APPENDICE
Dichiarazione nel Parlamento europeo sulle vittime del nazismo e stalinismo
Dichiarazione del Parlamento europeo sulla proclamazione del 23 agosto quale “Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo”
Il Parlamento europeo,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sulla imprescritti bilità dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità,
– vista la Convenzione del Consiglio d’Europa per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in particolare l’articolo 1 sull’obbligo di rispettare i diritti dell’uomo, l’articolo 2 sul diritto alla vita, l’articolo 3 sul divieto di tortura e l’articolo 4 sul divieto di schiavitù e lavori forzati,
– vista la risoluzione n. 1481 (2006) dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sulla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi del totalitarismo comunista,
– visto l’articolo 116 del suo regolamento,
A. Considerando che, in base ai protocolli segreti del patto Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939 tra l’URSS e la Germania, l’Europa veniva divisa in due sfere d’influenza,
B. considerando che le deportazioni di massa, le uccisioni e la riduzione in schiavitù perpetrate nel contesto delle aggressioni commesse dallo stalinismo e dal nazismo rientrano nella categoria dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità,
C. Considerando, che in base al diritto internazionale, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità sono imprescrittibili,
D. Considerando che le conseguenze e il significato del regime e dell’occupazione sovietici per i cittadini degli Stati postcomunisti sono poco noti in Europa,
E. considerando l’articolo 3 della decisione n. 1904/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006 che istituisce, per il periodo 2007-2013, il programma Europa per i cittadini mirante a promuovere la cittadinanza europea attiva invita a sostenere l’azione “Memoria europea attiva”, volta a prevenire il ripetersi dei crimini del nazismo e dello stalinismo,
1. propone di proclamare il 23 agosto “Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo”, al fine di preservare la memoria delle vittime delle deportazioni di massa e degli stermini, favorendo al tempo stesso un più forte radicamento della democrazia e un rafforzamento della pace e della stabilità nel continente europeo;
2. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente dichiarazione, con l’indicazione dei nomi dei firmatari, ai parlamenti degli Stati membri.
Hanno firmato tra gli altri: Marco Pannella, Giovanni Berlinguer, Pasqualina Napoletano.
Ritratto di Stalin
Di Stalin è stato raccontato tantissimo, poco però sul suo aspetto e sul modo di rapportarsi alle persone; riporto qui la descrizione che ne fa Włayslaw Anders (Memorie 1939-1946, Bacchilega, Imola 1950)
Mi fu spesso chiesto quale impressione mi avesse fatto Stalin, a chi assomigliasse, quale fosse il suo contegno e quale il suo stile di vita. Stalin è di statura inferiore alla media, piuttosto grosso, con ampie spalle, e mi parve un uomo molto ben fatto. La sua grossa testa faceva una grande impressione con le nere sopracciglia, i folti capelli tagliati corti e i grandi baffi neri brizzolati. Soprattutto impressionanti sono i suoi occhi neri, opachi e freddi. Anche quando ride o ammicca i suoi occhi mai diventano ridenti. A parte ciò il suo tratto caratteristico è costituito dal grande naso orientale, che non emerge con esattezza dalle fotografie. I suoi gesti sono misuratissimi e hanno qualcosa di felino. Parla soltanto russo, con un pronunciato accento caucasico, quasi sempre a mezzo tono, ma con accento risoluto. Si comprende benissimo che pesa ogni parola. Un’atmosfera di potenza è avvertita continuamente attorno a lui. Nell’epoca in cui ebbi occasione di incontrarlo indossava sempre un abito grigio con la giacca di foggia semi-militare a collo chiuso e abbottonata con bottoni di osso, pantaloni ampi, racchiusi in alti stivaloni neri di cuoio floscio, di tipo russo. Questa uniforme lo distingueva dagli altri, i quali indossavano l’uniforme militare oppure il vestito blu dei civili. Era sempre molto cortese. Certamente offriva un piacevole contrasto rispetto a Molotov, il quale era costantemente balbettante e sempre con un’espressione dura e irritata sul volto. Ma in presenza di Stalin, tutti, Molotov e Beria compresi, diventavano minuscoli e sempre pronti ad agire a un semplice cenno di comando del capo.
