La storia contro gli storici
Nel corso della mia innocente e ardente gioventù avevo una fantasia ricorrente. Ritenevo che ai ragazzini a scuola dovesse essere insegnata la storia e non dovesse essere insegnato loro nient’altro. La storia della società umana è l’unico quadro fondamentale al di fuori della religione in cui tutto può ricadere al suo posto. Un ragazzo non può capire l’importanza del latino semplicemente imparando il latino. Ma potrebbe vederla imparando la storia dei latini. Nessuno può comprendere il senso dell’imparare la geografia o dell’imparare l’aritmetica, poiché entrambi gli studi sono ovviamente senza senso. Ma alla vigilia di Austerlitz, dove Napoleone stava combattendo contro una forza superiore in un paese straniero, si potrebbe vedere la necessità che aveva Napoleone di sapere un po’ di geografia e un po’ di aritmetica. Ho pensato che se la gente imparasse solo la storia, imparerebbe a imparare qualsiasi altra cosa. L’algebra potrebbe sembrare brutta, eppure il nome stesso è collegato a qualcosa di romantico come le crociate, poiché la parola deriva dai saraceni. Il greco potrebbe essere brutto finché non si scoprono i greci, ma sicuramente non dopo. La storia è semplicemente l’umanità . E la storia umanizzerebbe tutti gli studi, anche l’antropologia.
Dall’età dell’innocenza, tuttavia, mi sono reso conto che c’è una difficoltà in questo insegnamento della storia. E la difficoltà sta nel fatto che non c’è storia da insegnare. Non si tratta di una battuta cinica, è il prodotto genuino e necessario dei molti punti di vista e delle forti separazioni mentali della nostra società , poiché nella nostra epoca ogni uomo è di per sé un universo, ed è quindi orribilmente solo. Non c’è la storia, ci sono solo gli storici. Raccontare con chiarezza la storia è molto più difficile che farlo tradendola. È innaturale lasciarvi solo i fatti, è istintivo pervertirli. Le stesse parole coinvolte nelle cronache: pagano, puritano, cattolico, repubblicano, imperialista sono parole che ci fanno saltare sulle nostre poltrone.
Nessun bravo storico moderno è imparziale. Gli storici moderni si possono dividere in due classi: quelli che dicono una mezza verità , come Macaulay53 e Froude54, e quelli che non la dicono affatto, come Hallam55 e l’Impartials. Gli storici arrabbiati vedono una parte della questione. Gli storici calmi non vedono nulla, nemmeno la questione stessa.
Ma c’è un altro possibile atteggiamento di fronte agli eventi del passato, e non sono mai riuscito a capire perché non sia stato maggiormente adottato. Per dirla nel modo più diretto possibile, la mia proposta è questa: che non dovremmo leggere gli storici, ma la storia. Leggiamo i veri testi dell’epoca.
Per un anno, un mese, o due settimane, rifiutiamoci di leggere qualsiasi altra cosa su Oliver Cromwell56 tranne ciò che ne è stato scritto mentre era in vita. C’è molto materiale, da quel che mi ricordo (che è tutto ciò su cui posso fare affidamento nel posto da cui scrivo) potrei menzionare, così su due piedi, molti e dettagliati sforzi della letteratura inglese che coprono quel periodo. La Storia di Clarendon57, il Diario di Evelyn58, la Vita del Colonnello Hutchinson59. Soprattutto leggiamo quelli di Cromwell stesso, lettere e discorsi, come li ha pubblicati Carlyle60. Ma prima che li leggiamo, incolliamo con cura pezzetti di carta bollata su ogni frase scritta da Carlyle. Cerchiamo di cancellare da ogni memoir ogni nota critica e ogni moderno paragrafo. Per un po’ smettiamo del tutto di leggere i viventi che scrivono su argomenti morti. Leggiamo solo cosa hanno scritto i morti sugli argomenti allora in vita.
Mi sono appena imbattuto fortuitamente in un caso lampante di ciò che intendo. Molte delle nazioni moderne del primo e migliore Medioevo sono tratte da ciò che è stato scritto dagli storici e dai romanzi. Tra i due, i romanzi sono i più affidabili. Il romanziere perlomeno cerca di descrivere gli esseri umani, cosa che spesso lo storico non tenta di fare. Ma, parlando in generale, è prima di tutto ai romanzi e poi alla storia di parte che noi dobbiamo le nostre impressioni su questa epoca.
L’idea che l’inglese medio moderno ha del Medioevo è una stratificazione di diversi punti di vista moderni che può essere sintetizzata così:
1) La vecchia visione romantica, con i suoi cavalieri erranti e le principesse prigioniere. Secondo questa, i secoli bui non erano così tanto bui quanto illuminati esclusivamente dal chiaro di luna. Questa visione era fittizia, ma non falsa, visto che amore e avventura sono esistiti in ogni epoca, esistevano anche nel Medioevo.
