Ilva connection. Inchiesta sulla ragnatela di corruzioni, omissioni, colpevoli negligenze, sui Riva e le istituzioni
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Ilva connection. Inchiesta sulla ragnatela di corruzioni, omissioni, colpevoli negligenze, sui Riva e le istituzioni

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Ilva connection. Inchiesta sulla ragnatela di corruzioni, omissioni, colpevoli negligenze, sui Riva e le istituzioni

Informazioni su questo libro

Lo stabilimento più grande d'Europa grava come un macigno sulla città dei due mari, la fa vivere e la fa morire. Si muore in fabbrica precipitando al suolo dopo un volo di quindici metri, oppure di tumore. Si muore a Tamburi dove il maestrale soffia diossina e altre polveri cancerogene. Taranto ha rimosso troppo a lungo i rischi connessi alla presenza dell'Ilva fino a quando la magistratura non ha ordinato arresti e sequestrato gli impianti. È venuto così a galla il "sistema Riva", un impasto di paternalismo e autoritarismo, che ha corrotto l'ambiente e le coscienze di tanta parte della politica, delle istituzioni, della società, della Chiesa, del sindacato. Operai, sindacalisti, cittadini, ambientalisti, magistrati, amministratori, scienziati raccontano in questo reportage le loro paure: è ancora possibile la presenza dell'Ilva in una città di 200.000 abitanti? È giusto dover scegliere tra salute e lavoro? Campetti scava nel profondo attraverso i documenti e le testimonianze, inserendo il siderurgico di Taranto nel quadro complessivo delle attività del gruppo Riva, i padroni del ferro in Italia.

