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La guerra geopolitica tra Stati Uniti e Russia

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La guerra geopolitica tra Stati Uniti e Russia

Informazioni su questo libro

In slavo antico Ucraina significa "confine". Mai termine è stato più appropriato per questa terra di frontiera tra l'Europa occidentale e la Russia. Oggi, come mille anni fa, in Ucraina si confrontano uomini, culture e interessi economici opposti. Si tratta di una partita a scacchi in cui giocano l'Unione Europea, la Nato, gli Stati Uniti, la Russia e naturalmente la stessa Ucraina. A tratti la tensione determinata dalla partita si mostra così alta da far temere il deflagrare di un conflitto mondiale. Nel libro gli autori fanno una analisi puntuale della vicenda odierna guardandola da diverse angolature, anche quella storica, valutando il groviglio di interessi che si intrecciano simili a un nodo gordiano. Tante le curiosità.

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1.
Ucraina: una guerra “in contumacia”
tra America e Russia

Non ho idea di quali armi serviranno
per combattere la Terza Guerra Mondiale,
ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.
Albert Einstein
Come ha scritto acutamente la rivista americana “The National Interest”1, “ogni guerra globale scoppia da una scintilla”. Gli analisti non hanno torto. Così fu per la Prima Guerra Mondiale. Nel 1914, a innescare il conflitto fu l’attentato di Sarajevo, in Bosnia, in cui rimasero uccisi l’erede al trono della duplice monarchia Austro-Ungarica, l’arciduca Francesco Ferdinando, e sua moglie. L’Austria inviò un duro ultimatum alla Serbia, accusata sostanzialmente di aver dato copertura agli attentatori. Fu così che si innescò una reazione a catena: nel giro di un solo mese scesero in guerra, l’una contro l’altra, le grandi e le piccole potenze europee a cui si aggiunsero dapprima l’Italia e successivamente gli Stati Uniti d’America.
Stessa cosa accadde nel 1939, venticinque anni dopo, quando deflagrò la Seconda Guerra Mondiale. Qui, dopo una serie di provocazioni internazionali da parte della Germania nazista, Adolf Hitler diede ordine di invadere la Polonia. Le truppe tedesche varcarono la frontiera il 1° settembre. Fu un attimo. Francia e Gran Bretagna scesero in guerra contro il Fuhrer per difendere la Polonia. In quella fase, la Russia di Giuseppe Stalin aiutò la Germania, infatti il 17 settembre le armate sovietiche, invasero a loro volta la Polonia. Hitler e Stalin in poche ore si spartirono le spoglie di Varsavia. Nel giro di qualche mese, il 10 giugno 1940, anche l’Italia si gettò nella fornace. Nel 1941, nonostante un patto di non aggressione, la Germania attaccò l’Unione Sovietica2 aiutata nell’operazione dall’Italia. Anche gli Stati Uniti, dopo un periodo di neutralità, nel dicembre del 1941 scesero a loro volta in guerra a fianco della Gran Bretagna e dell’Urss, contro le potenze dell’Asse.3
Attualmente, gli esperti contano nel mondo diversi focolai di guerra suscettibili di poter determinare un terzo conflitto mondiale.4 Tra questi il più difficile da analizzare è quello che dall’inizio del nuovo secolo agita un Paese che fu parte dell’Unione delle Repubbliche Sovietiche: l’Ucraina.
Si tratta di una situazione complessa. In Ucraina non c’è in atto solo uno scontro interno determinato da rivalità politiche tra partiti avversi ma, dietro al desiderio di autonomia e indipendenza da parte di regioni orientali sino a oggi appartenute al territorio ucraino, vi è un universo di interessi che determinano posizioni contrastanti anche a livello internazionale. Come se non bastasse, sul futuro dell’Ucraina pesano i punti di vista contrapposti da parte di alcuni enti, organismi internazionali e di alcune delle maggiori potenze economiche, politiche e militari del pianeta. Certamente i protagonisti maggiormente interessati sono gli Stati Uniti, la Nato, l’Unione Europea, la Federazione russa e naturalmente la stessa Ucraina. A ben vedere sembra di assistere a una sorta di riedizione della così detta “guerra fredda” che nel secolo passato vide opporsi gli Usa e i suoi alleati della Nato alla coalizione dell’Urss affiancata dai Paesi aderenti al suo Patto di Varsavia. Non sono passati molti anni dalla fine di quell’epoca e sono ancora tanti a ricordare come la pace mondiale sia stata messa più volte a rischio da un sotterraneo e a volte preoccupante confronto ideologico, militare ed economico tra Stati Uniti e Russia. Oggi ancora una volta giganteschi interessi, magari non più di carattere ideologico, ma comunque direttamente proporzionali allo spessore degli attori in campo, stanno rischiando di mettere uno contro l’altro i popoli europei.