L’incontro Sikorski-Stalin
Dopo l’aggressione a tradimento di Hitler all’URSS, Churchill, Stalin e Sikorski, presidente del governo di Varsavia in esilio, concordarono di formare in Russia un’armata composta da soldati polacchi prigionieri nei gulag. I detenuti amnistiati raggiunsero i posti di raccolta con mezzi di fortuna dai posti più remoti della Siberia, dopo lunghe marce a piedi talvolta anche di duemila chilometri. Non tutti gli amnistiati poterono unirsi ai loro compagni, molti furono trattenuti nei campi di lavoro sovietici. Inoltre si avvertiva la strana assenza di ufficiali tra i pervenuti nei centri di raccolta né si aveva notizie di loro dai soldati che arrivavano dai gulag. Di tutto ciò il Generale Sikorski andò a parlare con Stalin. Riporto qui uno stralcio del verbale dell’incontro steso dal generale Anders con una iniziale premessa dello stesso generale Anders.
Verbale dell’incontro
Il 2 dicembre accompagnai il gen. Sikorski a Mosca in volo. Dissi al Comandante in Capo che le truppe erano tuttora in pessime condizioni, che i viveri erano insufficienti e che la richiesta sovietica di ridurre l’Armata a trentamila uomini avrebbe significato la morte per fame degli altri. Fu allora che, per la prima volta, gli suggerii l’idea di trasferire l’Armata e le masse di profughi in Medio Oriente. Dapprima il gen. Sikorski obiettò ma successivamente, nei suoi colloqui con Stalin, ritornò sull’argomento. Il nostro ricevimento all’aeroporto di Mosca fu del tutto simile a quello avuto a Kujbysev.
La prima conferenza con Stalin ebbe luogo il 3 dicembre 1941. Erano presenti: il gen. Sikorski, Stalin, Presidente dei Commissari del Popolo dell’Unione Sovietica, l’ambasciatore polacco prof. Kot, il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Molotov, io e il segretario di Molotov quale interprete. Ma nel corso della conferenza fui io che feci da interprete e condivisi con il prof. Kot il compito di stendere il resoconto della conferenza stessa. Mi servo appunto delle mie minute, rivedute e approvate poi dal gen. Sikorski, perché, nonostante le nostre reiterate richieste, non ricevemmo mai i verbali redatti dai russi.
SIKORSKI: Sono molto lieto di poter incontrare uno degli uomini di stato che realmente stanno facendo la storia dei nostri tempi e di congratularmi con lei per il valore mostrato dall’Esercito russo nella sua lotta contro i tedeschi. Come soldato, devo esprimere la mia ammirazione per la tenace difesa di Mosca, che lei dirige personalmente, restando nella capitale. Desidero anche ringraziarla della squisita ospitalità concessami fin dal primo momento del mio arrivo sul territorio sovietico.
STALIN: Grazie del suo discorso, signor Primo Ministro. Anch’io sono molto lieto di vederla a Mosca.
SIKORSKI: Desidero premettere che non ho mai sostenuto né approvato la politica dell’ultimo ventennio, diretta contro la Russia. Ecco perché avevo il diritto morale di firmare l’accordo, che potrà essere l’atto culminante dell’idea nella quale ho creduto per lungo tempo.
