
eBook - ePub
Elisabetta I Tudor
Edizione per studenti e insegnanti
- 141 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Elisabetta I Tudor
Edizione per studenti e insegnanti
Informazioni su questo libro
La regina Elisabetta I è forse la sovrana più celebre e leggendaria della storia inglese. La conoscete davvero bene come credete? In questa biografia narrata scoprirete il passaggio da "Lady Elisabetta" a "Gloriana" attraverso il suo tumultuoso rapporto con Robert Dudley. Quando politica e religione si scontrano, Elisabetta si rifugia nella musica; decisioni importanti la aspettano mentre i complotti contro la sua vita minacciano il suo trono. Nel percorso verso Gloriana scoprirete un lato inedito di Elisabetta. L'edizione per studenti e insegnanti include domande alla fine di ogni capitolo, così come appendici contenenti sei canti medievali ed elisabettiani, una cronologia dettagliata e letture consigliate. Questo libro è il proseguimento di "Maria Stuarda, regina di Scozia".
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Capitolo 1: Lady Elisabetta

“Summer is a-coming in; loudly sing cuckoo. Groweth seed and bloweth mead and springs the wood anew. Sing cuckoo! Ewe bleateth after lamb. Loweth after calf the cow, bullock starteth, buck farteth. Merry sing cuckoo! Cuckoo, cuckoo! Well singest thou cuckoo. Nor cease thou never now!” cantava a sette anni la principessa Elisabetta, mentre suonava il liuto. Vagando per i saloni di Hatfield House, nell’Hertfordshire, entrò sicura in una stanza illuminata dal sole, dove notò uno strano bambino che non aveva mai visto prima: “Chi siete?”
Il bambino si alzò e fece un inchino. I suoi capelli castano scuro erano in netto contrasto con i riccioli rossi di Elisabetta: “Mi chiamo Robert, Robert Dudley, al servizio di Vostra Altezza!”
Elisabetta fece un grazioso inchino: “Lieta di fare la vostra conoscenza, Robert. Siete qui per studiare con me?”
“Sì” disse Robert.
“Quid libenter discit?” chiese Elisabetta in latino fluente.
“Mathematica Astronomia” rispose Robert in un latino un po’ meno fluente.
“Et transferre non placet in Anglicam Latina sumus?” chiese Elisabetta in latino, sorridendo maliziosa.
“No!” rise Robert. “Accipicchia, siete proprio brava! Quanti anni avete?”
“Sette.”
“Io otto”.
“Perché non vi piace tradurre avanti e indietro tra greco, latino e inglese? Io lo trovo divertente, è come risolvere un rompicapo!”
“E suonate anche il liuto!” osservò Robert.
“Sì. Mi avete anche sentita cantare?”
“Avete una voce bellissima, Vostra Altezza.”
“Non c’è in giro nessuno, se vuoi puoi chiamarmi Lady Elisabetta”.
“Grazie, Lady Elisabetta. Posso farti una domanda personale?”
“Prego”.
“Odi tua sorella Maria?”
“A dire il vero non conosco molto bene Maria. Ha la sua dimora e la sua corte. Ho sentito dire che, quando ero piccola e mia mamma era regina, Maria ce l’aveva con me a causa di mia madre. Sua mamma e la mia si odiavano, in parte per motivi religiosi e in parte per il modo in cui mio padre le trattava. Però ora che il re ha un erede maschio, siamo nella stessa situazione: nessuna delle due è più una principessa. Lei è solo ‘Lady Maria’ e io sono solo ‘Lady Elisabetta’. È probabile che tu sia più ricco di me. Il re non si interessa più di me. Sono una nullità!”
Robert prese la sua mano: “Non penso che tu sia una nullità”.
“Sei molto gentile a dire ciò” sorrise timidamente Elisabetta.
“Pensi che potremmo essere amici?” chiese Robert.
“Mi piacerebbe molto!” sorrise la principessa Elisabetta.
Molti mesi dopo, un messaggero sfidò una tempesta spaventosa per raggiungere Hatfield House. Interrompendo la lezione di ballo di Lady Elisabetta e Lord Robert, il messaggero fece un rispettoso inchino: “Vostra Altezza, porto notizie da Londra”.
“Quali notizie?” chiese la principessa Elisabetta.
“Mi dispiace informarvi che Caterina Howard, la vostra matrigna, è stata giustiziata due giorni fa a Tower Green” rispose il messaggero.