Vengono così coinvolti gli Stati membri dell’Unione Europea, quelli aderenti all’alleanza militare del Nord Atlantico e, non da ultimi, anche alcuni degli Stati che appartennero alla defunta Unione Sovietica. L’esame spassionato e imparziale della questione ucraina richiede un grado di approfondimento non usuale, che però è possibile anche grazie alla mole di documenti reperibili in rete e negli archivi delle istituzioni internazionali. Proprio lo studio fatto sulle “carte” e l’aiuto offerto dalle fonti giornalistiche porta a delle conclusioni sorprendenti: nella questione ucraina si è assistito e si continua ad assistere a condotte quanto meno azzardate, se non addirittura dilettantesche, da parte di Paesi ed enti coinvolti. Persino Stati considerati da sempre “campioni” di democrazia si sono lasciati andare a comportamenti poco diplomatici e poco compatibili con quel politically correct strumentalmente richiamato da qualcuno. Come definire altrimenti l’atteggiamento di Victoria Nuland, della Segreteria di Stato per gli affari europei dell’amministrazione del Presidente Barack Obama, che manda a “farsi fottere l’Unione Europea”? Come definire le interferenze di alcune “fondazioni” private così potenti da riuscire a indirizzare la politica internazionale di Washington e di altre capitali rendendola funzionale alla realizzazione di interessi indecifrabili? È possibile che gli uomini che guidano le cancellerie di molti dei Paesi coinvolti nella vicenda ucraina possano essere filoguidati da potentati interessati a destabilizzare la pace al centro del Continente Euroasiatico? In particolare ci si chiede che ruolo abbiano avuto alcune organizzazioni legate al finanziere di origini ungheresi George Soros e tutto quel sistema di potere che si riconosce nel suo operato. Le documentazioni sottratte dagli hacker alle organizzazioni capeggiate dal finanziere e messe in rete5 sono illuminanti. Non si vogliono aprire le porte a un complottismo di maniera, ma la realtà è che vi è un corposo dossier sulla crisi tra Russia, Ucraina, Europa e Stati Uniti che rivela il coinvolgimento di soggetti diversi dagli uomini e dalle istituzioni ufficiali degli Stati interessati. Istruttiva in proposito può essere la lettura di articoli che anche la stampa italiana ha dedicato alla questione. I fatti della storia ucraina, allora, vanno visti con una certa attenzione e magari con l’ausilio di una lente di ingrandimento. Bisogna partire da lontano.
Per capire l’Ucraina di oggi occorre passare al setaccio la storia del Paese cominciando con la rivalità che da secoli oppone Mosca a Kiev. Si tratta di tensioni antiche. Questa rivalità ha avuto un suo riflesso sociale all’interno dell’Ucraina di oggi. Infatti, parte degli abitanti si sente più vicina a Mosca che a Kiev. La degenerazione di questi contrasti e l’accelerazione degli eventi sono sfociate in una vera guerra intestina.
La violenza cominciò a Kiev, alla fine dell’inverno del 2013, con il cosiddetto Euromaidan. Il termine che ora è sinonimo di quella rivoluzione a favore di posizioni filoeuropeiste in contrapposizione a quelle filorusse fu creato dal fatto che i rivoltosi si riunirono a migliaia, per protestare, appunto, sulla piazza, che in ucraino si dice “maidan” antistante il Parlamento. Oggetto della contestazione era il Governo di Viktor Yanukovych che aveva rinunciato, a pochi giorni dalla data prevista, alla sottoscrizione di un accordo di libero scambio e partenariato con l’Unione Europea, accontentando così il Governo di Mosca che attraverso questa intesa avrebbe visto venire meno il proprio ruolo di interlocutore privilegiato dell’Ucraina. Per comprendere l’importanza per Mosca della mancata sottoscrizione del trattato, basti pensare, per esempio, agli standard commerciali ucraini “tagliati” da decenni sulla base di quelli russi: con l’accordo di partenariato tra Bruxelles e Kiev, gli standard commerciali sarebbero stati adeguati alle esigenze produttive degli Stati dell’Unione europea, con gravi danni e pregiudizi per i rapporti in essere con il sistema industriale russo. Proviamo a immaginare le conseguenze, se solo pensiamo che tra i settori su cui maggiormente avrebbero pesato i nuovi standard produttivi vi erano quelli delle tecnologie e delle forniture militari. Ora c’era da dire che anche dopo la dissoluzione dell’Urss, l’industria bellica ucraina continuava a essere fornitrice delle aziende produttrici di armi della Federazione russa. Con il cambio di standard si sarebbe reso difficile se non impossibile il prosieguo.
Le cose tuttavia presero rapidamente una piega poco favorevole ai desideri della Federazione russa perché, liquidato sommariamente Yanukovych dalla poltrona di capo del Governo, il nuovo presidente Petro Poroshenko, con una nuova maggioranza parlamentare, a differenza del suo predecessore, dichiarò già da subito la sua vicinanza politica alle ragioni europeiste di Bruxelles. La volontà di dar corso all’accordo associativo di partenariato tra Kiev e Unione Europea, espressione della posizione filo occidentale del nuovo governo, fu però benvista solo da una parte della popolazione, in quanto fu rifiutata in Crimea e nelle regioni orientali dell’Ucraina, territori che si sentivano poco legati alla cultura Europeista di Kiev e sensibili invece allo spirito della Santa Madre Russia. Questo innescò dapprima la secessione della Crimea che con un contestato referendum il 13 marzo 2014 scelse di annettersi alla Federazione russa. Subito dopo le spinte secessioniste riguardarono anche le regioni del Donbass e del Lugansk, molto vicine alla Russia di Putin che, tuttavia, pur guardandone con favore all’autonomia non ne considera affatto l’annessione alla Federazione russa.
Nel mentre, nell’ambito dello scontro con le due regioni indipendentiste autoproclamatesi repubbl...

