Le tue labbra stillano nettare
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Le tue labbra stillano nettare

Lettura «al cinema» del Cantico dei Cantici

  1. 112 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le tue labbra stillano nettare

Lettura «al cinema» del Cantico dei Cantici

Informazioni su questo libro

Il testo contiene link alle schede online dei film citati.Un'interpretazione diretta e non allegorica del Cantico dei Cantici attraverso numerosi riferimenti cinematografici. Non un commento esegetico, ma una lettura d'amore, un invito a comprendere che l'incontro di un "io" con un "tu", quando diventa un "noi", spalanca le porte della vita divina. Per evitare che questo poema diventi una sorta di "Atlantide" della Sacra Scrittura e per farlo conoscere e amare.Il Cantico, perla custodita nella conchiglia della Bibbia, vede come protagonista una coppia che non smette mai di dichiarare il proprio amore: due attori, due amanti che manifestano il loro desiderio e anelano a vivere l'amore profondamente gioioso e tenero, dono straordinario del Dio-Creatore.«...e in ogni caso, non è al possesso che aspiro. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere che abbiamo creato, e che si chiama "noi"».Robert (Clint Eastwood), ne I ponti di Madison CountyEffatà Editrice pubblica libri di qualità dal 1995, con lo stesso spirito si occupa di editoria digitale: eBook D.O.C. pensati per chi ama i libri. Il testo di questo eBook è stato completamente riadattato alla lettura digitale con l'aggiunta di link per una rapida navigazione.

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Lettura al “cinema”
del Cantico dei Cantici

Mi baci con i baci della sua bocca!

