La confraternita dell'asino
eBook - ePub

La confraternita dell'asino

  1. 112 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La confraternita dell'asino

Informazioni su questo libro

Delfino Malvasia è un giovane giornalista precario con il mito di Indro Montanelli, ma il suo lavoro consiste nello scovare scoop di provincia, come quello del professore di filosofia che nel pomeriggio fa il ciabattino, o del novantenne che pratica parapendio. Poi sembra arrivare l'occasione d'oro della carriera: in un paesino del Piemonte si svolge "il pellegrinaggio con l'asino di Gesù", un percorso a cavalcioni di un somaro che replica quello compiuto da Gesù nella Domenica delle Palme. I fedeli pagano 120 euro, indossano una tunica, salgono sull'asino e durante la passeggiata chiedono la grazia. La faccenda si sta trasformando in un giro d'affari non da poco, così Delfino decide di fingersi un pellegrino per indagare. Ma mentre è a bordo dell'asino a fare il giro devozionale... Una serie di equivoci e situazioni stravaganti lo porteranno a diventare il leader di un movimento popolare, a vedersi offerta la direzione del maggiore quotidiano d'Italia e a conquistare Adelaide, che gli fa finalmente sognare di andare via da casa di mamma e papà. Bruno Gambarotta scrive un romanzo divertente e coinvolgente, in cui si ride fin dalla prima pagina e si riflette sull'abuso della credulità popolare, sul mondo dell'informazione e sul precariato lavorativo e sentimentale.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La confraternita dell'asino di Bruno Gambarotta in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura generale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Manni
Anno
2020
Print ISBN
9788836170289

Capitolo undicesimo

Delfino Malvasia viene dimesso dall’ospedale nel pomeriggio. Sua madre, non avendo ricevuto la sera dell’incidente la solita telefonata tranquillizzante, si è messa in un allarme diventato rosso quando la mattina dopo, andando al mercato a fare la spesa, la venditrice le ha fatto i complimenti: sulla “Gazzetta Piemontese” c’è una grande foto di suo figlio vestito da donna. Mamma Lucia molla tutto, corre in edicola, compra il giornale, lo sfoglia febbrilmente fino alla pagina con la notizia corredata dalla foto. Le manca il fiato, non sa cosa fare, come muoversi perché il marito non deve sospettare di nulla: è malato di cuore e la notizia potrebbe essergli fatale anche se, al figlio che all’impiego sicuro ha preferito la vita precaria del giornalista, ha sempre predetto la sicura rovina. Così l’ansiosa mamma Lucia non può fare altro che telefonare alla “Gazzetta Piemontese” dove un centralinista pietoso, facendosi passare per il direttore, la tranquillizza sulla salute del figlio.
Il quale figlio, congedato dall’ospedale, al momento di rivestirsi, scopre di avere solo la tunica del penitente, celeste all’origine e ora sporca di sangue e di terra. Il tassista che su richiesta viene a prelevarlo, nel vederlo conciato a quel modo, non fa una piega. Arrivati davanti all’albergo, Delfino dice all’autista: «Mi aspetti, vado dalla padrona dell’albergo a farmi prestare dei soldi».
Ma il tassista lo blocca: «Fermo lì, padre. Non voglio denaro da lei, ci mancherebbe. Piuttosto le chiedo una benedizione» e, dicendolo, si toglie la coppola e inchina il capo. A Delfino pare di ricordare che quando è stato cresimato il vescovo gli ha fatto con l’indice della mano destra una piccola croce sulla fronte. In mancanza di altri sussidi, ripete il gesto sulla pelata dell’autista mormorando qualche parola latina, il presente passivo della terza coniugazione. A quanto pare funziona, visto che l’uomo afferra la mano che l’ha benedetto e ci stampa sopra un bacio. Tutta la cerimonia è ripresa con numerosi scatti da un fotografo che staziona nei pressi dell’albergo nella speranza di incrociare l’eroe del giorno, ma Delfino non se ne avvede.
