Le grandi religioni dal conflitto al dialogo
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Le grandi religioni dal conflitto al dialogo

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Le grandi religioni dal conflitto al dialogo

Informazioni su questo libro

Gruppi di escursionisti salgono per diversi sentieri verso la medesima
vetta e, aizzati dalle loro guide, si combattano accusandosi di aver
sbagliato colpevolmente strada. è questo l'insensato comportamento
ancora presente tra e persino all'interno delle religioni, soprattutto
monoteiste, con accuse tanto più aspre quanto più indimostrabili sono le
"sacre verità" da difendere.
L'attuale mescolanza etnica e religiosa dei popoli dovrebbe invece
spingerli a riconoscere a tutti il diritto di considerare la propria
religione l'unica vera, rispettando però chi crede vera una religione
diversa. Infatti il Dio unico e misericordioso oggetto di fede comune
non può aver creato gli uomini per poi metterne la maggior parte su una
falsa pista e infine condannarli. Eppure è questo ciò che molti
monoteisti implicitamente pensano. Ma è mai possibile credere a un
simile inganno e sentirsi solidali solo con chi ci somiglia?
A tale domanda il libro cerca di rispondere dopo essersi soffermato sui
valori e le strumentalizzazioni delle principali religioni e sugli
orrori delle "religioni laiche" dei moderni totalitarismi, con ampi
riferimenti ai grandi personaggi di ogni tempo.

