambini?» si ricordò.
«I bambini da oggi dormiranno sempre in altro camper, quello di mia sora».
«Sorella, vuoi dire»?
«Sì, quello».
«Tu dormi qui con tuo marito»?
«No. Ora Kahlo dorme con suo padre vecchio, malato, in altro camper».
Claudia guardò intorno, non era il meglio per i suoi gusti, ma la cosa più bella le sarebbe stata accanto.
«Quando inizia la festa»?
«Quando è buio. E poi tutta la notte, sino quando uomini tutti ubriachi» rise.
«Bene, sarà tardi per me. Resto a dormire qui».
Gli occhi di Zora brillarono più di quanto già non brillassero, urlò:
«Brava sorella, tu grande amica!» l’abbracciò.
Da fuori proveniva il suono lungo di una sola corda di violino, seguita da una seconda, terza e quarta. Poi il tocco secco di quelle di una chitarra che si accordavano con il violino. Due voci roche, maschili, si scambiavano delle frasi incomprensibili. Zora la informò:
«Sono nostri musicisti, molto buoni».
«Sì, avevo capito» rispose Claudia, ricordando i suoi primi accordi col violino, abbandonato per la pittura.
Zora cominciò a spogliarsi per cambiarsi l’abito. Si sfilò l’ampia camicetta bianca, non aveva reggiseno, due mammelle sode con dei grossi capezzoli scuri meravigliarono Claudia per la loro perfezione. Poi provvide a togliersi la gonna, non indossava nemmeno le mutande, le natiche erano di una rotondità statuaria, così le sue cosce. Claudia stupita da un corpo così perfetto e levigato, le chiese:
«Quanti anni hai»?
«Ventitré» rispose subito.
«E hai già quattro figli»?
«Anche tu hai cominciato presto, alla mia età avrai già un figlio di cinque anni».
«Già, è vero» rispose Claudia, meravigliandosi di come avesse saputo della sua età. Lo chiese. Zora rispose subito:
«Non facciamo entrare nessun gagé piccolo in nostra famiglia. Kahlo ha chiesto tua età al gagè grande che ti ha accompagnato. Diciotto anni, ha detto lui. Sei grande anche tu».
«Quasi diciannove» precisò Claudia.
«A te piace anche femmine...»
Claudia rimase stupita da quella affermazione pronunciata senza alcuna malizia, chiese:
«Questo come fai a saperlo, non può averlo detto Davide».
«Noi donne Rom siamo sensitive...» rise, per poi aggiungere «bugia, noi non conosciamo verità degli altri, fingiamo di leggere mano».
«Quindi?» chiese sorpresa Claudia.
«Sappiamo leggere occhi, però...»
«Cioè»?
«Tuoi occhi guardano mio corpo come voglia di maschio» ammiccò.
«Sì, è vero. Sei bellissima, mi piaci tanto» allungò la mano per tirare verso sé quel corpo ancora nudo. Poggiò una guancia sul suo ventre, socchiuse gli occhi per meglio sentire il solo odore. Z...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Un viaggio al termine della terra
  6. La casa sul pizzo
  7. Tristi amori
  8. Un po’ meno di mille e una notte
  9. La pecora di zio Nicola
  10. L’imperatrice della seta
  11. C’era una volta la prima volta
  12. La storia della Storia
  13. Dei corpi e quant’altro
  14. Tre vite
  15. Gli abitanti dei piani alti
  16. La calce
  17. Mi specchio, dunque sono
  18. Un figlio
  19. Il tempo e lo spazio
  20. Dal cielo all’inferno
  21. Il burqa
  22. L’origine di tutto
  23. Il dipinto en plain air
  24. La visita
  25. Le ricerche antropiche
  26. Degli amori d’altri tempi
  27. Non c’è dialogo tra noi
  28. Quadro di un interno
  29. Un insolito quartetto
  30. L’uomo con i capelli tinti
  31. Il quinto comandamento
  32. Nessun luogo
  33. Il bouquet di violette
  34. Le certezze
  35. Una discesa pericolosa
  36. La masseria
  37. Il ballo zingaro
  38. La luna calante
  39. L’ultimo quarto
  40. Il rigurgito
  41. La mammana
  42. Lassù qualcosa ci è ignoto
  43. Puta gitana
  44. Un’illusione