Gay Everyday
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Informazioni su questo libro

Racconti dalla quotidianità omosessuale -È vero che ogni sabato ti porti a letto uno diverso? È vero che non potremo tenerci la mano per strada? È vero che non puoi fare la comunione? È vero che non potremo adottare un bambino? È vero che non potrai presentarmi ai tuoi genitori? È proprio vero che siamo diversi… Da penne anonime e famose, da uomini e donne d'ogni genere e età, 16 racconti gai, ma non troppo…

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Informazioni

Editore
Manni
Anno
2015
eBook ISBN
9788862666640

Un anno d’amore

di Vanessa

Novembre – Quando non te l’aspettavi
La prima volta che la vedi non senti i violini.
Ti sei fatta convincere a uscire, nonostante fossi già pronta a un’elettrizzante serata divano & pigiama, impegno sociale zero.
Al telefono ti hanno detto che sei diventata un’ameba, che non esci mai, che hai ventisette anni non sessanta.
Non sei stata capace di replicare.
Non sai se per orgoglio o per inerzia, fatto sta che adesso ti ritrovi appesa all’angolo umido di una strada, incrocio di venti gelidi novembrini, intrappolata nel fallimentare tentativo collettivo di scegliere tra sei proposte diverse per una serata elettrizzante (non puoi fare a meno di rimpiangere il dolce, soporifero tepore del tuo salotto, la confortante scomodità del divano su cui –sbirci discretamente l’orologio–, a quest’ora staresti sonnecchiando ottusamente). Rinunci a dire la tua, non conosci nessuno (a parte l’amico che ti ha convinta a uscire) e non vuoi fare brutta figura proponendo uno dei tuoi locali preferiti, dove immagini, anzi sai con certezza, finirebbero per annoiarsi tutti e tu verresti schiacciata dalla responsabilità, dalla vergogna, dal senso di colpa. Poi ti toccherebbe non uscire per altri tre mesi.
Quello che fai è sfregare le ginocchia tra di loro e incassare la testa nella sciarpa fino alle orecchie, mentre esamini i tuoi compagni di merenda. Vorresti essere benevola, ma fa troppo freddo e quindi ti stanno tutti sul cazzo. Una volta che l’hai deciso ti senti quasi sollevata. Almeno adesso sai che la responsabilità della serata orrenda che stai per passare sarà solo loro.
Si avvicina salutando da lontano con la mano, sollevando un coro di proteste per il suo ritardo. Si presenta, e tu pensi solo: è alta.
E poi ci sono state parole fitte e solo vostre, un saluto come uno strappo, e uno scambio di numeri di telefono. Un ritorno a casa coi piedi leggeri (ti sei sempre chiesta com’è che a un certo punto avesse smesso di far freddo) e una notte di insonnia e televendite. Un risveglio scomodo sul divano tra le briciole e la luce bianca del mattino. Avevi voglia di cantare.
Dicembre – Bauli
Tutto l’amore del mondo sulla punta della dita, della lingua. Non riesci a contenerlo. Ti sembra di non averlo mai fatto prima, ti sembra che lo stiate inventando voi adesso. Non hai mai guardato nessuno così da vicino e la cosa eccezionale, la cosa che ti fa quasi piangere è che non hai paura, questa volta no.
Pelle come un segreto solo vostro, hai voglia di morderla, mangiarla per sentirla ancora più tua. Vi addormentate in un groviglio scomposto.
La mattina fate colazione coi resti fossilizzati di un pandoro, in casa non c’è altro. Scopri il segno del cuscino sulla sua guancia stropicciata, lo sbaffo di zucchero a velo sul labbro superiore e devi chiudere gli occhi. Buon Natale, amore mio.
Gennaio – La parte interna dei respiri tu sarai
Non vi sopporta più nessuno.
Siete troppo sfacciatamente felici. Cercate di non parlarne, di far finta di niente. Avete già raccontato a tutti come vi siete incontrate e innamorate. I segni premonitori, gli aneddotti buffi, il momento della verità. Gli amici hanno seguito con partecipazione e interesse le vostre vicissitudini, dando consigli, incoraggiando, facendo il tifo, esultando al momento giusto. Adesso però basta. Il mondo reale è una valle di lacrime: tradimenti, ripicche, recriminazioni. Niente di tutto ciò vi riguarda. Vi librate leggere, adolescenti tre metri sopra il cielo, strafatte d’amore. Gli altri vi guardano sospesi tra l’invidia bruciante e un attacco di diabete. Notano la complicità, la sinfonia perfetta di attenzioni reciproche mentre voi vi beate della luce abbagliante che emanate.
Ti senti protetta, al riparo, non capisci come e perché sia possibile essere tristi, non amare questa vita colorata e sorprendente. In macchina, al semaforo, presa nel traffico dell’ora di punta, ti lasci emozionare dalla rustica banalità di una vecchia canzone di Ramazzotti. Hanno tutti il dovere di cantare per voi. Quando scatta il verde vieni travolta da un’ondata di clacson. Ingrani la prima e parti con un’alzata di spalle. Poveretti loro che non sanno.
