E ricomincia il canto
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E ricomincia il canto

Interviste

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E ricomincia il canto

Interviste

Informazioni su questo libro

Lucio, chi sei tu? Un clarinettista jazz, un beatnik, un solista ventenne a Sanremo, un cantautore, uno dei più rivoluzionari musicisti della canzone italiana, una popstar globale adorata da quattro generazioni diverse? Lucio, dove vai? Nella tua Bologna in cui non si perde neanche un bambino, a Roma dove la sera fa miracoli, tra il caos di Corso Buenos Aires, nella Napoli il cui mare luccica? Lucio, cosa salvi dei momenti colorati che tu chiami vita? I dischi con il poeta Roberto Roversi, i concerti con De Gregori e Ron, le automobili delle Mille Miglia, «Caruso» cantata assieme a Luciano Pavarotti davanti a milioni di telespettatori? Ti contraddici, Lucio? Certo che ti contraddici: contieni moltitudini. E per fortuna le hai condivise con il mondo.E ricomincia il canto è un viaggio nell'irripetibile, proteiforme, spettacolare esistenza di Lucio Dalla, narrato dalle sue stesse parole. Il ritratto di un artista che non si è mai negato ai microfoni, concedendosi generosamente a intervistatori di tutti i tipi – da Giorgio Bocca a Gianni Morandi, da Monica Vitti a Vincenzo Mollica – ed esponendosi no a mettere a nudo la sua più profonda intimità: la morte del padre a sette anni, l'intenso rapporto con la madre, i palchi calcati da adolescente autodidatta al fianco di Charles Mingus, Bud Powell ed Eric Dolphy, i lm con i fratelli Taviani e Mimmo Paladino, la passione per il basket, la devozione per Padre Pio, l'amore e il sesso, la creatività, la censura, le opinioni su venerati maestri e giovani esordienti – da Chet Baker ad Alanis Morissette, da Prince ai Nirvana –, le malinconie e le paure.Curata dal musicologo Jacopo Tomatis, questa raccolta di interviste rappresenta un documento unico che attraversa i quarantacinque anni di carriera di una delle più grandi icone pop del nostro paese. Un'opera che ci ricorda che una canzone può terminare in qualunque momento, ma la sua musica continuare a risuonare: «Ma sì, è la vita che finisce / ma lui non ci pensò poi tanto. / Anzi si sentiva già felice / e ricominciò il suo canto».

