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Prima edizione: Lei e lui (Elle et Lui), Parigi, L. Hachette, 1859
© Marzo 2020 Iacobellieditore
www.iacobellieditore.it
978-88-6252-604-3 (elettronico)
978-88-6252-466-7 (stampa)
George Sand
Lei e Lui
Romanzo
a cura di
Annalisa Comes
iacobellieditore
Prefazione
Annalisa Comes
Lei
Le immagini più famose di George Sand – ritratti e caricature – riprendono la scrittrice in pantaloni, nell’atto di fumare un sigaro o una lunga pipa, in pose maschili, anticonformiste, disinvolte e certo poco femminili, almeno secondo i canoni del xix secolo. È la stessa Sand d’altronde a giocare con la propria immagine, ritraendosi con umorismo in tali pose, parlando di sé al maschile, scegliendo uno pseudonimo maschile e accentuando un atteggiamento provocatorio.
Travestimento da teatro romantico, da bohème? Gioco di seduzione? Anche le descrizioni di amici e contemporanei, fra cui si possono annoverare Théophile Gautier e Balzac, raccontano spesso di una donna travestita da uomo. Alla morte di George Sand nel 1876, Flaubert scrisse: «la si dovrebbe conoscere come l’ho conosciuta io, per sapere quanto ci fosse di femminile in questo grande uomo. Che tenerezza infinita si nasconde in questo genio». Insiste sull’aspetto androgino di alcune protagoniste delle sue storie tratteggiate con caratteristiche preminentemente maschili, quando non sono definite come veri e propri uomini, nei modi, ma soprattutto nel carattere.
Certo George Sand – nata Amandine Aurore Lucile Dupin – appare una figura interessantissima, molto complessa e contraddittoria, come era il suo tempo e l’ambiente molto vario che frequentava. Scapestrata e ribelle negli anni giovanili, ha condotto una vita da donna libera ma anche da aristocratica (a Venezia con de Musset, nelle Baleari con Chopin) – giudizio quest’ultimo che le pesa non poco e da cui tenta disperatamente di liberarsi.
Ma George Sand è stata, soprattutto e prima di tutto un’artista, una scrittrice, come rivendica nelle Lettere di un viaggiatore (1837) e in particolare nell’opera autobiografica Storia della mia vita (1855), dove ricorda il suo precoce interesse per la scrittura: scrivere era una passione, ma anche una necessità dettata dalla situazione economica personale, perché pur possedendo una tenuta, Nohant, assai estesa (circa 200 ettari), la rendita non era sufficiente. Consapevole della sempre maggiore influenza della stampa, ha dedicato uno spazio notevole alla redazione di articoli sull’attualità, interessandosi alle questioni sociali e politiche, intervenendo da protagonista in molti dibattiti pubblici. Tuttavia mostra fin da subito la volontà di non rinchiudersi in un unico ruolo e di non ridursi a un’etichetta, quella della “donna che scrive”: ne sono testimonianza i numerosi e reiterati rimproveri a Flaubert che sacrificava la sua vita alla scrittura e gli inviti a lui rivolti ad allargare i suoi orizzonti, ad approfittare delle occasioni per uscire, passeggiare, godere.
George Sand si è dedicata con cura e attenzione ai figli, Maurice e Solange (e alla figlia adottiva Augustine Brault) seguendo personalmente la loro educazione, e poi, più in là negli anni, alle nipoti, Aurore e Gabrielle – con un’evidente preferenza accordata alla prima in cui rivede e rivive la propria esperienza con la nonna, Marie-Aurore de Saxe che non poco aveva contribuito alla sua formazione originale e anticonformista; alle amicizie, di cui sono testimonianza le numerosissime lettere, la convivialità dimostrata nell’organizzazione di pranzi e cene a Nohant (Sand afferma che la media, a tavola era spesso di una quindicina di persone) e documentata dagli inviti a trascorrere nella tenuta almeno “qualche giorno” – appelli a volte così pressanti («Venez! Venez! Venez!») da diventare inopportuni. Dedicava tempo alla pittura e alle arti grafiche, al teatro, alle scienze naturali – in particolare alla botanica – al giardino di Nohant, non solo luogo di riposo e contemplazione estetica, ma di creazione, un duro ma esaltante lavoro di vanga e piccone, a volte paragonato o addirittura preferito a quello della scrittura.
Con una sete di assoluto, un’energia e una voglia di vivere straordinarie (aspetti questi sottolineati anche nei due saggi a lei dedicati da Henry James) ha sempre ambiziosamente tentato, fino alla fine dei suoi giorni, di conciliare i vari aspetti della sua poliedrica personalità.
