Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus
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Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus

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Le vite minori dell'Historia Augusta. D. Septimius Clodius Albinus

Informazioni su questo libro

In questo saggio si ricostruisce la vicenda di D. Septimius Clodius
Albinus (147-197 d.C.) alla luce delle fonti antiche con particolare
riguardo alla biografia dedicatagli dall'Historia Augusta. Il ritratto
che ne scaturisce è quello "d'un sénateur digne, homme vertueux et bon
officier" (Bertrand-Dagenbach) riflesso dell'ideologia conservatrice che
permea l'intera silloge sia sul piano concettuale che su quello
linguistico-letterario. La raccolta, pur con tutte le cautele legate al
carattere mendace e fuorviante che la caratterizza, è una fonte da non
scartare aprioristicamente a confronto di quelle più autorevoli quali,
in particolare, Dione ed Erodiano; in quest'ottica anche l'esame delle
vite minori può offrire un contributo alla comprensione della natura e
dell'usus scribendi dell'opera che, unitamente al mito e alle sue
rielaborazioni, costituisce il tema di ricerca dell'autore, cultore
della materia presso l'Ateneo cagliaritano (SSD. 10/D3).

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Informazioni

Anno
2021
Print ISBN
9791220321945
eBook ISBN
9791220323598
Argomento
Education
Il testo della Vita Clodii Albini di Giulio Capitolino
[1, 1] Uno eodemque prope tempore post Pertinacem, qui auctore Albino interemptus est46, Iulianus a senatu Romae, Septimius Severus ab exercitu in Syria47, Pescennius Niger in oriente, Clodius Albinus in Gallia imperatores appellati. [2] Et Clodium quidem Herodianus dicit Severi Caesarem48 fuisse. Sed cum alter alterum indignaretur imperare nec Galli ferre possent aut Germaniciani exercitus, quod et ipsi suum specialem principem haberent, undique cuncta turbata sunt. [3] Fuit autem
Clodius Albinus familia nobili, Hadrumetinus tamen49 ex Africa. [4] Quare sortem illam, qua Severum laudatum in Pescennii vita50 diximus, ad se trahebat, nolens intellegi «pessimus Albus», quod eodem versu continebatur, quo et Severi laus et adprobatio Nigri Pescennii. [5] Sed priusquam vel de vita eius vel de morte dissero, etiam hoc dicendum est, quod eum nobilem fecit.
[1, 1] Dopo Pertinace, il quale venne eliminato su istigazione di Albino, furono acclamati pressoché contemporaneamente come imperatori: Giuliano a Roma, da parte del senato, Settimio Severo in Siria, Pescennio Nigro in Oriente e Clodio Albino in Gallia ad opera dell’esercito. [2] Ed Erodiano sostiene pure che Clodio sia stato Cesare durante il regno di Severo. Ma visto che l’uno non poteva sopportare il fatto che fosse l’altro a comandare né potendolo tollerare gli eserciti dei Galli o dei Germani, dato che pure essi avevano un particolare proprio principe da appoggiare, dappertutto si registrò un turbamento generale. [3] Clodio Albino ebbe nobili natali, sebbene fosse Adrumetino, originario dell’Africa. [4] Per questo motivo considerava a proprio favore quell’auspicio nel quale Severo era oggetto di lode, come dicemmo nella biografia di Pescennio, non volendo prendere in esame il riferimento al «pessimo Albo» presente nello stesso verso in cui apparivano sia la lode di Severo sia la celebrazione di Pescennio Nigro. [5] Ora però, prima che io mi accinga alla narrazione della sua vita e della sua morte, si deve dire anche il motivo che contribuì a renderlo famoso.