Rientrato finalmente nella sua camera, Delfino telefona alla madre per tranquillizzarla e spiegarle che, almeno per il momento, non ha cambiato sesso, fa una doccia, si riveste con abiti civili e scende in sala da pranzo. Prima però fa ancora una telefonata a un compagno di liceo con il quale è rimasto in contatto e che fa il veterinario. Ad attenderlo trova la Confraternita dell’Asino Santo al completo, ossia le due dame che avevano accolto la sua iscrizione alla cerimonia, Consolata Vanapompa e Onorata Procella del Riofatato e il presidente che Delfino incontra per la prima volta, il marchese Prospero del Pozzo di Brandizzo, padre adottivo di Adelaide, anche lei presente. Il suo aspetto pacioso, la testa come una pagnotta di pane a lenta lievitazione, sono in contrasto con il piglio deciso e manageriale che manterrà costante per tutta la durata dell’indagine alla ricerca dell’asino rapito.
Delfino, stringendogli la mano, pensa: “Sarà a lui che dovrò chiedere la mano di Adelaide”.
Consumata una rapida cena i cinque si rifugiano in una saletta appartata per programmare le prime mosse.
Il marchese dà inizio alle danze: «Prima di tutto dobbiamo impedire che i rapitori portino in Palestina il nostro Musso».
«Musso?» domanda Delfino.
«Sì», risponde Onorata, «a Verona, da dove è partita la nostra impresa, lo conoscono con il nome di Musseta».
Delfino è consapevole che il proposito di riportarlo in Palestina è stato originato dal suo servizio sulla “Gazzetta Piemontese” e cerca di correre ai ripari: «Quella della Palestina è una fanfaronata, è un’impresa far viaggiare un asino vivo attraverso quelle frontiere. Sono convinto che il vostro Musso è ancora qui a Varallo e per trovarlo propongo un accorgimento che mi è stato suggerito da un amico veterinario».
«Sarebbe?» domandano in coro le due dame.
«Circolare per le strade e gli immediati dintorni di Varallo portando a passeggio un’asina in calore. Il nostro eroe, come tutti gli asini in grado di captare anche attraverso i muri ferormoni emessi dalla femmina, si ecciterebbe, emetterebbe dei ragli fragorosi permettendoci di rintracciarlo».
L’orrore si disegna sul volto delle signore mentre la silenziosa Adelaide ha un sorriso malizioso.
Parla Onorata: «Piuttosto che accettare l’immagine dell’asino santo sessualmente eccitato preferisco perderlo».
Consolata rincara la dose: «Lo sanno tutti che gli asini sono dotati di un organo della riproduzione spropositato». (“Beati loro”, pensa il marchese). «Come fa a non essere consapevole che un simile espediente farebbe perdere definitivamente la sacralità della cerimonia?»
Delfino cerca di rimediare: «Chiedo scusa, non intendevo mancare di rispetto alla vostra impresa umanitaria né alla santità dell’asino, cercavo solo un modo per ritrovarlo».
Pensa: “Siamo arrivati al celibato degli asini” cogliendo un’occhiata divertita di Adelaide che sembra leggergli nella mente.
Il marchese riprende le fila rivolgendosi a Delfino: «Forse ha ragione lei, forse il nostro amico è ancora qui, nei paraggi. Ma non possiamo correre rischi. Ho ancora qualche conoscenza al ministero delle Politiche agricole e gli ho sottoposto il problema. Mi ha assicurato che non c’è traccia di un accordo che preveda un commercio di asini fra l’Italia e Israele, tanto più se poi l’asino, per completare il viaggio, dovesse passare il confine con la Palestina».
«Da quel lato lì siamo a posto quindi», commenta Delfino, ansioso di farsi amico di colui che, nei suoi sogni, è destinato a diventare il futuro suocero.
