Roma Esoterica
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Roma Esoterica

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Informazioni su questo libro

Tre serie di quaranta acquerelli, per un totale di centoventi quadri. È questa Roma Sparita, un'opera complessa e mozzafiato che tocca le corde più alte dell'arte. A firmarla è stato Ettore Roesler Franz, ma quali erano davvero le sue intenzioni? Questi quadri non sono solo la testimonianza di un grande talento artistico ma un vero e proprio mistero perché dietro di essi c'è un mondo intero da scoprire. Celebrazione della Roma massonica, testimonianza dei cambiamenti urbanistici della città, esaltazione della spiritualità, elogi ai grandi artisti: tanti sono i significati esoterici che si intrecciano tra questi quadri e che vengono esaminati e approfonditi in questo incredibile saggio, scritto dal pronipote del grande artista.

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Informazioni

Anno
2022
Print ISBN
9791220368254
eBook ISBN
9791220394901
Argomento
History
Categoria
Art General
Quadri contro il potere temporale dello Stato Pontificio
La prima venuta di Re Vittorio Emanuele II a Roma il 30 dicembre 1870
Il quadro “La prima venuta di Re Vittorio Emanuele II a Roma il 30 dicembre 1870” non fa parte di “Roma Sparita”, ma è di proprietà del Museo Centrale del Risorgimento.
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La prima venuta di Re Vittorio Emanuele II a Roma il 30 dicembre 1870
Esiste sicuramente un collegamento con significato esoterico tra questo quadro e i 40 che ritraggono il Tevere, e che fanno parte della serie di “Roma Sparita” dipinti da mio prozio Ettore. Il significato esoterico di questo quadro è un atto di accusa contro il potere temporale dello Stato Pontificio, infatti, mentre la carrozza del re (che rappresenta l’Italia appena nata, ipotesi confermato e avallata dalla bandiera italiana in primo piano) che avanza al galoppo. A differenza di quanto viene raffigurato sullo sfondo: di fronte alla Basilica di San Lorenzo in Lucina si vede una Roma allagata con addirittura una persona in barca a remi, che rappresenta la decadenza dello Stato Pontificio incapace di gestire in maniera moderno la città di Roma. Quindi questo quadro evidenzia contemporaneamente sia la nuova Italia che marcia veloce sia il pericolo rappresentato dalle piene del Tevere a cui il governo pontificio non è stato in grado di porre fine.
Proprio in questa occasione re Vittorio Emanuele decise che era necessario trovare una soluzione per evitare che la capitale d’Italia si allagasse. Questo quadro rappresenta sicuramente un collegamento con “Roma Sparita”, infatti in questa serie i quadri in cui il fiume Tevere è centrale sono 40, un numero che rappresenta sacrifici (i 40 giorni di Gesù nel deserto, i 40 giorni della Quaresima e i 40 anni di Mosè con il popolo di Israele nel deserto), ecco il motivo per cui sono stati dipinti 40 quadri con soggetto centrale il Tevere. Infatti, con i muraglioni finalmente Roma rinasce a una nuova vita di progresso e di modernità.
Il Tevere
Nell’ambito di “Roma Sparita”, 40 quadri hanno come soggetto principale il Tevere, che rappresenta l’elemento di raccordo di tutta la serie, unendo così le differenti simbologie nascoste nei singoli acquerelli. Nel calcolo dei 40 quadri non ho tenuto conto di pochissimi quadri in cui il fiume Tevere non riveste un ruolo centrale, ma marginale. I quadri del Tevere rappresentano la sofferenza di Roma per l’incapacità del governo pontificio di arginare il Tevere, periodicamente causa di allagamenti e danni. La rinascita, per la città di Roma, si è manifestata con l’Unità d’Italia, simbolo di progresso e di civiltà che ha saputo imbrigliare finalmente il fiume Tevere.