2) La visione spicciola di Manchester, in cui restò intrappolato Dickens nella sua felice ignoranza, che permise al mercante compiaciuto di dire con una risatina che senza dubbio era molto romantico per un ebreo farsi cavare i denti; e anche suggerire che gli eroi feudali avessero cura di rinchiudersi nell’acciaio e nel ferro prima di avventurarsi in battaglia.
A questo, una risposta ovvia era quella di chiedere al mercante se il cavaliere fosse mai stato ingloriosamente sicuro come il suo armiere, e se anche il suo armiere non fosse un uomo più coraggioso del mercante che vive nella moderna Birmingham realizzando strumenti di morte.
3) La visione Rossetti61, che fosse un’epoca di tenere diapositive e sacri profumi, cui, in disperato rimedio, una forte dose del Mugnaio di Chaucer62 può essere raccomandabile.
4) La visione condiscendente, come quando Macaulay disse dei pellegrini, con la massima solennità , che in un’epoca in cui gli uomini erano troppo ignoranti per viaggiare per curiosità , o il desiderio di guadagnare, era meglio che viaggiassero per superstizione. Ho sempre trovato molto divertente quest’idea del viaggiatore estatico e del viaggiatore eroico come mere prefigurazioni del viaggiatore commerciale. Il palmiere baciava la Terra di Cristo, e il crociato cadeva con quaranta ferite ad Ascalona, per rendere agevole una via attraverso il deserto per il commerciante.
Ora Dickens e Rossetti e Macauley erano grandissimi uomini, e sebbene nessuno di loro sapesse molto riguardo al Medioevo, le loro opinioni sull’epoca sono di certo interessanti. Ma c’è un’altra umile classe di uomini cui potrebbe essere permesso di raccontarci del Medioevo. Intendo gli uomini che vivevano nel Medioevo. Esistono memorie medievali che sono divertenti quasi quanto è divertente Pepys63, è molto più veritiere. In Inghilterra sono quasi del tutto sconosciute. Ma sono davvero lieto di scoprire che le cronache di Joinville64 e le cronache di Villehardouin65 sono state tradotte in un eccellente inglese. Lasciamo che chiunque possa aprire la sgangherata storia di Joinville, cosicché il Medioevo di Macauley e Rossetti e Dickens e la signorina Jane Porter66 gli scivolino di dosso come scomodi cappotti.
Si troverà tra uomini, umani e sensibili quanto se stesso, un po’ più coraggiosi e molto più convinti dei loro primi principi. Joinville si rivela innocente quanto Pepys, e si rivela un compagno molto più fine. Il lettore troverà impossibile non rispettarlo, non rispettare la sua minuziosa puntualità sulla verità , quando spiega quale parte di una scena ha riportato sentendola e vedendola con i propri occhi, la sua sollecita e istintiva veridicità , come quando san Luigi gli chiese: – È meglio essere un lebbroso o commettere un peccato mortale? – e lui rispose: – Io preferirei commettere cinquanta peccati mortali – o il suo perpetuo e generoso elogio degli altri in battaglia, i suoi affetti radicati e il semplice orgoglio nell’affetto degli altri per lui, la sua lieve suscettibilità per la sua dignità di gentiluomo, che san Luigi gli rimproverò, ma che è, pur se un’ombra, l’esatta permalosità del colonnello Newcome67. Soprattutto dobbiamo ringraziarlo per il ritratto del grande re in cui il leone giace con l’agnello. Gli strali del giudizio di san Luigi volano attraverso i secoli e colpiscono le giunzioni di ogni bardatura.
Avevo intenzione di raccontare alcune storie tratte da questi libri ma devo almeno rimandare. Avrebbero tutte lo stesso tono, il tono con cui i pellegrini di Chaucer camminavano quando il mugnaio con le sue cornamuse li guidava fuori dalla città . Se il Diciottesimo secolo fu l’età della ragione, il Tredicesimo fu l’età del buonsenso. Quando san Luigi dice che un abito stravagante è davvero peccaminoso, ma che gli uomini dovrebbero vestirsi bene affinché le loro mogli possano amarli più facilmente, possiamo sentire che l’epoca parla dei fatti, non delle mode. C’era davvero molto romanticismo. Non solo vediamo sempre san Luigi dare giudizi ilari sotto l’albero di un giardino, vediamo anche san Luigi che salta dalla sua nave in mare con lo scudo al collo e la lancia in mano. Ma non è un romanticismo oscuro o un romanticismo di chiari di luna, è romanticismo al sole di mezzogiorno.