Il marchese scuote la testa: «Non del tutto. Resta in piedi la possibilità che il nostro asino possa essere portato in Palestina non in qualità di asino ma come reliquia, e qui mi sono ricordato di un altro grande amico mio. L’ho cercato anche se era trascorso qualche decennio dall’ultima volta che ci siamo sentiti. Alla facoltà di Giurisprudenza di Torino eravamo inseparabili». Il marchese si perde nei ricordi ma nessuno osa riportarlo a terra: «Abbiamo preparato insieme gli esami più tosti, quelli di Allara e di Grosso che rimandavano nove studenti su dieci. Noi due li abbiamo superati al primo tentativo. Ora è il consigliere giuridico della Santa Sede». Fa una pausa e poi spara il nome: «È il professor Incontaminato Merola».
Se il marchese si aspettava dai giovani una manifestazione di meraviglia e di stupore per tanto nome, resta deluso, né Delfino né Adelaide l’hanno mai sentito nominare.
Adelaide rompe il silenzio mantenuto fino a quel momento per chiedere a suo padre: «E cosa ti ha detto questo tuo amico?»
«Mi ha segnalato che esiste una legge mai abrogata, fortemente voluta dal cattolicissimo Oscar Luigi Scalfaro quando era ministro degli Affari interni, che vieta nel modo più assoluto e senza alcuna deroga l’esportazione di reliquie».
«Bingo!», esclama Adelaide. «Il nostro asino resta qui. Non potrà mai uscire dall’Italia».
«Un momento!» interviene il marchese Prospero a raffreddare gli entusiasmi di sua figlia. «C’è ancora un punto da chiarire ed è della massima importanza. E cioè: il nostro asino si può considerare a tutti gli effetti una reliquia?»
«Certo che lo è!» insorgono indignate e all’unisono Consolata e Onorata. Prosegue la prima: «Come è possibile mettere in dubbio la sua natura di reliquia, dal momento che ogni volta ha generato grandiosi miracoli?»
«Meno una», Adelaide dedica uno sguardo carico di ironia a Delfino. «Quella del nostro amico qui che a momenti andava all’altro mondo».
«Ma non è colpa del nostro asino», Onorata manifesta un debole per il nostro giornalista facendo vibrare il chilo abbondante di collane attorno alla pappagorgia. «Non è colpa del nostro asino ma di quei tre piccoli teppisti spediti dagli animalisti a lanciare petardi».
«Ad ogni modo», interviene Delfino per dare man forte al suo futuro suocero, «secondo me sarebbe più prudente certificare la natura di reliquia dell’asino. In fondo il nostro non è l’asino cavalcato da Gesù la Domenica delle Palme ma comunque un suo clone, ottenuto ricavando il Dna dalla pelle dell’asino originale arrivato dalla Palestina nella chiesa di Verona e imbalsamato dopo la sua morte».
«Ha ragione Delfino», approva il marchese. «Meglio farsi rilasciare un certificato che ne attesti a tutti gli effetti la sua natura di reliquia».
«Ma chi può farlo?», domanda Adelaide. «Esiste un’autorità in grado di rilasciare una patente di autenticità a una reliquia?»
Risponde il marchese alla figlia: «Questa tua stessa domanda l’ho rivolta al mio amico Incontaminato».
«E lui?» domandano in coro Delfino e Adelaide.
«E lui mi ha suggerito un percorso da compiere che secondo me vale la pena tentare».
«Sarebbe?»
«Domani inaugurano a Oropa la trentesima edizione del Salone della Reliquia. Il comitato di presidenza ogni volta è preso d’assalto da numerosissime domande di partecipazione, sempre accompagnate da autorevoli raccomandazioni. Per filtrarle è stata messa in piedi una commissione composta da scienziati di varie discipline incaricata di certificare la natura di reliquia per tutte quelle che gli espositori desiderano esibire, sia religiose che laiche. Tra l’altro oggi in Italia è impossibile prendere qualsivoglia iniziativa senza farla precedere dall’insediamento di un comitato composto da scienziati di chiara fama (e di adeguati compensi). Questo del Salone è composto da cinque membri ed è presieduto dal massimo esperto mondiale di reliquie, il professor Alvise Pappacicoria di Viterbo, da non confondere con l’Alvise Pappacicoria di Velletri, di un ramo spurio della famiglia originato da un figlio naturale del fratello e che ha usurpato il cognome della famiglia. Lo conosco da tanti anni, e il mio vecchio amico Incontaminato suggerisce di chiedere a lui la certificazione di autenticità per il nostro asino. Ha promesso che ci darà una mano raccomandandoci».