1

1Cantico dei Cantici, di Salomone.
[Lei] 2Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, migliore del vino è il tuo amore.
3Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza,
aroma che si spande è il tuo nome:
per questo le ragazze di te si innamorano.
4Trascinami con te, corriamo!
M’introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo di te,
ricorderemo il tuo amore più del vino.
A ragione di te ci si innamora!
Il Cantico inizia subito con l’esaltazione del desiderio erotico dell’amata: «Mi baci con i baci della sua bocca!» (v. 2). In un contesto poco favorevole al mondo femminile, questo canto biblico è un urlo di liberazione ed emancipazione: la donna è, soprattutto, “soggetto” e non uno squallido “oggetto” del desiderio. È lei a prendere l’iniziativa, non lasciandosi intimorire dal lato umano dell’amore né dall’eros che lo pervade: prova semplicemente un’emozione naturale1. L’amore entra nel suo raggio d’azione facendole comprendere il significato della corporeità.
L’immagine del bacio impregna tutto il poema: esso è gesto esteriore di un desiderio interiore che nasce tra gli amanti e, contemporaneamente, l’anticamera di un’intimità che troverà il suo compimento nel talamo nuziale2. Inoltre, questo versetto manca di preamboli: non c’è un prima, un fatto antecedente, un voler porre quel gesto, per forza, in una narrazione lineare. Ciò non vuol dire che una relazione, una storia, non abbiano preceduto quel bacio, ma semplicemente che al nostro autore non interessa3: per lui conta soltanto l’emozione di quell’attimo. Josie (Drew Barrymore), in Mai stata baciata (1999), afferma: «Quel momento quando baci qualcuno e tutto intorno a te si annebbia: l’unica cosa messa a fuoco siete tu e l’altro. Ti rendi conto che quella persona è l’unico essere che bacerai per il resto della tua vita, e per un solo momento ricevi un dono straordinario; e vuoi ridere e vuoi piangere perché ti senti fortunata ad averlo trovato e così spaventata per la paura di perderlo. E tutto nello stesso momento».
D’altronde, chi – anche tra i meno romantici – non ha avuto, durante la visione di un film, un leggero aumento del battito cardiaco o non ha versato lacrime di fronte all’accostarsi delle labbra dei due attori protagonisti? In quel momento la tensione narrativa della pellicola ha finito per coinvolgerci totalmente. Per chi non sa piangere e commuoversi davanti alla scena di un film potrebbe apparire un fatto anomalo, una sdolcinatezza nauseante, un cedimento infantile; la psicologia, invece, sostiene che trama, personaggi e battute di quella sequenza racchiudono un’emozione in grado di oltrepassare – passando obbligatoriamente dal cuore – la maschera delle nostre sicurezze. Il segreto è saper cogliere quel particolare nascosto, quell’isola emotiva misteriosa nella quale – come dei naufraghi confusi – siamo improvvisamente approdati. Riuscire a individuare l’isola misteriosa può aiutare ognuno di noi a comprendere e a manifestare le proprie emozioni. Una volta scoperta, l’isola misteriosa sarà parte integrante di quella preziosa mappa che ci guida alla scoperta di noi stessi.
Quando, dunque, la scena di una pellicola ci colpisce, lasciamo pure che le lacrime righino il nostro volto: il pianto è espressione sincera di parte del nostro vissuto. D’altronde, Dio ha donato gli occhi agli esseri viventi anche per piangere; l’assenza di lacrime contraddistingue i morti viventi: Gli zombi non piangono4, infatti, è il titolo del noto romanzo di Rusty Fischer.
Indimenticabili alcuni baci cinematografici. Il più romantico lo abbiamo ammirato in Lilli e il vagabondo (1955): uno spaghetto, morsicato alle due estremità, unisce dolcemente i musetti dei due protagonisti; il più classico lo abbiamo visto in Via col vento (1939), quello che Rhett (Clark Gable) dà a Rossella (Vivien Leigh), vedova due volte, quando finalmente le chiede di sposarlo. Il più comico, probabilmente, è tra Zucchero (Marilyn Monroe) e Joe (Tony Curtis), alias Mr. Shell in A qualcuno piace caldo (1959): «“Ma come hai imparato a baciare così?”. – “Vendendo baci per il soccorso invernale”». Il più mistico e trascedente? Forse quello in Ghost – Fantasma (1990) tra Sam (Patrick Swayze) e Molly (Demi Moore), accompagnato dal commovente invito a “custodire” l’amore: «“Ti Amo, Molly. Ti ho sempre amata tanto”. – “Idem”. – “È meraviglioso l’amore che hai dentro. Portalo con te. Addio!”».
Il Cantico ci consegna, dunque, il desiderio del bacio sin dalla prima scena. «Il bacio non solo ha un fortissimo valore erotico, ma simboleggia quasi uno scambio di respiro, di vita che i due amanti si comunicano; val la pena di ricordare che per pronunciare il termine ebraico pîhû – la sua bocca – bisogna porre la bocca nel gesto del bacio»5. Nella tradizione ebraica questa sensazione è ben espressa da Zalman Shneur, poeta ebreo-russo: «Mia colomba, tu non sai come ci baciamo noi ebrei. / Fino a che, petto contro petto, nessuno dei due sappia qual è il suo cuore né distingua il cuore dell’altro. / Materia e corpo sono spariti [...]. / Non resta che un soffio e un’anima: non esistono più parole, solo esiste il parlare della pupilla degli occhi»6.
«Mi baci» (in ebraico yiššāqenî) è molto vicino foneticamente a yašqēnî, forma causale della radice šqh, che vuole dire: «Mi darà da bere». Non è una coincidenza, dunque, la menzione del vino successiva: «Sì, migliore del vino è il tuo amore» (v. 2). Altri studiosi traducono: «Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino»; o ancora più liberamente: «Che mi dia da bere il vino dei suoi baci»7. Dal senso del tatto (baci, tenerezze) si passa quindi, in modo del tutto naturale, a quello del gusto.
Il paragone col vino non deve stupire. Il vino è divino (scusate il gioco di parole), come ci ricorda Giudici 9,13; in questo versetto la vite dice: «Rinuncerò al mio mosto, che rallegra gli dèi e gli uomini?». Nella Bibbia, poi, il vino è simbolo di ogni piacere e gioia. Inoltre, l’esperienza di Dio è definita come un “gustare” saporoso (cfr. Sal 34,9).
In una scena de Il Casanova di Federico Fellini (1976), Du Bois (Daniel Emilfork-...

Indice dei contenuti

  1. Le tue labbra stillano nettare
  2. Menu
  3. Introduzione
  4. Lettura al “cinema” del Cantico dei Cantici
  5. Un altro “essere” che si chiama “noi”
  6. Una donna che ama senza nascondersi
  7. Bibliografia
  8. Filmografia
  9. Indice