Febbraio – Occupare gli spazi
In principio fu lo spazzolino. Poi qualche cambio d’abito, un paio di cd, un libro e il computer portatile. La trasmigrazione degli oggetti da casa a casa è un processo inevitabile e senza ritorno, che tende a concludersi con la formula: andiamo a vivere insieme (senza punto interrogativo, che tanto era da un po’ che ci pensavate entrambe). Brividi d’emozione, un sottile velo di panico, presto sbaragliato dall’entusiasmo che profondete nella ricerca del vostro nido d’amore. Che trovate con relativa facilità: un bilocale vuoto, luminoso e accogliente, che ha l’unico difetto di essere ubicato a venti metri da un deposito degli autobus. Poco male, riuscirete a trovare languido e musicale anche il rombo senza sosta dei motori accesi.
La domenica da Ikea.
Sapete già cosa comprare, non vi lasciate distrarre dalle lusinghe del percorso obbligato e dalle offerte speciali. Cercate solo di sopravvivere all’isterica densità umana di corpi allo sbando e individuare i vostri obiettivi prefissati per poi fuggire via lontano verso un mondo non truciolato.
Scegliete l’armadio Pax, la cassettiera Robin, il tavolino Lack, lo scaffale Enotri, la libreria Brick, la poltrona Poang e il letto Sultan. Alla cassa incrociate una giovane madre arresa, un figlio svenuto al collo e un altro che singhiozza paonazzo aggrappato alla sua gonna. Colui che immaginate essere suo marito spinge con l’ultimo alito di forza un carrello ingombro di mobili in equilibrio precario. Gli occhi vuoti di pensieri. Distogliete simultaneamente lo sguardo con un tremito di sollievo.
Marzo – Prove tecniche di famiglia
Ne avete parlato tanto e siete giunte alla conclusione che al vostro meraviglioso amore manca qualcosa. Un figlio. Esaminate le possibilità che la vostra condizione vi offre: il kit per l’inseminazione artificiale in vendita su e-bay, il viaggio ingravidatorio in Olanda, l’amico sperminator, l’adozione, il rapimento.
Alla fine decidete di prendere un cane. Tu vorresti un Labrador, lei un Rottweiler. Vi ritrovate un sabato pomeriggio al canile municipale, a passeggiare tra le gabbie sovraffollate, sommerse da latrati supplichevoli. Scegliete un esemplare apparentemente afono, raggomitolato in un angolo, gli occhi grandi e liquidi. È l’incrocio tra un bassotto e un setter irlandese, un prodigio della genetica. Quando aprono la gabbia vi salta in braccio e ulula. Sulla strada del ritorno fa la pipì sul sedile posteriore. Asciugate materne e pazienti, imparerà.
Dopo tre settimane di scivolate notturne su laghetti dorati e chilometri di rotoloni asciugatutto, riuscite ad ottenere che Mina (siete ancora in trattative per il nome definitivo) si trattenga in attesa dell’ora della passeggiata. È quasi primavera, le giornate cominciano ad allungarsi. Il parchetto sotto casa va riempiendosi di bambini e pensionati. Camminate fianco a fianco mentre Mina indaga gli angoli.
Cosa stavi facendo un anno fa? Non ricordi. Il tempo prima di lei è una linea sfuocata da elettrocardiogramma piatto, un lungo percorso obbligato che ti ha portato fino a questo momento. Non credi nel destino, eppure non puoi fare a meno di perderti in questo senso di inevitabilità, abbandonarti senza opporre resistenza al bello. Ogni cosa è al suo posto.
Mentre tornate a casa vi fermate da un cinese a prendere qualcosa per la cena. Due involtini primavera, un riso bianco, un pollo al curry, un manzo alla piastra. Tutto senza cipolla, specifica lei. Non ti piace la cipolla, lei lo sa, se lo ricorda. Sorridi piena di gratitudine. La cameriera cinese suggella l’ordine con un profondo inchino. Anche l’Oriente vi benedice.
Aprile – Make it a Blockbuster night!
Addormentarsi insieme sul divano di fronte a un thriller brutto è prevedibile, le gambe intrecciate, un gomito ti schiaccia la tempia, un ginocchio ti buca un fianco. Il suo corpo ha la consistenza dei sogni sfuocati che facevi da bambina.
Ti svegli alle due e mezza col ronzio elettrico del televisore esausto. Slacciandoti con fatica, ti alzi barcollando per spegnere tutto. Provi a svegliarla proponendo un trasferimento a letto. Protesta senza convinzione ma intanto resta lì. Insisti sbadigliando. «Cinque minuti», promette, e si gira dall’altra parte. Decidi di andare a lavarti i denti e riprovare più tardi. Con l’unico occhio aperto la spii attraverso la porta aperta del bagno: lei è lì. Per te. Ancora non ci credi, ma ti sei già abituata all’idea.
