PNA Pratiche narrative applicate
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PNA Pratiche narrative applicate

Uno strumento operativo per assistenti sociali e operatori del sociale

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PNA Pratiche narrative applicate

Uno strumento operativo per assistenti sociali e operatori del sociale

Informazioni su questo libro

Come dice un antico detto indiano, la “ felicità non è l’avverarsi di un sogno. Felicità è ciò che probabilmente si prova, percorrendo la strada che porta a quel sogno ”. Può la ricerca della felicità essere più appagante della felicità stessa?
Pna, acronimo che sta per Pratiche Narrative Applicate, si concentra sulla strada che ciascuno di noi percorre più o meno razionalmente, inseguendo il suo sogno di vita, la sua personale felicità.
In questo scritto verranno spiegate le basi metodologiche, i contenuti formativi, e l’esegesegi del nuovo modello di Pna, ma per capire a fondo la teoria, nulla è più adatto che sperimentarla nella pratica. Claudio Naranjo diceva: “ una cosa è parlare del viaggio interiore, un’altra cosa è vivere un viaggio interiore ”.
Nel Capitolo 1 verrà descritta la base scientifica e metodologica della Pna, riferendosi alla psicoterapia della Gestlalt e alla Terapia Narrativa di Epston e White, raccontandone la storia e i parallelismi con le Pratiche Narrative Applicate. Successivamente nei capitoli 3, 4 e 5 verrà esplicitato il modello di Pna nelle sue varie fasi e più precisamente nei 4 fondamentali momenti:
1) Esternalizzazione di un "nodo" problematico del momento e riflettere rispetto alla personalizzazione che applichiamo alle situazioni di difficoltà che incontriamo. Secondo la Pna, la persona è la persona e il problema o nodo è il nodo. Tendiamo invece ad identificarci e a personalizzare i nostri problemi, ritenendo ad esempio che siano solo nostri, che capitino solo a noi...etc.
2) Ri- narrazione il nodo riportato osservandolo da altre prospettive, forse quelle più nascoste e silenziate di noi.
3) Ri- appropriazione di parti dimenticate di noi, trascurate ma ancora vive e potenzialmente utilizzabili.
4) Restituzione di queste parti alla società o al gruppo con cui si è intrapreso il percorso di Pna. Ciascun passo della PNA può essere ripreso più volte anche distintamente dagli altri, arricchito di nuovi giochi, anche ideati dal gruppo stesso. Buona lettura e buona scoperta!

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Informazioni

Editore
Passerino
Anno
2022
eBook ISBN
9791221313987
Categoria
Sociologia

Capitolo 1

Le origini della Pna, dalla Gestalt alla Terapia narrativa


Per quanto le Pratiche Narrative Applicate e la Gestalt siano per alcuni aspetti due modelli concettualmente distanti, per altri invece, lo studio approfondito delle pratiche gestaltiche ha contribuito in maniera sostanziale alla nascita della Pna, offrendo alla sua genesi un ampio campo di basi teoriche deontologiche e metodologiche a cui ispirarsi e su cui rimodularsi. Alcuni principi etici delle Pratiche Narrative Applicare riguardano il concetto di empowerment della persona con cui entrano in contatto, credendo che nell’atto di potenziare l’altro sia racchiuso il principale messaggio di evoluzione universale e spirituale che genera inclusione e solidarietà per l'intera specie. Potenziare, energizzare ed emancipare l’altro sono gli obbiettivi della Pna.
Nello specifico sono:
-Favorire con ogni mezzo il risveglio, la consapevolezza e quindi l’autodeterminazione dell’altro -Considerare fondamentale lo studio di sé che chiameremo “I.T.” Interior Trip.
-Individuare nella vita di ciascuno un copione di vita ufficiale CVU e un copione di vita non ufficiale CVNU, che ne condiziona l’esistenza, forgiandola e creando a volte dei “nodi” esistenziali che immobilizzano e rendono meccanica l'azione e il pensiero.
-Promuovere il contesto gruppale come possibile luogo di cambiamento, con cui vivere e rappresentare i vissuti.
Questi 4 principi ispiratori sono i ponti di collegamento con le pratiche gestaltiche, divenute oramai sincretiche con questo nuovo approccio proposto in questo libro. Le Pratiche Narrative Applicate si sono poi evolute, grazie anche all’incontro con la Terapia Narrativa di Epston e White di cui parleremo in seguito, in un modello innovativo, trasformandosi e dando vita alla strutturazione di un format duttile e pratico da poter utilizzare, che, una volta appreso, possa essere riproposto con noi stessi o con chi ne abbisogni, in vari contesti sociali, senza costi né eccessivo impiego di risorse.
Anzitutto è necessario approfondire i principi che ispirano a livello teorico a cui si dedica l’azione pratica della Pna.

