In copertina:
Elsa Lanchester e Boris Karloff
nel film The Bride of Frankenstein (regia di James Whale, 1935)
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Tutti i diritti riservati
prima edizione elettronica: giugno 2020
prima edizione stampa: maggio 2018
www.iacobellieditore.it
isbn elettronico 978-88-6252-576-3
isbn stampa 978-88-6252-413-1
Anna Maria Crispino | Sara De Simone
Silvia Neonato | Giovanna Pezzuoli
Carla Sanguineti | Marina Vitale
Lady Frankenstein
e l’orrenda progenie
a cura di
Anna Maria Crispino
e Silvia Neonato
iacobelli editore
Silvia Neonato. La donna che anticipò le nostre paure
«Stiamo per raccontarvi la storia di Frankenstein, un eminente scienziato che cercò di creare un uomo a sua immagine e somiglianza, senza temere il giudizio divino. È una delle storie più strane mai narrate, tratta dei due grandi misteri della creazione: la vita e la morte. Vi colpirà, potrebbe anche inorridirvi! Se pensate che non sia il caso di sottoporre a una simile tensione i vostri nervi, allora sarà meglio che voi... be’, vi abbiamo avvertito!».
Con questo prologo recitato prima dell’inizio del film del 1931, i produttori degli Universal Studios preparavano gli spettatori alla visione del primo adattamento sonoro del romanzo di Mary Shelley, diretto da James Whale con l’attore Colin Clive nella parte dello scienziato che crea un essere vivente assemblando pezzi di cadavere. Il film, un successo epocale, è soltanto una delle cento pellicole dedicate al mostro inventato dalla diciannovenne Mary Shelley nel 1816-17, mostro che per tutti ha il viso scavato dell’attore Boris Karloff, una maschera di paura e dolore indimenticabile.
Ci si è chiesti spesso come è possibile che una ragazza tanto giovane abbia concepito un romanzo capace di dare vita al nuovo genere della fantascienza, di scrivere una storia ristampata migliaia di volte che ha cambiato l’immaginario occidentale e che ha dato un volto alle nostre paure più profonde. Ma Mary Shelley, nata Godwin, non era decisamente una ragazza qualunque a cominciare dalla biografia dei suoi straordinari genitori. Era, scrive Nadia Fusini, una giovane donna radicale che leggeva in cinque lingue compreso il greco e il latino, «cresciuta nell’adorazione della madre morta, intellettuale ed eroica sostenitrice dell’idea di eguaglianza e libertà; e nel culto di un padre che è un simbolo vivente della difesa dei diritti umani dei più deboli» (Fusini in Shelley M., 2011, p. xv).
Ebbe infatti una governante, un tutore e il padre stesso la istruiva e fin da piccola le leggeva testi i più disparati, dalle favole ai poeti latini. Nel 1811 Mary frequentò persino, per un periodo di sei mesi, un college a Ramsgate. A quindici anni suo padre la descriveva come «straordinariamente audace, piuttosto imperiosa e attiva di mente. Il suo desiderio di conoscenza è grande e la sua perseveranza in tutto ciò che intraprende quasi invincibile» (Spark 2001, p. 25).
Mary spaziava nelle letture più disparate, in diverse lingue, da Corinne ou l’Italie di Madame de Staël che, pubblicato nel 1807, divenne in breve un best seller in tutta Europa (in Corinne, donna libera e colta, laureata poeta, vedeva l’amatissima madre perduta), all’Eneide, alla Commedia di Dante, all’Orlando furioso. Conosceva il pensiero degli illuministi francesi e il romanzo gotico, la storia dei Comuni italiani e le tesi pedagogiche di Rousseau, che sua madre aveva criticato proprio perché non contemplano un’educazione per le bambine.
Era inoltre informata sul dibattito scientifico della sua epoca. Era a conoscenza degli esperimenti su cadaveri animali e umani del fisico italiano Giovanni Aldini suo contemporaneo e di quelli che svolgeva Erasmus Darwin, nonno del teorico dell’evoluzione. Aldini, partendo dagli studi di Luigi Galvani, asseriva che, in determinate condizioni, era possibile riportare in vita un corpo morto mediante stimoli elettrici, una teoria all’epoca molto in voga e che troverà spazio, seppure senza troppe spiegazioni, nel romanzo Frankenstein.
Dai suoi diari e dalle lettere, in cui parla fittamente dei molti libri che legge e spesso discute con il compagno, e poi marito, Percy Shelley, risulta con quanta partecipazione Mary seguiva le vicende politiche della sua epoca, le sconfitte napoleoniche come la rivolta luddista che si concluse nel 1816 dopo una dura repressione, con impiccagioni e deportazioni dei rivoltosi. La sensibilità verso le ingiustizie patite dai più deboli, che le avevano trasmesso entrambi i genitori, anima molti dei suoi pensieri e praticamente tutte le sue opere e scritture.
Mary venne al mondo il 30 agosto 1797. I suoi genitori convocarono un frenologo che, dopo aver studiato la conformazione del suo cranio, la giudicò sensibile e intelligente. Per il padre, il filosofo liberale William Goldwin, la bambina era «il germoglio dell’amore», il frutto «dei due più grandi intellettuali del tempo».
Godwin riteneva Mary Wollstonecraft, la madre della piccola, morta di setticemia a 38 anni, dieci giorni dopo averla data alla luce, un essere unico al mondo e un genio. E lo era, innanzitutto, per aver scritto il primo saggio in difesa dei diritti delle donne, come spiega nella biografia compilata nel 1787 con amore struggente: «Pochi hanno contribuito al benessere e al progresso del genere umano quanto l’autrice dei Diritti della donna» (Goldwin 2014, p. 10). E ancora: «Sin da giovane si distinse per sensibilità, intelligenza e risolutezza, e queste furono anche le principali caratteristiche che la accompagnarono per tutta la sua vita» (ivi, p. 11).
Mary Wollstonecraft, era nata nel 1757 in una famiglia povera, segnata dall’alcolismo paterno e fin da ragazzina le era toccato spesso difendere la madre dalla violenza del padre. Autodidatta, aveva appreso i primi rudimenti di letteratura e cultura umanistica da un’amica, una certa Jane Arden, di cui si sa poco, con cui leggeva i libri consigliati loro dal padre della Arden stessa. Mary conobbe poi Fanny Blood, colta e brillante e nel 1771 andò a vivere con lei. Amicizia, rapporto sentimentale? Le voci sulle due ragazze correvano e anche lo stesso William, anticonformista e sincero, nella biografia della moglie lascia aperta la questione senza preoccuparsi di smentire una possibile storia d’amore tra loro. Certo le due amiche furono inseparabili per anni e decise a non fare le governanti né le dame di compagnia, gli unici mestieri concessi a quei tempi alle ...