Sherlock Holmes e il diamante di legno
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Sherlock Holmes e il diamante di legno

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Sherlock Holmes e il diamante di legno

Informazioni su questo libro

Giallo - racconto lungo (26 pagine) - Indagine su una raffinata cornice di legno a forma di diamante...

Sherlock Holmes è chiamato a indagare su una cornice di legno a forma di diamante che perseguita, come se fosse posseduta, lo scultore che l'ha realizzata. Il diamante di legno è stato commissionato a Thomas Eldridge in circostanze inquietanti e sospette da un misterioso vecchio con la schiena ricurva e l'andatura zoppicante. Il detective dovrà scoprire cosa si cela dietro alla richiesta di quell'uomo dal comportamento sospetto e decifrare il significato di un oggetto di legno tanto raffinato e finemente lavorato quanto all'apparenza inutile.

Nei primi anni della sua infanzia James Moffett non era un lettore particolarmente entusiasta. La sua disposizione è cambiata quando, all'età di 10 anni, ha scoperto un libro sulla vita ai tempi del Medioevo. Da quel momento ha iniziato ad assorbire tutti i tipi di fatti e storie, andando indietro fino all'epoca romana e spingendosi in avanti fino all'età vittoriana.Nel corso della sua breve carriera di scrittore ha pubblicato una raccolta di storie brevi e due romanzi con protagonista Sherlock Holmes, oltre a dei racconti apparsi in due antologie dedicate sempre a quel personaggio letterario. Cura inoltre un blog sulla vita e le opere di J.R.R. Tolkien.Nel tempo libero legge a più non posso, beve il tè e pratica il tiro con l'arco.

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Informazioni

1. Bramosia della soluzione al sette per cento

– Ne ho bisogno, Watson – proclamò Sherlock Holmes.
– Assolutamente no – risposi con freddezza, dandogli un’occhiata da dietro al giornale che stavo leggendo.
– Una mera soluzione al sette per cento, come si era detto – Si allungò dalla sua poltrona e raggiunse l’astuccio della siringa sulla mensola sopra il camino.
– Holmes!
– Ho bisogno di nutrimento! – mugolò.
– Quello di cui ha bisogno è un po’ di riposo – lo rimbeccai. Spesso può essere esasperante cercare di convincere la mente brillante di Sherlock Holmes ad affrontare incarichi ordinari. Erano passati diversi mesi dagli eventi dell’Impiccato, e nelle ultime settimane il numero di clienti che si presentavano nei nostri alloggi di Baker Street era scemato. Questo, comunque, non aveva fermato Sherlock Holmes dallo stare alzato per notti intere, conducendo esperimenti o trascorrendo ore e ore nelle strade buie di Londra alla ricerca di qualsiasi cosa potesse tenere attiva la sua mente. Il suo bisogno di lavorare era come quello di un motore che necessita di carburante.
– La stasi, Watson! Il peggiore dei nemici – piagnucolò. Saltò su dalla poltrona e si diresse in cucina. Su uno dei tavoli c’era un curioso assortimento di attrezzature da laboratorio: delle provette, un becco di Bunsen, delle pipette e una combinazione variopinta di bottiglie di vetro contenenti esperimenti di fermentazione.
Il becco era acceso e una sostanza cristallina stava bollendo in un’ampolla da buona parte della mattinata. Holmes vi si avvicinò con cautela e si piegò giù per osservare all’altezza degli occhi il fluido ribollente. Osservai i suoi movimenti da dietro il mio giornale, incuriosito da quello che stava facendo. Le mie conoscenze mediche risvegliavano il mio interesse per molti esperimenti portati avanti dal mio amico. Ben presto un sospiro di frustrazione arrivò fino in soggiorno.
– Cosa sta facendo con quello? – con un cenno del capo indicai il liquido in ebollizione. Holmes era tornato a sedersi sulla poltrona con fare abbattuto. Il formidabile consulente investigativo era ridotto come un bimbo che dà in escandescenza perché gli hanno rotto il gioco.
– Sto misurando la resistenza dell’anidride fosforica. Sto scrivendo una monografia sulla preservazione delle particelle nutritive nelle regioni umide – diede un’occhiata all’equipaggiamento – Ma ci vorrà qualche altra ora. Nel frattempo sono legato a questa poltrona col cervello che implora un po’ d’azione – sospirò un’altra volta e si girò verso la siringa che aveva adocchiato prima. Rimase lì seduto, senza fare alcun movimento, come se stesse combattendo per controllare di bisogno di drogarsi.

