1. Quale segreto hanno in comune John McEnroe
e David Beckham?
Non è affatto raro che succedano cose strane. Alcuni anni fa, prima di sposarci, Kim e io andammo a Londra. Era la nostra prima visita nella capitale e decidemmo di usare la metropolitana. Il sistema ferroviario della metropolitana londinese trasporta ogni giorno più di tre milioni di passeggeri, ma con nostro grande sollievo in una delle affollate carrozze trovammo due posti liberi vicini. Una volta seduti, alzai lo sguardo per leggere le varie inserzioni pubblicitarie, come si è soliti fare per evitare un contatto visivo diretto con gli altri passeggeri, notai però che il giovane seduto davanti a me aveva un che di vagamente familiare. Lo indicai a Kim con un cenno del capo, sussurrando che il ragazzo somigliava decisamente a suo fratello. Le ultime notizie lo davano in viaggio in Sud America. Erano ormai alcuni anni che non lo vedevamo. Proprio mentre Kim lo fissava, lui alzò gli occhi dal giornale e ricambiò lo sguardo. Rimasero a fissarsi diritto negli occhi per un lasso di tempo che parve lunghissimo, poi lui, scomparsa d’un tratto l’espressione interrogativa, sorrise e domandò: «Kim?». I due fratelli non riuscivano a credere di essersi incontrati per caso.
La maggior parte di noi ha provato esperienze simili. Alle cene, i convitati si scambiano racconti di coincidenze ed episodi bizzarri che hanno vissuto in prima persona o, più di frequente, che hanno sentito raccontare da qualcuno che conoscono; discutono di eventi insoliti o che sembrano aldilà di ogni ragionevole spiegazione; descrivono casi in cui qualcuno sa di un avvenimento o lo percepisce prima che accada, o mentre si trova a una considerevole distanza nello spazio o nel tempo. Riferiscono di avvertire energie o aure associate a persone, luoghi o oggetti che li fanno rabbrividire. Parlano di fantasmi e della capacità di percepire i morti. È per la loro singolarità che questi fenomeni sono spesso argomento di conversazione: in un saggio sugli spiriti e sul soprannaturale scritto nel Seicento, Pierre Le Loyer colse bene il punto:
È l’argomento che le persone dibattono più volentieri e su cui si soffermano più a lungo, poiché esiste una gran messe d’esempi, il tema è piacevole e appagante e la discussione la meno noiosa di tutte le possibili.
Quasi tutti hanno avuto qualche esperienza bizzarra. Avete mai incontrato un vecchio amico nel posto più improbabile? Vi è mai successo di pensare a qualcuno che subito dopo, inaspettatamente, vi chiama al telefono? A volta sembra quasi che i pensieri siano entità fisiche, capaci di saltare da una mente a un’altra. Quante volte ci capita di dire o di sentirci dire: «Stavo proprio pensando la stessa cosa!». Molti di noi hanno l’impressione che ci sia sotto qualcosa di strano. A volte gli esseri umani sembrano sincronizzati, come se fossero uniti da legami invisibili. Alcuni di noi percepiscono forze misteriose che operano nel mondo collegandoci gli uni agli altri, e di cui è impossibile rendere conto. Come interpretiamo queste esperienze comuni?
Molte persone credono che questo tipo di eventi sia una prova dell’esistenza del soprannaturale. In generale una credenza può dimostrarsi vera o falsa, ma le credenze soprannaturali sono una categoria a parte. Per essere vere, dovrebbero violare le leggi naturali che governano il nostro mondo. E, dunque, sono soprannaturali. Facciamo un esempio: io posso credere che i servizi segreti britannici abbiano fatto morire la principessa Diana in un incidente stradale a Parigi. La mia credenza può essere vera o falsa. Forse sono stati loro o forse no, non è impossibile. Per essere vera, la mia idea non dovrebbe violare alcuna legge naturale, sarebbe bastato avere un piano molto elaborato e occultare le prove. È possibile, quindi, che i servizi segreti britannici abbiano assassinato la principessa Diana – però è improbabile. Ma se invece credo che qualcuno possa comunicare con la principessa morta, allora si tratta di una credenza soprannaturale, perché è in contrasto con il modo naturale di intendere come funziona la comunicazione tra due individui: di solito, devono essere entrambi vivi. Come dice Michael Shermer: «Tutti possiamo parlare con i morti, la parte difficile è farli rispondere».
Le persone possono anche essere consapevoli del fatto che credono in qualcosa di soprannaturale, eppure continuano a credere. Ma perché si crede in fenomeni che sono contrari alle leggi della natura? Non può essere solo per ignoranza.