E quel che più conta, in questa materia tanto importante per il nostro avvenire, sono sostenuto dall’intera nazione polacca, tanto in patria quanto in tutte le altre parti del mondo. Vi sono comunità di polacchi molto numerose: in America sono circa quattro milioni e mezzo mentre in Canada e in Francia vi sono seicentomila polacchi. Altri gruppi meno numerosi vivono altrove. Quanti indulgono in una politica contraria alla mia sono contro di me. Non desidero lentezza nell’esecuzione delle clausole del nostro accordo, in quanta essa potrebbe avere un effetto destabilizzante sulla politica di ravvicinamento e di amichevole collaborazione tra i nostri due paesi. Dipenderà dalla piena e leale adesione all’accordo se noi ci troveremo veramente a una svolta della storia. Il nostro accordo dove essere così attuato. È assolutamente necessario che l’irritante maltrattamento del nostro popolo cessi. Mi rendo conto delle difficoltà in cui si trova la Russia. Quattro quinti delle forze armate della Germania sono contro di essa. Con la piena comprensione di questi fatti sostengo la vostra causa a Londra e negli Stati Uniti. Pochi mesi or sono presentai delle dettagliate informazioni, dichiarando che la creazione di un secondo fronte in occidente era una necessità assoluta.
STALIN: Grazie, signor Primo Ministro, è giusto ed è bene!
SIKORSKI: Ma il mio compito non è facile. Vi sono grosse difficoltà, soprattutto nei trasporti marittimi. Il trasporto di grandi masse di uomini attraverso la Manica, l’occupazione e l’organizzazione delle necessarie posizioni sul continente non sono cose tanto semplici. Operazioni simili debbono essere preparate con la massima cura, in ogni dettaglio e adeguatamente; nessuna pressione dove essere esercitata a tal riguardo, al fine di evitare che si ripeta una seconda Dakar. [Fallito tentativo di occupazione del porto di Dakar da parte di forze britanniche e francesi nel settembre 1940 n.d.c.]
MOLOTOV: Giusto. Se un’operazione simile fallisse avrebbe una sinistra influenza sul morale.
SIKORSKI: Ma ritorno al nostro problema. Devo constatare, signor Presidente, che la sua dichiarazione sull’amnistia non è attuata. Un gran numero dei nostri uomini più preziosi è tuttora nelle prigioni e nei campi di lavoro coatto.
STALIN (prendendo appunti): È impossibile, perché l’amnistia è stata concessa a tutti i polacchi e tutti i polacchi sono stati rimessi in libertà. (Le ultime parole furono dirette a Molotov, che acconsentì con il capo.)
ANDERS (presentando dei dettagli su richiesta del gen. Stalin): Ciò non corrisponde allo stato effettivo delle cose, perché abbiamo informazioni esattissime che gli ebrei sono stati i primi a essere dimessi dai campi, poi gli ucraini e infine i polacchi, che non erano abili per il lavoro. La gente abile per il lavoro è stata trattenuta e soltanto una piccola parte di quest’ultima e stata rimessa in libertà. Ho uomini nell’armata che sono stati liberati soltanto poche settimane or sono, i quali dichiarano che nei vari campi vi sono centinaia, perfino migliaia di nostri compatrioti. Gli ordini del governo non sono eseguiti. Siccome i comandanti dei campi hanno altri ordini da eseguire per l’esecuzione dei piani di produzione, essi non vogliono perdere la loro manodopera migliore, senza la quale il completamento dei piani di produzione non sarebbe possibile.
MOLOTOV (Sorride e approva col capo).
ANDERS: Questi uomini non comprendono l’importanza della nostra causa comune e il loro atteggiamento è molto pregiudizievole a essa.
STALIN: Questi uomini dovrebbero essere giudicati dal tribunale.
ANDERS: Ne convengo.
SIKORSKI: Non è nostro compito presentare al governo sovietico gli elenchi completi con i nominativi dei nostri uomini. Queste liste sono in possesso dei comandanti dei campi. Ho con me un elenco di circa quattromila ufficiali deportati con la forza, che sono tuttora in carcere o nei campi di lavoro e anche questo elenco nominativo è incompleto perché contiene soltanto nomi ricordati a memoria. Ho ordinato che siano controllati in Polonia, perché siamo in costante contatto con il nostro paese. È stato c...