2. L’uomo con i pantaloni macchiati

Proprio in quel momento sentimmo lo squillo del campanello della porta esterna seguito dai passi di un visitatore che saliva le scale; il suono melodioso di un potenziale cliente. Potei vedere un sottile accenno di esaltazione sul volto del mio amico mentre si metteva in ordine e fissava l’ingresso. Entrò un uomo che mi diede l’impressione di essere un giovane gentiluomo di non più di trent’anni di età. Vestiva con uno stile curato ma non troppo sofisticato. Sembrava alto solo poco più di un metro e cinquanta, con il viso ben rasato e gli occhi di un verde intenso. Di corporatura tozza, indossava un paio di pantaloni marrone scuro su cui c’erano diverse chiazze di vari colori e dimensioni, non ultime due macchie blu scuro vicino al ginocchio destro. Sulle spalle aveva un soprabito lungo e scuro, leggermente imbrattato dalle intemperie e liso sui polsini. Anche sulla sua faccia c’erano i segni di un individuo esausto.
Sebbene la rampa di scale che conduceva ai nostri alloggi fosse formata da una singola scalinata, l’uomo che stava sull’uscio era visibilmente arrossato: respirava con affanno tenendo la bocca aperta, guardandoci entrambi a sua volta. Il motivo del travaglio poteva essere la scatola piuttosto grande che teneva fra le braccia. Qualunque cosa ci fosse dentro doveva avere un bel peso, così tanto che all’improvviso l’uomo diede alla scatola uno strattone verso l’alto in modo da riposizionarla fra le mani e avere così una presa migliore.
– Signor Holmes? – chiese fra un respiro affannoso e l’altro.
– Mio caro, prego, si sieda – Sherlock Holmes balzò su dalla sua poltrona, si diresse verso il nostro ospite e indicò il divano. Il cambiamento dell’atteggiamento del mio amico fu impressionante. Fiutando l’arrivo di un potenziale cliente, aveva avuto un’esplosione di energia e vitalità che aveva annichilito l’infelicità provata fino a pochi istanti prima. Come risultò poi, il caso presentatoci dal nostro ospite sarebbe stato di particolare interesse per la mente del miglior consulente investigativo di Londra.
– Potremmo sapere la ragione per cui ci ha cercati in una giornata così meravigliosa, distogliendo la sua attenzione dalla sua moglie incinta e dal suo giovane figlio? – proclamò il mio amico.
Il nostro visitatore restò in silenzio e a bocca aperta. Perfino io, abituato alle eccezionali abilità deduttive del mio amico, non riuscivo a capacitarmi di come avesse potuto scavare nella vita privata di quell’uomo fino a capire che sua moglie era incinta. Holmes si accorse dell’incredulità sui nostri volti e tirò dritto.
– Una femmina, forse? – aggiunse con un sorriso sottile.
– Holmes! Come diavolo è in grado di dirlo? – obiettai, sentendomi confuso tanto quanto l’estraneo. Il mio amico sogghignò.
– È la quintessenza della semplicità, Watson. Mio caro, l’anello che ha al dito sinistro è sufficiente per denotare il suo matrimonio, e inoltre dietro alla scelta dei suoi abiti c’è la preoccupazione di essere gradevole agli occhi della gente. Non per essere irriguardoso nei suoi confronti, ma dietro alla combinazione dei suoi vestiti c’è chiaramente un tocco femminile. Ora, nessuna moglie premurosa permetterebbe al marito di uscire di casa con i pantaloni macchiati e lisi. Quindi è ovvio anche per la più semplice delle menti che mentre in un primo momento lei è stato guidato debitamente nella formazione del suo guardaroba, c’è stata in seguito una mancanza di attenzione ai dettagli provocata da una qualche situazione difficile o altro. Una malattia è esclusa, altrimenti non avrebbe lasciato casa sua per venire da me per altre questioni, come testimonia quella grande scatola che tiene in mano. Qualcosa di molto più eccitante, ma comunque gravoso, sta tenendo impegnati lei e sua moglie. Le sue occhiaie scure sono sufficienti per indicare una considerevole mancanza di sonno dovuta all’ansia per la sicurezza della sua famiglia. In più lei ha una caratteristica macchia di grafite rossa sul ginocchio destro, dovuta a uno di quei pastelli usati di solito dai bambini. A riprova di questo, c’è un pezzo di carta che spunta dalla tasca del suo cappotto. I caratteri sono molto sbiaditi, ma l’intestazione monocromatica si riconosce abbastanza distintamente:
Il Paese delle Favole – Negozio di giocattoli
– Lei ha paura per la sicurezza della sua famiglia, ed è per questo che ha fatto la cosa giusta venendo qua a chiedere il mio aiuto.
– E il fatto che abbia una figlia? – chiesi, ancora cercando di capacitarmi della ricchezza di informazioni con cui ci aveva inondati.
– Una subdola deviazione dal mio solito modo di procedere, era solo una mera ipotesi plausibile.
Holmes aveva concluso le sue deduzioni. Dall’espressione sbalordita del nostro cliente, era evidente che il mio amico aveva identificato correttamente tutti i parametri con tipica esattezza.