Domande frequenti

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Informazioni

I - LE RELIGIONI NEL MONDO
"E' Dio che ha creato l'uomo o è l'uomo che ha creato Dio?". La domanda nasce spontanea di fronte alla larghissima diffusione del fenomeno religioso nel mondo. Essa tuttavia potrebbe, in termini meno paradossali, essere così riformulata: è stata la misteriosa attrazione verso un'insondabile entità generatrice dell'universo a spingere gli uomini a credere in una causa prima di tanto prodigio oppure è l'uomo stesso che ha generato in sé l'idea di un dio creatore per dare significato e speranza alla sua tribolata esistenza?
Pur nella loro radicalità le due alternative non sembrano tutto sommato tra loro incompatibili potendo risultare vere entrambe. E' possibile infatti pensare che l'istinto religioso nasca nell'uomo sia dal proprio naturale desiderio di infinito che lo spinge verso l'idea di un suo incommensurabile creatore sia dal proprio bisogno di senso e di rassicurazione di fronte alle minacce del mondo esterno e all'incapacità, ancora oggi nonostante i progressi della scienza, di controllarlo e di afferrarne l'infinita complessità.
Sia detta spinta interiore, sia tale sensazione di inadeguatezza contribuiscono insieme a formare, unico fra gli esseri viventi, l'homo religiosus. Tali fattori infatti, generando grande inquietudine esistenziale, costituiscono da sempre forte motivo di riflessione per tutte le filosofie e le religioni che si sono interrogate sul significato e sulla vera finalità della vita, umana e non. Secondo diversi pensatori questa sarebbe un misterioso sogno a occhi aperti poiché, anche se la nostra presunzione ci fa ritenere il contrario, tutti noi abbiamo della realtà una visione estremamente limitata e nebulosa. Infatti, i sensi della vista, dell'udito e dell'olfatto, ignorando un'infinità di altri fenomeni, ci permettono rispettivamente di percepire soltanto una gamma molto ristretta dello spettro luminoso, delle frequenze sonore e delle innumerevoli particelle sospese nell'aria, mentre i pochi etti della fragile ma straordinaria materia grigia racchiusa nella nostra scatola cranica sono una rice-trasmittente certamente prodigiosa ma sufficiente a sintonizzarci soltanto con una porzione piccolissima della realtà che ci circonda e di quella di cui siamo composti. Realtà che pertanto rimane per noi sostanzialmente inafferrabile, soprattutto nelle sue tre dimensioni nelle quali si colloca: la dimensione dell'infinitamente grande intuibile quando ammiriamo la volta celeste, quella dell'infinitamente piccolo nella quale precipitiamo quando, davanti a un granello di sabbia, riflettiamo sulle infinite parti in cui esso è idealmente scomponibile, e l'infinita lunghezza di quel misterioso nastro trasportatore che chiamiamo tempo e che ci trascina irresistibilmente in avanti tenendoci però sempre confinati in un minuscolo remoto angolo dell'eternità. In simili pensieri, diceva il grande poeta-filosofo Giacomo Leopardi “per poco il cor non si spaura". Solo che, essendo tutti noi incollati alla biglia roteante del nostro pianeta e abituati alle anguste pareti della nostra prigione sensoriale, finiamo per accontentarci dei limitati spazi che ci sono consentiti, tanto da trovarli tutto sommato abbastanza confortevoli.
Le religioni da parte loro cercano con le proprie antenne spirituali di supplire come possono a questo umane spaesamento, riuscendo comunque - nonostante le deleterie strumentalizzazioni da esse subite e cercate - a confortare le angosce esistenziali degli umani durante il loro cammino verso il mistero, coinvolgendoli in una visione trascendente da esse evocata sia attraverso la predicazione delle verità di fede, sia mediante la suggestione dei riti, delle immagini, dei paramenti sacri, dei canti.
Va comunque osservato al riguardo che l'intensa suggestivo dei riti e la grandiosità dei luoghi di culto spesso riservati alle religioni - tra le quali e soprattutto quella cattolica con il suo splendore barocco - non sono stati concepiti dai capi religiosi in funzione solo della salvezza dei fedeli ma anche, e forse soprattutto, e per imporre loro l'ascendente non solo spirituale ma anche temporale delle gerarchie sacerdotali.
Oggi nessuno si stupisce, trovandole "naturali" e scientificamente motivate, delle straordinarie condizioni nelle quali tutti insieme viaggiamo a bordo del nostro pianeta. Il quale, pur nel suo vorticoso procedere intorno alla splendente fonte di ogni esistenza, ne viene mantenuto alla giusta distanza, senza allontanarsene né precipitarvi dentro, dalle ferree leggi fisiche di misteriosa origine assegnate alla nostra galassia, capaci anche di generare, con stupefacente puntualità ed equilibrio lungo l'insondabile asse del tempo, le stagioni, il giorno e la notte. E' come se ci trovassimo tutti su un aereo in volo, seduti e protetti da una grande organizzazione che ci mantiene in condizioni di apparente sicurezza per farci dimenticare che, sospesi in aria a diecimila metri dal suolo, ci muoviamo a velocità pazzesca in un equilibrio instabile su un complicato supporto mantenuto in posizione orizzontale dall'abilità e dalla lucidità di uno sconosciuto pilota. E' quindi naturale che in queste condizioni i passeggeri cerchino di tranquillizzarsi o non pensando alla loro situazione adagiandosi sull'apparente normalità oppure, i più ansiosi o curiosi, cercando di farsi un'idea sul pilota, sulla struttura dell'aereo e sul suo costruttore. Ed è appunto quello che da sempre fanno molti passeggeri di questa stupefacente navicella spaziale che chiamiamo Terra.
Il percorso spirituale dell'umanità
L'evoluzione storica delle principali fedi religiose porta ad un'osservazione generale di grande interesse: tra il VI e il IV secolo a.C. si è avuta nel mondo una eccezionale fioritura e concentrazione del pensiero filosofico e religioso, che ha indotto il filosofo tedesco Karl Jaspers a definire questa epoca come il “periodo assiale della storia". In un così relativamente breve intervallo di tempo l'umanità ha infatti compiuto un incredibile balzo nell'approfondimento della conoscenza di sé e nella sua "spiritualizzazione" (secondo la definizione dello stesso Jaspers). In tale epoca si sono infatti concentrati gli eventi spirituali più straordinari: in Cina vissero Confucio e Lao-Tse, nacquero tutte le tendenze della filosofia cinese e meditarono Mòzì, Zhuàng Zì, Lìe Yùkòu assieme a innumerevoli altri maestri. In India apparvero le Upanishad, visse Buddha e, come in Cina, furono esplorate tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo, al materialismo, alla sofistica e al nichilismo, per cui il pensiero prese a pensare sé stesso. In Iran, Zarathustra propagò l'eccitante visione del mondo come lotta fra bene e male. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti, da Elia a Isaia, a Geremia. La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito e Platone, nonché Tucidide e i grandi poeti tragici.
