[1] Care Persone Fatene Tesoro Di Questo Lenzuolo Chè C’è Un Pò della Vita Mia; è Mio Marito; Clelia Marchi (72) anni hà scritto la storia della gente della sua terra, riempendo un lenzuolo di scritte; dai lavori agricoli, agli affetti, dai filos,
[2] alla qucina, agli affetti, e alle feste popolari: À scritto tutta una storia; una avventura, nei sacrifici, nelle sofferenze di ogni giorno; ogni riga si svolge sul filo della sincerità: come pure il titolo del mio lenzuolo libro: (Gnanca nà busia) non o raccontato: gnanca nà busia nè par mi; nè ai lettori!!!
[3] Là nostra vita. Mi, ricordo dà piccola eravamo in tanti frattelli: la mia mamma lavorava tanto per mandarsi a scquola, iò andavo à scquola solo d’inverno; perchè la mia mamma doveva andare à lavorare altrove… e io à qurare i miei frattelli più piccoli di mè, però non c’era neanche un gioccattolo: proprio nò!
[4] giocavamo con dei sassolini, della terra, facevamo piattini, tavolini, palline ecc. ecc… un pò insegnavo ai miei frattelli à fare il compito quelli più piccoli di mè; mà avevo poco dà insegnarci; perchè andavo poco à scquola anch’io, solo d’inverno con un paio di zoccoli, e un palettò di due colori fatti in una sottana di mia mamma;
[5] e un paio di pantaloni vecchi del mio papà, sembrava l’arlecchino; quando si andava à casa da scquola non si andava à giocare: si faceva le calze ò scapinelle per i miei frattelli; ò pizzo: la mia mamma mi dava un grosso gomitolo di canapa, e così si lavorava anche essendo molto piccola… eravamo in famiglia con i
[6] miei zii, era lei che comandava à tutta là famiglia, lei non aveva figli, e così diceva io non faccio differenze à nessuno; ma essendo una famiglia numerosa e poco da, coprirsi: le donne: ò le mamme di noi bambini: si sgridavano frà di l’oro; ma se arrivava la mia zia, le diceva non vi vergognate à sgridare che siete cariche di
[7] figli: lè discqusioni finivano là; tanti figli da qurare, e stare alzati fini à tarda ora à filare per fare le lenzuola: anche spesso le 2 dopo mezzanotte, tutti i giorni erano uguali, il mio papà teneva là contabilità del padrone che aveva molti terreni; la mia mamma era molto timida, ma di una belezza rara; à tanto lavorato per noi figli, al mattino si
[8] alzava presto à lavare gli stracci dei miei frattelli fatti di pipì, rompeva il ghiaccio con una zappa, poi con una banca di legno, à due piedi la calava nel fosso, e così lavava gli stracci, che si assiugassero per il giorno successivo, al mezzo giorno facevamo una polenta: la fuori: fare fuoco con i malgheri, che erano le piante del frumentone; dopo mezzo giorno verso sera:
[9] le mamme si davano dà mangiare polenta è un mezzo ficco, era la cena quella, poi tutti à letto, guai se veniva à casa gli uomini se cera un bambino alzato (gli uomini erano tutto) per scaldare il letto doperavano delle braccie di costoni, quelli del frumentone, e bruscola che era la legna di fasine sottili, quando eri di sopra c’era solo cenere calda: che l’ò scaldino era una
[10] lattina quella delle sardelle ò un vaso da notte rotto: pochi avevano le padelline per scaldare il letto: che vita conomica, due paia di calze anche troppo, si aggiustava delle cosse orribili; sempre quei stracci e difronte non c’era di meglio: quanto si é sofferto nella vita; poco pane: solo la polenta era là bondanza dei poveri; poi successe la guerra: mio papà dovette andare in guerra…
[11] pensate là mia mamma: c’è rimasto solo noi figli: quelli un p’ò grandi à casa da scquola per prendere il posto del nostro papà, per mangiare: la mia zia non le dava mai niente à mia mamma; che il mio papà lé davano un piccolo stipendio per noi figli, ma era la mia zia ché lì andava à prenderli; poi mio papà à voluto una foto di noi figli, con mia mamma…
[12] invece è venuta mia zia: quando il mio papà à visto che non c’era la mia mamma! Era lei la comandante: si andava d’accordo per forza!! La capa famiglia era tutto: (mà!! mà!!) Non avevano mai un soldo le mamme: neanche per comprare il lucido per gli zoccoli: (Povera mamma) prendeva un pò di palia le bruciava: poi il bruciato lò metteva in una vaso da pomodori.
