Francesco Guccini. L'ultima volta
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Francesco Guccini. L'ultima volta

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Francesco Guccini. L'ultima volta

Informazioni su questo libro

L'ultima Thule, l'ultimo – in tutti i sensi – album di Francesco Guccini, appena uscito è andato al primo posto su iTunes. Il suo pubblico lo ha salutato con affetto inossidabile, dopo quasi cinquant'anni di canzoni. Ma cos'è che rende Guccini così unico, così amato? Tanto per cominciare i testi, semplici ma mai convenzionali. E poi i temi della sua poetica, che ogni volta vanno a scolpire sentimenti e pensieri comuni per un certo tipo di uomini, donne, sognatori, cittadini. Parole che ti dicono quello che sentivi o pensavi ma non eri ancora riuscito a dire. Questo libro di Federica Pegorin ci accompagna nel viaggio dentro e attorno a Guccini, attraverso riflessioni, epifanie, carnevali, dischi, concerti, libri, canzoni (tutte ascoltabili con collegamento a Spotify) e una serie di interviste, tra cui una inedita e imperdibile al cantautore di Pàvana. Un gran bel viaggio. Verso l'ultima Thule.

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Interviste

Intervista a Francesco Guccini
In questi anni che lei, Francesco, sta vivendo, anni fatti anche di difficoltà, la musica non potrebbe essere l’aspetto non solo “sonoro”, ma anche “più visivo” della sua realtà? Paradossalmente lei l’allontana, proprio ora che potrebbe essere completezza dell’animo, contatto fra il suo mondo interiore e il mondo esteriore, assenza di solitudine...
... Ma no, la musica per me è sempre stata un divertimento, non ha mai rivestito un ruolo “metafisico”. Semplicemente, c’è stato un tempo in cui le canzoni mi venivano fuori con facilità mentre adesso la voglia di comporre mi è passata: trovo che sia inutile insistere, accanirsi.
Ci sono molte altre cose che mi interessano di più, per esempio la lettura è un’attività dalla quale non mi separerò mai. Questa è la mia risposta, non so dire altro.
Mondo visivo e mondo delle apparenze: se perdo il mondo delle apparenze forse posso sperare di rimanere nell’autenticità. Che cosa pensa di questo periodo che stiamo vivendo? Lei è sempre stato definito un artista e, soprattutto, un uomo autentico e fedele ai suoi ideali, ma... ne valeva la pena? Si riconosce in questo mondo così diverso da quello di un tempo? C’è, secondo lei, una speranza per il futuro?
È chiaramente un periodo di crisi, economica non meno che morale. E per morale non intendo solo la corruzione, l’assenza di valori di altro tipo o perfino la mancanza della possibilità di ricercare e di realizzare determinati valori. Intendo anche la maleducazione e l’arroganza.
Ne valeva la pena, sì. Ma io sono “fatto così”, non è stata una scelta quella di rimanere fedele a certi ideali quanto piuttosto un procedere naturale e spontaneo. Non ha senso chiedere se ne valesse o meno la pena perché per me la risposta è ovvia, mi è andata bene fino ad ora e sono contento di quello che ho fatto.
Di un tempo quando, a quale epoca si riferisce? Se ripenso alla mia infanzia o alla mia giovinezza certamente mi ci riconosco solo fino a un certo punto in questo mondo perché tante cose sono cambiate, però ci sono e vado avanti, si va avanti. Insomma… ci si prova.
Non so se c’è, ma è sempre meglio avercela.
Ha letto l’Elogio dell’ombra di Jorge Luis Borges? In che cosa si riconosce?
L’ho letto sicuramente, ma non ricordo… Però non è che uno si riconosca in un libro. Io di solito non dico: “Ma guarda, sono uguale o sono simile”. Mi sembra di ricordare che parlasse della cecità. Borges era cieco e diceva: “Che scherzo mi ha fatto Dio, mi hanno promosso direttore della biblioteca di Buenos Aires e ora non posso leggere!” Borges faceva poetica. Posso apprezzarlo ma non riconoscermi.
Intervista a Gianluca Veltri
Autore del libro Francesco Guccini. Fiero del mio sognare (Arcana), pubblicato nel 2011 in occasione del settantesimo anniversario di Francesco Guccini.
Nel suo libro Francesco Guccini. Fiero del suo sognare, definisce Francesco Guccini un “classico vivente”, seguito in modo trasversale da generazioni nate in sei decenni, dal 1940 al 1990 e oltre, descrive il suo concerto come un’esperienza sociologica; che cosa rimarrà alla gente, adesso che quest’esperienza non è più possibile? Come tramandare l’unicità del suo stare sul palco ai giovani che non lo vedranno mai?
