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Informazioni su questo libro
22 dicembre 2016. Dopo l'intensificarsi degli scontri e la pioggia di missili che sembra non finire, d'improvviso le armi tacciono. Aleppo è dichiarata "città libera". Sembra un sogno: si ricomincia a camminare per le vie del quartiere senza paura. Davvero la guerra è finita?
Il sogno dura poco. È vero, i combattimenti più aspri si sono spostati altrove ma la città è in macerie e la gente stremata.
Riprende da qui il racconto di fra Ibrahim, frate francescano e parroco ad Aleppo. Se nel libro precedente, Un istante prima dell'alba, aveva raccontato la vita sotto assedio, con la minaccia continua dei missili e dei cecchini, ora ci introduce alla grande impresa della ricostruzione. Ci sono le case da riparare, le chiese e le moschee, ma a dover essere ricostruita è soprattutto la persona. Le ferite sono tante: ve ne sono di manifeste, a ogni angolo di strada, e ve ne sono di nascoste, nei cuori delle persone e nelle relazioni a tutti i livelli della società.
La notte di Aleppo non è finita ma il fuoco non si è spento sotto la cenere e la morte non ha l'ultima parola.
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Informazioni
Argomento
StoriaCategoria
Storia mediorientaleRicostruire la persona
Tante ferite ancora aperte
Noi speriamo e chiediamo che il Signore doni la guarigione: occorre che guariscano i cuori, i rapporti tra le persone, i rapporti sociali, le strutture della vita civile. Ci sono ancora tante ferite aperte nei cuori: tante persone sono traumatizzate dalla guerra. Fra loro donne, bambini e anziani, che soffrono ancora, di giorno e di notte, sia a causa di ferite nel corpo causate dalle pallottole e dai missili, sia per le ferite psicologiche, dovute a traumi e continue paure, subiti e vissuti per anni. Grazie al contatto diretto con le persone ad Aleppo, riesco a toccare con le mie mani queste ferite, contemplando in esse, come faceva san Francesco, le ferite del Corpo di Cristo lacerato dai chiodi, dalla lancia, dai flagelli e dalla corona di spine. Si percepisce allora la profondità senza misura delle ferite che la guerra ha lasciato e che chiedono un “processo di guarigione”. Questa guarigione non può essere immediata, non basta premere un pulsante e tutto è risolto. Si tratta di un processo lungo; è una Via Crucis, con molte stazioni, prima di arrivare all’ultima tappa, quella della Pasqua.
Progetto di adozione delle giovani coppie
La Chiesa è una famiglia
e la famiglia è una piccola chiesa
Papa Francesco
e la famiglia è una piccola chiesa
Papa Francesco
La speranza rinasce ad Aleppo anche grazie alle giovani coppie che hanno deciso di porre le fondamenta di una nuova famiglia nonostante la guerra. Questo spiega perché uno dei primi progetti messi in cantiere immediatamente dopo la cessazione dei combattimenti ad Aleppo sia stato proprio un progetto di sostegno alle giovani coppie cristiane, appartenenti a tutti i Riti presenti, che hanno celebrato il loro matrimonio durante la guerra.
L’inaugurazione del progetto, avvenuta il 20 gennaio 2017, ha visto la partecipazione dei vescovi e dei preti di tutte le comunità cristiane di Aleppo. La chiesa era letteralmente gremita di fedeli, soprattutto di giovani: i loro volti esprimevano la sofferenza e la tristezza della guerra, e l’inevitabile inquietudine che ne deriva. Come creare una famiglia senza risorse economiche e con tanta disoccupazione, quando i prezzi sono elevati e due salari non bastano per vivere? Ma nel loro sguardo appariva anche un barlume di speranza e di gioia perché sapevano di non essere soli: la Chiesa è rimasta al loro fianco. E non solo la Chiesa locale, le varie comunità cristiane di Aleppo, che abbracciano e custodiscono le nostre famiglie, ma tutta la Chiesa universale e specialmente papa Francesco, che non solo difende, in ogni occasione, i valori cristiani della famiglia, ma ha anche dedicato ben due sinodi per due anni di seguito al tema della famiglia. Quindi bisogna manifestare questa predilezione per le famiglie e trasformarla in una cura costante e concreta.
A rappresentare il Pontefice c’erano il Nunzio apostolico, cardinale Mario Zenari, il segretario di “Cor Unum” monsignor Giovanni Pietro Dal Toso e monsignor Thomas Habib, Consigliere della Nunziatura.
Il cardinale Zenari e monsignor Dal Toso hanno sottolineato il ruolo importante dei genitori nella trasmissione della fede ai propri figli, dicendo che il futuro della Chiesa ad Aleppo dipende dalla loro testimonianza di fede.