Le prove sono la risposta. La ragione principale addottata da chi crede nel soprannaturale è l’esperienza personale. Gli altri hanno ovviamente un’influenza sul nostro pensiero, ma sono le esperienze in prima persona a darci una formidabile motivazione per credere. «Vedere per credere», si dice, e quando succede a te, dimostra ciò che avevi sempre sospettato.
Per chi ci crede, gli esempi di fenomeni soprannaturali sono talmente numerosi e convincenti che ignorare bellamente tutte queste prove è come nascondere la testa sotto la sabbia. Ma sono davvero così frequenti gli eventi soprannaturali? Non siamo affatto bravi a stimare la probabilità degli eventi insoliti, e questo è un problema. Abbiamo la tendenza a sovrastimare la probabilità degli eventi rari, come morire in un incidente aereo e, allo stesso tempo, sottostimiamo la probabilità di accadimenti in realtà piuttosto comuni. Per esempio, qual è la probabilità che due sconosciuti che si incontrano a una festa siano nati lo stesso giorno dell’anno? Immaginate di essere un tipo socievole e di partecipare a una festa più o meno una volta alla settimana. Sapreste dire quanti invitati dovrebbero essere presenti a ogni festa affinché in una metà delle feste a cui partecipate in un anno vi siano due persone nate lo stesso giorno? Quante persone vi sembrano necessarie? Immagino che quasi tutti abbiate pensato a un numero decisamente grande. Non ci crederete, ma i calcoli indicano che il numero minimo è soltanto ventitré! Se andate a una festa diversa ogni settimana, dove ci sono almeno ventitré persone diverse ogni volta, in media ci saranno due persone nate lo stesso giorno la metà delle volte. O, per dirla in maniera diversa, delle trenta nazionali che prenderanno parte ai Mondiali di calcio del 2010 in Sudafrica, ognuna formata da ventitré giocatori, una metà contiene due giocatori nati lo stesso giorno dell’anno. Che cosa c’è di più improbabile? Ora considerate come sia molto più probabile che due persone appartengano allo stesso segno zodiacale, dato che i segni sono soltanto dodici, mentre i giorni dell’anno sono 365. Eppure le persone hanno sempre un’aria sorpresa quando incontrano qualcuno dello stesso segno e la vedono come una coincidenza fatidica. Il fatto è che la mente non è attrezzata per stabilire con precisione la probabilità di un evento e così noi interpretiamo queste coincidenze come se rivelassero qualcosa di soprannaturale. Quando veniamo a conoscenza di eventi apparentemente insoliti, li consideriamo di buon auspicio. Il punto è che le coincidenze sono la regola, non l’eccezione. Come hanno osservato Martin Plimmer e Brian King:
[…] ci attiviamo per innescare dei collegamenti. Siamo come atleti di nuoto sincronizzato che stanno cercando di trovare il giusto affiatamento. Tendiamo naturalmente verso le relazioni perché siamo fatti così, la nostra è una specie che ama correlarsi. Se fosse possibile tracciare una linea di collegamento per ogni attività umana, una linea che metta in contatto amici e parenti, messaggi inviati e ricevuti, arrivi e partenze, desideri, oggetti e quant’altro, ne verrebbe fuori un pianeta completamente coperto da una ragnatela fittissima, destinata a farsi via via sempre più fitta, con migliaia di miliardi di connessioni.
Anche se nostra la vita è punteggiata di eventi atipici, essi ci appaiono eccezionali e inspiegabili. Li consideriamo pregni di significato e profondi, con la conseguenza che molti sono indotti a credere che ci siano poteri soprannaturali in azione. La maggior parte delle persone ha credenze di questo genere, anche se non sempre lo ammette. In queste pagine, farò vedere che tanto le persone più razionali e istruite quanto quelle più superstiziose si comportano come se nel mondo agissero forze ed energie soprannaturali invisibili. Presenterò una teoria che spiega perché crediamo e perché alcune persone sono più inclini di altre a credere. L’attenzione sarà rivolta all’individuo piuttosto che alla cultura, poiché a mio giudizio la risposta si trova dentro ognuno di noi.
Qualcosa in più nella realtÃ
Più di un secolo fa, il grande filosofo e psicologo americano William James scrisse che le persone comuni sono solite credere non solo nella realtà di ciò che esiste, ma anche nella presenza di «un qualcosa», qualcosa di intangibile che siamo portati a dedurre oltre a ciò che i nostri sensi normali sono in grado di percepire.
Ma l’intera serie dei nostri esempi ci conduce verso una simile conclusione: è come se nella coscienza umana vi fossero un senso di realtà , un sentimento di presenza obiettiva, una percezione di ciò che potremmo chiamare «un qualcosa», di più profondo e più generale che uno dei «sensi» specifici e particolari mediante i quali la psicologia corrente suppone debbano essere originariamente rivelate le realtà esistenti.
