Il muro invisibile
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Il muro invisibile

Come demolire la narrazione del debito

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Il muro invisibile

Come demolire la narrazione del debito

Informazioni su questo libro

L'emergenza migranti in Europa e l'amministrazione Trump hanno riportato al centro dell'agenda mediatica il tema del muro, concetto che si sta pericolosamente accreditando come paradigma privilegiato per la gestione delle diversità e dei conflitti del pianeta. Anche da un punto di vista squisitamente economico il muro esiste – eccome! – ed è stato eretto dagli amministratori del denaro pubblico mondiale per far sì che il debito dei paesi più deboli non venga mai "estinto". Utilizzando proprio il debito come paradigma d'indagine, economisti, ricercatori, giornalisti, operatori sociali e dei movimenti (laici e non), analizzano lo stato attuale dell'economia greca, la caccia e la cacciata dei profughi, le differenze tra economia occidentale ed economia islamica, lo strettissimo intreccio fra la finanza privata e il mercato delle armi, la crisi dell'ecologismo globale e altri temi di scottante attualità politica, economica, militare, religiosa e ambientale.

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Informazioni

Editore
Bordeaux
Anno
2017
Print ISBN
9788899641351

Debito pubblico, finanza privata e armi.

Incroci da evitare sulla via per un’Europa non violenta

di Renato Cursi

Nelle relazioni internazionali si suole definire “vestfaliano” quel sistema fondato sulle relazioni tra Stati sovrani, che per l’appunto si fa risalire storicamente alla cosiddetta pace di Vestfalia, che nel 1648 pose fine alla guerra dei trent’anni. A partire da questo evento si afferma in Europa l’idea che solo un equilibrio, laicamente inteso, potesse inquadrare d’ora in poi i contrasti tra gli Stati1. Questi Stati sovrani inizieranno a dotarsi di eserciti nazionali che via via priveranno di legittimità, sino ad abolirle, le forze armate private fino ad allora esistenti: truppe di mercenari o compagnie di ventura. Solo quarant’anni più tardi, ad esempio, il Bill of Rights nel Regno Unito vietò il mantenimento di una qualsiasi forma di esercito permanente nel Regno in tempo di pace senza l’autorizzazione del Parlamento2.
Nei secoli successivi si sono susseguite, principalmente nel contesto europeo, definizioni più o meno accettate di Stato e sovranità. Al termine della prima guerra mondiale, Max Weber arriverà ad affermare – coniando una definizione destinata a cristallizzarsi nella filosofia politica, non senza conseguenze per il diritto internazionale – che per “Stato” si deve intendere “quella comunità di uomini che, all’interno di un determinato territorio, pretende per sé (con successo) il monopolio dell’uso legittimo della forza fisica”4. Sin da allora, sovranità nazionale e monopolio dell’uso della forza sono alla base non solo delle relazioni internazionali, intese primariamente come relazioni tra Stati sovrani, bensì dell’idea stessa di democrazia. Da qualche tempo, però, questo sistema si sta sgretolando e nuove forze, multinazionali e private, stanno acquisendo una capacità sempre maggiore non solo di influenzare le decisioni su questo tema, ma a volte anche di disporre (con successo) dell’uso della forza.
Alcuni fenomeni riconducibili al processo di “globa­lizzazione”5 in corso sembrano oggi minare alle radici non solo il principio del monopolio dell’uso legittimo della forza da parte dello Stato, ma anche il diritto e la capacità di quest’ultimo di sottoporre tale uso della forza ad un controllo democratico, a vantaggio del solo principio del profitto e quindi di soggetti, multinazionali e privati, più predisposti e in sintonia con questo principio:
  • indebitamento degli Stati – fenomeno peraltro noto anche con il termine evocativo di “crisi dei debiti sovrani” – nei confronti non solo di altri Stati, ma anche di istituti di credito, cittadini e imprese private;
  • diffusione di attori non statali armati, schierati militarmente tanto contro il sistema politico internazionale degli Stati, quanto contro il diritto internazionale, persino quello umanitario (diu);
  • sviluppo e affermazione, in forme inedite, di forze armate private;
  • crescente potere finanziario e capacità delle imprese private (spesso transnazionali) produttrici di armi di influenzare a loro favore le politiche degli Stati in materia di produzione e controllo degli armamenti tramite azioni, anche legali, di lobbying;
  • capacità (e volontà) di alcune di queste imprese di superare i controlli governativi sul commercio di armi, spesso ricorrendo a tecniche che tendono a rendere poco efficaci o utili tali controlli, mettendo i controllori di fronte al fatto compiuto.
Esiste un’alternativa possibile e ragionevole a questa deriva. L’Unione Europea, che pure sino ad oggi ha ceduto a queste pressioni, può ancora riassumere il controllo democratico del suo sviluppo e porsi all’avanguardia di un modello alternativo, disarmato e non violento, di governo della globalizzazione.
La crisi dei debiti sovrani
Senza voler negare che la crisi degli Stati abbia innanzitutto profonde radici antropologiche e politiche, anzi, proprio per questa ragione, è opportuno non trascurare le cause della grave crisi finanziario-economica attuale6. Secondo diversi analisti del fenomeno, non si tratterebbe infatti di una crisi di tipo congiunturale, riconducibile alla fisiologia di un’instabilità ciclica, ma di una crisi di natura entropica7. Manifesterebbe cioè, nelle sue dinamiche strutturali, l’esaurimento (non tecnico, bensì antropico ed etico) di un modello di finanza, di economia, e anche di società (ecco quindi le sue radici antropologiche e politiche), che ha dominato la scena dell’ultimo quarto del secolo scorso, protraendosi sino all’oggi8.
In questo senso andrebbe letta la recente crisi internazionale di liquidità, esplosa nel secondo semestre 2011, manifestatasi anche nel rischio di insolvenza dei debiti sovrani europei, cioè degli stessi Stati che hanno evitato il crollo del sistema finanziario internazionale negli anni 2007-08 tramite interventi massicci di risanamento, di ricapitalizzazione delle banche, di offerte di garanzie e talora anche di nazionalizzazione di realtà finanziarie internazionali a carico dei bilanci pubblici. Nello stesso momento storico in cui l’attuale sistema economico-finanziario – retto dai postulati dell’assoluta capacità di autoregolarsi con i propri meccanismi nonché dalla persuasione della derivazione automatica del benessere collettivo dal perseguimento degli interessi privati – sembra raggiungere l’apice e sovrastare una politica sempre più lenta e debole, sprovvista di istituzioni internazionali adeguate per il governo della globalizzazione9, abbiamo assistito al suo crollo clamoroso, non ancora del tutto sanato, con una forza autodistruttiva senza eguali, dannosa anche per l’economia reale. Anche per queste ragioni, qualcuno comincia a chiedersi se non sia giunto il momento di ripristinare un ordine economico e politico diverso, “rimettendo i debiti” pregressi e riscrivendo regole del gioco più eque10.
Armi e soggetti non statali
Non si arresta, purtroppo, la diffusione di cosiddetti “Stati falliti”, ossia enti statuali che non riescono a contrastare le organizzazioni terroristiche che operano nel proprio territorio. L’incapacità di sovvertire questo stato di cose in una porzione crescente del pianeta, definita per questo da alcuni osserv...

