1944 Linea Sigfrido
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1944 Linea Sigfrido

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1944 Linea Sigfrido

Informazioni su questo libro

Dopo lo sbarco in Normandia, la superiorità degli Alleati costringe la Wehrmacht ad arretrare fino alla linea difensiva chiamata Linea Sigfrido. Forse per la prima volta si affaccia nelle menti dei soldati la paura che la sconfitta sia inevitabile, ora che la Germania è minacciata da vicino; eppure, gli uomini si battono ancora strenuamente. Non è la propaganda del regime a motivarli. Conta invece l'amore per la patria, simile a quello della generazione che combatté nella prima guerra mondiale; è solo questo sentimento a spingere i soldati a nuovi sacrifici per impedire che il nemico violi la terra tedesca.

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Informazioni

AQUISGRANA

UNA CITTÀ SIMBOLO

Aquisgrana! La città di Mirow è sotto assedio, offesa dai cieli e martoriata dagli obici. Si combatte per la Germania. Klaus nota la maggior determinazione del compagno che in qualche modo si sente in dovere di giustificarsi.
Sono nato qui, questa è la mia città. Certo, fino a poco fa credevo fosse solo la città di Carlo Magno. Ogni palazzo è abbastanza presidiato e una serie di casematte è a protezione del centro storico. Ho compassione degli americani che cercheranno di entrare qui. Pensano di trovare gente allo sbando. Oppure truppe senza verve. Li fermeremo, questo non è il Belgio o l'Olanda, ma è Germania, afferma con entusiasmo.
E questa è una casamatta e quelli che stanno dentro sono matti, ribatte Klaus.
Sei il graduato più pessimista del mondo, risponde scocciato il sergente.
Non vedo una fine a tutto questo, gli spiega e scruta fuori dalla stretta e lunga feritoia dove la polverosa strada è semideserta. Una Kübelwagen passa a velocità sostenuta sul selciato pieno di sassi e frammenti di materiale.
È un dedalo di stradine dove i blindati faticheranno a entrare. Potranno anche rompere l'anello intorno alla città, ma poi tra queste vie saremo in vantaggio, insiste il sergente.
Ha già visto la fanteria americana in Normandia, sono coraggiosi ma comandati male, imparano a stento, un nostro capitano vale quanto un loro colonnello. Qui si bruceranno le dita, pensa.
Una bottiglia di vino e del pane duro è quello che c'è per colazione. Il bunker si riempie di uomini.
Dove sono i due russi, chiede Mirow.
A prendere acqua, vicino al municipio c'è ancora una fontana a posto, risponde il soldato Wemk. Gli aerei ronzano malignamente intorno ai sobborghi da cui si alzano nuvolaglie lente di fumo.
E la Luftwaffe dov'è? La domanda, sentita cento volte, non può che essere fatta da una recluta, gli altri sono abituati alla superiorità alleata nei cieli. Il ragazzo che ha parlato sembra più basso di Arsch, ma ha lo stesso viso fanciullesco; Ernst e Klaus lo guardano per un istante e si ricordano del giovane camerata caduto nella sacca di Falaise. C'è un attimo di mestizia, in cui i loro cuori hanno lo stesso tono; poi il caporalmaggiore si avvicina serissimo al soldato che si chiama Bauer. Inoltra la tua domanda al ministero dell’aviazione, lo consiglia.
Bauer aspetta qualche momento e poi risponde.
Lo farò signore.
Si scoppia a ridere, secondo me lo farà davvero, aggiunge Mirow.
Il capitano Model raggiunge il bunker con un paio di uomini. Sergente, dobbiamo spingerci fino all'isolato vicino e controllare tutto il settore, comanda. Voglio che ci sia una cintura fatta di mitragliatrici e armi controcarro. Se i carri armati non entreranno nelle strade più strette, siete autorizzati a usare ogni arma contro la fanteria, anche i pezzi controcarro, dovete terrorizzare gli americani, spiega.
L'ufficiale tiene in mano una cartina. Indica il settore da raggiungere. Quando si apprestano a uscire, si volta verso Ernst.
Lei sa bene che nel nostro esercito ognuno deve abituarsi a ragionare come se avesse un grado più alto; lei deve fare da tenente, le affido mezza compagnia, badi che ogni giorno dovrà verificare l'integrità delle postazioni e della linea. Si cerchi un attendente, anche se formalmente lei è ancora un sottufficiale, conclude.
Escono tutti con il capitano davanti. Mirow un po' emozionato, si volta verso Bauer e la sua faccia ingenua. Prendi il fucile e vieni con noi, gli ordina.
