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prima edizione elettronica: Marzo 2020
prima edizione stampa: Febbraio 2020
www.iacobellieditore.it
isbn elettronico 978-88-6252-639-5
isbn stampa 978-88-6252-534-3
Paola Leonardi
La potenza delle donne
Cambiamo la nostra storia,
cambiamo le nostre vite
Postfazione di
Maria E. Castiglioni
iacobellieditore
Alla mia mamma Angela
da cui mi sento protetta,
ancor più da quando se n’è andata da questa terra.
E a te, mio caro Gianni, a cui chiedo protezione
a ogni meditazione, perché sono certa che anche tu,
che riposi nelle acque del mare sotto casa mia
– le tue ceneri sparse con le mie mani, come da tua volontà –
mi aiuti a godere della vita con gioia,
anche senza di te accanto.
Premessa
Eccomi in un nuovo avventuroso viaggio. Sedici anni fa scrivevo Il coraggio di essere noi stesse.
Ed ora sono qui, con numerose compagne di vita e di scrittura, ad attingervi ancora, perché certi concetti, certe scoperte personali e non, non fanno mai passare l’interesse del sapere. Anzi accrescono con i nostri cambiamenti interiori, con le scoperte della vita, con le gioie e i dolori da trasformare in nuovi piaceri e desideri.
Con una consapevolezza sempre più forte, riscrivo la Premessa di allora, che ancora mi corrisponde e che desidero dedicare a chi avrà piacere per questa lettura.
Dal movimento delle donne alla salute delle donne,
dal pensare neutro al pensiero femminile,
dalla conoscenza all’esperienza,
dalla cultura alla transcultura,
dalla parità alla differenza
dalla competenza alla consapevolezza,
dalla competitività alla collaborazione e solidarietà,
dalla rivendicazione alla relazione,
dalla indifferenza alla indignazione,
dal conflitto alla gratitudine, a partire dalla madre,
questo, in sintesi, potrebbe definirsi il mio percorso esistenziale, che sempre ha coinciso con la scelta professionale.
Da sociologa e psicoterapeuta di genere ad attivatrice di risorse.
Una vita di ricerca e di recupero di pratiche e saperi femminili, partendo dalla mia soggettività, dai bisogni e dall’identità di “ragazza ipersensibile degli anni ‘60”.
Non proprio “inesauribile spolveratrice di scaffali”, anche la cucina non è mai stato il mio destino e neppure il mio orizzonte.
L’idea del maschile mi ha spinta verso uomini antipatriarcali e poco fallici che hanno guardato con grande perplessità, ma anche curiosità, la mia atipicità.
Più interessata alla produzione che alla riproduzione, più madre simbolica che biologica, più celata che svelata, ho fatto i conti con disagi, ferite, vuoti interiori da colmare, da curare, soprattutto da sanare e guarire: miei e quelli delle altre, sorelle e figlie in cui rispecchiarmi e riconoscermi. Incontrate nei servizi Consultoriali e in quelli Psichiatrici territoriali dell’Emilia-Romagna prima, nel Centro autostima donne di Milano e Piacenza, e ora a Framura, nel piccolo borgo in cui sono approdata, e ovunque possa averle avvicinate. Accolte e da accogliere con solare dolcezza e naturale ritrosia.
La salute dunque al centro dei miei interessi personali e professionali, dove salute non è assenza di malattia, bensì benessere a livello fisico e psichico insieme, e sempre di più anche spirituale, perché la cura e la guarigione non possono prescindere dall’anima e dal cuore.
E perché benessere è anche gioia, creatività, leggerezza, amore, ironia, entusiasmo e passione.
Doti e talenti che si scoprono e si conquistano in un cammino eroico per costruire l’identità femminile in particolare evoluzione di questi tempi, alla scoperta della nostra forza, dei nostri tesori interiori. Tenendo insieme contemporaneamente l’essere adulte e bambine, sapienti e sognatrici:
– sviluppando autoimprenditorialità, per la vita personale e per quella professionale
– accettandoci totalmente, apprezzandoci, stimandoci (solo amando noi stesse anche agli altri e alle altre piacerà farlo)
– valorizzando le diversità culturali individuali, riconoscendo il valore del femminile e l’importanza della differenza sessuale, per incontrare, finalmente, il “desiderio del profondo”.
– attraversando inevitabili depressioni, giungendo all’indispensabile autostima.
Depressioni al plurale e con mille sfaccettature al di là di eventuali e incerte diagnosi, perché i disagi femminili sono inequivocabilmente legati alla vita quotidiana.
Depresse infatti non si nasce, si diventa: per la fatica di crescere donna, per il disagio del non farcela – per gli svantaggi, le discriminazioni ed emarginazioni, per la mancanza di diritti e non solo – anche per affermare un dissenso implicito – qualcosa che non va nella nostra vita – diversamente non comunicabile.
Depressione come metafora sociale, per donne che sperimentano la più grande rivoluzione epocale, quella in cui anche uomini ma soprattutto donne, vedono la propria identità mutare e velocemente trasformare.
Quasi nessuno/a ormai si trova oggi nella stessa situazione familiare, lavorativa, affettiva di cinquant’anni fa, per scelta e non per costrizione, e questo è la prima volta che succede nella storia.
Verificando la difficoltà di abbandonare ruoli certi ma intrappolanti, sperimentando collocazioni nuove – l’ineluttabilità del cambiamento – ma spesso disorientanti e non sempre rassicuranti.
Novità che creano sconcerto, paure, difficoltà (che cos’è il meglio per me, in questo momento della mia vita?) a gestire le sempre più numerose emozioni.
Ecco che le depressioni arrivano a proposito, costringendoci a una sosta, a una tregua emozionale, congelando i sentimenti, per non soffrire più di quanto possiamo permetterci.
Sofferenze che non ci derivano da mancanza di desiderio, al contrario, da eccesso di desideri, a volte per noi indicibili, o per passioni tanto travolgenti quanto sconvolgenti.
Passioni che non sono più solo d’amore per un uomo o per i figli, ma per progetti da realizzare per la vita, che spingono con urgenza a esprimere l’inespresso.
Occasioni di trasformare il disagio in risorsa, da apprezzare dunque e non cacciar via in fretta, magari con una pillola, per ritrovare la potenza perduta, la nostra autorevolezza femminile.
Ora che possiamo agire socialmente anche il maschile caratterizzato da attività, aggressività e razionalità, espansione e determinazione, pieno piuttosto che vuoto, non possiamo permetterci di perdere il femminile, al contrario è necessario ri-scoprirlo e agirlo con vigore: la specificità del f...