3. La storia del diamante di legno

– Tutto giusto – disse l’uomo sbigottito – Mi scusi, signore, sono venuto da lei durante il mio tragitto per recarmi al lavoro. Mi chiamo Eldridge, Thomas Eldridge, signore. Il signor Newell di Goodge Street mi ha detto che le sue competenze avrebbero potuto essermi d’aiuto per risolvere i miei guai – Il respiro affannato del nostro cliente stava rallentando, ma durante la sua presentazione le sue costanti inspirazioni furono accompagnate da un suono ansante. Inoltre strinse forte la scatola che reggeva sulle sue ginocchia. Holmes era tornato a sedersi sulla sua poltrona, con i gomiti appoggiati sui braccioli e le dita unite.
– Roger Newell – proclamò Holmes. Aprì gli occhi e guardò intensamente il signor Eldridge – Ah, sì. Un problema irrilevante che lo ho aiutato a risolvere alcuni mesi fa – mantenne la sua postura con le mani unite.
– Ora per favore inizi il suo racconto così che potremo alleviarla dal suo fardello. Il mio esperimento con l’anidride fosforica è lungi dall’essere terminato – Holmes diede un’occhiata alla cucina. Il contenuto dell’ampolla sul fuoco stava ancora ribollendo intensamente.
– È questa cosa – iniziò Thomas Eldridge, alzando leggermente la scatola chiusa per fare capire a cosa si riferiva. Fece un respiro profondo – Questo oggetto che continuo a trovare – si fermò di nuovo e poi, con difficoltà, continuò.
« La mia vita è stata sempre tranquilla, signor Holmes. Ho il privilegio di prendermi cura di mia moglie e della bambina, come ha giustamente rilevato. La mia attività di artigiano ha visto giorni migliori, ma non posso lamentarmi. In qualche modo riusciamo a cavarcela e non ho mai avuto grossi problemi con clienti e debitori. Se c’è una cosa che ho imparato da mio padre è di essere un uomo onesto come tutti gli altri. Intaglio ornamenti di legno fin da quando ero un ragazzino. La gente si stupiva della mia abilità ed è per questo che ho aperto un mio negozio dove vendo questi ninnoli e sculture con cui la gente riempie i loro scaffali e decora le loro case. Da dieci anni sto in Streatham Street, a mandare avanti la mia bottega. Da allora ho incontrato mia moglie e messo su famiglia. Abbiamo fatto da noi quasi tutto quello che la vita ci ha dato e eravamo contenti di quello che avevamo. Però gli affari hanno iniziato a calare. Sempre meno clienti varcano la porta. Comunque lavoro duramente per mantenere la mia famiglia in questi tempi difficili.
« Mi sembra che tutto sia iniziato ad andare per il peggio da quella volta che quel visitatore è entrato nel mio negozio. Era apparso una mattina, scarno e con quel cappello a tesa larga sulla sua testa, cosicché mi era difficile dire quanti anni avesse. Indossava un cappotto di pelle sporco e stivali macchiati di fango. Alla sua cintura era appeso un piccolo sacchetto che penzolava avanti e indietro mentre entrava zoppicando nella bottega. Il suo aspetto sgradevole mi fece sentire a disagio così gli andai incontro verso l’uscio.
« – Vada via! Non vogliamo accattoni da queste parti – Avevo un tono di voce aggressivo. Forse per via dei furti che c’erano stati di recente nei paraggi. Stavo in guardia nel caso arrivasse qualche piantagrane, e questo nuovo visitatore mi era sembrato sospetto. Feci un gesto con la mano di fronte alla sua faccia e rimasi lì dov’ero, a bloccare l’ingresso.
« – Le chiedo scusa, signore – Confesso che ero piuttosto sorpreso da quella risposta. La sua voce contraddiceva il suo aspetto. Era delicata e chiara, con una nota distintiva. – Sono qui per farle una richiesta onesta e pagherò per il suo tempo – continuò. Tirò fuori una manciata di monete dal sacchetto e le mostrò come segno della sua buona volontà. Smisi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. 1. Bramosia della soluzione al sette per cento
  3. 2. L’uomo con i pantaloni macchiati
  4. 3. La storia del diamante di legno
  5. 4. La persecuzione del diamante di legno
  6. 5. Uno scherzo sofisticato
  7. 6. Una pipata e un giro per Londra in cappotto
  8. 7. Nella bottega dello scultore del legno
  9. 8. L’ultima apparizione del diamante di legno
  10. 9. La confessione
  11. 10. Le deduzioni di Sherlock Holmes
  12. 11. La minaccia del vecchio con la schiena curva
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