Elisabetta strinse forte la mano di Robert, affinché lui la aiutasse a mantenere la calma: “Si tratta davvero di una terribile notizia . Era dolce con me e mi voleva bene, era una persona della mia stessa famiglia. Perché è morta?”
“Adulterio, Vostra Altezza”.
“È lo stesso motivo per cui fu giustiziata mia madre, ingiustamente”.
“Ciò mi dispiace” disse il messaggero. “È risaputo che le accuse nei confronti di vostra madre fossero false. Ma in questo caso la colpevolezza di vostra cugina, nonché matrigna, è stata dimostrata da alcune lettere scritte di suo pugno, nelle quali ella dichiarava il suo amore per un uomo che non era il re”.
“È davvero triste. Era gentile con me” ribadì Elisabetta.
Katherine Champernowne, governante e insegnante di ballo di Lady Elisabetta, si fece avanti: “E allora conservate dei buoni ricordi di lei, Lady Elisabetta. Nessuno è completamente buono o cattivo: le persone sono persone. Ricordatevi il buono e ricordatevi la sua gentilezza”. Rivolgendo la propria attenzione al messaggero, lo guardò negli occhi e disse: “Avete fatto bene a darci questa triste notizia. La tempesta fuori non sembra calmarsi. Vi prego di rimanere qui e di scaldarvi col nostro fuoco. Mangiate e bevete quanto volete fino a che non sarete pronti a ritornare a Londra. Il vostro servizio è stato molto apprezzato”. Congedato, il messaggero fece un inchino e uscì dalla stanza. Katherine lo seguì, lasciando soli Robert ed Elisabetta.
Robert fissò gli occhi castani di Elisabetta: “Sono molto dispiaciuto per il tuo lutto, Elisabetta”.
“Era buona con me. Era la cugina di mia madre. Mio padre, il re, non mi ama. Non mi manda mai a chiamare, né mi dimostra alcun tipo di amore paterno. È il mio signore e sovrano... e poco più. Ma Catherine era diversa. Tra tutti i miei parenti, era quella più gentile con me”.
“Era gentile anche con me” disse Robert.
“È strano, Robert. Mia madre era così attenta, così devota al re e davvero molto innamorata di lui. Era intelligente, saggia e credeva davvero nella riforma della Chiesa. Catherine era molto diversa, tuttavia sono morte nello stesso modo, accusate della stessa cosa”.
“Ma di sicuro è importante sapere che tua madre fosse innocente mentre la tua matrigna no”.
“Tu pensi?” chiese Elisabetta. “Agli occhi di Dio sicuramente sì. Ma nel mondo reale? Non ne sono più cosi sicura”. Elisabetta esitò, pensosa: “...E se il problema fosse il matrimonio? Quando una donna diventa una moglie non è più sé stessa, diventa proprietà del marito e lui può fare ciò che vuole. Al re è piaciuto uccidere mia madre anche se lei era innocente. Al re è piaciuto uccidere Catherine quando era colpevole. E se il problema fosse il matrimonio, o almeno le condizioni del matrimonio? E se una donna che muore senza essersi sposata stesse meglio di una donna sposata con figli?”
“Intendi dire che se il re ti ordinasse di sposarti tu ti opporresti?”
“Non mi sposerò di mia volontà, se è questo che mi stai chiedendo, Robert”.
“Neanche se il re ti ordinasse di sposare me?”
Elisabetta prese dolcemente la sua mano: “Amo mio padre, il re. È un grande sovrano. Se, nella sua immensa saggezza, dovesse scegliere te per me, allora gli ubbidirei sicuramente. Ma se la scelta di sposarmi o non sposarmi dipendesse da me no, non penso che mi sposerei mai. È troppo pericoloso e sono la figlia di mio padre. Il re non si lascia comandare da nessun uomo, nemmeno dal Papa. Io la penso come lui”.
“Mi lasceresti sposare un’altra?” chiese Robert, ferito un po’ nell’orgoglio dall’inaspettata fermezza di Elisabetta.
“Speriamo che questa domanda non abbia mai bisogno di una risposta, Robert”. Cambiando argomento, Elisabetta lo condusse per mano verso le finestre: “Vieni! Proviamo ancora un po’ il nostro ballo!” Scuotendo la testa in modo giocoso, Robert lasciò perdere e inizio a ballare con Elisabetta.
