VILLA DIODATI
E ora veniamo al vero motivo che mi ha spinto a indagare su questo anno senza estate. Con tutto il rispetto per Waterloo, i mormoni e il velocipede, e senza nulla togliere al genio di un maestro che meriterebbe ben più alta considerazione nel panorama artistico internazionale come William Turner, non mi sarei dedicato a questa storia se duecento anni fa, nell’anno senza estate, una signorina inglese di 19 anni, Mary, non si fosse avventurata in un tour per l’Europa insieme a una compagnia di romantici compatrioti e si fosse fermata per un soggiorno di qualche settimana sul lago di Ginevra.
Ma facciamo un passo indietro.
È il 24 aprile del 1816, un medico inglese di origine italiana, John Polidori, sta lasciando l’Inghilterra. John è il figlio di Gaetano, politico e scrittore originario della provincia di Pisa, segretario di Vittorio Alfieri, emigrato a Londra. È un medico, laureatosi giovanissimo all’età di 19 anni, e uno scrittore. Ma è soprattutto il medico personale, il segretario e l’accompagnatore di un personaggio che, non solo nel suo Paese, è già una celebrità, George Noel Gordon, sesto Lord Byron. Il loro è un legame molto particolare, intenso, ambiguo, che va oltre al rapporto di lavoro e a quello fra un medico e il suo assistito.
Insieme, Polidori e Byron lasciano Londra accompagnati da Scrope Davies e da John Hobhouse. Byron forse non sa che non farà mai più ritorno sull’isola. Inizierà infatti un lungo tour in Europa che in otto anni lo porterà a soggiornare in vari Paesi, fra cui l’Italia e in particolare la Liguria, ultima sua destinazione prima della partenza per la Grecia, dove si unirà ai rivoluzionari e troverà la morte a Missolungi, nel 1824, non in battaglia, come un eroe romantico, ma vittima della febbre gialla.
Ma oltre alle gesta e alle imprese di questi personaggi romantici, facciamo anche attenzione al tourbillon di relazioni amorose incrociate che coinvolgono i personaggi.
Tanto per cominciare, Byron da due giorni si è separato dalla moglie che a dicembre del 1815 gli aveva dato una figlia, Ada, e ha una relazione con un’altra donna, Claire Clermont, già incinta di lui.
A svelarci i particolari di questo viaggio in Europa nell’anno senza estate è proprio John Polidori che terrà sul soggiorno un diario dettagliato e poco conosciuto, anche perché mai tradotto in italiano, che abbiamo potuto consultare e mettere a confronto con le testimonianze degli altri personaggi coinvolti in questa storia.
Il gruppo inglese raggiunge Dover il 25 aprile e il giorno successivo si imbarca per il Continente insieme a tre servitori. Prima tappa a Ostenda, poi Bruges e Gand, sempre sotto una pioggia insistente, racconta Polidori. E ancora Anversa, Bruxelles, Waterloo, Colonia, Bonn, Coblenza, Carlsruhe, Offemberg e il 20 maggio la Svizzera. Friburgo, le Alpi del Giura, Berna e il 26 Ginevra. Polidori e Byron prendono in affitto a Cologny una vecchia villa padronale con vista sul lago, villa Diodati, dal nome del professore di teologia che nel Seicento l’aveva costruita, John Diodati.
Il giorno successivo avviene l’incontro con un altro gruppo inglese, con cui avevano pianificato di trascorrere insieme l’estate, già a Ginevra da pochi giorni. Ne fanno parte Mary Wollstonecraft Godwin, il poeta inglese Percy Bysshe Shelley, il giovanissimo figlio di Percy e Mary, nato nel gennaio di quell’anno, e Claire Clermont, la sorellastra di Mary che, come abbiamo già detto prima, era incinta di Byron da poche settimane. È probabilmente lei a organizzare tutto il viaggio, perché innamorata del poeta e desiderosa di unirsi a lui. Uno sforzo del tutto inutile. Nemmeno la nascita della loro figlia Allegra nel gennaio del 1817 servirà a cambiare le cose, vista la totale indifferenza di Byron nei confronti della donna e della figlia.
Dall’alto: Villa Diodati in una stampa dell’epoca; la copertina del Diario di John Polidori
Mary, all’epoca diciannovenne, è la figlia del filosofo inglese William Godwin e di Mary Wollstonecraft, una delle prime femministe inglesi, che morirà subito dopo il parto. William Godwin si sposerà con Mary Jean Clermont, madre di due figli, Charles e Claire, probabilmente avuti da due diverse relazioni.
Mary ancora non è la signora Shelley, ma la sua compagna. Ha conosciuto il poeta durante un soggiorno in Scozia e fra i due è esploso un amore travolgente. Ma Shelley è già sposato, anche se ormai separato. Il figlio che è con loro a Ginevra è il secondo della loro relazione, visto che hanno già avuto una bambina, nel gennaio del ’15, morta prematura. Pochi mesi prima, peraltro, Shelley aveva già avuto un figlio con sua moglie. Ma questo non era un problema per nessuno, visto che Shelley professava l’ideale dell’amore libero e in più di un’occasione spingerà Mary fra le braccia di un suo amico, Hogg.
Mary e Percy si uniranno in matrimonio alla fine del 1816, dopo il suicidio della moglie di lui, Harriet Westbrook, che era anche sua cugina, caduta in un profondo stato di sconforto dopo la rottura dei suoi rapporti con il padre.
Messo a punto questo confuso quadro sentimentale, torniamo al soggiorno svizzero. Il gruppo di Mary è in una casa a pochi minuti da Villa Diodati, a Campagne Mont Alegre. “Otto minuti a piedi” spiega Polidori nel suo diario. Il tempo è inclemente, la pioggia incessante e le occasioni di svago all’aperto sono rarissime. Polidori parla di “shower of rain”.
La comitiva inglese non si nega comunque nulla, partecipa a feste e balli, appena possibile prende la barca per una gita sul lago e durante le lunghe giornate e serate di pioggia resta a Villa Diodati dedicandosi agli scacchi e alle letture.
Il 15 giugno Polidori e Mary iniziano una lunga discussione insieme agli altri ospiti sul tema del principio di vita. Può un corpo morto essere rianimato? Può ritrovare il principio di vita? Si racconta che quella notte Mary non riuscì a chiudere occhio e dentro di lei cominciò a prendere forma, racconta Polidori, l’invenzione del “Man-Monster”.
Il tema torna regolarmente nelle discussioni della comitiva inglese che di fronte a una pioggia che non accenna a placarsi non può far altro che dedicarsi alla lettura. In particolare si scelgono libri e novelle gotiche del genere horror, di fantasmi, contenute nella raccolta tedesca, tradotta in francese, “Fantasmagoriana”. È qui che Byron lancia una sfida, quella fra “ghost-stories”. Chi riuscirà a scrivere quella più terrificante? Forse, più che una sfida, il gruppo aveva già iniziato a cimentarsi, ognuno per proprio conto, con racconti dell’orrore, ragionandone poi tutti insieme nelle lunghe serat...