Superate le raffigurazioni stereotipate che la ritraevano soprattutto come un’ambigua provocatrice, oggi in Francia George Sand è una scrittrice ben nota e studiata oltre le antologie scolastiche. L’attenzione al suo impegno sociale e politico, per esempio, è però relativamente recente. La pubblicazione in Francia di un volume che raccoglie i suoi testi politici (Politiques et Polémiques) è del 1996, così come le riflessioni sulla sua attività giornalistica e di critica letteraria. L’opera monumentale di pubblicazione del suo epistolario prosegue alacremente e nel 2018 è stato pubblicato, in edizione economica, il volume che raccoglie le centinaia di lettere scambiate fra lei e Gustave Flaubert. Varie associazioni, come “Les amis de George Sand” e “The George Sand Association” svolgono un’intensa attività divulgativa attraverso l’organizzazione di convegni internazionali, giornate di studi, letture e conferenze; la sua dimora di Nohant, nel Berry, dopo la morte dell’ultima erede, Aurore Lauth-Sand, accoglie dal 1961 centinaia di visitatori e curiosi. Proprio a questo luogo tanto amato è dedicato il bellissimo e recente volume di Michelle Perrot, George Sand à Nohant. Une maison d’artiste (Seuil, Paris 2018). Nel 2004, in occasione del bicentenario della sua nascita, tantissime sono state le manifestazioni che hanno riproposto, anche al grande pubblico, la sua opera e a più riprese, negli anni, tuttavia senza successo, si è parlato di traslare le spoglie della scrittrice dal piccolo cimitero di Nohant, dove è sepolta, al Panthéon di Parigi.
Un’opera immensa quella di George Sand, fra romanzi, racconti, drammi teatrali, articoli di giornale, e poi ancora saggi e circa cinquantamila lettere (di cui quasi trentamila pubblicate). Se si eccettua la poesia, Sand ha praticato quasi tutti i generi, compresa l’autobiografia: Storia della mia vita è ormai considerato un classico e rappresenta una delle prime autobiografie scritte da una donna. Famosa e tradotta fin da subito, Sand aveva conosciuto tuttavia una lunga eclissi dopo la sua morte. Svalutata (“la bonne Dame de Nohant”) e considerata convenzionale, per circa un secolo il suo nome e le sue opere sono state dimenticate, fin quasi agli anni Sessanta. I suoi detrattori, – che ancora oggi non mancano –, in particolare l’estrema sinistra francese, le hanno rimproverato di non aver sostenuto la Commune, le femministe di essere stata troppo tiepida nella rivendicazione dei diritti delle donne. La sua opera è stata così relegata in un angolo, e considerata un’ouvrage de dame. Proprio Simone de Beauvoir infatti la bolla come un’opportunista borghese, valutando forse troppo severamente l’opposizione di Sand al voto femminile. Certo il suo punto di vista, nella storia francese, è meno ardito di quello di una Olympe de Gouges: Sand rivendica altre priorità, in particolare l’esigenza di profonde riforme sociali, un’uguaglianza civile, un’uguaglianza nel matrimonio, nella famiglia, e annota con una sua logica tutta sua, che le donne non sono ancora “mature” per il voto e che se si fossero sedute fra i deputati avrebbero rappresentato solo «la metà di un uomo», perché l’altra metà sarebbe stata rappresentata dai loro mariti, dai loro padri, dai loro fratelli. A più riprese, negli scritti e nelle lettere, la scrittrice accusa le donne di mancare di un giudizio indipendente e per ovviare a tale mancanza a suo avviso l’unico rimedio era l’istruzione.
Lei e Lui
Romanzo o confessione autobiografica? Nonostante i numerosi riferimenti alla vicenda personale – la tormentata storia d’amore fra la scrittrice e Alfred de Musset – Sand reiventa una vicenda amorosa, interessata più a mostrare, a raccontare i comportamenti di due artisti – i pittori Laurent de Fauvel e Thérèse Jacques – alle prese con una passione destinata allo scacco, che a una confessione autobiografica come invece avverrà nella Storia della mia vita (Histoire de ma vie. Histoire d’une famille). Protagonista indiscusso infatti è l’amore in tutte le sue sfaccettature, nuances, difficoltà, alterazioni e contaminazioni, in tutte le sue numerose manifestazioni, varianti, sviluppi, effetti e relazioni con sentimenti che dall’amore derivano e che ad esso via via si ricongiungono, quali l’amicizia, la gelosia, il potere, l’annullamento di sé, il sacrificio, la noia.
Come attraverso il prisma scintillante di un caleidoscopio o attraverso la lente di un microscopio, Sand guarda e scompone questo sentimento in variazioni infinite e contrastanti, che vanno dall’amore-passione all’amore materno, dall’amore-amicizia all’amore-odio, e lo fa senz...