––––––––

Cinque anni dopo, la principessa Elisabetta fu convocata al palazzo di Whitehall a Londra. In una piccola stanza privata trovò suo fratello Edoardo, che aspettava il suo arrivo. Edward Seymour, duca di Somerset e zio più anziano di Edoardo, entrò piano: “Mi dispiace informarvi che due giorni fa il re, vostro padre, è morto alle due della mattina, sotto lo sguardo attendo dell'arcivescovo Cranmer. Secondo le disposizioni del re, l’Inghilterra deve essere governata da un Consiglio di Reggenza”.
“Chi fa parte del Consiglio?” chiese Edoardo.
“Io, l’arcivescovo Thomas Cranmer, Henry Fitz Alan conte di Arundel, Sir Anthony Denny, William Paget, Sir Anthony Browne e William Paulet saremo al vostro servizio” rispose Edward Seymour.
“Quando informerete il Parlamento della morte del re?” chiese Edoardo con la voce che iniziava a tremare dalla tristezza e dalla paura.
“Domani” rispose Edward Seymour senza esitare e senza alcun segno di tristezza nella voce. “Il lord cancelliere Wriothesley informerà il Parlamento nella mattina. Voi invece vi recherete alla Torre per essere ufficialmente proclamato re”.
“Lasciateci soli” comandò re Edoardo. Inchinandosi, Edward Seymour lasciò da soli il re e sua sorella. Quando la porta si chiuse, re Edoardo si gettò tra le braccia di Elisabetta, con la voce rotta dall’emozione: “E adesso cosa faccio, Elisabetta? Adesso sono il re!”
Singhiozzando, Elisabetta lo strinse forte: “Sarai un buon re, Edoardo! Lo so. Non farti spaventare dall’impegno di governare l’Inghilterra, il Consiglio serve a quello. Lascia che siano loro a governare per un po’. Nel frattempo noi studieremo e impareremo. Ovviamente se non ti dispiace che tua sorella venga a corte ogni tanto”.
“Sei la mia migliore amica, Elisabetta. Certo che voglio che tu venga a corte!”
––––––––

Re Edoardo VI non governò mai davvero. Poco dopo l’incoronazione, Edward Seymour assunse il potere dichiarandosi Lord Protettore, un ruolo che lo rendeva, di fatto, re d’Inghilterra, lasciando a Edoardo solo il titolo formale. Nonostante ciò, il giovane sovrano approvò nel 1549 un nuovo ‘Libro delle preghiere comuni’ protestante, con conseguenze disastrose per l’Inghilterra.
Scoppiarono proteste contro i nuovi abusi dei ricchi nei confronti dei poveri e contro l’ulteriore distruzione degli edifici religiosi. Approfittando della situazione, John Dudley, il padre di Robert Dudley, sottrasse il potere a Edward Seymour. Trovandosi ora in una posizione di potere più solida che mai, John Dudley cercò di ottenere ancora più ricchezze e potere attraverso il matrimonio dei figli.
“Devi davvero sposarla?” esclamò la sedicenne Elisabetta camminando su e giù nel suo appartamento all’interno del palazzo di Hatfield.
“È già tutto organizzato” rispose semplicemente Robert.
“La ami?”
“Cosa pensi, Elisabetta?”
“Non so cosa pensare!” esclamò la principessa.
Robert la strinse a sé e la baciò dolcemente, sussurrandole con tutta la forza che aveva nella voce: “C’è solo una donna che amerò per sempre! Sposato o no, sarò tuo per l’eternità!”
“Come puoi amare me e condividere il tuo letto con lei?”
Robert la baciò sulla fronte e disse: “È il mio dovere, amore mio!”
“Non farlo, Robert! Non ne vale la pena per il potere e la ricchezza!”
“Hai giurato di non...
Indice dei contenuti
- Titolo Pagina
- Copyright Pagina
- Elisabetta I Tudor (Libri di testo Le leggendarie donne della storia mondiale, #4)
- Prologo
- Capitolo 1: Lady Elisabetta
- Capitolo 2: Seconda persona
- Capitolo 3: Lunga vita alla regina
- Capitolo 4: Una regina in pericolo
- Epilogo
- Cronologia
- Testi delle canzoni di Elisabetta I Tudor: da principessa a Gloriana
- Letture consigliate
- Informazioni su questa serie