Nell’omelia, il Nunzio apostolico ha ricordato che papa Benedetto XVI aveva parlato di “creatività della carità” e papa Francesco di “creatività della misericordia”. Ha aggiunto che la prossima volta, quando incontrerà papa Francesco, gli chiederà di aggiungere un nuovo tipo di creatività: la “creatività della pastorale”, che ha potuto conoscere nella nostra parrocchia. Una creatività che scaturisce dalla carità e dalla misericordia.
La famiglia giovane è il futuro della società. La famiglia fondata sui valori cristiani è il futuro della Chiesa. Vogliamo incoraggiarla, accompagnarla nella sua missione e sostenerla spiritualmente e materialmente nel nostro paese, nonostante le difficoltà della situazione in cui ci troviamo a vivere.
Il progetto prevede la distribuzione di pacchi alimentari, gli aiuti necessari per provvedere alla fornitura di corrente elettrica e l’assistenza in tutti i bisogni di ordine medico e sanitario, soprattutto quelli che riguardano la gravidanza e la maternità.
Le coppie di fidanzati
Mi faceva molta pena vedere quante coppie di fidanzati rimanevano tali per molti anni, anche sette anni. E da noi il fidanzamento non è una cosa da poco: è la prima tappa di un percorso molto serio che porta al matrimonio. Era molto triste vederli costantemente in fase di progettazione del loro futuro senza mai arrivare a poter concludere o almeno a iniziare il percorso di vita familiare.
Anche qui ci siamo detti: dobbiamo fare qualcosa. E abbiamo pensato di procedere in collegamento con il progetto delle coppie sposate. Abbiamo deciso di fare in questo modo perché era importante pensare anche a quelle coppie di fidanzati che, pur facendo un serio cammino insieme, non ce la facevano sa soli.
Dopo aver accompagnato circa 70-80 coppie di fidanzati nel 2017, è stato bello vedere l’eco di quello che era stato fatto. Ricordo che, dopo essere riusciti finalmente a sposarsi, una coppia ha voluto venire con insistenza a ringraziarmi per l’aiuto ricevuto. Il marito mi diceva: “normalmente sono i genitori ad aiutare le giovani coppie a sposarsi. Mio padre non poteva farlo e nemmeno il padre di mia moglie: le nostre famiglie sono poverissime. Ma è molto bello vedere come la Chiesa abbia interpretato questo ruolo, manifestando la sua paternità e maternità, e ci ha dato la spinta necessaria per cominciare bene questo cammino”. Anche in questo caso non servivano grandi cifre: 850 euro bastavano per iniziare una nuova vita familiare.
Non nascondo la grande soddisfazione che ho avuto dagli esiti di questo progetto. Da subito era evidente quanto fosse importante e ho sempre avuto la conferma che questo era un progetto voluto da Dio, non da noi, come d’altronde tutti gli altri progetti. Ho potuto vedere e testimoniare quanto bene questo progetto abbia fatto.
Preparazione e formazione permanente
Queste giovani famiglie oggi rappresentano una parte fragile della società, che pure è minacciata da molte crisi. Hanno bisogno di essere protetti e sostenuti spiritualmente e materialmente. Il nostro progetto è un modo pratico per assistere le famiglie, in particolare le nuove famiglie di Aleppo, anche nel campo della preparazione al matrimonio. Durante la crisi, dopo anni e anni in cui si erano svolti corsi ecumenici in preparazione al matrimonio, ogni attività si era interrotta per motivi di sicurezza. Dal 2015 in poi, la Chiesa latina è stata l’unica comunità grazie alla quale sono stati fatti dei corsi in preparazione al matrimonio. Incoraggiamo e insistiamo affinché questa importantissima tradizione torni a essere praticata in tutte le chiese, e non solo in quelle cattoliche.
Oltre al sostegno materiale, attraverso questo progetto sono stati organizzati anche incontri di “formazione permanente”, con appuntamenti mensili che proseguono dopo il matrimonio.
L’aspetto ecumenico del progetto
Questo è un progetto ecumenico e come tale ha ricevuto la benedizione di tutti i responsabili delle comunità cattoliche e ortodosse. Essendoci assunti noi l’impegno di aiutare le giovani coppie di tutti i Riti cristiani, abbiamo dato la possibilità a tutte le chiese cristiane locali di concentrarsi sull’aiuto delle altre famiglie bisognose che fino ad ora non hanno ricevuto sufficiente assistenza.
Questa attività o, meglio, questo modo di vivere la comunione, aiutando spiritualmente e materialmente ogni membro della comunità, non è qualcosa di nuovo per la Chiesa. È un’applicazione del modello della prima comunità cristiana, così come è stata presentata da san Luca negli Atti degli Apostoli. Una comunità che si nutre della Parola, dei Sacramenti, della preghiera e anche della carità quotidiana e concreta.