Favorire l’ Autodeterminazione dell’altro con ogni mezzo
E’ oramai riscontrato che l’essere umano presenta varie difficoltà adattive al ritmo sociale odierno. I cambiamenti sociali accellerati nella società, nella struttura della vita familiare, nella comunicazione e nel trasporto, nelle arti, nell’ambiente, in politica, nelle relazioni sessuali, nella comunità e nei valori, sfidano la capacità di adattamento delle persone. In questo modo, molti cambiamenti giunti velocemente, hanno già fatto precipitare problemi che noi non abbiamo
ancora cominciato a comprendere e ad identificare, ma i loro effetti disturbanti sono sentiti e sofferti anche in quella fetta della società che formalmente non è annoverabile nella classifica dei “sofferenti” . : Anche fra le persone cosìddette normali, sono largamente diffusi sentimenti di
irritazione, apatia, confusione, ansia e violenza senza senso, tutti sintomi della
transitoriertà” di quest’ epoca, cioè l'aver sperimentato troppi cambiamenti in un tempo così
breve .
Altri sintomi comprendono un senso di continua violenza da parte dell’ambiente sociale e fisico, accompagnato da un senso di panico causato dall’incapacità di controllare ciò che succede nella vita quotidiana. I cambiamenti avvengono così rapidamente che spesso ci si sente come alieni all’interno della nostra stessa cultura. Quando i vicini di casa, le strade, le costruzioni, l’abbigliamento, i cellulari, le abitudini, lo stile di interazione e le regole sociali cambiano troppo velocemente, le persone si sentono disorientate, le cose perdono di significato, i segni di una vita familiare svaniscono e non c’è piu’ un posto dove si possa tornare; tutto questo Toffler lo chiama “shock da futuro” per descrivere il senso di perdita e disorientamento che viene sperimentato quando la propria cultura è rimpiazzata troppo rapidamente da un’altra alla quale è difficile adattarsi. Per quanto gli storici possano identificare molti periodi in cui avvennero forti cambiamenti, l’improvvisa accellerazione dei cambiamenti contemporanei è altra cosa. E’ discontinua con il passato, non ci sono precedenti, ed è irreversibile. Si è osservato che i gruppi possono avere un significativo peso su come vengono affrontati questi cambiamenti che generano transitorietà. Gli operatori del sociale, come gli assistenti sociali, si trovano al centro di questi continui venti di cambiamento politico, culturare, finanziario e sociale e sono in genere chiamati a svolgere azioni delicatissime, che quindi richiederebbero il giusto spazio di riflessività prima di essere agite, in un contesto di totale frenesia burocratica amministrativa teconologica e sociale. Nessuna supervisione nè da parte dell'ente nè dell'ordine di appartenenza.
Le Pratiche Narrative Applicate fondano il centro del loro pensiero sulle correnti filosofico esistenzialistiche prima e umanistiche poi, che caratterizzarono la psicologia tedesca degli anni ’20 e ‘30 con l’apertura delle prime scuole di Gestlalt presso le università di Francoforte e Berlino, e i cui pionieri furono gli psicologi Wertheimer, Köhler e Koffka; secondo loro, il comportamento è determinato da un campo psicologico o da un sistema di forze nel quale l’individuo è inserito. tali concezioni filosofiche rimettevano l’uomo al centro, capace di autodeterminarsi divenendo sempre più consapevole e responsabile di sé e del proprio intorno, attraverso un intenso processo di scoperta. Precedentemente invece l’uomo era considerato dalla psicologia come un semplice fantoccio in balia delle emozioni che introiettava passivamente attraverso i cinque sensi.
A inizi ‘900, la parola tedesca Gestalt viene spesso tradotta con il termine "forma", e rappresenta il processo attraverso il quale l’essere umano costruisce strutture di percezione della realtà: prima di questa nuova concezione, si credeva che tutte le persone interpretassero la realtà e prendessero decisioni sulla base di queste "forme" o "figure" mentali senza coscienza, senza accorgersene, quindi irrazionalmente.
