Cloffete cloppete clocchete
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Cloffete cloppete clocchete

Le poesie nei libri di scuola degli anni Sessanta

  1. 208 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Cloffete cloppete clocchete

Le poesie nei libri di scuola degli anni Sessanta

Informazioni su questo libro

Se in "Che dice la pioggerellina di marzo" erano raccolte le poesie più diffuse nei libri di scuola degli anni Cinquanta, e l'elemento caratterizzante era la piena continuità di contenuti e autori rispetto alle antologie del periodo fascista, in "Cloffete cloppete clocchete" si fa un passo in avanti, e il riferimento temporale diventa quello degli anni Sessanta.Vi è una netta rottura dovuta al diverso clima sociale e culturale: irrompono nella scuola temi quali l'ambiente, il consumismo, il razzismo, il Terzo Mondo, il pacifismo, la Resistenza, il mal di vivere; e vi è una diversa visione di quelli tradizionali come la famiglia, la scuola, il lavoro, la natura.Anche gli autori cambiano: accanto ai classici italiani (Pascoli, Leopardi, Manzoni, d'Annunzio) troviamo i contemporanei (da Montale a Quasimodo, da Ungaretti a Fortini, Saba, Calvino, Pavese), la novità dei poeti stranieri (Rilke, Neruda, Lorca, Prévert, Brecht, Auden, Edgar Lee Masters, Rimbaud e Baudelaire), quella più deflagrante dei cantautori (Gaber, De André), e ai "poeti di banco" (Zietta Liù, Pezzani, Lina Schwarz, Novaro) si accosta Gianni Rodari.È iniziata la scuola nuova, che all'istruzione affianca l'educazione, la formazione dei cittadini della democrazia.