Indice dei contenuti

  1. Prefazione Fra guerra e pace dell’Ambasciatore Giulio Prigioni
  2. 1. Ucraina: una guerra “in contumacia” tra America e Russia
  3. 2. Ucraina e Russia: una storia d’amore e odio tra madre e figlia
  4. 3. Quella democrazia ucraina ancora acerba: troppo furba o troppo ingenua?
  5. 4. Gli interessi di Bruxelles: le teste di Minsk e i loro successori
  6. 5. Gli interessi di Washington: la Nato si innamora di Kiev
  7. 6. Gli interessi di Mosca: l’orso russo si ingelosisce
  8. 7. Effetto sanzioni sull’Italia: buon viso a cattivo gioco
  9. 8. L’Ucraina paga il conto: si stava meglio quando si stava peggio?
  10. 9. La partita in corso: dallo stallo allo scacco matto
  11. appendice
  12. DISEGNO DI LEGGE RECANTE RATIFICA ED ESECUZIONE DELL’ACCORDO DI ASSOCIAZIONE TRA L’UNIONE EUROPEA E LA COMUNITÀ EUROPEA DELL’ENERGIA ATOMICA E I LORO STATI MEMBRI, DA UNA PARTE, E L’UCRAINA, DALL’ALTRA, FATTO A BRUXELLES IL 27 GIUGNO 2014
  13. REGOLAMENTI REGOLAMENTO (UE) N. 269/2014 DEL CONSIGLIO
  14. Il Consiglio condanna il referendum illegale in Crimea
  15. Crisi in Ucraina
  16. REGOLAMENTI REGOLAMENTO (UE) N. 833/2014 DEL CONSIGLIO
  17. Bibliografia