Botola 1.
Il PCB e Prestes
Fondazione e sviluppo del PCB.
Il 27 marzo 1922 a Rio de Janeiro sulle note dell’Internazionale si chiudeva il congresso di fondazione, aperto il giorno 25. Settantatré militanti, nessun baiano, in maggioranza di estrazione e formazione anarchica; tranne uno socialista. A Niterói, ospiti delle zie di Astrojildo Pereira, giornalista e personalità della vita politica e culturale carioca. Aveva vegliato sul letto di morte Machado de Assis. Veniva eletto segretario generale Abílio de Naquete, barbiere libanese di Porto Alegre; in breve gli succedeva Pereira. Il congresso approvava le ventuno condizioni poste, per il riconoscimento e la ammissione, dalla III Internazionale, la Internazionale Comunista costituita a Mosca nel 1919, coordinamento dei partiti e dei movimenti anticapitalisti che lottavano per la rivoluzione sociale. Il “Diário Oficial da União” il 4 aprile 1922 ne comunicava la fondazione con il nome di Partido Comunista - Seção Brasileira da Internacional Comunista (PC-SBIC) o Partido Comunista do Brasil. Il Komintern concedeva la affiliazione nel 1924; nello stesso anno nasceva la Juventude Comunista. Il PCB godeva di due brevi periodi legali: marzo-giugno 1922; gennaio-agosto 1927.
Il PCB sottovalutava la vittoria di Vargas, la riduceva alla disfatta dei filoinglesi da parte dei filoamericani. Nell’ottobre del 1930 Octavio Brandão, farmacista, infanzia miserabile in Alagoas (ripeteva di essere “entrato nella vita dall’ingresso della sventura”) parlava nella praça Mauá a Rio de Janeiro: era arrestato per la quattordicesima volta. Quell’anno il Partito candidava alle presidenziali Minervino de Oliveira, un marmista. Imprigionato durante la campagna elettorale, non superava lo 1% dei suffragi. Nel 1928 era eletto, con Brandão, consigliere municipale nel DF, nella lista del Bloco Operário e Camponês sostenuto dai comunisti interdetti. Sette mesi dopo la fondazione si era iscritto; dapprima con Pereira formulava ed elaborava la linea politica. Traduceva il Manifesto comunista di Marx ed Engels; con Basbaum formava un “trio di dirigenti intellettuali”. L’affermazione di una “linea operaista” lo rimuoveva ed espelleva gli altri due.
Luiz Carlos Prestes, capitano dell’Esercito, percorreva dal 1924 al 1927, venticinquemila chilometri - distanza quasi doppia rispetto alla Lunga Marcia di Mao Tse Tung - in “una epica sfida” al governo centrale.Nell’ottobre del 1924 il Batalhão Ferroviário de Santo Ângelo (Rio Grande do Sul) si ammutinatva. Si univa ai paulisti insorti a luglio contro il presidente Artur Bernardes. Prima denominata “Coluna Miguel Costa-Prestes” diveniva poi la “Coluna Prestes”. Attraversava tredici stati e raggiungeva la Bolivia. Divenuto popolare come il “Cavaleiro da Esperança”(“Cavaliere della speranza”), intendeva combattere le farse elettorali e la corruzione, avviare riforme sociali a favore delle classi medie urbane. La apparenza di una carovana donchisciottesca si rivelava un “colpo di genio militare”. Un talento che Prestes non ripeteva né palesava in seguito in politica.
Nato a Porto Alegre il 3 gennaio 1898, cresceva nella indigenza con quattro sorelle minori. Primo nei corsi dell’Escola Militar do Realango, abbinava carisma e timidezza. Formatosi sui manuali positivisti dell’Esercito, diventava la più influente e prestigiosa figura del comunismo brasiliano. Il PCB nel 1925 considerava il tenentismo un “movimento reazionario della piccola borghesia”. Nel 1927 in Bolivia Prestes incontrava Pereira che, tra l’altro, gli forniva la basilare letteratura marxista. Nel 1930 rifiutava la candidatura comunista alle elezioni presidenziali; nel maggio firmava un manifesto celebrante la costituzione dei soviet. Si incontrava segretamente con Vargas ma rifiutava la proposta di essere il capo militare dell’Aliança Liberal. Nel 1931 in esilio fondava la “Liga de Ação Revolucionária”; durava lo “spazio di un mattino”. Dichiaratosi comunista, si rivolgeva al PCB; con spocchia settaria il Comitato Centrale lo respingeva. Era accettato, nel 1931 a Mosca, dalla Internazionale Comunista che nel 1934 ne imponeva l’accoglimento al PCB.