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Informazioni

Editore
Manni
Anno
2017
Print ISBN
9788862667821
eBook ISBN
9788862668064
Argomento
Letteratura
E come potevamo noi cantare
La storia
Nel 1961 si celebra il centenario dell’Unità d’Italia, che viene festeggiato con grandi manifestazioni in tutta la nazione e in particolare nei luoghi delle istituzioni; non c’è il più piccolo comune dove non si svolgano solenni cerimonie, coinvolgendo in particolare le scuole: a tutti gli studenti d’Italia viene donato un libretto commemorativo.
D’altro canto, il Risorgimento è l’unico elemento identitario nella patria dei mille dialetti, d’una nazione divisa per struttura economica, per costumi e culture, e dunque va valorizzato ed enfatizzato, cogliendo nella storia medievale i prodromi dell’unità e considerandone precursori eventi che nulla c’entravano.
Di nuovo, nelle poesie dei libri scolastici degli anni Sessanta, c’è un altro grande evento: la Resistenza al nazifascismo dopo l’armistizio del 1943. La guerra partigiana era stata ignorata e rimossa dai libri scolastici degli anni Cinquanta: ancora coinvolgeva passioni e gruppi politici in maniera diretta, e non c’era un giudizio storico univoco, anzi per moltissimi era stata la lotta di alcune migliaia di combattenti marginale rispetto alla liberazione operata dalle truppe anglo-americane. Negli anni Sessanta era oramai abbastanza chiaro anche se non universalmente accettato che si era trattato di una guerra di popolo, l’unica nella storia d’Italia, e perciò la letteratura resistenziale, pur con qualche caduta retorica, entrava ufficialmente nei libri scolastici.
ALESSANDRO MANZONI
Marzo 1821
ALLA ILLUSTRE MEMORIA
DI TEODORO KORNER
POETA E SOLDATO
DELLA INDIPENDENZA GERMANICA
MORTO SUL CAMPO DI LIPSIA
IL GIORNO XVIII D’OTTOBRE MDCCCXIII
NOME CARO A TUTTI I POPOLI
CHE COMBATTONO PER DIFENDERE
O PER RICONQUISTARE
UNA PATRIA
Soffermàti sull’arida sponda,
volti i guardi al varcato Ticino,
tutti assorti nel nuovo destino,
certi in cor dell’antica virtù,
han giurato: Non fia che quest’onda
scorra più tra due rive straniere;
non fia loco ove sorgan barriere
tra l’Italia e l’Italia mai più!
L’han giurato: altri forti a quel giuro
rispondean da fraterne contrade,
affilando nell’ombra le spade
che or levate scintillano al sol.
Già le destre hanno stretto le destre;
già le sacre parole son porte:
o compagni sul letto di morte,
o fratelli sul libero suol.
Chi potrà della gemina Dora,
della Bormida al Tanaro sposa,
del Ticino e dell’Orba selvosa
scerner l’onde confuse nel Po;
chi stornargli del rapido Mella
e dell’Oglio le miste correnti,
chi ritorgliergli i mille torrenti
che la foce dell’Adda versò,
quello ancora una gente risorta
potrà scindere in volghi spregiati,
e a ritroso degli anni e dei fati,
risospingerla ai prischi dolor;
una gente che libera tutta
o fia serva tra l’Alpe ed il mare;
una d’arme, di lingua, d’altare,
di memorie, di sangue e di cor.
Con quel volto sfidato e dimesso,
con quel guardo atterrato ed incerto
con che stassi un mendico sofferto
per mercede nel suolo stranier,
star doveva in sua terra il Lombardo:
l’altrui voglia era legge per lui;
il suo fato, un segreto d’altrui;
la sua parte, servire e tacer.
O stranieri, nel proprio retaggio
torna Italia, e il suo suolo riprende;
o stranieri, strappate le tende
da una terra che madre non v’è.
Non vedete che tutta si scote,
dal Cenisio alla balza di Scilla?
non sentite che infida vacilla
sotto il peso de’ barbari piè?
O stranieri! sui vostri stendardi
sta l’obbrobrio d’un giuro tradito;
un giudizio da voi proferito
v’accompagna all’iniqua tenzon;
voi che a stormo gridaste in quei giorni:
Dio rigetta la forza straniera:
ogni gente sia libera, e pèra
della spada l’iniqua ragion.
Se la terra ove oppressi gemeste
preme i corpi de’ vostri oppressori,
se la faccia d’estranei signori
tanto amara vi parve in quei dì:
chi v’ha detto che sterile, eterno
sarìa il lutto dell’itale genti?
chi v’ha detto che ai nostri lamenti
sarìa sordo quel Dio che v’udì?
Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia
chiuse il rio che inseguiva Israele,
quel che in pugno alla maschia Giaele
pose il maglio, ed il colpo guidò;
quel che è Padre di tutte le genti,
che non disse al Germano giammai:
va’, raccogli ove arato non hai;
spiega l’ugne, l’Italia ti do.
Cara Italia! dovunque il dolente
grido uscì del tuo lungo servaggio;
dove ancora dell’umano lignaggio
ogni speme deserta non è;
dove già libertade è fiorita,
dove ancor nel segreto matura,
dove ha lacrime un’alta sventura
non c’è cor che non batta per te.
Quante volte sull’Alpe spiasti
l’apparir d’un amico stendardo!
Quante...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Pensare il mondo piuttosto che mandarlo a memoria: di Massimo Bray
  3. Duecento pagine di emozioni forti: di Gino & Michele
  4. ROMAGNA SOLATIA, DOLCE PAESE: Gli affetti
  5. SA DI GESSO LA SCUOLA: La scuola
  6. IL PELLEROSSA NEL PRESEPE: La religione
  7. LE VIOLE SONO DEI FANCIULLI SCALZI: La natura
  8. AUTUNNO GIÀ LO SENTIMMO VENIRE: Le stagioni
  9. CHI È PIÙ FORTE DEL VIGILE URBANO?: Il lavoro
  10. E COME POTEVAMO NOI CANTARE: La storia
  11. DORMI SEPOLTO IN UN CAMPO DI GRANO: La guerra
  12. IL BAMBINO NEGRO NON ENTRÃ’ NEL GIROTONDO: Il razzismo
  13. OGNUNO STA SOLO: Il male di vivere
  14. MA POSSIAMO PUR FAR QUALCOSA: La moralità
  15. Indice