La scure alla radice
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La scure alla radice

«Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945)

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La scure alla radice

«Studium», la cultura cattolica e la guerra (1939-1945)

Informazioni su questo libro

Prefazione di Francesco Bonini Tra il 1939 e il 1945 l’editrice Studium e l’omonima rivista realizzarono un coerente e impegnativo progetto culturale che coniugò missione intellettuale e spirito imprenditoriale. In un periodo segnato dalla crisi del regime fascista, dalla seconda guerra mondiale e dalla prospettiva della ricostruzione, esse costituirono un crogiolo di idee di grande significato per la storia della cultura cattolica. Nel volume sono descritte le vicende di questo cenacolo di scrittori e di studiosi. Grazie a numerose fonti inedite viene documentato e analizzato il contributo offerto da Studium alla formazione di una coscienza civile del laicato, al dibattito sui temi del totalitarismo, della libertà e della democrazia, al rinnovamento e all’aggiornamento del pensiero cattolico in Italia.

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Informazioni

1. Il riassetto dell’editrice dopo la morte di Righetti

I Laureati cattolici e Studium – sia la rivista, da lui diretta, che l’editrice, da lui fondata – si erano identificati in Righetti. Con la sua ispirazione e la sua guida avevano risposto a un identico «impegno di mobilitazione di idee e di volontà in vista del grande obiettivo di una presenza cristiana viva, efficace, coerente nel mondo italiano della cultura e delle professioni» [1] . La morte del loro «condottiero» [2] metteva a serio rischio queste fragili imprese. Nei mesi precedenti, durante la crisi tra l’Ac e il regime mussoliniano, diffidenze, minacce, mutilazioni ai programmi non erano mancate [3] . Ma ora, complice il nuovo clima e senza la tenacia, l’abilità diplomatica e la capacità di persuasione di Righetti verso le gerarchie – in mitria o in orbace – tutto parve all’improvviso a repentaglio.
La rassegnazione durò, tuttavia, poche ore. La sera dei funerali gli amici che gli erano stati più stretti collaboratori si riunirono attorno alla vedova, Maria Faina, per riflettere su un’eredità che sembrava «impossibile» [4] da raccogliere, tanto era pesante. C’era la consapevolezza che nessuno avrebbe più saputo o potuto riunire in una persona i compiti e le funzioni che il presidente aveva assolto, destreggiandosi su mille fronti. «Tutti però – avrebbe ricordato un testimone della riunione – erano pronti a prendere il proprio posto e a recare il proprio apporto, piccolo o grande» [5] . Per i tempi oscuri che si annunciavano e per rendere onore alla memoria di Righetti – una memoria che, da allora in avanti, sarebbe stata coltivata da quello stesso gruppo sin quasi a farne un culto [6] – si decise di proseguire il lavoro di animazione cristiana del mondo delle professioni e della cultura. In una circolare, il 21 marzo, Mario Cortellese, nominato ad interim dirigente dei Laureati, scriveva: «questo importa soprattutto: continuare il lavoro nello spirito e nella operosità che Egli vi ha dedicato, sentire l’impegno, per l’affetto alla Sua memoria e al Suo nome, e a dare quanto sta in noi – così lontano dalle mirabili Sue doti, ma così vicino alla Sua mente e al Suo cuore – per l’apostolato fra i laureati italiani» [7] . Lo stesso giorno Vittorino Veronese confidava a Augusto Baroni e a Fausto Montanari di «sentire immediata la necessità di continuare con raddoppiato lavoro tutte le cose Sue, perché solo così potremo renderci meno indegni di Lui e vendicare le incertezze e le mortificazioni che Egli dové subire nel Suo lavoro» [8] . Era «indispensabile fare, e fare subito [...] qualunque possano essere le circostanze esteriori e i mutamenti d’autorità» [9] . La rivista e l’editrice erano una priorità.
Il 26 marzo l’assemblea generale dei soci, dopo aver commemorato il fondatore e presidente, «la cui perdita appare a tutti in tutta la sua gravità», formulava in modo unanime l’impegno di «continuare con fedeltà il lavoro da lui iniziato» [10] . «Il buon andamento del piccolo ma sano e florido organismo editoriale era sostanzialmente dovuto alle sue cure, assidue e come sempre discrete, secondo il metodo del suo lavoro serio e nascosto» annotava il «Bollettino di Studium» [11] . Ma c’era la volontà di «mantenere, potenziare il lavoro [...] di coordinare le energie esistenti, suscitarne di nuove, offrire, ognuno secondo le proprie possibilità – spirituali, intellettuali, economiche, propagandistiche – un contributo all’opera cui si aprono orizzonti di attività sempre più vaste» [12] . Giovanni Battista Montini, prendendo la parola in assemblea, non solo come socio ma come amico di Righetti e come il garante delle iniziative che aveva con lui condiviso, indicava quali sarebbero stati questi orizzonti: rispondere sempre meglio alle esigenze di opere editoriali qualificate e capaci di «suscitare energie nuove fra gli scrittori cattolici italiani», sfidare l’asfissia culturale del Paese aprendola alla letteratura, alla filosofia e alla teologia europea, «aumentare il numero degli azionisti sollecitando l’adesione degli amici che in questa dolorosa circostanza han dimostrato di sentirsi sempre legati» al nome di Righetti, curare occasioni nuove di incontro, di amicizia e di studio per rinsaldare i vincoli tra i collaboratori di Studium.