Olga Benario ed Elise Saborowski entravano in Brasile con false identità. La prima si come Maria Bergner coniugata ad Antonio Vilar, portoghese, copertura di Prestes partendo dall’URSS. Abitavano in rua Barão da Torre. La seconda, come Machla Lenczycki, risultava essere la moglie di Harry Berger, nordamericano. La Benario era un agente del servizio segreto militare sovietico, ex dirigente della Gioventù Comunista Internazionale. Addestrata ed efficiente, aveva l’incarico della protezione del dirigente. Sulla nave diretta in Brasile la finzione non resisteva, “diveniva passione”. Elise viveva in rua Paul Redfern con il marito Arthur Ernst Ewert (alias Berger) membro dell’Ufficio Politico del Partito Comunista Tedesco. Ewert (Negro), l’argentino Rodolfo Ghioldi (Indio) e Prestes (Garoto) formavano il triunvirato che secondo il Komintern doveva condurre, con il PCB, la rivoluzione in Brasile. Siglavano i documenti con le iniziali dei nomi di battaglia: GIN.
La presenza di agenti dell’I.C. non era una novità; nuova era la linea politica. Il VII Congresso del Komintern sanciva la politica del “fronte unito” con la socialdemocrazia e parti della borghesia sotto forma di fronti popolari contro il nazi-fascismo, abbandonando la precedente linea “ultra settaria e isolazionista”. Il congresso si celebrava dal luglio all’agosto del 1935, mentre in Brasile si preparavano i piani insurrezionali. Del precedente“concilio” sopravviveva l’analisi del carattere della rivoluzione nei paesi semicoloniali, come il Brasile; non una colonia, ma una nazione sottomessa a influenze e interessi stranieri. La struttura economica, soprattutto rurale, era considerata più vicina al feudalesimo che al capitalismo. Il VI congresso del 1928 definiva la strategia della rivoluzione in due tappe: la prima democratico-borghese, antifeudale e antimperialista; la seconda socialista.
L’A.N.L., emanazione partitaria, propugnava la “liberazione nazionale” assieme a frazioni della borghesia ma non la collettivizzazione della proprietà privata. La presiedeva Herculino Cascardo, ufficiale di Marina, espressione del tenentismo. La diffusione del movimento e la parabola di Prestes facevano del Brasile il paese latino americano con la presenza comunista più consistente nelle caserme: periodici, come Sentinela Vermelha e Asas Vermelhas, miravano ad accrescere tale influenza.
La linea di “unione democratica nazionale” sosteneva Vargas, contro il nazi-fascismo e gli elementi della destra nel governo, per le riforme sociali e l’amnistia. Il III congresso del PCB, fine 1928 e inizio 1929, esprimeva un nuovo Comitê Central; l’ultima riunione avveniva tre giorni prima della sollevazione nel 1935 a Rio de Janeiro.