Adelaide si schiera dalla parte di suo padre: «Certo. Facciamo così, chiediamola».
Delfino non perde l’occasione per rinsaldare il sodalizio con la padrona del suo cuore: «Ha ragione Adelaide. Cosa dobbiamo fare in concreto?»
«Semplice. Domattina dovete andare subito a Oropa. Tu», indica Delfino. «Posso darti del tu, vero?»
«Certo, sono onorato».
«Andate a Oropa, tu e Adelaide. Ho controllato, scendendo a Biella e risalendo la valle per Sagliano Micca, sono meno di settanta chilometri, Google dà per il viaggio in auto un’ora e diciassette minuti. Vi presentate al Salone della Reliquia e chiedete di parlare con il presidente Alvise Pappacicoria di Viterbo, non di Velletri mi raccomando. Che nel frattempo sarà stato avvisato dal mio amico Incontaminato».
Delfino è al settimo cielo all’idea di andare a Oropa con Adelaide ma si sforza di non darlo troppo a vedere: «Bene. Andiamo con la mia auto. Partiamo alle nove, al più tardi alle dieci e mezzo siamo lì».
Adelaide frena: «Perché dobbiamo andare in due? Non potrebbe andare solo lui?»
«No», risponde il marchese. «Lui, almeno per ora, non fa parte della famiglia. Tu sì e hai l’incarico di rappresentarla».
L’esibita rassegnazione di Adelaide lascia intuire che è tentata dall’idea della spedizione in coppia con Delfino: «Hai parlato prima di reliquie religiose e di reliquie laiche. Cosa significa?»
«Semplice. Il Salone è nato negli anni in cui la Democrazia Cristiana aveva la maggioranza assoluta e i vari leader si contendevano l’onore di tagliare il nastro dell’inaugurazione. A quel tempo erano esposte solo reliquie religiose che, com’è ovvio, non potevano essere oggetto di compravendita, sarebbe stato considerato un gesto blasfemo. Ma solo di scambio».
«Di scambio?», domanda Delfino prendendo appunti. Non dimentica mai di essere un cronista.
«Mettiamo che una parrocchia custodisca in una teca una costola di San Rocco che farebbe comodo a un’altra comunità che ha già qualche altro osso del santo in previsione prima o poi di riuscire a mettere insieme lo scheletro completo. In cambio potrebbe offrire uno dei tanti veli della Maddalena o un chiodo della Croce. Anche di questi ce n’è in giro una grande quantità».
«E quelle laiche?», domanda Adelaide.
«Anno dopo anno il Salone declinava in parallelo con il declino della Democrazia Cristiana. Così, per farlo sopravvivere, hanno deciso di sdoppiarlo, affiancando al padiglione delle reliquie sacre quello delle laiche, queste sì passibili di compravendita».
Adelaide incalza: «Non capisco. Cosa sarebbe una reliquia laica?»
«Semplice. La maglia di un giocatore famoso, per esempio Maradona. La chitarra di uno dei Beatles. Un frammento dell’aereo sul quale viaggiava la squadra del Torino caduto a Superga il 4 maggio del 1949. L’anno scorso lo stand più premiato è stato quello del museo del Risorgimento di Tori...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Collana
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Capitolo primo
  6. Capitolo secondo
  7. Capitolo terzo
  8. Capitolo quarto
  9. Capitolo quinto
  10. Capitolo sesto
  11. Capitolo settimo
  12. Capitolo ottavo
  13. Capitolo nono
  14. Capitolo decimo
  15. Capitolo undicesimo
  16. Capitolo dodicesimo
  17. Capitolo tredicesimo
  18. Capitolo quattordicesimo
  19. Capitolo quindicesimo
  20. Capitolo sedicesimo
  21. Capitolo diciassettesimo
  22. Capitolo diciottesimo
  23. Capitolo diciannovesimo
  24. Capitolo ventesimo
  25. Capitolo ventunesimo
  26. Bibliografia essenziale