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Informazioni

Editore
Manni
Anno
2013
eBook ISBN
9788862665124
Categoria
Sociologia

SCHEDA 1

Dall’ordinanza del gip depositata il 23 novembre del 2012 abbiamo stralciato una parte che riferisce alcune considerazioni contenute nella “Relazione territoriale di aggiornamento sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Puglia”, approvata il 17 ottobre del 2012. La relazione parlamentare è stata fatta dall’onorevole Gaetano Pecorella e dal senatore Vincenzo De Luca. Colpiscono le considerazioni che riguardano i danni provocati dall’emissione delle sostanze inquinanti sulla salute dei bambini. Ma colpiscono anche le riflessioni sul rapporto tra diritto al lavoro e diritto alla salute, falsamente contrapposti. Non può esserci dignità in un lavoro effettuato in condizioni di non sicurezza per la salute del lavoratore, che in fin dei conti è la prima vittima dell’inquinamento provocato dall’Ilva in nome del primato del profitto. Il richiamo preciso e dettagliato alla Costituzione contenuto nella relazione parlamentare è assunto nell’ordinanza e offre più di un elemento di riflessione.
Di estremo interesse risulta, in particolare, la seconda Relazione, che “approfondisce le recenti vicende dell’impianto siderurgico dell’Ilva di Taranto”.
In particolare, nel capitolo dedicato a “Gli effetti delle sostanze inquinanti sui bambini. L’attività di Governo” (pagg. 379-386), si legge, tra l’altro:
Non può non evidenziarsi, attraverso una semplice analisi temporale degli accadimenti, quale sia stata la condotta del Governo, e in particolare del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, rispetto alla gravissima emergenza ambientale e sanitaria che è stata accertata nella città di Taranto nell’ambito del procedimento penale condotto dalla locale procura, concernente l’impianto siderurgico Ilva.
In una prima, ma importantissima fase dell’indagine, la procura ha proceduto, attraverso l’incidente probatorio innanzi al Gip, ad approfondire quelle che sono le tematiche più importanti relativamente allo stabilimento Ilva:
– l’accertamento degli inquinanti provenienti dall’impianto siderurgico;
– l’accertamento degli effetti dell’inquinamento sulla popolazione.
[…]
La perizia epidemiologica, che pure è stata discussa in sede di incidente probatorio, ha rappresentato una situazione di gravissima emergenza sanitaria, atteso che gli inquinanti cui la popolazione dell’intera città di Taranto è esposta producono effetti a lungo e a breve termine, con un forte impatto anche sui bambini.
In sostanza, oggi, e non fra venti anni, i bambini sono soggetti ad una maggiore incidenza di malattie.
È sufficiente, sul punto, richiamare quello che è stato riferito dai periti, i quali hanno più volte ribadito, nel corso dell’esame orale, come «lo stato di salute della popolazione di Taranto sia di indubbia compromissione», e che a causa dell’inquinamento ambientale in atto «la situazione sanitaria di Taranto sia grave», tenuto anche conto del confronto con la popolazione dell’intera regione Puglia: una «situazione di pressione ambientale, di stato di salute complessivo non solo di alcune aree di Taranto, ma di Taranto nel suo complesso rispetto alla regione, che è difficilmente riscontrabile in altre aree del Paese […]».
Ed ancora: «Questa relazione importante tra inquinamento ambientale e incidenza di eventi coronarici di infarto è una delle cose forse più importanti in questo momento, perché ha un effetto non molto ritardato e su cui un intervento di prevenzione ambientale potrebbe ridurre l’incidenza di questi fenomeni in maniera importante. È ovvio che quando si pensa al danno ambientale si pensa ai tumori, è indubbio che il tumore è una malattia importante, ma la frequenza di patologie coronariche è altrettanto importante e su questa si può fare un intervento immediato. Il secondo aspetto che ci ha…, che mi ha colpito è l’impatto sui bambini, è ovvio che l’impatto sui bambini ha un’importanza notevole, perché si tratta di una popolazione particolarmente suscettibile e della protezione dei bambini in qualche modo noi siamo tutti corresponsabili, quindi questi due elementi a me hanno colpito e devo dirvi che anche con precedenti di numerose indagini che abbiamo condotto in altre parti del Paese, questa coerenza sugli effetti che abbiamo visto a Taranto non sono stati… non è facile trovarli […]».
Le sostanze inquinanti causano, secondo i periti, «effetti avversi sulla salute infantile e sulla gravidanza». Insomma, «allo stato attuale delle conoscenze appare evidente che gli effetti […] sulla salute sono molto complessi ed importanti, non solo per le patologie tumorali ma anche per il coinvolgimento della fisiologia di molti organi ed apparati, provocando gravi danni allo stato di salute degli esposti». Tra le malattie con le quali c’è un’associazione ci sono la leucemia linfoblastica acuta, la leucemia linfocitica cronica, i linfomi non Hodgkin e il mieloma multiplo.
Commentando i risultati dello Studio SENTIERI 1995-2002, il dottor Forastiere (uno dei periti medici) ha dichiarato, all’udienza del 30 marzo 2012 (v. pagg. 29-30 del verbale da fonoregistrazione): «Quindi questo è un quadro di Taranto rispetto all’insieme della Puglia, anche tenendo conto degli indicatori di deprivazione a livello comunale, che testimonia una più alta mortalità per i cittadini di Taranto e Statte sia negli uomini che nelle donne.
Ora non mi dilungo per i singoli dati delle donne. Il dato che, in qualche modo, ha fatto ritenere preoccupante la situazione di Taranto è la mortalità infantile che vede, in questo periodo, un eccesso di mortalità del 18% specialmente per le condizioni morbose di carattere perinatale, che sono sostanzialmente le malattie respiratorie acute al di sotto dell’anno di età, ma anche nello specifico la mortalità per tutti i tumori nei bambini. Ora la mortalità per tumore, per fortuna, sta diventando un evento raro grazie alle terapie che sono in corso. Taranto aveva questo eccesso del 50% della mortalità per tumori infantili».
E dunque, è come se si fosse fatto un salto indietro, all’incirca, di più di cento anni quando, in corrispondenza dell’inizio dell’era industriale, non esistevano le norme a tutela dell’ambiente e dei lavoratori e la produzione era l’unico obiettivo da perseguire. […]
Al termine di questo rapido esame, occorre ritornare a quello che è il punto nevralgico dell’intera vicenda: la tutela della salute.
Gli ultimi risultati delle indagini epidemiologiche hanno evidenziato come la compromissione della salute delle persone ricadenti nel raggio di azione delle emissioni nocive, si proietti in modo massiccio e diffuso anche verso, per così dire, la salute futura.
Allarmanti sono le risultanze delle ricerche che sottolineano il grave pericolo per la salute di chi, oggi, è un minore, e di chi in futuro lo sarà: più chiaramente dei bambini di oggi e di quelli di domani, compresi quelli che non sono ancora nati, ma che, in qualche modo, subiranno nel grembo materno quello che è lo stato di salute della madre.