La reazione della parrocchia
Quando avevo annunciato a tutta la parrocchia la mia intenzione di avviare questo progetto, avevo spiegato che tra le tante priorità che ci impegnano costantemente sentivo con particolare intensità e urgenza la necessità di mettere al centro la cura per le giovani coppie. Li ho definiti eroi perché hanno scelto la via del matrimonio davanti a Cristo, dentro la Chiesa, durante gli anni della guerra. E ancor più quelli che hanno scelto di aprirsi al dono della vita, seguendo fino in fondo la loro vocazione di coniugi cristiani. Per noi – ho sostenuto – sono loro i più bisognosi e la nostra attenzione va rivolta innanzitutto a loro. Dopo aver detto questo durante tutte le messe domenicali, ho sentito da parte di tutte le famiglie una reazione di grande soddisfazione, quasi un sospiro di sollievo, perché hanno condiviso con me questa scelta, confermando il mio impegno a metterci a servizio delle nuove famiglie. In tanti sono poi venuti da me, anche anziani, a dirmi che stavamo facendo la scelta giusta.
Sono loro il futuro del Paese, della presenza cristiana ad Aleppo. E bisogna che noi pensiamo al futuro e questo futuro non può essere costruito soltanto a parole, incoraggiandoli a sposarsi, ma alle parole occorre far seguire i fatti. Non possiamo limitarci a ripetere all’infinito che bisogna fare figli, ma dobbiamo anche creare le condizioni perché queste giovani coppie possano avere figli ed educarli con serenità, a dispetto della situazione contingente.
Qualche numero
All’inizio il progetto riguardava 660 coppie che si sono sposate a partire dal 2012. Dopo tre mesi, abbiamo incluso anche le coppie che si sono sposate tra il 2010 e il 2012, arrivando così a 940. All’inizio del 2018 siamo arrivati ad aiutare circa 1100 giovani coppie o famiglie, molte delle quali con bambini piccoli. In concreto, si tratta di garantire un pacco alimentare mensile (del valore di circa 42 euro), di dare un sostegno economico per le necessità di acquisto di alimenti per i bambini e del necessario per la loro igiene; i costi dell’elettricità (circa 21 euro al mese) e del riscaldamento; la riparazione delle case o l’affitto; l’assicurazione per i bisogni sanitari, soprattutto per la gravidanza, il parto e i bimbi appena nati. A volte li aiutiamo anche ad acquistare il corredo per le spose, i mobili, le fedi nuziali.
Sul versante della salute, abbiamo dovuto constatare l’aumento dei casi di sterilità, dovuti alla tensione e alle condizioni sanitarie vissute in questi anni. Le spese mediche per le cure in questi casi sono molto elevate, ma è necessario aiutare questi giovani a poter avere figli, che sono un grande dono di Dio e la speranza per il nostro futuro.
Una cura che continua
Alla fine del 2017 tante famiglie hanno cominciato ad avere timore perché sapevano che le necessità sono tante e giravano voci che gli aiuti sarebbero diminuiti o finiti. Questo si è visto concretamente con la decisione di chiudere il piano di emergenza da parte della Croce Rossa e quindi la Mezzaluna Rossa non distribuiva più aiuti di prima necessità. Anche il centro gestito dai gesuiti ha interrotto la distribuzione quotidiana di un piatto caldo, che per molti anni ha rappresentato una modalità di aiuto molto efficace durante la crisi. Anche la Caritas ha seguito le decisioni di questi organismi internazionali. In occasione di una di queste distribuzioni dei pacchi alimentari, ho promesso alle coppie giovani che avremmo continuato, anche se non avevamo niente, e che li avremmo sempre considerati come una priorità assoluta. Io ho detto loro con molta determinazione che avremmo messo questo progetto per le coppie giovani di tutti i Riti anche davanti ad altri tipi di aiuto per le sole famiglie del nostro Rito latino.
I giovani
La prima impressione che ho avuto soprattutto rispetto agli studenti universitari, era che si trattava come dei pesci più difficili da pescare, come la sabbia che scorre fra le dita. Quante volte avevo cercato di preparare delle “reti” con maglie molto strette ma mi ero reso conto di non essere riuscito nel mio intento. Poi ho capito che, quando si comincia a lavorare in un campo, gli effetti positivi si possono vedere anche in un altro campo. Una volta che abbiamo aiutato una famiglia con il pacco alimentare o con l’elettricità o con le cure sanitarie, allora i genitori stessi, parlando bene della Chiesa e sottolineando con una certa ammirazione quello che viene fatto a livello del servizio, incoraggiano i figli a partecipare e a dare il loro contribu...
Indice dei contenuti
- Prefazione
- Introduzione
- Risveglio dopo la tempesta
- L’emergenza continua
- La ricostruzione materiale
- Ricostruire la persona
- Essere Chiesa
- Le malattie sociali dei cristiani
- Galleria fotografica
- L’ecumenismo della sofferenza
- Incontro all’altro: i nostri fratelli musulmani
- La mia vita ad Aleppo: un cammino di disponibilità
- Memoria e speranza
- Le sfide all’interno della società: segni di morte
- Vivere da cristiani nel tempo del caos
- Ultime notizie da Aleppo
- Appendici
- I progetti