Tutto ciò prese forma quasi contemporaneamente in Cina, in India e nel Medio Oriente senza che alcuna di tali regioni sapesse delle altre. Si realizzò così una novità grandiosa: in tutti e tre questi mondi l'uomo prende coscienza del proprio "essere" nella sua interezza, cioè di sé stesso e dei suoi limiti, percependo con chiarezza e sgomento la terribilità del mondo e la propria impotenza di fronte alle forze della natura. Riconosce l'assoluto nella profondità della sua coscienza e nell'intuizione della trascendenza. L'umanità si pose così le domande radicali di fronte al mistero della morte, anelando alla salvezza, alla redenzione, all'immortalità del proprio io in una sorta di preparazione spirituale all'avvento del Cristianesimo, che vide infatti la propria alba spuntare da est.
E' stata insomma una grandiosa rivoluzione spirituale, alla quale solo nel XIX e XX secolo doveva seguire l'altrettanto straordinaria - nel bene ma anche nel male - rivoluzione sociale, scientifica e tecnologica tuttora in corso.
Allargando lo sguardo nel panorama della storia, quando tremila anni fa in Oriente il sole della saggezza e della civiltà già splendeva alto sull'orizzonte, si accendevano su quella terra di barbari che avremmo poi chiamato Europa le prime luci dell'alba con la nascita delle civiltà greca e poi romana. Quest'ultima sarebbe successivamente divampata per ben mille anni lasciandosi dietro, grazie anche all'avvento del Cristianesimo, radici e semi fecondi che, dopo lunga incubazione nel Medioevo, generarono la civiltà europea con le sue luci smaglianti e le spaventose tenebre. Oggi peraltro sulla nostra Europa finalmente pacificata il sole sembra tramontare lentamente continuando il suo grande giro sul continente americano per poi forse anche là declinare tornando a fecondare le terre d'Oriente, dove Cina e India, culle di spiritualità, stanno già togliendo a un Occidente spiritualmente impoverito anche il suo primato tecnologico. Il tutto all'insegna di un materialismo dilagante che minaccia di rende questo grandioso ciclo storico pericolosamente simile a un circolo vizioso.
Politeismi e culti misterici
Le concezioni religiose più antiche si ispiravano soprattutto ai fenomeni naturali e si manifestavano, con modalità differenziate, attribuendo a svariate divinità ruoli e qualità taumaturgiche corrispondenti alle specifiche necessità personali, sociali e culturali degli uomini del tempo. Sono nate così le fedi politeiste, che consacravano a ciascuna divinità feste, riti, offerte e sacrifici propiziatori, in origine anche umani.
Fino a tutta l'Età del bronzo, il senso di religiosità si esprimeva soprattutto attraverso i significati simbolici del mito, delle stagioni e del ciclo vita-morte. Nell'antichità infatti l'uomo viveva in uno stato di coscienza che si potrebbe definire sognante sperimentando con chiarezza in sé stesso la componente spirituale del mondo, da lui sentita come una realtà piena mentre invece percepiva la realtà sensibile come un'apparenza in cui si era coagulato lo spirito. Egli non chiedeva la "prova" delle verità spirituali poiché ne aveva conoscenza diretta attraverso la contemplazione. Pertanto, a differenza dell'uomo occidentale moderno - che percepisce come apparenza il mondo delle idee e come realtà piena la natura rilevata con i propri sensi - l'uomo dell'antichità considerava quest'ultima un'illusione o maya, atteggiamento che si trova ancora oggi, ma fortemente attenuato, nello spiritualità orientale.
Man mano che l'umanità dal suo antico stato di coscienza sognante si concentrava nella propria realtà terrena la comprensione spirituale del mondo si restringeva nell'animo di pochi privilegiati, i quali finivano quindi con l'isolarsi nelle cosiddette Scuoie misteriosofiche, dove le verità spirituali esoteriche rimanevano gelosamente custodite dai maestri e dai loro ben selezionati discepoli, restando quindi inaccessibili alle masse. A queste arrivavano solo alcune sentenze molto sagge ma enigmatiche e poco utilizzabili nella pratica, del tipo "Conosci te stesso" e "Niente di troppo" incise anche sui frontoni dei templi. Il popolo rimaneva così all'oscuro della saggezza dei maestri (chiamata per questo esoterica) e veniva quindi da essi guidato soltanto per mezzo di regole e precetti religiosi, miti allegorici, tavole di leggi, riti misterici e così via.
La situazione di ignoranza spirituale in cui venivano
lasciate le masse favorì, soprattutto in Grecia, l'affermazione di filosofi liberi pensatori e scettici. Essa fece invece precipitare la Roma imperiale nel "cesarismo", che innalzò Cesare a un livello
quasi divino costringendo i suoi poco evoluti sudditi ad adorare imperatori despoti ubriacati dalla propria sconfinata superbia.
In detta epoca l'umanità conobbe comunque una crescita abbastanza diffusa della propria dimensione spirituale, cosa che favorì in varie forme anche lo sviluppo della sua religiosità. La quale, in una visione sostanzialmente panteistica e ricca di miti e simbolismi, portò gli uomini del tempo a confrontare l'incombente mistero della morte con quello della natura e in particolare con i poteri rigeneratori del sole e della terra. Infatti, storicamente il fenomeno religioso è nato proprio dalla capacità dell'uomo, in ogni epoca, di estasiarsi di fronte al prodigio della natura e della propria esistenza. Gli uomini dell'antichità, anche in virtù della loro innata spiritualità, furono quindi portati a credere quasi istintivamente alla possibilità di una vita ultraterrena e quindi all'esistenza di una realtà trascendente immateriale che la giustificasse. L'idea alternativa del nulla dopo la morte non sembrava loro accettabile né tanto meno desiderabile poiché lasciava ad essi unicamente la ben magra consolazione di continuare a esistere solo nel "futuro passato" dei labili ricordi di qualche persona cara.
L'uomo moderno occidentale ha invece perso la facoltà di percepire istintivamente l'essenza spirituale del mondo. E ciò non solo a causa come detto della propria diminuita sensibilità specifica ma anche perché il suo animo è zavorrato da infiniti problemi pratici e dalle assillanti seduzioni consumistiche. Aspetti che lo coinvolgono a fondo spingendolo verso una visione materialista della vita che gli rende difficile e qu...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. PREMESSA
  6. I - LE RELIGIONI NEL MONDO
  7. II - L'ORIGINE DEI CONFLITTI RELIGIOSI
  8. III - I CONFLITTI RELIGIOSI IN EUROPA E MEDIO ORIENTE
  9. IV - RELIGIONE E CAPITALISMO: LA CRUNA E IL CAMMELLO
  10. V - NECESSITA' DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO
  11. ELENCO DEI NOMI CITATI