[2, 1] Nam ad hunc eundem quondam Commodus, cum [eum] successorem Albino daret, litteras dederat, quibus iusserat, ut Caesar51 esset. Exemplum indidi: [2]
«Imperator Commodus Clodio Albino. Alias ad te publice de successione atque honore tuo misi, sed hanc familiarem et domesticam, omnem, ut vides, mea manu scriptam, qua tibi do facultatem, ut, si necessitas fuerit, ad milites prodeas et tibi Caesareanum nomen adsumas. [3] Audio enim et Septimium Severum et Nonium Murcum male de me apud milites loqui, ut sibi parent stationis52 Augustae procurationem. [4] Habebis praeterea, cum id feceris, dandi stipendii usque ad tres aureos liberam potestatem, quia et super hoc ad procuratores meos litteras misi, quas ipse signatas excipies signo Amazonio53 et, cum opus fuerit, rationalibus dabis, ne te non audiant, cum de aerario volueris imperare. [5] Sane ut tibi insigne aliquod imperialis maiestatis acced<at, i> am habebis utendi coccini pallii54 facultatem [me] praesentem55 et ab me et cum mecum fueris, habiturus et purpuram56 sed sine auro, quia ita et proavus meus Verus57, qui puer vita functus est, ab Hadriano, qui eum adoptavit, accepit».
[2, 1] Un tempo, infatti, allorché Commodo voleva sostituire Albino, l’imperatore aveva spedito proprio a costui una lettera in forza della quale egli assumesse il titolo di Cesare. Eccone la copia: [2] «L’imperatore Commodo a Clodio Abino. Altre missive, di carattere pubblico, ti ho inviato riguardo la tua sostituzione e l’onore che ti spetta, ma questa te la mando in forma personale e amichevole, interamente scritta di mia mano, come puoi vedere; con questa io ti attribuisco il potere per cui, in caso di necessità, tu possa presentarti ai soldati ed assuma il titolo di Cesare. [3] Sento infatti dire che sia Settimio Severo sia Nonio Murco parlino male di me ai soldati, al fine di ottenere l’elezione alla carica imperiale. 4] Se farai ciò, avrai inoltre la libera possibilità di elargire lo stipendio sino ad una cifra di tre aurei, visto che anche su questo punto ho inviato lettere ai miei procuratori: tu stesso ne riceverai con la raffigurazione di un’Amazzone e, quando ce ne sarà bisogno, le darai ai funzionari, perché ti ubbidiscano allorquando vorrai assumere delle decisioni circa l’erario. [5] Inoltre, perché ti spetti un qualche elemento distintivo della dignità imperiale, avrai già da subito la facoltà di servirti del mantello rosso sia quando ti troverai separato da me sia quando sarai assieme a me, per poi indossare anche la porpora ma senza l’oro, poiche così anche Vero, il mio bisnonno, che morì prematuramente, la ricevette da Adriano che lo aveva adottato».
[3, 1] His litteris acceptis A<lbinus> facere id, quod iubebat, noluit, videns Commodum propter mores suos, quibus rem pub. perdiderat et se dedecoraverat, quandocumque feriendum et timens, ne ipse pariter occideretur. [2] Extat denique illius contio, qua, cum accepit imperium et quidem Severi, ut quidam, voluntate firmatum, huius rei memoriam facit. [3] Cuius hoc exemplum est: «Invitum me, conmilitones, ductum ad imperium etiam illud probat, quod Commodum donantem me Caesareano nomine contempsi; sed et vestrae voluntati et Severi Augusti parendum est, quia credo sub homine optimo et viro forti posse bene rem p. regi». [4] Nec negari potest, quod etiam Marius Maximus dicit, hunc animum Severo primum fuisse, ut, si quid ei contingeret, Pescennium Nigrum et Clodium Albinum sibi substitueret. [5] Sed postea et filiis iam maiusculis studens et Albini amori invidens sententiam mutasse atque illorum utrumque bello oppressisse, maxume precibus uxoris adductus. [6] Denique Severus eum et consulem designavit, quod utique nisi de optimo viro non fecisset, homo in legendis magistratibus diligens.
