Pianto di pietra
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La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti

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Pianto di pietra

La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti

Informazioni su questo libro

Il volume ricostruisce, con dettaglio quasi quotidiano, l'esperienza di Giuseppe Ungaretti, soldato nella Prima Guerra Mondiale. Nessuna biografia del poeta si era mai addentrata tanto nel grumo oscuro e fitto della sua esperienza bellica. Qui, finalmente, un attentissimo e inedito lavoro di ricerca permette di offrire una pressoché completa narrazione della vita del poeta, nel periodo fondamentale per la sua formazione umana e letteraria. Scopriamo allora che Ungaretti per più di tre anni ha fatto la guerra di trincea, sempre in prima linea, sempre da soldato semplice, prendendo parte a numerosi assalti, vivendo e subendo le cose atroci della prima guerra moderna. Conosciamo quindi la fragilità dell'uomo, il desiderio di annullarsi per recuperare le forze, ormai esaurite nei combattimenti. Ripercorriamo la genesi delle singole poesie di Ungaretti, che prendono forma da un vissuto reale, dal dato puramente biografico. Il volume offre infine la guida per un itinerario storico letterario, tra i luoghi di Ungaretti, proprio su quello che era il fronte del Carso.Prefazione di Andrea Zanzotto.

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Informazioni

© 2020 iacobellieditore
Prima edizione elettronica: Gennaio 2020
Prima edizione stampa: Settembre 2018
Tutti i diritti riservati
www.iacobellieditore.it
isbn 978-88-6252-559-6 (elettronico)
isbn 978-88-6252-449-0 (stampa)
Nicola Bultrini | Lucio Fabi
PIANTO
DI PIETRA
La Grande Guerra
di Giuseppe Ungaretti
iacobellieditore
Una foto giovanile di Giuseppe Ungaretti.
Ero in presenza della morte, in presenza della natura, di una natura che imparavo a conoscere in modo nuovo, in modo terribile. Dal momento che arrivo a essere un uomo che fa la guerra, non è l’idea d’uccidere o di essere ucciso che mi tormenta: ero un uomo che non voleva altro per sé se non i rapporti con l’assoluto, l’assoluto che era rappresentato dalla morte. [...] Nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espressione, necessità d’espressione, c’è esaltazione, nel Porto Sepolto, quell’esaltazione quasi selvaggia dello slancio vitale, dell’appetito di vivere, che è moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione della morte. Viviamo nella contraddizione. […] Posso essere un rivoltoso, ma non amo la guerra. Sono, anzi, un uomo della pace. Non l’amavo neanche allora, ma pareva che la guerra s’imponesse per eliminare finalmente la guerra. Erano bubbole, ma gli uomini a volte s’illudono e si mettono in fila dietro alle bubbole”1.
Abbreviazioni bibliografiche
CARRÀ: Ungaretti, Giuseppe, Cinquantatré lettere a Carlo Carrà, a cura di Piero Bigongiari e Massimo Carrà, in: Paradigma, 3 giugno 1980, pp. 415-47.
MARONE: Ungaretti, Giuseppe (1978) Lettere dal fronte a Gherardo Marone (1916-1918), a cura di Armando Marone, introduzione di Leone Piccioni, Milano: Mondadori.
PAPINI: Ungaretti, Giuseppe (1988) Lettere a Giovanni Papini 1915-1948, a cura di Maria Antonietta Terzoli, Introduzione di Leone Piccioni, Milano: Mondadori.
PEA: Ungaretti, Giuseppe (1983) Lettere a Enrico Pea, a cura di Jole Soldateschi, Quaderni della Fondazione Primo Conti, Milano: Scheiwiller.
PREZZOLINI: Ungaretti, Giuseppe (2000) Lettere a Giuseppe Prezzolini 1911-1969, a cura di Maria Antonietta Terzoli, Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, Dipartimento dell’Istruzione e Cultura del Cantone Ticino.
SOFFICI: Ungaretti, Giuseppe (1981) Lettere a Soffici 1917-1930, a cura di Paola Montefoschi e Leone Piccioni, Firenze: Sansoni.
Giuseppe Ungaretti soldato del 19° reggimento della brigata Brescia.
