Che dice la pioggerellina di marzo. Le poesie nei libri di scuola degli anni Cinquanta
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Che dice la pioggerellina di marzo. Le poesie nei libri di scuola degli anni Cinquanta

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Che dice la pioggerellina di marzo. Le poesie nei libri di scuola degli anni Cinquanta

Informazioni su questo libro

L'albero cui tendevi la pargoletta mano; Ei della gondola, qual novità; Il morbo infuria, il pan ci manca; Eran trecento eran giovani e forti; O Valentino vestito di nuovo; Partì in guerra e mise l'elmo; La donzelletta vien dalla campagna... Intere generazioni formatesi negli anni Cinquanta conoscono ancora a memoria i versi imparati a scuola, che siano opere di autori celebri o filastrocche dei "poeti dei banchi", i quali scrivevano appositamente e unicamente per i testi scolastici: Pezzani, Angiolo Silvio Novaro, Ada Negri, Zietta Liù, Lina Schwarz, ma anche Diego Valeri, Moretti, Pascoli, Leopardi, Carducci e perfino D'Annunzio, accanto ai "patrioti" Bosi, Mercantini, Fusinato, Giusti.In questa antologia sono raccolte le poesie più diffuse sui libri delle scuole elementari e medie di quegli anni, che dimostrano la continuità culturale e pedagogica della Repubblica con il ventennio fascista.L'esaltazione dei valori quali religione, patria, famiglia, conformismo, etica del lavoro, propria del fascismo, prosegue infatti nel dopoguerra, e il libro di testo si conferma uno strumento di costruzione del consenso come era avvenuto nel passato. Il volume ha una struttura per sezioni che riprende quella dei sussidiari dell'epoca, con i temi: Famiglia, Scuola, Affetti, Religione, Patria, Lavoro, Povertà e rassegnazione, Storia, Natura e Giocose. "Fatta salva l'ipotesi che quella letteratura non abbia guastato gli animi di un'intera generazione e non abbia fatto sopravvivere il consenso a una cultura retorica, guerresca e autoritaria, c'è da chiedersi cosa abbia trasmesso, che valori, che dubbi, che pensieri emergessero da quelle letture." (dall'Introduzione di Piero Dorfles)ZIETTA LIÙ, IL BIMBO VA A SCUOLAUn bacio a mamma, uno a nonnetta, / il bimbo allegro a scuola va, / trotterellando in fretta, in fretta; / quante cosine imparerà! / Il primo giorno i col puntino, / un altro giorno o col pancione, / un altro impara a col piedino, / l'u viene appresso, nonno buffone! / Con l'occhialetto l'e birichina / il bimbo bravo conoscerà; / poi farà il nome della mammina / e a far di conto imparerà... / Corri, omettino, il tempo vola, / mamma ti guarda dalla finestra; / pensa a una cosa che la consola: / ch'è un'altra mamma la tua maestra.

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Informazioni

Editore
Manni
Anno
2016
eBook ISBN
9788862667258
Argomento
Letteratura

Primavera vien danzando

La natura

ADA NEGRI

Cade la neve

Sui campi e sulle strade;
silenziosa e lieve,
volteggiando la neve
cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa
poi sul terren si posa
stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.
Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo
indifferente il mondo
tace.

ADA NEGRI

Fiorita di marzo

La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.
Troppo rapido il passo con cui tocchi
il suolo, e al tuo passar l’erba germoglia,
o Primavera, o gioia de’ miei occhi.
Mentre io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il pio miracolo dei fiori
sbocciati sulle rame senza foglia,
essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza,
come una nube, e come un sogno muori,
o fiorita di marzo, o Giovinezza...

ZIETTA LIÙ

L’albero s’addormenta

Ora che il cielo non ha più
la sua veste celestina,
o bell’albero, anche tu
a chi hai dunque regalata
la tua veste, ricamata?
Danno un segno di sgomento
le tue foglie a terra morte...
O bambino, io m’addormento!
Voglio un poco riposare:
primavera penserà
di venirmi a risvegliare.