L’assemblea elesse il nuovo consiglio di amministrazione dell’editrice [13] . Alla presidenza fu designato Renzo Enrico De Sanctis, coadiuvato dal vicepresidente Sergio Paronetto. Gli stessi, insieme a Vittorino Veronese e, sino all’estate del 1940, a Mario Cortellese avrebbero assunto anche la responsabilità della rivista [14] . L’indomani, 27 marzo, De Sanctis, nel comunicare a Paronetto la nomina a consigliere, non nascondeva le sue preoccupazioni per il gravoso impegno [15] . L’ansia era giustificata da almeno altri due motivi. Da un lato, sia lui che Paronetto erano affetti da malattie che li costringevano a trascorrere lunghi periodi di convalescenza in casa e che, minando lentamente la loro salute, li avrebbero portati, proprio come Righetti, a una morte precoce. Dall’altro, al di là dei buoni propositi, gli esponenti principali della squadra di Studium erano, per diverse ragioni, impossibilitati a dedicare al lavoro editoriale e redazionale la costanza che esso meritava. Veronese, che avrebbe assunto pochi mesi dopo la guida dei Laureati, era in servizio militare in Veneto; Guido Gonella, immerso negli studi universitari, proprio a un passo dall’ottenere la cattedra in filosofia del diritto, nel settembre seguente sarebbe stato arrestato e tenuto a lungo sotto sorveglianza speciale [16] ; l’assistente ecclesiastico dei Laureati, mons. Adriano Bernareggi [17] , non poteva allontanarsi da Bergamo, città di cui era vescovo; Montini, sebbene continuasse a vegliare sul drappello degli intellettuali a lui legati, era assorbito dagli impegni nella Segreteria di Stato. Nonostante le difficoltà del momento e quelle personali, De Sanctis e Paronetto avrebbero così tessuto la trama dei rapporti umani e delle collaborazioni di Studium nei mesi e negli anni a venire. Come ha ricordato Giovanni Battista Scaglia, Paronetto, insieme a De Sanctis, era infatti il solo che, a Roma, «potesse avere occhio contemporaneamente al quadro d’insieme» e «dal centro pote[sse] seguire e valutare ogni aspetto e ogni esigenza, sempre presente con le sue idee, la sua riflessione critica, le sue incalzanti proposte» [18] . Sempre presenti al tavolo di lavoro di Studium, non solo con le loro idee ma con il quotidiano lavoro amministrativo, vissuto nella discrezione ma indispensabile per portare avanti le iniziative editoriali e gli impegni della redazione, furono Maria Righetti Faina e Carlo Sbardella. Appena dopo la morte di Righetti, Montini, che era profondamente legato alla sua famiglia, si adoperò per propiziare una sistemazione economica e professionale della vedova. Il 12 maggio De Sanctis scriveva a Bernareggi per sollecitare dai vertici dell’Ac una soluzion...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La scure alla radice
  3. Indice dei contenuti
  4. PREFAZIONE
  5. INTRODUZIONE
  6. ABBREVIAZIONI E SIGLE
  7. I. UN’EREDITÀ IMPOSSIBILE?
  8. 1. Il riassetto dell’editrice dopo la morte di Righetti
  9. 2. Neopaganesimo e statolatria
  10. 3. Pio XI, un inerme guerriero
  11. 4. Pio XII, un angelo della pace?
  12. 5. Il nuovo profilo giuridico del Movimento Laureati
  13. 6. Un idolo incompatibile con la fede cristiana
  14. II. SI FA BUIO
  15. 1. L’attacco alla religione politica fascista
  16. 2. Comunità di lavoro
  17. 3. Il primo incontro di Pentecoste degli amici di Studium
  18. 4. Pregare e operare. E pensare
  19. 5. La guerra e il problema cristiano della storia
  20. 6. Una rivista più combattiva
  21. III. OPERARE
  22. 1. Più di ieri, meno di domani
  23. 2. Il cervello della società: l’udienza di Pio XII
  24. 3. Un bilancio al futuro
  25. 4. Uomini o pecore?
  26. IV. NÉ ASSENTI NÉ ILLUSI
  27. 1. Verso un nuovo personalismo
  28. 2. Il fermento degli studi sociali cattolici
  29. 3. Tra etica professionale e sociologia finalista
  30. 4. Impegno autocritico e ricerca di dialogo
  31. 5. La nascita della collana «Esami di coscienza»
  32. 6. Le responsabilità dell’intelligenza
  33. V. CRISTIANI E CITTADINI
  34. 1. Non lamento ma azione
  35. 2. Dal magistero alla vita: le Encicliche sociali dei Papi
  36. 3. Croce e il cristianesimo: una candida superbia?
  37. 4. Una delle più brusche svolte della storia
  38. 5. Un manifesto della cittadinanza democratica
  39. 6. Un’ora travagliata e oscura
  40. VI. DAR FORMA AL NUOVO MONDO
  41. 1. Travaglio ideale
  42. 2. Una editrice come le altre?
  43. 3. Libertà e giustizia sociale per la ricostruzione economica
  44. 4. Roma, i barbari e la nuova identità dell’Italia
  45. 5. Le inquietudini della democrazia
  46. 6. Ricostruire, non restaurare il cristianesimo
  47. 7. I tempi nuovi della libertà
  48. CONCLUSIONI
  49. INDICE DEI NOMI
  50. CULTURA STUDIUM