Questo è il costo che sembra si sia disposti a sopportare per garantire, qualunque cosa accada, la produzione e il mantenimento dell’area industriale con i collegati profili occupazionali.
Ma in questo modo lo Stato e le parti sociali finiscono per creare, per così dire, un enorme “debito pubblico sanitario”.
E, dunque, così come il debito pubblico finanziario dovrà essere pagato dalle generazioni future, così anche il debito pubblico sanitario verrà inevitabilmente a costituire voce passiva di numerose generazioni a venire.
Insomma, cambiano gli ambiti di azione, mutano i soggetti, ma sembra proprio che l’azione pubblica e privata in questo Stato sia orientata a traslare verso il futuro i problemi, addossandoli ad altri.
Tutto ciò sembra avvenire senza attenzione per il futuro, pur di salvaguardare lo svolgimento di attività economiche ed industriali, in una sorta di primazia assoluta dell’economia su tutto, anche a costo che da quella produzione nociva derivino destini segnati e speranze frustrate.
Non esiste un costo, in termini di salute, sopportabile da uno Stato civile per le esigenze produttive e non è accettabile che il presente e il futuro dei bambini di Taranto sia segnato irrimediabilmente. Nessun ragionamento di carattere economico/produttivo dovrà e potrà mai mettere minimamente in dubbio questo concetto […].
Infine, nel capitolo finale – Conclusioni – si legge, tra l’altro (pagg. 391-397):
La Commissione ritiene doveroso esprimere delle considerazioni specifiche all’esito degli approfondimenti condotti sulla vicenda attinente all’Ilva di Taranto.
Si tratta, infatti, di una vicenda particolarmente complessa che ha visto l’intervento, a diverso titolo, della magistratura, del Governo, del Parlamento, degli enti locali (Regione, Provincia e Comune), nonché dei sindacati dei lavoratori, intervenuti per sostenere le ragioni di coloro che, a seguito del provvedimento di sequestro emesso dalla magistratura, subiranno inevitabilmente effetti negativi sulla loro posizione lavorativa.
Il primo, imprescindibile dato, è costituito dalle conclusioni della perizia chimica ed epidemiologica depositata all’esito dell’incidente probatorio disposto nel procedimento penale condotto dalla procura di Taranto.
La perizia descrive una grave ed attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria, imputabile alle emissioni inquinanti, convogliate, diffuse e fuggitive, dello stabilimento Ilva Spa e, segnatamente, di quegli impianti ed aree del siderurgico costituiti dall’area parchi, area cokerie, area agglomerato, area altiforni, area acciaierie ed area drf (gestione rottami ferrosi). Risulta processualmente come gli inquinanti siano entrati anche nella catena alimentare, tanto da determinare l’abbattimento di migliaia di animali, nei quali si erano riscontrate imponenti tracce di diossina.
[…]
In sostanza, gli interessi coinvolti nella vicenda in esame sono molteplici, tutti di rilevanza costituzionale, ma non tutti bilanciabili fra di loro, sì da determinare la frustrazione di un interesse rispetto ad un altro.
In particolare, fondamentale oggetto di tutela è la salvaguardia del diritto alla salute, contemplato dall’articolo 32 della Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Si tratta di un diritto insopprimibile, che non può essere bilanciato o sacrificato con nessun altro diritto o libertà, sia pure di rango costituzionale.
La salvaguardia della salute umana è definita come fondamentale diritto dell’individuo.
Come è stato da più parti sottolineato, anche altri valori costituzionali sono chiamati in causa, primo fra tutti la tutela del lavoro.
Non solo l’articolo 1 della Carta costituzionale afferma il principio per cui l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma ben cinque articoli della Costituzione sono dedicati alla tutela del lavoro (compresa l’organizzazione sindacale e il diritto di sciopero).
Senza considerare poi che la tutela del lavoro rappresenta la condizione indispensabile per la tutela della dignità umana. Nessuna dignità può esistere laddove manchino i mezzi di sussistenza e la garanzia delle condizioni minimali di vita che possano consentire all’uomo di esprimersi come singolo e nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità, prima fra tutte la famiglia.
E nessuna dignità vi può essere nel caso in cui il lavoro non venga effettuato in condizioni di sicurezza per la salute del lavoratore medesimo.
Ed allora, è proprio dalla lettura delle norme che si comprende come la tutela della salute abbia un posto preminente e debba essere salvaguardata anche, e soprattutto, nell’ambiente lavorativo che rappresenta certamente un luogo in cui le forze in campo sono sbilanciate: da un lato, vi è il datore di lavoro che si trova in una posizione, per così dire, di “forza”; dall’altro, il lavoratore che sarebbe tendenzialmente disposto ad accettare condizioni lavorative insalubri e pericolose per la salute, pur di lavorare.
Altro interesse coinvolto è quello relativo all’iniziativa economica privata (contemplato dall’articolo 41 della Costituzione), iniziativa che è definita “libera”, ma che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana.
Ancora una volta si ha la conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la tutela del diritto alla salute è insopprimibile, non limitabile, non comprimibile, rappresentando non solo un diritto fondamentale per il singolo, ma un interesse per l’intera collettività, di tal che non è disponibile. […]
Il problema delle ricadute occupazionali che discendono dal provvedimento di sequestro e dall’esigenza di evitare l’aggravamento o la protrazione delle conseguenze di reati contro la salute e l’integrità dell’incolumità pubblica è un problema la cui soluzione appartiene esclusivamente alla pubblica amministrazione ed al soggetto imprenditoriale, secondo le rispettive competenze di valutazione (per la pubblica amministrazione) e di adeguamento (per l’imprenditore) ad un modello aziendale che garantisca una produzione nel rispetto del diritto alla salute.
[…]
Ancora una volta, questa Commissione ha dovuto constatare che solo l’intervento della magistratura ha determinato un effettivo impulso all’attività della pubblica amministrazione, il che è certamente inaccettabile, perché la pubblica amministrazione dovrebbe orientare la propria attività nel rispetto delle regole a prescindere dall’avvio di un’attività giudiziaria, che peraltro è il segno evidente della tardività dell’azione amministrativa.
A parte le considerazioni sull’attività del Ministero dell’ambiente, altre osservazioni si impongono con riferimento agli enti territoriali.
Pare incredibile che nel corso degli anni non sia stata messa in atto una strategia di controlli, di prescrizioni, di verifiche che potesse garantire il perseguimento degli obiettivi produttivi dell’impresa senza alcun pregiudizio per la salute umana.
Cosa sia stato fatto dagli organi di controllo e dagli enti territoriali nel corso dei decenni non è dato sapere.