Si buttano in strada. Il campanile del Duomo è già stato centrato varie volte. Mucchi di macerie sono stati ammassati nel modo migliore per contrastare gli attacchi. Ecco che da una apertura lungo la strada spunta un giovane soldato. Tiene un Panzerschreck alla sua destra e uno alla sua sinistra. Se spunterà un nemico, da qualsiasi direzione potrà sparare senza perdere secondi preziosi per spostarsi. Il capitano fa un cenno all'uomo, soddisfatto per la sua postazione.
Un anticarro è piazzato alla fine della strada, dentro a un cortile chiuso da un muro sbrecciato. Sono riusciti ad occultarlo abbastanza bene, almeno i primi colpi potrà tirarli senza essere individuato. Mirow guarda compiaciuto e vorrebbe esclamare qualcosa come siamo in grado di farcela, ma alla fine tace.
Il capitano gli indica un tombino aperto, forza andiamo. Attraversano la strada mentre un fischio pare segare anche l'aria. Via! Un proietto esplode ad appena venti metri e lo spostamento d'aria è tremendo. Nel tombino, viene ordinato. Un uomo è ferito ma decide da solo di portarsi nel cratere ancora fumante, tenendo il fucile. È un altro esempio di abnegazione.
Sono in un sotterraneo, il capitano è davanti e ha un passo da forsennato. È già stato qui perché non si ferma nonostante la pochissima luce. Si arriva a un tavolo illuminato da una candela; un soldato saluta e consegna a ogni uomo due bombe a mano. Sergente, da domani dovrà fare tutto da solo, ogni giorno, dice l’ufficiale.
Si sbuca in un palazzo, dopo aver sudato come matti.
Rumori di sparatorie leggere intorno.
Lei viene dalla Normandia, aggiunge. Le mostro come si combatte in città, dice con un mezzo sorriso. Il palazzo è vuoto e ha già subito un saccheggio. Le sedie e i mobili sono tutti messi ai lati o verso le finestre in modo da potersi muovere rapidi.
Un soldato guarda fuori e vede una pattuglia americana che costeggia la via dal lato opposto. In un istante si innescano le bombe e partono alcuni lanci tesi; il gruppo li ha visti e sta per sbandarsi ma il capitano ha già iniziato a sparare e lo fa finché le bombe non cominciano a esplodere. Dal piano terra un altro combattente si affaccia e lancia altre bombe. Forza, rientriamo, ordina l’ufficiale. Colpire e sparire in fretta, voglio evitare perdite, spiega. Si torna indietro, di nuovo nel cunicolo e nella cantina. Ancora al buio, il capitano si congeda; a lei il settore e resista fino alla fine. Mirow mentre è vicino al bunker è raggiunto da Klaus che gli racconta la situazione in riferimento agli ultimi scontri. Quel ferito, quello che si era riparato nel cratere è ancora là, non è stato possibile soccorrerlo. Un infermiere che voleva intervenire si è preso una scheggia nella spalla e poi non si sono più fatti tentativi. Che resista nel cratere, non posso rischiare altri uomini, spiega. Aerei bombardano la periferia. Dal cratere esce il soldato che però corre in direzione opposta verso la linea nemica. Cosa fa, ci si chiede.
Ha ancora il fucile. Non zoppica. Si toglie uno straccio bianco da sotto l'uniforme. Maledetto! Sparate! Ma Finger aspetta.
Fuoco, ripete Mirow, ma l’amico spara solo un colpo per aria. Il fuggiasco sparisce tra i ruderi.
Neanche in Normandia ho visto porcate simili, gente che scappa e gente che non obbedisce, mentre si difende la Germania.
Non sono tutti come te, d'acciaio, gli risponde.
Ecco, arrivano. Hanno fatto avanzare dei mortai e tirano in modo confuso ma continuo. Tutto intorno si sente un lancio di bombe. Ci sono perfino duelli tra lanciarazzi, mentre per ora non si vedono carri. Il bunker è particolarmente preso di mira. Non si respira più, le feritoie scintillano per i colpi ricevuti, qualcuno in lontananza crede di vedere un carro. Si sente che il cuore del plotone si sta spezzando. Klaus si mette alla mitragliatrice al posto di un soldato ferito. Un'altra esplosione molto vicina caccia tutti indietro. Li abbiamo addosso, dice un ragazzo. E allora, urla Mirow, cosa volete fare? Scappare come quel coniglio .. sarete voi i primi a consegnare al nemico un pezzo di terra tedesca?
Non faremo passare neanche un moscerino signore, risponde il ragazzo di prima.
Klaus inizia a sparare con la mitragliatrice.
Tutte le armi intorno sparano.