Domande frequenti

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Informazioni

Città dei miracoli
Lucio Dalla, Musica!, 1º ottobre 1997

In preparazione di un grande concerto a Roma davanti al Colosseo, il 5 ottobre 1997, Dalla confeziona un breve pezzo di ricordi dedicati alla capitale, dove ha vissuto per diversi anni, ricostruendone una sua personale geografia.
Cantare a Roma, a Rovigo o a New York è comunque cantare. È guardare negli occhi i musicisti per un minuto. Un minuto prima di cominciare è caricarsi e buttarsi tra la gente. È sapere che dall’altra parte del palco migliaia di persone ti aspettano, ti conoscono, sanno già quello che farai, ti vogliono anche bene ma sono un altro mondo, bellissimo, struggente, dal quale prendi tutto quando scrivi canzoni, parole che sono le loro, musiche che in qualche modo sono già in loro e che forse da sempre cantano.
Io fin dall’inizio sapevo di non inventare niente, al massimo riordinavo, prendevo dalle persone le loro emozioni, le parole che usavano quando mi raccontavano di amarsi, anche la loro rabbia, i loro sogni o la misteriosa, malinconica solitudine che si prova sentendo il traffico dell’anima quando di notte giri in macchina e ti misuri con milioni di sonni e di sogni di una città che dorme. Quanti lungotevere fatti e rifatti per anni a Roma, quanti San Paolo e Tiburtino tagliati per le lunghe o strette strade con gli alberi già bruciati dal traffico sudato delle ore di punta. E i primi locali con la Roma New Orleans Jazz Band, lo Shaker ai Parioli o alle Grotte del piccione con i Flippers, e io lì, ragazzino che veniva dal jazz e viveva per il jazz, costretto come loro a suonare una musica che era tutt’altra cosa da quella che amavo ma che comunque mi faceva sognare e… sognare, come tutto quello che usciva da uno strumento, anche la più terrificante banalità o lo zabaglione che ascoltavo tra i tavoli e una chitarra a Trastevere insieme a Chico dopo Italia-Brasile del ’70. Lui era commosso fino alle lacrime mentre diceva che il giorno dopo avrebbe lasciato Roma per tornare per sempre a Rio.
Cantare a Roma dove ho vissuto tanti anni è più facile che nella città dove sono nato e dove conoscono più me che la mia musica. È a Bologna che ci sono gli studi dove da anni escono i miei dischi, ma fin da allora capivo che i dischi non sono sempre le canzoni, forse qualche volta avevano dentro quello che anch’io avevo dentro, ma spesso no.
Quello che da sempre sento dentro di me è un pezzo dell’anima di tutti, è la voglia di bollire dentro la stessa pentola, stare sotto lo stesso cielo, essere uno dei milioni di puntini di stelle che vedi la sera quando ti sdrai sulla spiaggia. Questa è forse la vera molla che spinge uno zingaro come me a fermarsi la sera a cantare su un palco. È la voglia di essere testimone e di raccontare quello che mi circonda, il piacere di mangiare cibi diversi, vedere facce nuove, sentire l’energia dei teatri greci o di certe piazze del Sud dall’architettura sconclusionata, ma piene di gente meravigliosa. Di stare dieci minuti sotto i fuochi artificiali, o tra i gradini dell’Arena di Verona, o di ricordarsi il prosciutto e melone che ho mangiato tante volte all’inizio dell’estate insieme a Francesco e Antonello molti anni fa a Campo de’ Fiori.

Sogno un mondo bianco, nero, anzi a colori
Andrea Guermandi, L’Unità, 22 aprile 1999