ANGIOLO SILVIO NOVARO

I mesi dell’anno

Gennaio mette ai monti la parrucca,
Febbraio grandi e piccoli imbacucca;
Marzo libera il sol di prigionia,
April di bei color gli orna la via;
Maggio vive tra musiche d’uccelli,
Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
Luglio falcia le messi al solleone,
Agosto, avaro, ansando le ripone;
Settembre i dolci grappoli arrubina,
Ottobre di vendemmia empie le tina;
Novembre ammucchia aride foglie in terra,
Dicembre ammazza l’anno e lo sotterra.

DIEGO VALERI

Il girotondo dei dodici fratelli

Giro tondo, giro tondo!
Quanti sono?… Una dozzina.
La farandola mulina
senza posa intorno al mondo.
Quello lì che a stento arranca,
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
è Gennaio, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza,
batte i denti e manda un gemito.
Tien per mano il più piccino
della schiera e il più furbetto:
Febbrarin carnevaletto,
detto pure il ventottino.
(Lo vedete quanto è buffo
nel vestito d’Arlecchino,
lo vedete il birichino
come ride sotto il ciuffo?)
Un sentore di viole...
Ecco Marzo pazzerello,
piedi nudi e giubberello
ricci al vento e viso al Sole.
È una gioia rivederlo;
e, se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto,
e fischietta come un merlo.
Si trascina appreso un bimbo
dolce, pallido, gentile:
Pratolino, ovvero Aprile,
che di foglie al capo ha un nimbo.
Bello e caro quel biondino!
Ma più bello e più lucente,
ma più caro e più ridente,
questo qui che gli è vicino.
Maggio, eterno amor del mondo,
per guardarti, per goderti,
si vorrebbe trattenerti,
arrestando il girotondo.
Lascia almeno che odoriamo
le tue rose inebrianti.
Benedici tutti quanti
con quel tuo fiorito ramo!
Sei già andato! Ecco, al tuo posto,
sopraggiungere i fratelli
tuoi più simili, i gemelli
buoni: Giugno, Luglio, Agosto.
Sono nudi come l’aria,
ma ciascun porta un suo fregio:
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria;
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti;
spighe, il terzo, barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi campagnoli.
Ma quest’altro avviluppato
dentro un nuvolo di veli
azzurrini come i cieli,
è un fanciullo delicato.
È Settembre, occhi di sogno,
cuore di malinconia:
spande intorno una malìa
che ha il profumo del cotogno...
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo ed è gioconda
la canzon ch’odo cantare:
“Sangue chiaro e sangue fosco
dà la vigna; e noi beviamo
l’uno e l’altro, e salvi siamo!”
Matto Ottobre, ti conosco!…
Ahi, quei due che vengon ora,
– musi lunghi, brutta cera
da ammalati, veste nera –
ci predicon la malora!
Tien Novembre un ramo secco
all’occhiello del gabbano,
e Dicembre nella mano
più non porta che uno stecco.
Nei tasconi del lor saio
recan freddo e amare pene...
Ma vedete, ora chi viene!
Di bel nuovo è qui Gennaio...
Giro tondo, giro tondo.
Sono dodici ragazzi,
buoni e tri...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Introduzione di Piero Dorfles
  3. Premessa di Piero Manni
  4. L’ALBERO A CUI TENDEVI La famiglia
  5. IN CUORE LA Q NON VA La scuola
  6. NÉ PIÙ MAI TOCCHERÒ LE SACRE SPONDE Gli affetti
  7. IL CAMPANILE SCOCCA LENTAMENTE LE SEI La religione
  8. ADDIO MIA BELLA ADDIO La patria
  9. LA DONZELLETTA VIEN DALLA CAMPAGNA Il lavoro
  10. LA GIOIA PERFETTA Povertà e rassegnazione
  11. ERAN TRECENTO ERAN GIOVANI E FORTI La storia
  12. PRIMAVERA VIEN DANZANDO La natura
  13. IL PORTIERE CADUTO ALLA DIFESA Giocose