Il motivo per cui mio prozio Ettore ha inserito tutti questi quadri nella serie “Roma Sparita” non è per una scelta romantica o nostalgica verso il fiume Tevere, ma è un atto di accusa al potere temporale dello Stato Pontificio per l’incuria con cui gestiva Roma.
Il fiume (che prima dei muraglioni era parte essenziale della Roma precedente all’annessione al Regno d’Italia) nella serie di “Roma Sparita” rappresenta il collante che unisce luoghi particolari della città carichi di significati simbolici, sulla base degli insegnamenti esoterici appresi da mio prozio nell’ambito ebraico.
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Veduta del Tevere con a destra il Palazzo e giardino della Farnesina e in fondo il Ponte Sisto
Infatti, durante il periodo in cui frequentò assiduamente il Ghetto di Roma (quando dipinse gli acquerelli e scattò una quarantina di fotografie) conobbe dei rabbini della comunità ebraica romana e con essi approfondì vari insegnamenti.
Per la tradizione cabalistica la speculazione sullo Spirito trovò nell’acqua il proprio elemento simbolico. La Kabbalah e il sistema delle Sefirot rappresentano, per la mistica ebraica, un mezzo per contemplare e ordinare, in via intuitiva, una realtà superiore, inaccessibile per via razionale. Nel libro Babir, le tre consonanti BRK consentono di costruire l’equivalenza tra Berakà (benedizione) e Berekà (stagno, accumulo d’acqua) e da allora il flusso della vita nel suo rapporto col divino (dall’alto in basso o dal basso in alto) diviene pienamente simboleggiato da una circolazione di acque.
Malkut, la sposa, la Shekinah oggetto dei più poetici appellativi, come la fidanzata del Cantico dei Cantici, è allora “orto irriguo” ed è irrigata o fecondata da Tiferet tramite Yesod, la fontana che non inaridisce, la sorgente delle anime, il membro virile. E Tiferet fa da tramite tra l’alto e il basso dell’Albero Sefirotico come Shamayim, cioè cielo, cioè acqua di fuoco (tale è sempre la spermatica pioggia); cabalisticamente esh più mayim, fuoco più acqua, con Dio nel ruolo di demiurgo. E Tiferet, fontana e radice, è tale perché promanante da Geburah, il rigore di fuoco, e da Hesed, acqua di Grazia e origine del mondo. Come nella Genesi il mondo trae origine dalle acque, così dunque in teosofia esso origina dalle acque di Hesed, che è simbolo di Abramo, posto a fondamento dell’edificio del mondo inferiore. Tiferet e Yesod sono fontane o sorgenti inesauribili perché l’immensità inesauribile delle acque di Hesed riceve alimento tramite Bina che dà la forma al mondo in gestazione, dalle inesauribili acque primordiali del mare o bacino superiore di Hokmah, Spirito Santo o Sophia.
Questa inesauribilità delle acque di Hokmah è celata a sua volta nella peculiarità del pensiero ebraico, che vede il mondo come volontaristico atto creatore di Dio; onde vi è sempre del nuovo al di sopra del Sole, e il nuovo è dato dall’eterno fluire della sorgente creatrice in alto, la cui acqua colma il bacino di Hokmah fluendone poi come benedizione di Sefira in Sefira a irrigare Malkut.
Là, in Hokmah, sta l’origine del pensiero umano, quella è la vasca degli archetipi, massimo livello al quale il mistico può risalire di vaso in vaso. Per il cabalista che voglia salire più in alto, come per l’alchimista disceso troppo in basso. Ma le Sefirot, come avverte il Sefer Yetzirah, sono 10 e non 9, 10 e non 11. Un’altra Sefira, e una sola, è colei che colma dall’alto il bacino di Hokmah: è Keter, la volontà di Dio, la Sorgente che sgorga dalle Tenebre primordiali, dalla notte di Tohu e Bohu dove fu originato il mondo. A quelle acque lo sguardo umano non può giungere, al di sopra delle acque di Hokmah nessun piede umano può posarsi, così come è scritto: “E lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”.
