Testimoniare la Verità
eBook - ePub

Testimoniare la Verità

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Testimoniare la Verità

Informazioni su questo libro

«Resistere alla dittatura dello spirito del tempo vivendo la verità della fede cristiana è la massima che Georg Gänswein richiama continuamente nei suoi discorsi. Come cristiano ortodosso etiope ho sempre ammirato la radicale libertà della Chiesa cattolica nel difendere la verità» (dalla Prefazione del principe etiope Asfa-Wossen Asserate). Nei contributi raccolti in questo libro – sintesi di interventi pubblici quali conferenze, interviste e omelie – l'arcivescovo Georg Gänswein presenta un'entusiastica difesa della fede cattolica e della tradizione cristiana, esponendo nello stesso tempo profonde osservazioni sullo stato della Chiesa e sul suo ruolo indispensabile, in una società sempre più laica, come forza civilizzatrice nella cultura. A tal fine, sottolinea l'esigenza di una riforma personale di sacerdoti e vescovi, una conversione rinnovata, affinché diano la priorità all'annuncio della Parola di Dio e la incarnino nella loro vita e nella loro missione. Fedele al suo motto episcopale «Testimoniare la verità», l'Autore offre in queste pagine un'ottima guida per rimanere cristiani autentici nella Chiesa e nel mondo di oggi.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Testimoniare la Verità di Georg Gänswein in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Theology & Religion e Christian Denominations. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