SCHEDA 2

L’ordinanza di custodia cautelare del gip di Taranto Patrizia Todisco, depositata il 23 novembre del 2012, racconta le malefatte di un’associazione per delinquere composta da sei affiliati: il padrone dell’Ilva, il patriarca Emilio Riva, i suoi due figli Fabio e Nicola, l’ex direttore e gestore dello stabilimento Luigi Capogrosso, l’addetto alle relazioni esterne Girolamo Archinà e infine il cattedratico Lorenzo Liberti, consulente del tribunale addomesticato dagli altri cinque affiliati dell’associazione per delinquere. Questi sei signori, secondo il gip che risponde alla richiesta avanzata dal procuratore della Repubblica Francesco Sebastio e dai vice, le hanno combinate di tutti i colori al fine di difendere l’unico diritto che li interessasse, che non è né quello al lavoro né quello alla salute: è il diritto della proprietà a fare utili, il più possibile e a ogni costo. A ogni costo vuol dire commettendo reati, inquinando il territorio di Taranto fino a determinare un disastro ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Introduzione
  3. Avviso ai lettori
  4. Lavoro, salute, Costituzione La lezione di Stefano Rodotà
  5. Cani senza greggi Vincenzo Fornaro, allevatore
  6. Quel sapore speciale delle cozze tarantine Egidio D’Ippolito, miticoltore
  7. Siderurgia italiana Dall’Elba all’Ilva, da Nitti a Riva
  8. Ma che occasione ma che affare Bagnoli
  9. Dove soffia la macaia Genova
  10. Un impero di ferro e di ruggine Emilio Riva
  11. L’ombra lunga del camino sulla città La fabbrica
  12. Tu non puoi immaginare che mondo c’è lì dentro Nadia Ferrarese, operaia, vedova di Ciro
  13. Campi da tennis per metalmeccanici Masseria Vaccarella
  14. Apirolio e altri veleni Ciccio Maresca, operaio
  15. In attesa del portiere titolare Alessandro Marescotti, pacifista e ambientalista
  16. Un cimitero dipinto di rosa Tamburi
  17. A caccia di cellule killer Morando Soffritti, direttore dell’Istituto Ramazzini
  18. Quello lì lo dobbiamo distruggere Giorgio Assennato, direttore generale Arpa Puglia
  19. E se il padrone guadagna un po’ meno, pazienza Massimiliano Del Vecchio, avvocato
  20. Le encicliche scritte da Marx Francesco Sebastio, Procuratore di Taranto
  21. Vuoi più bene a mamma o a papà? Ippazio Stefàno, sindaco di Taranto
  22. SCHEDA 1
  23. SCHEDA 2