L’assassinio di Elvira Cupello Colônio, alias Elza Fernandes o Garota, moglie del segretario generale Miranda, nasceva dalla dilettantesca inadeguatezza dei dispositivi di sicurezza. Era la persona sbagliata nella situazione sbagliata: coabitava nel 1935 con gli inviati del Komintern e i dirigenti del PCB. Arrestata e rilasciata dopo due settimane, cercava di avvicinare dei compagni da non “contagiare”, data la prevedibile sorveglianza poliziesca. Inoltre riferiva che Ewert aveva parlato; il che era falso. La Segreteria Nazionale si convinceva della sua collaborazione; ne decretava la esecuzione, dopo aver consultato Prestes. Il 16 febbraio, con una lettera, la condannava; il 19 confermava la “soluzione estrema”. In una casa alla periferia di Deodoro Martins avveniva il giustiziamento: il boia Francisco Natividade Lira, Cabeção, strangolava la donna con una corda per stendere i panni. Ventuno anni, povera e analfabeta, pagava un tradimento mai provato. Adelino Deícola dos Santos, Tampinha, scavava la fossa; poiché il corpo non entrava in un sacco Cabeção lo spezzava in due. Le lettere, archiviate da Prestes, erano ritrovate dalla polizia. Il Partito accusava il governo per la scomparsa della militante; Miranda, detenuto e stremato dalle sevizie, era sospettato di collaborazione. Nel marzo 1940 con l’arresto dei membri dell’Ufficio Politico, le informazioni derivanti dalla tortura, i riscontri con la documentazione requisita, portavano alla riesumazione del corpo. Il TSN condannava per il delitto i cinque esecutori. Prestes a trenta anni e Bangu a venti come ispiratori e complici. Il Partito restava senza una direzione centrale. Unico Comitê Regional funzionante era quello baiano, guidato da Falcão. Stimava, inizio del 1941, attivi circa cento militanti. Diógenes Arruda Câmara, arrestato e torturato nel 1941, fuggiva a São Paulo per ricostruire le strutture partitarie. Si trasferiva ventisettenne a Campinas entrando nella Comissão Nacional de Organização Provisória do PCB (CNOP) diretta da Pedro Pomar, ex studente di medicina. Era composta da João Amazonas, operaio alimentarista, evaso mentre i secondini ascoltavano una partita alla radio, Amarílio Vasconcelos, giornalista carioca, Maurício Grabois, ex militare e collega di scuola di Marighella. Dal 27 al 30 agosto 1943, venticinque delegati di otto stati, si riunivano nel suburbio di Barra do Piraí, nel sud dello stato di Rio de Janeiro, alla base del massiccio montagnoso della Mantiqueira. Il convegno ratificava l’appoggio a Vargas per un impegno comune “contro la reazione”. Il Comitê Central, quindici titolari, nominava per la prima volta Prestes segretario generale; nella Segreteria Nazionale con Arruda – segretario organizzativo - erano Grabois, Amazonas, Pomar. Il nucleo isolano dei detenuti rimaneva marginalizzato. Barata era rimosso. Guedes, delegato e supplente del CC, raccontava che la candidatura di Marighella a membro della direzione produceva “mormorii ma non dissensi”.
1935, la Intentona comunista.
Natal, Recife.
Nel luglio 1935 il Comitê Central lanciava un vibrante: “Popolo del Brasile alle armi!”. A ottobre una lettera agli organismi direttivi del Maranhão avvertiva che, nel nord o nord-est, poteva iniziare “la lotta per il potere”. La sessione del CC, domenica 24 novembre, si chiudeva senza alcuna indicazione. Qualcuno lo apprendeva nella notte. La maggior parte trasecolava nel leggere sui giornali del lunedì che “altrove” la rivoluzione era cominciata! Alle 19.12 di sabato 23 novembre il cabo Giocondo Gerbasi Alves Dias comunicava al sergente José Farias de Almeida, comandante del corpo di guardia del 21° Batalhão de Caçadores di essere in arresto “in nome del generale Luiz Carlos Prestes!”