Con un bacio le rotoli addosso.
Maggio – Capire tu non vuoi
Sbattere la porta non è proprio nel tuo stile, però avresti voluto farlo. Perché quando lei ha torto, ha davvero troppo torto. Non ricordi il motivo per cui avete cominciato a discutere, però sai che avevi ragione. È per questo che hai abbandonato il campo, fiera, dicendo semplicemente «esco col cane».
Il parchetto è misteriosamente vuoto nonostante il clima invitante. Mina marca il suo solito itinerario arboreo e tu ti lasci guidare. Un brutto periodo, passerà, ti ripeti da un po’. Ti sforzi di risalire a com’è cominciato ma non ci riesci. Allora vuol dire che è una cosa da poco, certo. Voi vi amate, questo è un fatto. Il resto sono dettagli, piccolezze. Magari da ritoccare un po’. Ciò che sta succedendo è normale, inevitabile, forse persino giusto. Bisogna solo rimanere lucide e non farsi prendere dal panico. Ma cosa cazzo vi sta succedendo? Non ne hai idea, però hai ricominciato a mangiarti le unghie.
Mina ha completato il suo percorso, ti trascina autoritaria verso casa.
Appena rientrata l’abbraccerai senza dire una parola, e così farete silenziosamente pace. Ti congratuli con te stessa per le tue capacità diplomatiche. A volte basta poco, talmente poco che diventa difficile riconoscerlo. Così poco che, in effetti, non hai capito niente.
Giugno – La notte bianca
Trentatré, gli anni di Cristo, e i giorni passati dall’ultima volta che avete fatto l’amore. TrenTaTré TrenTini enTrarono a Trento, “Dica trentatré”, comanda il dottore. Una cifra piena di magia, un bel numero elegante. Ma tu stanotte vuoi un orgasmo. Disperatamente.
La senti respirare ritmica al tuo fianco, incolpevole, il pugno chiuso da bambina abbandonato sul tuo seno. La tenerezza ti ha già soggiogato, non la sveglierai. Aspetti che il sonno arrivi e per la prima volta da quando la conosci, ti senti sola. Ti lasci avvolgere da una tristezza densa e invincibile. Il letto si allarga, diventa enorme, un enorme buco nero dove, serene e inconsapevoli, siete cadute entrambe. Se ti amasse davvero, si sveglierebbe da sola in questo istante, ti stringerebbe forte a sé (a questo punto vuoi solo quello. L’idea di fare del sesso ora è lontana come l’Alaska), per rimettere le cose a posto, cancellare il ronzio sordo dell’allarme di pericolo. E invece c’è solo il suo respiro cadenzato, come un metronomo ottuso, che ripete come un mantra: amiche, amiche, amiche. E tu cominci a chiedertelo davvero. Quand’è che siete diventate amiche?
Luglio – Lo scaffale Enotri
Quando apri gli occhi lui è lì. Legno e acciaio in parallele e perpendicolari. L’avete comprato insieme e insieme l’avete riempito: libri, cd, soprammobili e ciarpame assortito. Disordinato incrocio di gusti e ricordi. Ciò che è mio è tuo, ora e per sempre. Per sempre sullo scaffale che ti scruta dalla parete di fronte, giudice severo e implacabile. Chiudi gli occhi e ti rendi conto che lui esiste anche se non lo vedi. Provi a ricordare il momento in cui avete deciso di abolire la proprietà privata e non ci riesci. Non ti sembra sia stato uno degli argomenti dibattuti all’atto del vostro mettervi insieme. Stai pensando come in una puntata di Forum, alla fine qualcuno dovrà assolverti o condannarti. Ci metti un po’ a focalizzare la tua colpa, e poi, quando finalmente ci arrivi (lo scaffale, nel frattempo non si è mosso di un centimetro), ti stupisci, per una volta, della semplice, banale linearità del tuo pensiero: dovrai prendere la tua roba e andartene. Solo la tua, lasciare il resto. Selezione, divisione, distribuzione. È una cosa che si può fare, vuoi illuderti. La gente si lascia, divorzia, cambia casa, letto, odore. Il pensiero quasi ti inebria per la sua novità. Poi arriva come uno schiaffo l’immagine: tu che sfili la copia ancora incellophanata de Il codice da Vinci (qualche burlone te l’ha regalato per Natale. Pensavate di leggerlo insieme, a letto, per capire il perché degli zilioni di copie vendute), ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Flash Gordon ovvero la scoperta di essere diverso
  3. La sua ultima erba
  4. Dal 1965
  5. Un anno d’amore
  6. Conchiglia Chocolate: Tracce di frutta secca a guscio
  7. Like a virgin
  8. Saltimbanco dell’anima mia
  9. Ciao
  10. 28 marzo 1993
  11. Galeotto fu
  12. Un’unica condizione
  13. Que reste-t-il
  14. Non fate l’amore: fate la guerra!: 120-130 giornate di Sodoma
  15. Il primo amore non si scorda mai
  16. Happiness
  17. Primavera madrilena