Nell’aprile del 1999 Dalla partecipa a una giornata per i diritti umani organizzata a Roma dai Ds e dalla Sinistra giovanile: è per questa occasione che L’Unità lo incontra. È lo spunto per parlare della guerra in Kosovo, e delle sue preferenze politiche.
Bologna. «Sì, non puoi fare altro che immaginare il momento in cui si incontreranno le due anime del mondo. Il bianco e il nero, l’alba e il tramonto. La luce e il buio più buio. Un sogno lontano, ma possibile.» Sono parole che Lucio Dalla indirizza al «momento precario tra il bene e il male» che stiamo vivendo con orrore, quotidianamente. Ai profughi del Kosovo, all’intolleranza razziale, alle guerre etniche, a una pace che sembra sempre di più un irraggiungibile miraggio.
andrea guermandi: Lucio, appena scoppiata la guerra, tu hai detto che le bombe non avrebbero modificato ciò che stava succedendo in Kosovo. Oggi, le bombe continuano a cadere. C’è la morte, da una parte e dall’altra. C’è la fuga. E c’è l’orrore.
lucio dalla: La guerra è improponibile. La guerra è insopportabile. Il Kosovo è imbarazzante. Non puoi fare ciò che stanno facendo, ma non sai cosa fare. Gli orrori che vediamo sono orrori vecchi. E appartengono anche a noi. Ma è insopportabile anche compiere misfatti con l’avallo di un’idea. O di una religione. O di un motivo etnico. No, non riesco nemmeno a odiare i serbi perché nelle nostre microstorie quotidiane ci comportiamo allo stesso modo. Quando l’altra sera, a Monaco, ho visto il serbo Danilović sventolare la bandiera del suo Paese dopo aver conquistato la finale di coppa mi sono commosso. A volte il reale viene modificato dalla forza dei gesti.
Ma cosa significa che ci comportiamo allo stesso modo?
Voglio dire che non siamo documentati nemmeno su noi stessi. Che ogni giorno, nelle nostre città, ci sono scontri tra la luce e la notte. Ora, siamo già abituati all’immigrazione dal Marocco o dalla Bosnia. Abbiamo cominciato a dare risposte. Ma se succede qualcosa in Russia e cominciano ad arrivare da lì, cosa facciamo? Il vero problema è dunque porci davanti a queste nuove città riempite di esseri umani nuovi, diversi da noi. Dobbiamo insegnare e imparare come si vive assieme, dobbiamo ospitarli e aiutarli. Il bianco è una stagione, ma l’uomo deve essere colorato.
Torna alla mente «Futura», una canzone drammatica, eppure così piena di speranza. Una storia d’amore tra una ragazza della Germania dell’Est e un ragazzo della Germania dell’Ovest. Un amore difficile da cui nasce, però, un frutto meraviglioso. È una canzone del 1986 e a Berlino c’era ancora il muro…
Ero al Check Point Charlie, il confine. Il senso di morte di Berlino Est e le luci della parte Ovest, e mi è venuta in mente la storia di questi due ragazzi di sponde contrapposte, avvolti dalla guerra, dalle fughe disperate. Mi sono detto: se questo è il futuro politico come si fa a immaginare il futuro per se stessi? E allora ho inventato l’ultima notte dei due ragazzi, l’amore, la speranza. La guerra non ha senso. Ciò che succede in Kosovo è un problema nostro. Il mondo non è diviso e questa strana e violenta democrazia che c’è negli Usa non può essere l’esempio da adottare. Certo, è quella più vicina alla contemporaneità. Ma ci deve essere un altro modo di vivere. Perché se la ricchezza è un oltraggio, lo è, molto di più, la grande miseria. E tutti siamo coinvolti, tutti siamo responsabili se non riusciamo a capire la persona che abbiamo davanti.
Sabato, a Roma, canterai assieme agli Inti Illimani. Torna alla mente quella strofa: «La musica andina che noia mortale…».
Non era contro gli Inti Illimani. A quel tempo, saltavano fuori cileni da ogni parte. A ogni festa venivano esposti cileni che invece erano portoricani, messicani o altro. È un grande piacere suonare e cantare con gli Inti Illimani e non una noia. Faremo «Piazza Grande» insieme e quella polemica è già stata chiarita.
Quale futuro immagini, adesso?
Oggi, il rimbalzo del futuro è bianco, faccio fatica a trovare testi giusti per il nuovo disco. Ma so che arriveranno i colori. Non bisogna perdere la speranza.
E la politica? Dicono che tu sia un fan dell’Asinello.********
No. Mi piace Prodi anche se non lo conosco. Ma mi piace anche D’Alema. Ha preso decisioni giuste. In generale, però, i politici mi sembrano così indaffarati col niente. Mi piacerebbe che fossero curiosi. Mi piacerebbe che in ogni città ci fosse un sindaco anche per gli immigrati. O per l’opposizione. Tre sindaci per ogni città…

Hit Parade con Lucio Dalla
Riccardo Pandolfi, Hit Parade, Radio Due, 30 aprile 1999