XII

UNA PICCOLA NUVOLA BIANCA

16 aprile 2017
Intervista con Martin Rothweiler per Ewtn.tv in occasione
del 90° compleanno di Benedetto XVI
Martin Rothweiler: Una prima domanda, che oggi interessa molti, è naturalmente questa: come sta papa Benedetto? Il salmista dice: «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti». Si tratta del Salmo 90. E il 16 aprile papa Benedetto festeggia proprio il suo 90° compleanno. Come sta?
Arcivescovo Georg Gänswein: Sì, infatti la domenica di Pasqua compirà novant’anni. Considerata la sua età, sta benissimo. È di buon umore. È lucido e possiede sempre ancora il senso dell’umorismo. Ciò che gli crea problemi sono le gambe. La deambulazione si è fatta difficile, ma con l’aiuto di un deambulatore riesce a camminare. Questo mezzo gli assicura pure autonomia e libertà di movimento. Con i suoi novant’anni è dunque in buone condizioni, anche se di tanto in tanto si lamenta di qualche piccolo male.
Come festeggerà il suo compleanno?
La domenica di Pasqua la liturgia ha naturalmente la precedenza. Lunedì di Pasqua ci sarà poi una piccola festa nel pomeriggio. Benedetto voleva solo qualcosa che fosse compatibile con le sue forze. Ha escluso una grande festa. Arriverà una piccola delegazione bavarese. Giungeranno i fucilieri. Il pomeriggio arriverà al monastero il Primo Ministro. E qui si svolgerà una piccola festa di compleanno – tutta bavarese.
Si sa già se papa Francesco gli farà visita?
È prevedibile. Lo farà certamente.
Lei conosce papa Benedetto come nessun altro, eccetto suo fratello Georg Ratzinger. Come ha fatto a conoscere papa Benedetto?
L’ho conosciuto attraverso la letteratura. Prima che terminassi il liceo, il parroco mi mise in mano L’introduzione al cristianesimo, dicendomi: «Lo devi leggere! È il futuro!». Io gli chiesi: «Ma Lei l’ha letto?». «No, ma tu lo devi leggere». E così feci. A partire dai miei studi di teologia a Friburgo, poi a Roma e di nuovo a Friburgo, ho letto tutto ciò che l’allora professore e cardinale aveva scritto. L’ho conosciuto personalmente solo ventuno o ventidue anni fa, qui a Roma, quando si rivolse a me chiedendomi di collaborare in seno alla Curia romana. Concretamente si trattava di un posto al Campo Santo Teutonico, più precisamente presso la chiesa della Arciconfraternita di Nostra Signora nel Campo santo tedesco presso San Pietro nel cimitero tedesco, situato sulla sinistra di San Pietro, dove il cardinal Ratzinger ogni giovedì celebrava la Santa Messa, seguita dalla colazione. Là ho avuto i miei primissimi contatti personali con il cardinal Ratzinger. Da allora non ci siamo più persi di vista.
A un certo punto L’ha chiamata al suo fianco. Che cosa l’ha indotto a scegliere Lei?
È andata così: non entrai subito nella Congregazione per la Dottrina della Fede, bensì prima nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Quando un sacerdote tedesco della Congregazione per la Dottrina della Fede dopo un certo tempo lasciò Roma, il cardinal Ratzinger mi contattò dicendo: «La considero idonea per questo compito e La prego di venire a lavorare per me. Se Lei è d’accordo, parlerò con le istanze preposte». Così, nel 1996 sono entrato a far parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, dove sono stato suo collaboratore fino al 2003. Poi mi ha nominato suo segretario personale. Questo sono tutt’oggi.
Quale fu la sua prima impressione quando La chiamò la prima volta? Sarà stato sorprendente.
Il mio primo pensiero fu: «Ho commesso qualche colpa? Ho sbagliato qualcosa?». Ma nel mio esame di coscienza non ho trovato nulla. Egli invece mi disse: «Non si preoccupi, la questione riguarda il Suo futuro. Secondo me, si tratta di un buon incarico per Lei. Ci rifletta bene». Naturalmente la cosa mi fece molto piacere: che mi ritenesse all’altezza di collaborare con lui nell’affrontare sfide ardue, che promettevano di impegnare tutte le energie.
Quali proprietà del suo carattere ha potuto conoscere, allora?
Anzitutto ciò che avevo già costatato nei suoi scritti: una mente estremamente acuta, una chiara formulazione. Inoltre, una grande mitezza nei rapporti personali, in netto contrasto con ciò che continuamente si diceva e si dice di lui. Non aveva assolutamente mai quell’atteggiamento da «cardinale carro armato», appellativo che fin da principio gli avevano affibbiato innumerevoli suoi avversari. È vero il contrario. Egli dimostra una grande sicurezza nel rapporto con le persone, ma anche nell’esposizione dei problemi e delle soluzioni e soprattutto nell’esposizione della fede e nell’apologia della fede. Ciò che mi ha commosso maggiormente è stato vedere con quali semplici, ma profonde parole quest’uomo sia capace di proclamare la fede. E come sia stato capace di affrontare saldamente e con serenità forti opposizioni e inimicizie.
Quali sono stati i temi che l’hanno coinvolto e toccato particolarmente nel periodo in cui era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede?