[3, 1] Avuta questa lettera, Albino non volle fare ciò che l’imperatore disponeva immaginando che Commodo, a causa dei suoi costumi, con i quali aveva portato lo Stato alla rovina e disonorato se stesso, in ogni momento potesse essere eliminato e temendo egli stesso di essere ucciso con lui. [2] È inoltre documentato il suo discorso, allorquando fu elevato al potere imperiale - per giunta, a giudizio di alcuni, rafforzato dal consenso di Severo -, nel quale egli ricorda questo fatto. [3] Questa ne è la copia: «Contro la mia volontà, commilitoni, sono stato innalzato all’impero come dimostra anche il mio rifiuto allorquando Commodo mi attribuì il titolo di Cesare; ma è necessario ubbidire alla vostra volontà e a quella di Severo Augusto, dal momento che credo come lo Stato possa essere ben governato avendone le redini una persona dabbene e che sia anche un uomo di polso». [4] Né si può confutare, cosa che testimonia pure Mario Massimo, come questa fosse l’originaria intenzione di Severo cioè che, se gli fosse accaduto qualcosa, gli succedessero Pescennio Nigro e Clodio Albino. [5] Ma poi e adoperandosi a favore dei figli già cresciuti e provando invidia per il favore che Albino riscuoteva, aveva mutato opinione e fatto fuori in guerra entrambi, spintovi in modo particolare dalle istanze della consorte. [6] Del resto Severo lo nominò anche console, cosa che non avrebbe mai fatto se non per un uomo capace, essendo egli attento nella cernita dei magistrati.
[4, 1] Sed ut ad eum redeam, fuit, ut dixi, Albinus Hadrumetinus oriundo, sed nobilis apud suos et originem a Romanis familiis58 trahens, Postumiorum scilicet et Albinorum et Ceioniorum. [2] Quae familia hodie quoque, Constantine maxime, nobilissima est et per te aucta et augenda, quae per Gallienum et Gordianos plurimum crevit. [3] Hic tamen natus lare modico, patrimonio pertenui59, parentibus sanctis, patre Ceionio Postumo, matre Aurelia Messalina, primus suis parentibus fuit. [4] Cum exceptus utero, quod contra consuetudinem puerorum, qui nascuntur et solent rubere, esset candidissimus, Albinus est dictus. [5] Quod verum esse patris epistula ad Aelium Bassianum tunc proconsulem Africae data designat, adfinem, quantum videtur, eorum ipsorum. [6] Epistula Ceioni Postumi ad Aelium Bassianum: «Filius mihi natus est VII. kal. Decembres, ita candidus statim toto corpore, ut linteamen, quo exceptus est, vinceret. [7] Quare susceptum eum Albinorum familiae, quae mihi tecum communis est, dedi, Albini nomine inposito. Fac, ut rem publicam et te et nos, ut facis, diligas».
[4, 1] Per ritornare, però, a lui, come dissi, Albino era originario di Adrumeto, ma nobile in quella terra e discendente da famiglie romane, quali cioè quelle dei Postumii, degli Albini e dei Ceionii. [2] Questa famiglia anche oggi, o sommo Costantino, è assai celebre ed è stata accresciuta ad opera tua e lo sarà in futuro, come lo fu in passato per merito di Gallieno e dei Gordiani. [3] Pur tuttavia costui nacque in una casa modesta e poco abbiente, da genitori esemplari per virtù, Ceionio Postumo il padre, Aurelia Messalina la madre, e ne fu il loro primogenito. [4] Una volta estratto dal grembo materno, poiché - a differenza dei piccoli che venuti alla luce hanno solitamente un colorito rubizzo - era di carnagione chiarissima, venne detto Albino. [5] Che ciò sia vero lo attesta una lettera inviata dal padre ad Elio Bassiano, all’epoca proconsole dell’Africa e - a quanto sembra - loro parente. [6] Questo il testo della lettera di Ceionio Postumo ad Elio Bassiano: «Il 25 novembre mi è nato un figlio, da subito così chiaro per tutto il corpo da sopravanzare in candore il panno di lino nel quale venne fasciato. [7] Per questo motivo l’ho ascritto nella famiglia degli Albini, alla quale apparteniamo entrambi, dopo avergli imposto il nome di Albino. Ti esorto a continuare ad amare lo Stato, te stesso e noi».
