Come un principio
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Come un principio

Riflessioni sul libro della Genesi

  1. 128 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Come un principio

Riflessioni sul libro della Genesi

Informazioni su questo libro

Lontano da una pretesa esegetica e quindi scientifica, le pagine di questo libro desiderano essere semplicemente riflessioni sull'umano vivere cercando di guardare lontano, ma indietro, attingendo cioè alla sapienza degli autori ispirati della Bibbia nella consapevolezza che, grazie a loro e in particolare al primo Libro, si può giungere al principio delle cose, e quindi di noi stessi e così alle cose di Dio. Lasciarsi "semplicemente" raggiungere: questo è la salvezza. Effatà Editrice pubblica libri di qualità dal 1995, con lo stesso spirito si occupa di editoria digitale: eBook D.O.C. pensati per chi ama i libri. Il testo di questo eBook è stato completamente riadattato alla lettura digitale con l'aggiunta di link per una rapida navigazione.

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Informazioni

LA CADUTA

IL RISCHIO DELLA LIBERTÀ

Genesi 3,1-24

«Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: “È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”. Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”.
Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”.
Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”.
Allora il Signore Dio disse al serpente:
“Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno”.
Alla donna disse:
“Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà”.
All’uomo disse: “Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l’erba campestre.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!”.
L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì. Il Signore Dio disse allora: “Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!”. Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita».
A questo capitolo abbiamo dato il titolo La caduta – Il rischio della libertà. Tale rischio genera un dramma, il dramma dei suoi personaggi. Proviamo ad analizzarli singolarmente. I personaggi principali sono tre: l’albero, il serpente e Dio. Eva e Adamo sono delle vittime, non dei protagonisti, potremmo definirli come attori non protagonisti.
Per comprendere appieno il nostro testo, occorre ritornare al capitolo precedente: «Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male» (Gn 2,8-9). Dove è posto questo albero? In mezzo al giardino. Particolare non secondario, da tener presente. Vi è un altro albero, questa volta non localizzabile: l’albero della conoscenza del bene e del male. Proseguiamo nella lettura del testo: «Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”» (2,16-17).
Dio proibisce di cibarsi unicamente da quell’albero, che non si trova nel mezzo del giardino ove, invece, è posto l’albero della vita.
Gli alberi sono due, ma dell’albero della vita non se ne parlerà più; occorrerà attendere il libro dell’Apocalisse dove vi farà ritorno in un contesto particolare. Nel nostro brano rimane soltanto l’albero della conoscenza del bene e del male. Per quale ragione? Perché il problema della vita l’autore biblico lo ha già sviluppato e presentato in tutto il primo capitolo e, in parte, nel secondo. In sostanza, egli dà per assodato che l’uomo sia la creatura del Dio che ha creato ogni cosa, il Dio datore di ogni vita. L’autore vuole spostare l’attenzione su un altro problema vitale, l’aspetto morale: so che Dio mi ha fatto dono dell’esistenza, ma ora questa vita come deve essere gestita? Attraverso scelte concrete, perché l’uomo è fatto di scelte che si dividono in scelte buone e scelte cattive. È questo che nel terzo capitolo sta a cuore all’autore. Unicamente questo. Egli vuole risolvere il problema dell’etica: dove poter attingere per poter comprendere come devono essere i miei rapporti, le mie decisioni, le mie scelte quotidiane? L’autore del nostro brano, per rispondere a queste domande, si serve di un racconto mitologico, metodo usato in tantissime culture, anche extra-bibliche. Ad esempio, il Libro Sacro dei Quiché, discendenti degli antichi Maya, chiamato Popol Vuh, inizia proprio con la creazione e il consecutivo gioco della libertà di due personaggi primordiali, proprio come nel nostro libro. Il problema cui tenta di dare risposta Genesi 3 è in fondo il problema di sempre: occorre operare delle scelte tra il bene e il male, ma chi è in grado di offrirmi la conoscenza del bene e del male? Chi mi dice che questo è bene e quest’altro è male? Qual è la fonte a cui attingere tale conoscenza?