Quando arrivai stava lavorando all’Enciclica Fides et Ratio, seguita da Dominus Jesus. Questi documenti risalgono agli anni in cui facevo già parte della Congregazione per la Dottrina delle Fede. Più tardi si aggiunse il dialogo interreligioso, che da Papa intensificò ancora una volta in modo notevole. La grande questione relativa al rapporto tra fede e ragione era sempre presente come una costante. Era estremamente interessante, ma sempre anche una grossa sfida.
Fede e ragione sono un argomento che attraversano anche il suo pontificato. Torniamo ancora al tempo in cui era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Era pure il tempo in cui fu svelato il terzo segreto di Fatima. Quest’anno celebriamo il 100° anniversario dalle apparizioni della Madonna a Fatima. Può dire qualcosa in merito? In che modo l’allora prefetto cardinal Ratzinger si pose di fronte all’evento?
Fu la richiesta da parte di Giovanni Paolo II al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che quest’ultimo pubblicasse, spiegasse e interpretasse il terzo Segreto. Era l’anno 2000. Mi ricordo bene: il cardinal Ratzinger aveva presentato il terzo Segreto alla conferenza stampa nella sala stampa. L’aveva spiegato teologicamente, rispondendo in modo preciso, appropriato e chiaro alle numerose domande dei giornalisti.
Quale messaggio ha così comunicato? Molti di noi si ricordano ancora di quel 13 maggio 1981, quando ci fu l’attentato a Giovanni Paolo II, proprio nella Festa della Madonna di Fatima. Come ha interpretato il fatto papa Benedetto?
Naturalmente il cardinal Ratzinger ha collocato l’interpretazione nel contesto del presente. Ogni interpretazione teologica va fatta all’interno di un contesto preciso. Così anche lui si sforzò di offrire un’interpretazione attuale del terzo Segreto, che a suo parere era da mettere in relazione con Giovanni Paolo II e con la conversione della Russia.
Egli cercò di presentare i fatti in stretto rapporto. Da quel che ricordo gli riuscì molto bene. In seguito ci furono pure voci critiche, che pretendevano di sapere che il terzo Segreto non era stato svelato interamente e che la Santa Sede e la Congregazione per la Dottrina della Fede, per chissà quale ragione, ne avevano trattenuto una parte. Non corrisponde al vero. Il Segreto è stato rivelato e spiegato nella sua interezza.
Questo Segreto parla di un uomo tutto vestito di bianco, in cui i piccoli veggenti videro il Papa, che venne ucciso, al quale fu sparato. È da interpretare come l’attentato a Giovanni Paolo II?
L’interpretazione teologica lo consente senz’altro. Naturalmente è azzardato personificare troppo un segreto. A mio parere è però difficile fare diversamente per una persona che ha letto il Segreto e ne conosce i contenuti.
È stato Giovanni Paolo II a nominare il cardinal Ratzinger Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. In quali rapporti erano? Quali rapporti aveva papa Benedetto, il cardinal Ratzinger di allora, con il Papa – oggi sappiamo – santo?
Il cardinal Ratzinger, cioè papa Benedetto, in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II redasse un documento piuttosto lungo, in cui descriveva il suo rapporto con lui –avevano collaborato fianco a fianco per oltre 23 anni – ed esprimeva tutta la sua ammirazione per san Giovanni Paolo II. Parlava spesso di lui.
È certamente un grande dono, una grande grazia quella di poter lavorare così a lungo, così intensamente e in modo così stretto a fianco di un uomo santo come Giovanni Paolo II, superando insieme anche parecchie bufere. E Ratzinger stesso, da cardinale, dovette incassare anche molti colpi al posto di Giovanni Paolo II. È chiaro: il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede non può essere «everybody’s darling», ma deve spesso prestare il fianco per il Papa, così che molti colpi indirizzati in realtà al Papa si abbattano invece su di lui.
In quale misura ha contribuito a plasmare il pontificato di Giovanni Paolo II?
Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato naturalmente influenzato e sorretto dalla persona, dal pensiero e dall’opera dell’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Papa Benedetto una volta ha detto di aver capito molto di Giovanni Paolo II vedendo come celebrava la Messa, come pregava, com’era in stretta comunione con Dio, al di sopra delle sue capacità filosofiche e intellettuali. Anche Lei, ora, è presente quando papa Benedetto celebra la Messa e lo vede quando prega?
Sì, lo vedo giorno per giorno. Soprattutto l’ho visto dal momento in cui, dopo la sua elezione a Papa, sono diventato e rimasto il suo segretario. Prima, quand’ero segretario del Cardinale, non abitavamo ancora insieme. Naturalmente celebravamo spesso la Messa insieme. Ma dal momento della sua elezione il nostro lavoro in comune è diventato anche una comunione di vita.