Prefazione
Questo libro è certamente utile anche se gli studi ungarettiani sono moltissimi. Infatti, l’opera di Nicola Bultrini e Lucio Fabi analizza in particolare lo specifico intreccio tra la poesia di Ungaretti, i singoli luoghi e la fondamentale, tragica esperienza della guerra. Se gli autori raccolgono anche parecchie informazioni già note, le espongono in maniera completa e articolata seguendo un percorso originale ed esaustivo.
Il mio rapporto con Ungaretti è stato molto profondo, tanto che posso considerarlo il mio maestro. E per questo posso dire che nel libro ho ritrovato quella stessa adesione affettiva che lo rende un lavoro davvero meritorio. Per esempio è di particolare interesse l’indicazione precisa dei luoghi dove si sono formate parecchie delle più note poesie ungarettiane e anche il corredo degli itinerari di guerra aiuta a comprendere meglio l’opera del poeta. Chi vorrà ripercorrere quei luoghi non potrà non sentire l’attualità ancora bruciante e quindi l’insegnamento vitale dell’esperienza di Ungaretti. Il valore forte e “naturalmente” pedagogico della sua poesia è qui ben presente: vi si può soprattutto cogliere l’irreversibile passaggio dalla lotta “tradizionale” a una criminalità pura, che oggi è diventata norma.
Andrea Zanzotto
Introduzione
Ai due autori di questo libro non sfugge il dubbio che la loro fatica aggiunga ben poco di nuovo alla storia letteraria di quello che probabilmente è uno dei più grandi, se non il più grande, poeta italiano del Novecento. Pure, abbiamo riscontrato una effettiva lacuna, anche nelle più autorevoli biografie sull’Autore, che pur rifacendosi al periodo bellico come momento fondativo della sua poetica, si soffermano assai sinteticamente, e non senza qualche grossolano errore, sul tempo trascorso in trincea prima sul Carso e poi in Francia. È allora cresciuta in noi la curiosità di sapere in modo più circostanziato, anche perché le fonti non mancano, che cosa è successo a Ungaretti soldato, e ci siamo appassionati a indagare e ricostruire, per quanto è stato possibile, gli scenari, le vicende e i luoghi che lo videro protagonista in quel convulso periodo, tra il 1915 e il 1918, in cui l’intero mondo era in guerra.
Dalla Grande Guerra ci sono giunte molte testimonianze dirette. Le lettere dal fronte, i diari dei soldati, i racconti tramandati oralmente, hanno consentito di ricostruire un vissuto umano e materiale che difficilmente è dato leggere nei resoconti ufficiali, nelle cronache giornalistiche dell’epoca. Tra le testimonianze ce n’è tuttavia una che rileva sulle altre. È quella di Giuseppe Ungaretti, soldato semplice, ma poeta. Le sue poesie non hanno eguali nella memorialistica e nel panorama letterario. I versi rarefatti, scarnificati all’osso, diretti e laceranti, traducono una realtà umanamente tragica, con una forza evocativa dirompente. La guerra del resto non consentiva al poeta altra espressione che quella assolutamente priva di mediazioni.
Invero la poesia di Ungaretti, anche e soprattutto in guerra, non poteva assolutamente prescindere dal vissuto reale, ne era il precipitato semmai, ma non c’era nessuna astrazione intellettuale. Parlando delle sue prime poesie uscite su Lacerba, Ungaretti ebbe a dire: «quelle mie poesie sono ciò che saranno tutte le mie poesie che verranno dopo, cioè poesie che hanno fondamento in uno stato psicologico strettamente dipendente dalla mia biografia: non conosco sognare poetico che non sia fondato sulla mia esperienza diretta»2. È dunque lo stesso poeta a suggerire che i suoi versi non possono prescindere dal vissuto. Ed è tanto più vero per quanto riguarda la sua esperienza di soldato, che lo ha profondamente segnato nella vita e nella letteratura. È in un contesto di guerra, nella frantumazione violenta degli...

Indice dei contenuti

  1. Abbreviazioni bibliografiche