[13] con un pò di olio dà carretto quello nero; l’ò mescolava quello era il lucido: e così tirava avanti, con dolori, lavori, sacrifici per aiutare noi figli: con il passar del tempo venne à casa mio papà dalla guerra; dopo un pò anno fatto due famiglie: mio papà ancora contabile sotto al padrone; e le dava di più di quanto prendeva: prima; le condizioni migliorarono: noi si incominciava
[14] à diventare grandi: si lavorava da quel padrone; dove il nostro papà era contabile! Si incominciava stare un p’ò meglio: ma contenti non ci si sta nessuno, quando ò compiuto (12) anni mi è morto una sorella di (10) anni; i miei genitori à lavorare con tanto dispiacere; pure eravamo in tanti chè avevamo bisogno dei nostri genitori: di tanto, in tanto di più si creseva, e di più si voleva
[15] aiutare ai genitori: Io quando ò compiuto quattordici anni, andavo dietro alla macchina del frumento à lavorare: ò legare la paglia: ò bottole quando venivano fuori dalla pressa; però sempre intorno dove abitavo, perchè se andavo dove, non mi conosevano non mi prendono perchè ero troppo giovane e il padrone pagava là multa; però li intorno mi anno sempre chiamato; infilava uno due
[16] due fili di ferro nella pressa con un ago apposta: e io dà l’altra parte li tiravo e li legavo, ci sono andata per un bel p’ò di tempo: Però una volta che ci sono andata a legare la paglia: non avevo visto chi c’era da l’altra parte della macchina: o chi mi all’ungava il filo di ferro; ò guardato, era un uomo bello, biondo, con gli occhi azzurri; si stava alla macchina fino à mezzo giorno, poi al mezzo
[17] giorno; quando à mezzo giorno la macchina si fermava: e si andava a lavare là dalla pozza: che intorno c’erano i mastelli per risiacquare i panni; quando si lavava io andavo sulla solia del pozzo à tirare l’acqua; avevo (14) anni e riempivo i mastelli; per lavarsi tutti quelli della macchina, ò adetti alla macchina, c’erano anche 60 persone: non vedevo quel uomo che infilava il filo di ferro
[18] con me, io continuavo à tirare sù l’acqua, con due secchi di legno; una andava giù, è una tirava sù; nel rovesiare l’ultimo secchio di acqua, lè ò rovesiata quasi adosso: le ò detto mi dispiace; ma non vi avevo visto; lui si è messo à ridere; dopo .6. mesi è venuto ad abitare proprio dove abitavo io; veniva à lavorare dal mio papà che era gastaldo del padrone: io le davo del voi; perchè
[19] perchè io ero una bambina di fronte à lui; io avevo (14) anni e lui (25) ma io non avevo mai pensato; che quel bel ragazzo che avevo visto per la prima volta alla macchina; mi domandasse di fare la more; le ò detto se lo sa la mia famiglia; che voi siete vecchio: mi disse ma se ti piacio, parleremo di nascosto e quando avrai compiuto .16. anni si sposeremo; ma chi pensava
[20] à sposarsi: veniva tutti i giorni in casa mia à lavorare con il mio papà: d’inverno fare lé scope, e spazzolini di piumi per pulire i mobili del padrone; in granaio à girare il grano; nelle stalle d’inverno per fare le stroppe per legare le viti alla primavera: e così era per sempre in casa mia; ma io non le parlavo: un giorno le dissi il mio papà andate in
[21] granaio à girare il frumento; e con mé à detto tu vai a scopare e così ubbidì; il ragazzo à detto con mé, aspetti che passo: lé ò detto passate pure; c’erano i miei frattelli: e mi disse perchè non mi dai del tù?? Perchè voi siete vecchio… si vedevamo tutti i giorni e di nascosto mi diceva, mi diceva non dirlo à nessuno che ti ò detto che quando ai .16. anni ti sposo. Lui andava
[22] in giro ma io nò; qualche volta con le mie amiche: e così passarono i bei .2. anni. Erano arrivati i .16. anni e così abbiamo incominciato à farsi vedere: mio frattello più grande mi vidi incominciai à sgridarmi che ero alla fiera e lui da l’altra parte: mio frattello alla mattina l’ò disse al mio papà: sai con chi era à spasso la tua bambina?? Cosa? Cosai detto? La tua
[23] bambina passeggiava con quel ragazzo che viene qui per casa; mi disse non vorrai quel ragazzo lì, che è tanto sottile che se cade si rompe le gambe; io non sapevo come comportarmi; e di li incominciò il nostro amore libero, erano .2. anni che si guardavamo, qualche parola, qualche sorriso, nessuno se ne era accorto; solo un ragazzo mi disse l’ò so che viene quel
[24] ragazzo che lo chiamavano Precisin; perchè era tanto bravo: preciso, ordinato, intelligente, e via, via tutti l’anno saputo. – Io stavo diventando mamma; tutti l’anno saputo, poco dopo siamo scappati: e al mattino sono andata à taliare dei malgheri; con mio cognato mi à preso sù la canna della bicicletta da uomo > Quale nozze, chi parlava di nozze allora…
[25] Poi dove sono andata erano più poveri di mé, mà i miei genitori non erano d’accordo di scappare: che in pochi anni avevano fatto un pò di soldi, e miei genitori sentir dire la figlia del gastaldo di Lanzoni è scappata con il suo dipendente! Così povero che non aveva neanche da cambiarsi; e così incominciai là vita matrimoniale, ma non c’era là suocera eravamo
[26] in tre donne o ragazze; io .16. anni, l’altra .19. e l’altra .21. fra tutte e tre non sapevamo niente ò poco; ma la comandante era mia cognata più vecchia era stata la prima andare in quella casa; il secondo giorno che sono scappata mi anno messo quoca, con così poco dà preparare, che à casa mia non mi mancava niente… mi anno fatto pulire i vetri, sono andata fuori da l’altra parte;
[27] del vetro con la mano, pensate che vergogna! E à mettermi à fare da mangiare che à casa mia non ne facevo mai, perchè andavo in campagna con le donne che venivano à giornata: e mio frattello con gli uomini che erano anche più di .60. persone al tempo della mietitura… e così si andava in campagna; era la mia mamma che faceva il mangiare, come ragazzina…
[28] Potevo fare i letti, i piatti scopare, la sfoglia, ch...