Da allora fino a oggi la Santa Messa concelebrata quotidianamente fa parte di noi. È toccante vedere come durante la Messa papa Benedetto si abbandoni totalmente alla liturgia, malgrado la sua età e le sue varie infermità, e quanto intensamente si raccolga in preghiera. Anche dopo, durante il ringraziamento davanti al tabernacolo. Questo fa sì che anch’io sia immerso nella preghiera. Si tratta di un grande stimolo, di cui posso solo essere grato.
L’anno 2005 era diventato l’anno della sofferenza pubblica e della morte di Giovanni Paolo II. Oggi, come guarda indietro a quel tempo papa Benedetto XVI? Con la rinuncia al Ministero papale, ha scelto per sé stesso una fine diversa del papato. Come guarda alla sofferenza e alla morte di Giovanni Paolo II?
Quando da Cardinale mi fece suo segretario, disse queste testuali parole, che mi ricordo molto bene: «Siamo ambedue provvisori. Presto io andrò in pensione e smetterò di lavorare e fin là Lei mi accompagnerà». Questo nel 2003. In effetti era contento che presto avrebbe avuto il tempo di ultimare la stesura del suo libro su Gesù di Nazaret, a cui teneva assolutamente. Però le cose andarono diversamente. Anche alla morte di Giovanni Paolo II continuava a sperare che il futuro nuovo Papa lo avrebbe presto congedato a meritato riposo. Ma le cose andarono di nuovo diversamente. Lui stesso divenne Papa e il Signore lo caricò ancora una volta di nuove responsabilità. Aveva i propri piani, ma un Altro aveva altri piani per lui.
Aveva già previsto e temuto una cosa simile?
Certamente non se l’era aspettata, è probabile che a partire da un certo punto l’abbia temuta. Nella sua prima conferenza stampa da Papa racconta brevemente come aveva visto la lama della ghigliottina abbassarsi su di lui quando l’ultimo scrutinio del tardo pomeriggio del 19 aprile rivelò chiaramente che era stato eletto nuovo Papa. La sua immagine dell’incombente decapitazione era davvero forte e densa di tensione. Più tardi, a Monaco, riferendosi all’orso di san Corbiniano che campeggia nel suo stemma, disse che in realtà il leggendario orso avrebbe dovuto accompagnare il vescovo Corbiniano a Roma per poi riportarlo a casa. Contrariamente all’orso della leggenda, Benedetto XVI non poté tornare a casa, ma fino a oggi è rimasto Roma.
Come fu il Suo primo incontro con lui, dopo che fu eletto Papa? Che cosa Le disse?
Il primo incontro con lui da Papa avvenne nella Cappella Sistina, sotto il Giudizio Universale. I cardinali gli avevano prestato l’atto di ossequio e di obbedienza. E dato che, in qualità di accompagnatore del Decano dei cardinali, ciò che lui prima era, anch’io ero autorizzato a essere presente nel Conclave, ero infine l’ultimo della lunga fila che stava di fronte a lui. E lo vedo ancora così davanti a me. Per la prima volta era vestito tutto di bianco, zucchetto bianco, sottana bianca, capelli bianchi e bianco in volto. Era seduto praticamente davanti a me come una piccola nuvola bianca. In quel momento ho promesso al Santo Padre tutta la mia disponibilità e gli ho detto che avrei fatto volentieri tutto ciò che mi avrebbe chiesto e che poteva contare su di me per tutto il tempo in cui sarei stato in vita.
Quali gioie gli ha procurato il Ministero papale? Si pensa anzitutto al peso di questo Ministero. Esistono però anche momenti o fatti in cui Lei ha potuto sentire la gioia di papa Benedetto nell’esercitarlo?
Senza dubbio ci sono stati momenti in cui provò veramente gioia e la manifestò. Penso a tanti incontri, non solo durante i viaggi. Gli incontri con il Successore di Pietro sono sempre qualcosa di speciale, alle udienze generali o private e sempre quando presenziava come celebrante, cioè durante la celebrazione della Santa Messa o ad altre celebrazioni liturgiche. Questi momenti erano colmi di gioia ed egli la manifestava chiaramente.
Ci sono fatti che Le sono rimasti impressi nella memoria, forse in relazione alle visite in Germania, che molti di noi ricordano ancora vivamente, come per esempio il suo primo viaggio a Colonia per la Giornata Mondiale della Gioventù?
Sì, il primo viaggio, in realtà, non l’aveva organizzato lui, ma fu per così dire un’eredità di Giovanni Paolo II, per cui si era recato a Colonia nel 2005 come suo successore.
Fu un’esperienza grandiosa e toccante. Fu la prima volta nella sua vita che incontrava una simile moltitudine di giovani che stavano aspettando proprio lui. Noi tutti ci chiedevamo: «Chissà come andrà? Si romperà, si scioglierà il ghiaccio? O ci vorrà un po’?». Invece non ci fu nessun ghiaccio. Fin dall’inizio ci fu una grande vicinanza. E penso che fu egli...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione
  2. I
  3. II
  4. III
  5. IV
  6. V
  7. VI
  8. VII
  9. VIII
  10. IX
  11. X
  12. XI
  13. XII
  14. XIII
  15. XIV
  16. XV
  17. XVI
  18. XVII
  19. XVIII
  20. XIX
  21. XX
  22. XXI
  23. Note
  24. Indice