In attesa del nuovo disco, in arrivo a settembre, Dalla è ospite della trasmissione Hit Parade, in cui è chiamato a commentare alcuni suoi classici scelti dal pubblico: la canzone più amata risulta essere «L’anno che verrà».
riccardo pandolfi: Bentornato nella Hit Parade. Tu tra l’altro sei abbastanza un veterano della Hit Parade… non so qual è il tuo rapporto con le classifiche, se ci guardi quando sei al numero 1 o al numero 3, oppure no. Comunque, ci sei stato molto in tutti questi anni.
lucio dalla: Sì, devo dire che è molto comodo e molto di classe dire che uno se ne frega delle classifiche. Nel mio caso mi diverto moltissimo a essere in classifica, mi diverto moltissimo a essere primo quando lo sono. Per cui continuerò a guardare le classifiche, e a dire: «ma… forse, quest’altra settimana…».
Questo è un periodo strano nel mondo, e anche per questa trasmissione: ascolteremo le tue cose del passato. Sarà il fatto che arriva il 2000, e ci troviamo un po’ in questa altalena fra il passato e il presente. Non so tu come stai messo sul sentimento del passato, del futuro…
Lo dico da sempre: il passato ha un tipo di tensione molto relativa. Non mi ha mai preso più di tanto. Non è che non mi piace ricordare, ma non ha un grande valore il ricordo. Ha un grande valore la memoria, ma il meccanismo del ricordo no. Per quello che riguarda il futuro, è abbastanza singolare che gran parte delle canzoni che ho scritto ha questa specie di premonizione da futurista – se non da futurologo, che è una parola più impegnativa. «L’anno che verrà», «Futura», «Il motore del 2000», «Telefonami tra vent’anni», «Henna», «Treno»… ce ne sono moltissime che sono legate a quello che stiamo per incontrare. È un gioco la cui attualità mi prende molto, e lo posso verificare anche ascoltando le canzoni scritte molto tempo fa. Pensa che il mio primo disco si chiama 1999: più visionario di così. E tra l’altro «1999» la riproporrò nel mio nuovo disco che uscirà a settembre. Mi sembra l’anno giusto.
Gli ultimi trent’anni sono stati punteggiati dalla presenza dei dischi di Lucio Dalla. Riascoltare le vecchie canzoni e quindi doverle risuonare – ho letto da qualche parte che tu nel 2000 farai un tour: è bello avere dei progetti così a lungo termine – che effetto ti fa?
Da una parte mi ha sempre dato un po’ di panico: avere la sensazione che la tua vita è già pro...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Sommario
  3. Siamo noi, siamo in tantiI molti Lucio Dalla e l’arte di essere popolari
  4. Nota sulle interviste
  5. Lucio Dalla si confessa. Lucio Dalla, L’intrepido, 1966
  6. I Rokes ed io non canteremo per il pubblico dei visoni. Lucio Dalla, Ciao Amici, 25 gennaio 1967
  7. Lucio Blowup. Lucio Dalla, Big, 10 novembre 1967
  8. Finirò come Moustaki. Lina Coletti, L’Europeo, 25 marzo 1971
  9. Il suo nome per favore. Raf Vallone e Gianna Querel, Il suo nome per favore, Rai Uno, 18 agosto 1972
  10. Lucio Dalla racconta Lucio. Il cantautore, a cura di Luciano Simoncini, Radio Due, 1973
  11. Formule nuove. Giorgio Rivieccio, Ciao 2001, 25 giugno 1974
  12. Il circo delle voci. Il cantautore, a cura di Luciano Simoncini, Radio Due, 1973
  13. Incontri. Elena Doni, Incontri, Radio Uno, 14 aprile 1975
  14. Predicatore pazzo o genio incompreso? Lello D’Argenzio, L’intrepido, 24 aprile 1975
  15. Mille Miglia a 33 giri Giorgio Rivieccio, Ciao 2001, 23 maggio 1976
  16. Per chi suona la campana Giorgio Calabrese e Enrica Bonaccorti, Per chi suona la campana, Radio Uno, 13 e 14 luglio 1976
  17. Ulisse deluso. Giorgio Rivieccio, Ciao 2001, 7 novembre 1976
  18. Primo Nip. Giancarlo Fusco, Primo Nip, Radio Uno, 17 febbraio 1977
  19. Show Down. Marzia Ubaldi e Duilio Del Prete, Show Down, Radio Uno, 14 maggio 1977