[5, 1] Hic ergo omnem pueritiam in Africa transegit, eruditus litteris Graecis ac Latinis mediocriter, quod esset animi iam inde militaris et superbi. [2] Nam fertur in scolis saepissime cantasse inter puerulos:
«arma amens capio, nec sat rationis in armis»60, repetens:
«arma amens capio».
[3] Huic multa imperii signa, cum esset natus, facta dicuntur; nam et bos albus purpureis ad plenum colorem cornibus natus est, quod mirandum fuit cum cornibus <tum colore>. [4] Quae tamen in tempio Apollinis Cumani ab eodem posita iam tribuno diu fuisse dicuntur, quod, cum illic sortem de fato suo tolleret, bis versibus eidem dicitur esse responsum:
«hic rem Romanam magno turbante tumultu
sistet eques, sternet Poenos Gallumque rebellem»61.
[5] Et in Gallia quidem eum multas gentes domuisse constat. Ipse autem suspicabatur de Severo sibi praedictum «sternet Poenos», quod Septimius Afer esset. Fuit et aliud signum futuri imperii. [6] Nam cum Caesareana familia hoc speciale habuerit, ut parvuli domus eius in testudineis alveis lavarentur, nato infantulo testudo ingens patri eius munere piscatoris adlata est: [7] quod ille homo litteratus omen accipiens et testudinem libenter accepit et eam curari iussit atque infantulo ad excaldationes pueriles dicari, nobilitandum etiam hinc sperans. [8] Cum rarum esset aquilas in his locis videri in quibus natus est Albinus, septima62 eius die hora convivii, quod celebritati pueri deputabatur, cum ei fierent nomina, septem aquilae parvulae de nidis adlatae sunt et quasi ad iocum circa cunas pueri constitutae: ne hoc omen pater abnuit, iussit63 aquilas ali et diligenter curari. [9] Accessit omen, quod, cum pueri eius familiae russulis fasciolis inligarentur, quod forte lotae atque udae essent russulae fasciolae, quas mater praegnas paraverat, purpurea matris [fascea] inligatus est fascea: unde illi ioco nutricis etiam Porfyri64 nomen inditum est. [10] Haec atque alia signa imperii futuri fuere. Quae qui volet nosse, Aelium Cordum65 legat, qui frivola super huius modi ominibus cuncta persequitur.
[5, 1] Costui, dunque, visse l’intera fanciullezza in Africa, con una mediocre istruzione nelle lettere greche e latine, dato che già da quel tempo mostrava di possedere un animo gagliardo e fiero. [2] Si racconta, infatti, che fosse solito cantare nelle scuole tra i fanciulli:
«Le armi, fuori di me, brandisco, né c’è ragione nelle armi», replicando:
«Le armi impugno come un folle».
[3] Una volta nato, ci furono - a quanto si racconta - molti prodigi che ne preannunziavano il potere imperiale; infatti fu generato un vitello bianco le cui corna erano di un intenso color porpora, cosa che destò stupore non solo per le corna ma anche per il colore. [4] Queste corna, inoltre, depost...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Premessa
  6. Clodio Albino: profilo storico-biografico
  7. La biografia di Clodio Albino negli ShA: il processo compositivo e l’articolazione narrativa
  8. Il testo della Vita Clodii Albini di Giulio Capitolino
  9. Testimonianze epigrafiche
  10. Testimonianze numismatiche
  11. Testimonianze iconografiche
  12. Bibliografia
  13. Luoghi citati
  14. Abbreviazioni