Come detto sopra, il primo protagonista del racconto della caduta è l’albero della conoscenza del bene e del male. Perché l’autore sceglie un albero, e questo albero particolare, per introdurci in questa spinosa questione? Perché l’albero nella cultura mediorientale è la vita (s’è visto nel primo capitolo che senza vegetazione esiste solo il nulla), perciò, dato che si vive di scelte, ecco la fonte delle scelte dell’uomo, l’albero della conoscenza del bene e del male.
Cosa s’intende per conoscenza? Per noi, figli dei greci, di Tommaso e di Cartesio, è una questione intellettuale. Alla conoscenza si giunge con lo studio, lo sguardo, il sentire... L’appropriarsi di una conoscenza, e questa conoscenza è definita cultura. Per l’autore sacro, invece, la conoscenza è un’esperienza interpersonale, è una questione di cuore, relazione, frequentazione: trascorrere così tanto tempo assieme ad una persona sino ad arrivare a conoscerla. È un’esperienza di carne, di sangue, di affetto, di passione. Questa è la conoscenza. La conoscenza più alta che la Bibbia conosca è l’esperienza sessuale nell’amore. È la risposta che Maria dà all’angelo quando questi le dice: «Diventerai madre». E Maria risponde: «Ma come è possibile, non conosco uomo» (cfr. Lc 1,34). Lei sta dicendo: «Non avendo avuto un rapporto con un uomo, come posso divenire madre?». Comprendiamo allora cos’è la conoscenza e cos’è l’albero della conoscenza del bene e del male. È la fonte a cui attingere le nostre decisioni per giocarcele lungo il cammino della vita. Attraverso un rapporto di relazione e di contemplazione con questo albero, che ormai comprendiamo essere la vita stessa dell’uomo e quindi Dio, arrivo a percepire ciò che è bene e ciò che è male per me hic et nunc.
Iddio proibisce all’uomo, Eva nel nostro brano, di mangiare i suoi frutti altrimenti avrebbe conosciuto la “morte”. Se si legge con attenzione il versetto in questione, ci si accorge che Dio dice di non mangiare solo il frutto di quest’albero. Per il resto lo si può guardare, contemplare, inginocchiarvisi di fronte, addirittura toccarlo e accarezzarlo.
Dio vuole che arriviamo a conoscere ciò che è bene e ciò che è male per la nostra vita, attraverso un rapporto di relazione, un rapporto vissuto nell’alveo dell’amore. Tu puoi apprendere cosa sia il bene e cosa sia il male in un sano rapporto con Dio, stando in adorazione e contemplazione col tuo Dio. Attraverso la preghiera, attraverso una conoscenza che ha il sapore dell’amore, imparerai ciò che devi fare. Imparerai così come un bambino impara ciò che è bene e ciò che è male non perché la madre gli somministra tomi di teologia morale, ma semplicemente stando accanto a sua madre, percependone la bontà. E – dirà il piccolo dentro sé – quello che fa la mamma, lo faccio anch’io perché è buono e ciò che evita lo eviterò anch’io, perché è cattivo. Così si impara il bene e il male, frequentando, amando, stando assieme.
Eva ha saltato questo momento di relazione. Di contemplazione. Ha preso il frutto, lo ha masticato, l’ha assimilato facendolo divenire sua carne e suo sangue. Ha assunto l’amore, volendo diventarne fonte, rinunciando così ad avere vita relazionandovisi.
Approfondiamo questo suo mangiare del frutto. Se mangi prendi possesso di ciò che addenti. «L’uomo è ciò che mangia», affermava un filosofo materialista del XIX secolo, Ludwig Feuerba...

Indice dei contenuti

  1. Come un principio
  2. Menu
  3. Introduzione
  4. Bibliografia essenziale
  5. La creazione
  6. La caduta
  7. Caino e Abele
  8. Il diluvio
  9. La Torre di Babele
  10. La legatura di Isacco
  11. La lotta di Giacobbe
  12. Indice