  20. Una brusca replica. Lucio Dalla, in Il futuro dell’automobile, dell’anidride solforosa e di altre cose, a cura di Simone Dessì, Savelli, Roma 1977
  21. Telefonata di Raffai. Donatella Raffai, Sala F, Radio Due, 2 dicembre 1977
  22. Pesci, cuccioli e altre storie ancora. Gianluca Luzi, Popster, dicembre 1977
  23. Non sparate sul cantautore. Claudio Bernieri, Non sparate sul cantautore, Mazzotta, Milano 1978
  24. Non protesto, canto. Antonio Padalino, Panorama, 15 agosto 1978
  25. L’anno che verrà. Serena Dandini, La moviola musicale di Radio anch’io, Radio Uno, 1979
  26. Lucio, dove vai?. Simonetta Martellini, Guerin sportivo, 14-20 febbraio 1979
  27. Guardare il futuro. Nicola Sisto, Nuovo Sound, marzo 1979
  28. Un sano provocatore e l’anno che verrà. Vincent Messina, Popster, marzo 1979
  29. Due per la strada. Riccardo Rinetti, Ciao 2001, 17 giugno 1979
  30. Ma «questa» tournée non la rifarei. R. Lampugnani, La città futura, 27 luglio 1979
  31. Ma che ci trovano in quel Dalla? Giorgio Bocca, L’Espresso, 29 luglio 1979
  32. Ma cosa sarà? Pietro Savarino, Lambda, settembre-ottobre 1979
  33. Le fortune di un uomo tranquillo. Aldo Bagli, Ciao 2001, 17 febbraio 1980
  34. Una voce per cantare. Aldo Bagli, Ciao 2001, 7 settembre 1980
  35. Qual è il segreto? Nicola Sisto, Nuovo Sound, novembre 1980
  36. Voi ed io ’80Monica Vitti, Voi ed io ’80, Radio Uno, 1980
  37. Io vivo domani. Fabrizio Carbone, Panorama, 9 marzo 1981
  38. Un poker come aperitivo. Luca Corsi, Nuovo Sound, luglio-agosto 1981
  39. Mi trovo bellissimo. Laura Reggiani, La Domenica del Corriere, 29 agosto 1981
  40. Niente da capire? Nino Criscenti e Luciano Teodori, Speciale TG1, Rai Uno a cura di Bruno Vespa, 1982
  41. Non ci fosse la gente non saprei cosa cantare. Luciana Sica, Paese Sera, 16 maggio 1982
  42. Ve la conta Dalla. Ludovica Ripa di Meana, L’Europeo, 18 ottobre 1982
  43. Lucio Dalla non cambia mestiere. Massimo Bernardini, Famiglia Cristiana, 19 giugno 1983
  44. Conversazione senza complessi con il cantautore dei miti e dell’utopia
  45. Frammenti di un progettoStefano Pistolini, Fare Musica, febbraio 1985
  46. PrismaVincenzo Mollica, Prisma, Rai Uno, 1987
  47. Amici da sempreLucio Dalla e Gianni Morandi, TV Sorrisi e Canzoni, 26 giugno - 2 luglio 1988
  48. In Cambio del PciAlberto Dentice, L’Espresso, 23 settembre 1990
  49. Dalla ricorda DallaLucio Dalla, La Stampa, 19 agosto 1991
  50. Noi primitivi attorno al fuocoLucio Dalla, La Stampa, 12 ottobre 1992
  51. Caro amico, mi impegnoAlberto Dentice, L’Espresso, 26 dicembre 1993
  52. Lucio SoloperamoreFausto Pirito, Tutto – Musica e spettacolo, aprile 1994
  53. StereonotteVittorio Castelnuovo, Stereonotte, 22 ottobre 1996
  54. Città dei miracoliLucio Dalla, Musica!, 1º ottobre 1997
  55. Sogno un mondo bianco, nero, anzi a coloriAndrea Guermandi, L’Unità, 22 aprile 1999
  56. Hit Parade con Lucio DallaRiccardo Pandolfi, Hit Parade, Radio Due, 30 aprile 1999
  57. Ciao futuro! Daniele Soragni, TV Sorrisi e Canzoni, 19-25 settembre 1999
  58. Le mie canzoni? Cronaca profeticaRoberto Barbolini, Panorama, 11 ottobre 2001
  59. Il futuro? Non c’è. Ma bisogna essere pronti a tuttoLorenza Pieri, Minima & Moralia, 2003
  60. Sono giovane, bello e spesso biondoStefania Rossini, L’Espresso, 6 marzo 2003
  61. Continuo a crescere grazie agli incontri che faccioFelice Liperi, La Repubblica, 18 gennaio 2004********
  62. Ho giocato a flipper con Andy WarholMarco Pierini, GQ, novembre 2008
  63. Il respiro dell’eternità Vito Magno, Avvenire, 14 dicembre 2008
  64. Caffè ristrettoGianmaurizio Foderaro, Caffè ristretto, Radio Uno, 2010
  65. Pupi Avati e Lucio Dalla: amarcord dolceamaro bolognese
  66. Ringraziamenti