Come una specie di rito laico collettivo. Febbrile però orizzontale, nel senso che Guccini non abusa del suo vaticinio: è (o sarà stato, per quelli che non lo avranno mai visto) un mito vicino, apparentemente accessibile; colloquiale, ironico, autoironico, bonario, meno autocelebrativo possibile. L’interprete di un sentire comune, sia sul piano sentimentale/emotivo che su quello sociale/antropologico. Può darsi che in futuro muti la percezione di questo evento – ora che Guccini smetterà di esibirsi dal vivo – ma, presumo, rimarrà intatto quel senso di saggia e reciproca affettuosità con cui ogni concerto viene vissuto da tutti. Adolescenti, uomini e donne di mezza età, intellettuali e impiegati, reduci della controcultura del secolo scorso e nuovi disobbedienti, pensionati, studenti, persone colte e semianalfabeti. Non un uomo per tutte le stagioni, Guccini, ma una voce capace di arrivare lontana, insinuarsi nelle esperienze e nelle sensibilità più disparate, negli interstizi delle vite quotidiane, facendosene colonna sonora. Sulla sua capacità di incidere su tante nuove generazioni, sul rispetto che gode da parte dei più giovani, c’è un’esperienza che mi ha molto colpito mentre scrivevo il libro. Raggiungendo il palazzetto in cui era previsto un suo concerto con il bus, io e mia moglie ci siamo sentiti due matusalemme: tutti i presenti nell’autobus (tutti diretti al concerto) avevano l’età per essere nostri figli.
Fra le tematiche che analizza nel suo libro, si parla di esotismo e del viaggio. Lei rilegge la carta geografica percorsa da Guccini in tutti i suoi album, da isola in isola, attraverso i suoi personaggi, spesso navigando per mare. Un viaggio – dice – serve a far vela, a lasciare il porto, verso un orizzonte, ovunque porti, vicino o lontano che sia. Che sapore ha essere Antenór,
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Gulliver
,
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Cristoforo Colombo
, Ulisse,
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Van Loon
… e andare verso l’Asia, l’America, Istanbul, l’Argentina?
Ha visto che anche nell’ultimo album in copertina c’è un veliero? I viaggi di Guccini mi ricordano quelli di Salgari… il più grande scrittore d’avventura che non ha mai visitato i luoghi di cui narra. Guccini non è un viaggiatore, semmai un montanaro sognatore. Il suo esotismo è di natura poetica. Tutti i personaggi e i luoghi che racconta, e che lei cita, gli servono come allegorie, le loro epopee sono come fondali in cui inserire una sorta di malinconia della storia e dello spazio. Il gaucho Antenór, “figlio di qualche confine della pianura”, diventa “polvere di tempo e di pianeta”. Cantando dell’antica Costantinopoli, Guccini dice “Bisanzio è forse solo un simbolo insondabile, segreto e ambiguo come questa vita”. Per questo ho voluto saldare le canzoni, diciamo così, d’avventura, insieme ad altre come
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Autogrill
,
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Vite
e
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Argentina
. In queste ultime, più marcatamente, Guccini esplora pieghe della vita che non si sono srotolate, bivi in corrispondenza dei quali si è tirato dritto anziché svoltare, attimi come schiocchi di dita che decidono un destino poi rimpianto. Un passato non vissuto, una vita che poteva essere diversa e della quale si ha nostalgia, alla maniera di Fernando Pessoa e del suo Libro dell’inquietudine. In questo aspetto gucciniano si ravvisa quel tratto che nel mio libro ho chiamato esotismo esistenziale.
Da un viaggio poi si torna sempre, lei afferma che è come se servisse a fissare un limite; il ritorno, poi, ha intrinseco un ipnotico senso di circolarità: dove approderà Guccini nel suo ultimo viaggio? Raggiungerà Thule?
La circolarità è magistralmente raccontata in
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L’isola non trovata
, il disco più enigmatico e ipnotico. Thule, che nell’ultimo album rappresenta una continuazione delle tematiche citate prima, è un nuovo approdo, virgiliano, della poetica gucciniana. Forse sarà l’ultimo, anche se non si può mai dire. Ma se ci fa caso, il senso della fine è sempre presente nei brani di Guccini. Come capita a tutti i grandi malinconici, lui quando vede qualcosa di nuovo fiammante la immagina quando sarà consunta e dimenticata; e viceversa, quando qualcosa è ormai andata e inattuale, lui se la figura quando era agli inizi, e nessuno ...

Indice dei contenuti

  1. Francesco Guccini. L’ultima volta
  2. Menu
  3. Introduzione
  4. Interviste
  5. Epifanie
  6. Il carnevale in Guccini: le canzoni, i romanzi, i concerti
  7. Guccini cantore di vita
  8. L’ultima volta
  9. Indice