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Dal Ponte Sisto a sinistra il giardino della Farnesina, a destra il palazzo Falconieri.
In fondo il Campanile della Chiesa di S. Spirito e la cupola di S. Pietro (collezione privata)
L’interesse di mio prozio Ettore nel dipingere acquarelli in cui è raffigurata l’acqua è sicuramente legata alla conoscenza dei simboli esoterici dell’acqua che collegano allo Spirito di Dio o allo Spirito Santo.
Nel Nuovo Testamento dal Vangelo secondo Marco: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: ‘Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri’. Giovanni battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: ‘Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Gli acquerelli che raffigurano l’acqua del fiume Tevere sotto il profilo esoterico sono lo Spirito che pervade tutta la città di Roma.
Ponte Rotto
Uno dei soggetti più cari a mio prozio Ettore è stato “Ponte Rotto” che ha dipinto in numerosi quadri.
Il ponte più antico i cui resti sono giunti fino a noi è il ponte Emilio, risalente al 179 a.C., che si trova dove oggi sorge ponte Rotto, ma se ne conservano solo le basi dei piloni. Per i primi trent’anni fu di legno, poi i consoli Publio Cornelio Scipione
Emiliano e Lucio Mummio lo fecero realizzare interamente in muratura, primo ponte di mattoni della città: sfortunato, flagellato dalle alluvioni, crollato e ricostruito più volte, il colpo di grazia arrivò con la piena del 1598, quando crollarono tre delle sei arcate. Nacque in questo modo la denominazione di “Ponte Rotto”, che sostituì quella di ponte Santa Maria. Per duecentocinquant’anni rimase mutilato, finché a metà Ottocento ebbe un sussulto di vitalità grazie alle nuove passerelle metalliche che ne ripristinarono il percorso. Nel 1887, in occasione della costruzione degli argini, si decise di demolire le arcate superstiti e di eliminare definitivamente la passerella. Fu risparmiata solo l’arcata che ancora è visibile vicino all’isola Tiberina.
Sotto il profilo esoterico il ponte identifica il legame affettivo e spirituale. Passaggio da un mondo a un altro, da uno stato di coscienza a un altro, il ponte esprime l’evoluzione e l’elevazione. Inscindibile dal fiume sopra al quale è gettato, il ponte permette di accedere all’altra riva e riprende la visione esoterica, in particolare quella buddista, dell’esistenza di due livelli, rappresentati dalle due rive del fiume: il livello profano e il livello sacro. Di conseguenza la metafora del ponte allude ai riti di passaggio e superare il ponte equivale a superare la propria condizione, procedere all’iniziazione, raggiungere il risveglio. In molte mitologie il ponte collega anche il mondo dei viventi al regno dei morti. Sul piano concreto il ponte evoca il legame affettivo e questo suo significato simbolico traspare nell’espressione “tagliare i ponti”, che definisce il fatto di troncare ogni relazione.
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Ponte Rotto o Senatorio, da Ponente, con in distanza l’Aventino
I dodici quadri del Ghetto
Mio prozio Ettore ha dedicato al Ghetto 12 acquerelli, numero prediletto dagli ebrei come le loro dodici tribù territoriali, che erano distinte in quattro gruppi di tre tribù, di cui una, quella di Giuda, la più importante, era a est, quella di Ruben era a sud, quella di Ephrain a ovest e quella di Dan a nor...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Indice
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Prefazione
  6. Prefazione esoterica
  7. Introduzione
  8. Quadri che non appartengono alla serie di “Roma Sparita”
  9. Roma Sparita
  10. Quadri di esaltazione del Risorgimento
  11. Quadri contro il potere temporale dello Stato Pontificio
  12. Acquerelli riconducibili al culto di Mitra
  13. Esaltazione della spiritualità
  14. Quadri collegati alla tradizione alchemica
  15. Quadri collegati alla tradizione massonica
  16. Strumenti legati alla simbologia massonica
  17. Tre Trittici
  18. Considerazioni finali su Roma Sparita