James ritiene quindi che sia naturale pensare che ci sia qualcosa di più nella realtà . Questo qualcosa è sconosciuto, nascosto alla vista, non misurabile e aldilà di una spiegazione naturale. È soprannaturale. Inoltre, questo senso di qualcosa in più è il fondamento di tutte le religioni mondiali, le quali
sono tutte concordi nel riconoscere che quel «più» esiste davvero, benché alcune sostengano che esista nella forma di una o più divinità , mentre altre si accontentano di concepirlo come una corrente di tendenza ideale, contenuta nelle strutture eterne del mondo. Tutte quante, inoltre, sono d’accordo nel sostenere che questo «più» agisca, oltre a esistere, e che qualcosa sia veramente influenzato per il meglio quando si mette la propria vita nelle sue mani.
Perché le persone la pensano così? Perché arriviamo a essere convinti che debbano esistere aspetti della natura che non sono quantificabili? Da dove provengono queste idee? Da dove ci arrivano le nostre credenze soprannaturali? Esistono due scuole di pensiero: per la prima, queste credenze sono concetti che apprendiamo dagli altri, per la seconda sono idee che in una certa misura provengono da noi. Analizziamo le due ipotesi. La prima alternativa è che potremmo essere predisposti naturalmente a credere qualunque cosa ci dicano; se così fosse, le credenze sarebbero semplicemente le storie che vengono raccontate, soprattutto ai bambini. La seconda è che forse siamo nati per credere e ciò che riteniamo plausibile è un riflesso del nostro modo personale di vedere il mondo.
Prendiamo in esame la prima spiegazione. I bambini credono a quello che dicono gli adulti. Tutti amano raccontare ai bambini di figure immaginarie come Babbo Natale, il topino dei denti, persino l’Uomo Nero nel caso si comportino male: «Se fai il bravo, Babbo Natale ti porterà la Playstation», oppure «Se non obbedisci, verrà a prenderti l’Uomo Nero». Le favole sono usate da tempo come sistema per insegnare ai propri figli come ci si deve comportare. I personaggi di queste storie sono tutti magici: gatti che parlano, streghe che volano e così via. I personaggi dotati di poteri soprannaturali sono ritenuti speciali e quindi si ricordano facilmente. Sono strani e perciò funzionano. Non è paradossale, però, che fino a una certa età immergiamo i nostri bambini in un mondo di fantasia, per poi esortarli ad accantonare queste fandonie e a «crescere» quando iniziano ad andare a scuola?
Lo psicologo Stuart Vyse sostiene che la cultura ha un ruolo cruciale nella formazione delle credenze soprannaturali:
Non nasciamo toccando ferro; è qualcosa che impariamo a fare. Non abbiamo la tendenza innata a credere nell’astrologia, impariamo a crederci.
Sono d’accordo solo in parte. Molti rituali sono tramandati come usanze e tradizioni. Alcuni sono talmente vecchi che ci siamo dimenticati per quale motivo si eseguono. In Occidente, i bambini che ogni anno prendono parte alle antiche cerimonie associate a Halloween e al Natale di solito non conoscono le loro origini. L’usanza di indossare costumi spaventosi alla vigilia di Halloween era intesa come un modo per cacciare gli spiriti malvagi dal villaggio. Baciarsi sotto il vischio e dar fuoco al ceppo di Natale nacquero come riti pagani di fertilità , per poi diventare parte integrante delle attività natalizie. Oggi seguiamo questi rituali perché nel frattempo si sono trasformati in tradizioni trasmesse dalla cultura. Una spiegazione che sia esclusivamente culturale, però, non coglie un punto importante: come mai siamo così inclini a partecipare a cerimonie e rituali? È vero che alcuni considerano queste feste come occasioni per divertirsi un po’, ma molti continuano a credere nella realtà dei fenomeni soprannaturali. Ma perché una persona dovrebbe accettare il soprannaturale?
La risposta ovvia è che credere a ciò che dicono gli altri è indubbiamente vantaggioso. Comunicando e scambiando idee si espande la propria conoscenza e così non si è obbligati a scoprire tutto da soli. E quali maestri migliori dei membri più vecchi e saggi della tribù? Se dicono che certe piante hanno proprietà curative o che certe caverne sono pericolose, è ragionevole pensare che sia vero. In questo modo, le credenze si possono facilmente trasmettere da una generazione alla successiva. Se sono la cultura e la società a diffondere le credenze, dovremmo prestare attenzione a ciò che diciamo ai nostri bambini. Se l’origine dei pensieri soprannaturali è questa, allora forse dovremmo assumerci la responsabilità di informare gli ingenui e i giovani che non ne sono ancora a conoscenza.