. I rivoltosi, arrestati gli ufficiali, miravano a conquistare Natal capitale di Rio Grande do Norte. Centinaia di persone assaltavano la Casa de Detenção e liberavano i detenuti. Una moltitudine invadeva la sede del governo: il govenatore Rafael Fernandes riparava nel consolato italiano. Dopo un lungo conflitto a fuoco era invasa la caserma della cavalleria. Stroncava laresistenza della Polícia Militar l’azione di un centinaio di portuali con bombe e mitragliatrici. Domenica mattina brigate di lavoratori occupavano le fabbriche; militari e civili prendevano telegrafi e radio. Gli archivi con i registri delle grandi proprietà terriere erano incendiati, i binari della ferrovia divelti o ostruiti per ostacolare il previsto accesso di truppe lealiste. Bandiere e striscioni tingevano la città di rosso: almeno dodici municipi nei dintorni erano occupati da colonne ribelli; squadre di portuali saccheggiavano le sedi integraliste. Lunedì, alle dieci del mattino, il Comitê Popular Revolucionário era acclamato dalla piazza. Decretava la messa fuorilegge della AIB, assicurava la libertà di culto, aboliva le imposte sui venditori ambulanti, dimezzava il prezzo dei tram e del pane. Fra acclamazioni e slogan ratificavano provvedimenti per i lavoratori indebitati e con tributi scaduti. Si installava nel palazzo del governatore, Vila Cincinato, il governo della “comune”. Si articolava in cinque settori (alla difesa Quintino Clementino de Barros, sergente della banda musicale; al vettovagliamento il calzolaio José Praxedes de Andrade, dirigente pecebista statuale); programma da “fronte popolare” e dirigenti comunisti “purosangue”. Un comunicato richiamava i “compagni in armi e il popolo in generale” a tutelare le famiglie e difendere i piccoli commercianti da azioni di esproprio.Da un aeroplano piovevano su Natal volantini: “La libertà è la vita, senza di quella, questa non vale e per ciò noi gettiamo questa nelle strade per conquistare quella… o la morte. Per tanto abbiamo deciso di dare ampio diritto di riunione e manifestazione del pensiero parlato o scritto a tutte le organizzazioni rigorosamente lavoratrici e alle strutture di massa realmente riconosciute rivoluzionarie”. Per evitare e contrastare accanimenti e angherie, gli ufficiali erano segregati su un battello messicano ancorato nel rio Potengi. Martedì mattina appariva il “numero 1 anno 1” del giornale A liberdade stampato nel medesimo stabilimento de A República portavoce del governo destituito.
Nella notte di sabato nello stato di Pernambuco, nell’apprendere i fatti, il Comitê Revolucionário locale decideva la sollevazione nelle caserme. Tra i dirigenti era il comunista Silo Meireles, veterano della rivolta del 1922, e il sergente di fanteria Gregório Lourenço Bezerra, militante comunista dal 1930. Una sequenza di incapacità e assurdità organizzative, di equivoci e superficialità, portava al rapido soffocamento del tentativo. All’alba di mercoledì la notizia del fallimento pernambucano si abbatteva come un uragano su Natal. Gli insorti erano travolti dalla controffensiva delle milizie dei coronéis e dei contingenti lealisti confluiti dagli stati vicini. A liberdade cessava le pubblicazioni.
Rio de Janeiro.
Malgrado le misure repressive del governo centrale Prestes, Ewert e Antonio Maciel Bonfim il 25 novembre decidevano di innescare il movimento armato in unità militari nel DF, di Minas Gerais, di Rio Grande do Sul, nello stato di Rio, dopo la mezzanotte del 26 novembre. Emissari erano inviati a Minas Gerais con una lettera di Prestes per Trifino Correia, il via al movimento in quello stato. La polizia del DF intercettava il documento prima della consegna. Gli emissari nel Rio Grande do Sul e nello stato carioca erano impediti di compiere la loro missione. L'inviato con le disposizioni, nel pomeriggio del 26, al 3° Reggimento di fanteria di stanza nella Praia Vermelha della rivolta era, per Agildo Barata, latore di documenti identici per le altre due guarnigioni. Consegnandoli al responsabile del 3° R.I. chiedeva di inoltrare gli altri due documenti non essendo in grado di rimetterli. Poche ore dopo la scelta di suscitare il movimento a Rio de Janeiro il 26 novembre, l'ambasciatore inglese in Brasile, Sir Hugh Gurney, informava il governo britannico della rivolta. Il messaggio recitava: “Apprendo da una fonte confidenziale che esiste una possibilità di un colpo di stato a Rio de Janeiro entro le prossime 48 ore da alcune sezioni dell'esercito che supportano Prestes con il sostegno del sindaco di Rio de Janeiro”. Il piano del PCB prevedeva scioperi in tutto il paese per appoggiare le azioni armate; la entità delle astensioni non raggiungeva le previsioni. La sommossa nel DF si limitava al 3° R.I. di Praia Vermelha e alla Scuola di Aviazione Militare Campo dos Afonsos, senza allargarsi alla Companhia de Metralhadoras, al Batalhão de Guarda e al Campo de Obuses. Dal 3° R.I., circa 1.700 effettivi, per lo più reclute non addestrate, il gruppo aliancista poteva contare su circa tre...