Avanza un carro che chissà come si è fatto largo tra le macerie. Si vede bene la sua canna che si muove e cerca un bersaglio. Un altro blindato avanza dall'altra parte ed è carico di fanti con i Thompson ben visibili; spavalderia americana in piena evidenza! Razzi fendono il mucchio di polvere e fumo creato dai colpi. Ogni centimetro intorno viene crivellato.
Mirow è uscito e si è infilato nella trincea scavata nella strada. Un Pak spara tutto quello che può ben sapendo che i carri lo individueranno presto. Due soldati impazziti corrono lungo il camminamento. Il sergente li ferma mentre sopraggiunge un caporale ferito a una mano ma raggiante che riferisce di come gli Hiwi hanno appena distrutto uno Sherman!
Dopo aver sentito questa notizia, afferra brutalmente uno dei due fuggitivi.
Allora volete lasciare che siano i russi a difendere la Germania, urla. Il soldato tiene la testa bassa e dice di aver perso il fucile. Ne trovi a decine, gli risponde e lo costringe a correre fuori per cercarsi un'arma. Uno cannonata fracassa una parete. Qui non si può stare, seguitemi, ordina.
Il gruppo fa un lungo giro dell'isolato, inciampando più volte sui sassi e sui cadaveri. L'angolo di un palazzo viene slabbrato da una cannonata; i sassi e i frammenti travolgono alcuni uomini. Il sergente viene steso da un corpo lanciato dall'esplosione. Il fracasso è insostenibile. In piedi, urla, andiamo! Un ragazzo con un braccio slogato si solleva dai calcinacci con un gesto di volontà. Trovano il soldato di prima che mostra orgoglioso il suo fucile, appena recuperato. Con noi, presto, grida.
Entrano in una breccia mentre zampillano intorno i proiettili. Ecco che sono alle spalle della strada principale. Fuoco, comanda.
C'è un reparto americano che avanza lentissimo dando loro le spalle. Sono colti di sorpresa. Mirow corre verso di loro mitragliando, riesce perfino a vedere bene in faccia un giovane che si gira e pieno di stupore si trova indifeso. Poi il gruppo del sergente raggiunge una grande fossa dove due tedeschi si battono da soli contro un plotone. Si spara anche con i mortai, poi si sentono i fuciloni anticarro. Uno dei soldati nella fossa prende una granata, la innesca, quindi la lancia dopo averla legata a una lunga corda. Si vede la bomba che arriva lontano, cade in un grande cratere pieno di nemici da cui si alza poco dopo il fumo dell'esplosione.
Un grido di esultanza scuote il gruppo.
Sparate con tutto quello che avete, dovete terrorizzarli, ordina. La mitragliatrice nella fossa spazza e ripulisce il terreno, poi quando finisce le munizioni l'uomo estrae la Mauser.
Lo ha visto usare bombe, MG42 e ora la pistola.
Così si combatte, pensa Mirow.
Intanto, nel bunker, Klaus prende a manate la mitragliatrice che si è inceppata, poi la sistema, ma quando può riprendere il tiro, si è creato un silenzio irreale. A parte del materiale che sbatte e rotola e qualche voce di arma lontana, nella zona tutto si è acquietato.
Un'immensa quantità di americani sta sui marciapiedi, distesa per sempre. Brucia un carro. Un uomo disarmato si alza e corre verso il bunker. Una raffica lo abbatte. Non è rimasto nessun nemico a minacciare il presidio. Tutti sospirano, cercano qualcosa da bere, qualcuno ride nervosamente.
Grazie ragazzi, dice Mirow; ha trovato una bottiglia di cognac che fa il giro tra i superstiti. Onore ai russi che hanno fermato il carro, dice un soldato, onore ai nostri cannonieri. Beve e ogni volta che ricorda qualche caduto che ha conosciuto o di cui ha sentito parlare, fa cadere qualche preziosa goccia di liquido a terra. Finalmente qualcuno lo ferma. La bottiglia è vuota, ma se ne farà una molotov; il mitragliere di prima lo sa e già dà qualche ordine in proposito.
Chi lo guarda non può non pensare di essere nel miglior esercito d'Europa.

BATTAGLIA NEI SOBBORGHI

E ride. Klaus lo vede ridere mentre sta nell'enorme buca con un compagno e le fucilate nemiche rimbalzano sul bordo facendo schizzare sassi e terra intorno. Il compagno si sporge e solleva solo le braccia fin oltre le spalle, tiene la testa incassata come certi animali che si nascondono, poi fa partire la raffica. L'altro sembra complimentarsi mentre sta rannicchiato. Nella baraonda e nel chiasso quel pazzo sorride...

Indice dei contenuti

  1. NORMANDIA
  2. LA DIFESA DI CHERBOURG
  3. CAEN
  4. COMBATTIMENTI DISPERATI
  5. AQUISGRANA