È per questo che il biologo Richard Dawkins descrive la religione come una violenza sui minori. Dawkins vuole un mondo senza Dio, senza religione e senza alcuna forma di soprannaturalismo. A suo giudizio, c’è spazio soltanto per la scienza quando si tratta di comprendere la natura. Dawkins accusa le chiese di inculcare credenze superstiziose nei giovani. I bambini sono «macchine per l’estrazione di informazioni», con «le orecchie e gli occhi spalancati e la mente aperta e fiduciosa per assorbire il linguaggio e altri tipi di conoscenza». Credono ingenuamente a qualsiasi affermazione a causa di una tendenza naturale, frutto dell’evoluzione, a fidarsi di qualsiasi cosa sentano dire dai genitori e dai familiari anziani.
Torniamo così all’altra spiegazione dell’origine delle credenze che desidero portare alla vostra attenzione. Il problema della teoria della credulità è che la maggioranza dei ricercatori che studiano lo sviluppo della mente non considera l’essere umano come una tabula rasa per qualunque idea o credenza. La maggior parte degli studi sul pensiero dei bambini piccoli dimostra piuttosto che, prima ancora di essere in grado di ricevere istruzioni, essi abbiano già la tendenza a nutrire un certo numero di idee sbagliate. Sono convinto che queste idee costituiscano il vero fondamento delle credenze soprannaturali degli adulti. Certo, la cultura e l’educazione religiosa hanno un ruolo nella formazione di tali credenze, però non agiscono da sole. Più che altro, forniscono una struttura concettuale per dare un senso alle credenze che noi stessi elaboriamo.
Anche se queste idee fossero davvero trasmesse dalla cultura, resterebbero da risolvere due problemi fondamentali: come abbiano avuto origine le prime idee soprannaturali e quali siano i motivi per cui molte culture isolate le une dalle altre hanno le stesse idee fondamentali sbagliate. La presenza degli stessi tipi di credenze e di ragionamenti in culture separate da grandi distanze nel tempo e nello spazio suggerisce l’esistenza di qualcosa di intrinseco al modo di pensare degli esseri umani. In quasi tutte le culture, per esempio, esistono miti della creazione che spiegano le origini del mondo e la varietà della vita, di solito chiamando in causa qualche entità divina. Alle divinità e agli agenti spirituali viene attribuita anche la responsabilità degli eventi imprevisti. Ogni volta che riscontriamo questo genere di credenze e di comportamenti universali, dovremmo indagare le ragioni della somiglianza tra queste spiegazioni degli eventi e dell’origine del mondo. È possibile che, così come l’istinto del linguaggio, presente in tutte le società dagli inizi della civiltà , anche un supersenso faccia parte della «dotazione umana»? Partiamo tutti con un’inclinazione naturale per il soprannaturale, e solo alcuni riescono a superarla? Perché è così dannatamente difficile per le persone sviluppare un modo di ragionare scientifico?
A mio avviso, le credenze soprannaturali funzionano così bene perché sembrano plausibili. E sembrano tali perché sono in accordo con ciò che vogliamo credere e già riteniamo possibile. Per di più, rendono conto di tutti gli eventi strani e misteriosi di cui è disseminata la nostra esistenza. Le idee e le credenze possono, sì, essere trasmesse, ma solo quelle che echeggiano ciò che riteniamo possibile prendono piede e sono comprensibili. È un punto molto importante questo, e spesso viene trascurato. Quando accettiamo o rifiutiamo un’idea, raramente consideriamo i motivi della nostra decisione. Le idee devono essere in accordo con ciò che conosciamo già . Altrimenti, sono prive di senso.
Per dimostrarlo, vi presenterò un’idea nuova che vorrei farvi accettare. Non è soprannaturale, ma serve a capire come funzionano le idee. Mi credereste se vi dicessi che le «idee verdi senza colore dormono furiosamente»? Riflettete per un momento e provate ad accettare l’idea. Sulle prime sembra a posto, ma poi ci si accorge che è priva di significato. In realtà , si tratta di una frase ben nota agli scienziati che studiano il linguaggio e il pensiero. Questa frase, grammaticalmente corretta ma assolutamente priva di significato, fu ideata nel 1957 dal linguista Noam Chomsky per dimostrare che la sola struttura sintattica non basta per trasmettere le idee. Gli elementi della frase seguono tutte le regole del linguaggio, però l’enunciato non sta in piedi. È priva di significato a causa di ciò che già sappiamo sul colore, sulle idee, sul sonno e sulla furia. Niente può essere verde e senza colore ...