Foto di copertina da archivio privato (2016).
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prima edizione elettronica: maggio 2020
prima edizione stampa: ottobre 2017
www.iacobellieditore.it
isbn elettronico: 978-88-6252-579-4
isbn stampa: 978-88-6252-403-2
Valentina Bernardi, Giulia Brian,
Helen Brunner, Paola Carù,
Adriana Chemello, Giacoma Limentani,
Stefania Lucamante, Chiara Xausa
Il mosaico della memoria
Omaggio a Giacoma Limentani
a cura di
Adriana Chemello
iacobellieditore
Per Giacometta
di Adriana Chemello
La memoria è
Dove i sogni si
addormentano
Svegliando
Aprono finestre nel
tempo.
Ana Hatherly
Senza aver la pretesa di essere una Festschrift, una pubblicazione di “scritti in onore di...”, questo volumetto vuole più modestamente e semplicemente essere un piccolo “dono”, un omaggio, un liber amicarum offerto a Giacoma Limentani in occasione del suo novantesimo genetliaco.
In mio primo incontro con lei risale al lontano novembre 1979, a un convegno goriziano dedicato a “Cultura ebraica e letteratura mitteleuropea”, a cui avevo partecipato in un periodo in cui venivo scoprendo il fascino della letteratura ebraica e mi aveva colpito questa signora colta, la sobria ma raffinata eleganza del suo discorso, la forza comunicativa della sua parola saggia. Da allora negli scaffali della mia biblioteca era apparso qualche libro con la sua firma, ma il suo nome mi è tornato familiare quando l’ho ritrovato nella Postfazione al Gioco dei regni di Clara Sereni. Qualche anno più tardi, grazie a una amica comune, l’ho invitata a tenere una relazione al IV convegno della Società Italiana delle Letterate, a Venezia presso la Fondazione Giorgio Cini (31 gennaio - 1 febbraio 2002). Da allora mi onora della sua amicizia e con generosità si intrattiene con me in piacevoli conversazioni quando passo per la sua casa romana. Da lei ho imparato e continuo a imparare sempre, mi alimento della sua esperienza di vita e di scrittura e della sua saggezza.
Negli ultimi anni ho condiviso con le mie allieve la lettura dei suoi racconti autobiografici, in particolare quelli della Trilogia e ne ho avuto sempre riscontri incoraggianti, entusiasmo per la scoperta, appassionato desiderio di comprendere il senso di quelle narrazioni, associato a riflessioni intelligenti, approfondimenti originali e maturi. I racconti hanno fornito il ductus per grandi avventure della mente, per percorsi di formazione alle giovani donne del terzo millennio che stanno per mettersi nel mondo.
Seguendo il filo della sue narrazioni, abbiamo esplorato le «radici della vertigine» da cui con saggezza e vigore è affiorata alla superficie attraverso la scrittura, superando la «cancrena del silenzio» con la forza salvifica della musica e delle canzoni, convinta della necessità della testimonianza. Arrotolandosi nel passato, Giacometta ha aperto a tutte noi orizzonti di possibili «futuri da contemplare». Dopo aver racimolato ricordi, facendone un accurato inventario da abile ed esperta archivista, ha affidato alla penna e alle narrazioni lo spartito della sua memoria.
E i racconti ci sono venuti incontro nell’alternanza di vuoti e pieni, luci e ombre, presenze e assenze, dedizione e abbandono. Abbiamo appreso, grazie alle recenti riflessioni di Goldkorn, che la memoria può essere abitata di «fantasmi, ombre, immaginazione», che il ricordo non va sempre «verificato», né deve essere filologicamente esatto, perché «la memoria è tale quando è avvolta nella nebbia e soggetta a cambiamenti, vale a dire quando è viva» (Goldkorn 2016, p. 63), ed «è nell’incertezza della memoria che si cela una possibile verità» (ivi, p. 143). Così dallo «schedario del suo cuore» è venuto prendendo forma il mosaico di una memoria individuale che si rifrange, attraverso le «leggende familiari», nella memoria di una collettività.
«La memoria è un silenzio che attende, una prova di pazienza», scrive la poetessa portoghese Ana Hatherly, e attraverso la nostalgia dei ricordi Giacometta ci ha indicato la via che apre la finestra sul futuro, che aiuta a guardare avanti, senza sottrarsi al dovere della testimonianza.
Lo ha fatto in modo magistrale attraverso le sue narrazioni perché «il racconto è il filo più tenace con cui viene tessuta la vita, la voce che parla nel buio per scacciare la morte, il riso che libera e scardina il tempo. Ciò che sostiene questa voce, questo corpo, è il desiderio di capire e di cambiare, d’imparare: il solo modo d’insegnare» (Di Cori, Pontecorvo 2002, p. 110).
In questo volumetto abbiamo accorpato insieme due saggi già editi, quello di Paola Carù (Lo spazio della scrittura. Letterature comparate al femminile, 2004, pp. 225-231) e quello di Stefania Lucamante (Limentani 2013, pp. 283-295), tutti gli altri sono inediti. In particolare mi è gradito pubblicare i contributi di tre giovani studiose in formazione il cui incontro con gli scritti di Giacoma Limentani è stato particolarmente fecondo e stimolante. A loro, in un simbolico passaggio di consegne, affidiamo il testimone per il futuro.
In Appendice abbiamo riproposto un’intervista a Giacometta, realizzata da Helen Brunner a Trieste nell’autunno del 2013 (Brunner 2014) e la sua testimonianza al IV convegno della Società delle Letterate di Venezia nel 2002, Tra due p: pensiero e penna (Lo spazio della scrittura, pp. 131-143). Ringraziamo Chiara Finesso, responsabile della casa editrice Il Poligrafo, e il Direttore di Pagine ebraiche per aver gentilmente autorizzato la ristampa di questi due testi.
Adriana Chemello: Sfogliando lo “schedario del cuore” di Giacometta
«Una bella testa di capelli bianchi su una faccia più giovane, occhi verdi un po’ da maga. Scrittrice, traduttrice. E morà, maestra di sapienza ebraica» (Sereni 1993, p. 434). È questo il profilo che mi viene incontro di Giacometta Limentani, scrittrice dalla attività multiforme, traduttrice, saggista e abile narratrice, sempre attenta al valore della parola. Interessanti le sue riscritture di racconti biblici, Il grande seduto (1979) un’indagine affascinante attorno alla figura biblica di Giobbe e della sua unica figlia Dina; Gli uomini del Libro. Leggende ebraiche (1975; 1995); L’ombra allo specchio. Racconti (1988) dove, nella Premessa, avverte la lettrice che scrivendo il libro non ha intenzionalmente controllato le fonti, preferendo «affidar[si] alla memoria che, se non è sempre filologicamente precisa, trova però spesso imprevedibili nessi che generano elaborati sorprendenti» (ivi, p. 9). Da affiancare alla lettura dei due volumetti Giona e il Leviatano e Regina o concubina. Ester, entrambi con disegni di Francesco Pennisi (1998 e 2001), con l’avvertimento, A mo’ di premessa di Giona:
Ci sono libri che segnano l’esistenza di chi legge...