Indice dei contenuti

  1. CoverImage
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Dedica
  5. Citazioni
  6. Prefazione
  7. Prima parte
  8. Introduzione
  9. La carta di Genova
  10. Seconda parte
  11. Ce'il debito all'origine della caccia ai profughi
  12. Un capitalismo fondato sul debito
  13. Per un'economia senza debito
  14. Il vento nero della disillusione. Un aggiornamento sulla Grecia
  15. Terza parte
  16. Dalla carta di Genova al cdtm
  17. La Porta giubilare della remissione del debito
  18. Insieme credenti e laici ce la possiamo fare. Il debito ecologico
  19. Economia e morale nell'Islam. La generosita e l'amore per i fratelli
  20. Debito pubblico, finanza privata e armi.
  21. Quarta parte
  22. Dentro contro e oltre il capitale per l'autodeterminazione sociale
  23. Crisi del debito dall'America Latina all'Europa
  24. Sovvertire il futuro. Attualità della battaglia contro il debito
  25. Contro la debitocrazia glocale
  26. Debito e diseguaglianze
  27. La Carta di Genova quale leva per cambiare la Societa
  28. La grande sfida dei movimenti popolari
  29. Per una lotta senza frontiere
  30. Il muro del debito fra Onu e Corte Internazionale di Giustizia
  31. Il debito pubblico italiano e la globalizzazione senza regole
  32. Il debito e i contadini. Una storia di lotte contro la tirannia
  33. Postfazione
  34. Note biografiche