Successivamente negli anni ’40 da queste prime Scuole di Gestalt venne creata la Terapia della Gestalt da quello che nella concezione moderna viene inteso come il “padre dell’approccio gestaltico” ancor oggi in voga, Fritz Perls.
L'obiettivo primario di questa seconda onda gestaltica fu quello di aiutare la persona a prendere coscienza (sia a livello cognitivo che emotivo) di come tutti evitino continuamente una parte di realtà (che può sembrare traumatica o non utile) promuovendone un’altra (a volte pagando un carissimo prezzo) decisa e appresa in sintonia con l’ambiente circostante. In questo nuovo contesto culturale e operativo la parola Gestalt si amplia e passa dall’essere tradotta con il termine "forma", a quello di "totalità", "configurazione".
Alcuni di questi concetti fondanti gettano le basi alla creazione del nuovo modello di Pna. Questi sono l’importanza di rimettere al centro l’essere umano e renderlo consapevole di chi è e di che cosa può essere se impara a osservarsi più attentamente. Per riuscirci è necessario raggiungere una nuova comprensione strutturale di ciò che si verifica dentro di sé, all’interno dove tutto ha origine. In secondo luogo è operativa nel cercare di riconoscere la forma, la struttura, la Gestalt che anima il nostro pensiero, in quel dato momento di vita come professionisti del sociale e come esseri viventi.
Le Pratiche Narrative Applicate si allineano con questa visione moderna della Gestalt, che si concentra dunque sul rendere consapevoli le persone rispetto al proprio modo di percepire le cose e prendere decisioni basate sulle "forme" di pensiero che essi stessi creano. Molti di noi definiscono l'azione dell'assistente sociale come artistica (dal nulla si crea) o come il pennello di un artista, che mescolando i colori sparsi, crea, dal caos, un bel paesaggio; o come un sarto, che con ago e filo, trasforma un vecchio lenzuolo in un set di tende raffinato. Io credo comunque che la base di qualsiasi creazione artistico- sociale si basi su un principale punto: il processo di comunicazione grazie al quale snodiamo e proponiamo la nostra azione verso l'atro, verso chi si rivolge a noi chiedendo il nostro aiuto. E' importantissimo per tanto dedicare il nostro tempo di professionisti a smitizzare gli schemi che animano la nostra azione e a denudare i meccanismi che coordinano il nostro processo interattivo con gli altri esseri sociali e ancor più con i nostri utenti. E' necessario ricordare che nella nostra percezione, l'altro rappresenta uno stimolo ambiguo perchè se da un lato si ha bisogno di lui per avere un'immagine di sè, dall'altro quell'immagine è temuta, perchè potrebbe disconfermare quella che noi abbiamo formulato di noi stessi. Dato che questa situazione crea un forte disagio, senza che nemmeno a volte ce ne si renda conto, si mette in atto un meccanismo di selezione cognitiva delle informazioni, in modo che si percepiscano solo quelle che non innescano un innalzamento dei livelli ansiogeni. Per tanto, nel rapporto con gli altri e con i nostri utenti, con cui aspiriamo ad essere obbiettivi e oggettivi, viviamo fenomeni di distorsione cognitiva, di cui non siamo nemmeno consapevoli, che rendono la interazione comunicativa un fenomeno del tutto soggettivo, perchè selezioniamo le informazioni in base al nostro schema di rifermimento, di cui parleremo più avanti (o Copione di Vita Ufficiale), che è andato strutturandosi nel tempo, in rapporto alle esperienza di vita che un individuo ha affrontato, all'ambiente familiare, sociale e circostante, allo stile di vita, agli obbiettivi di vita di vita che ciascuno di noi ha. Uno degli scopi della Pna è appunto questo; dedicarsi a rendere meno "egocentrica" e soggettiva la comunicazione attivando il processo di decentramento dell'io sociale da quello percepito, e ad una ristrutturazione del proprio punto di vista superando le varie rigidità.

I.T. Interior Trip
La psicologa Gail Sheehy nel suo famoso libro “Prevedere le crisi dell’età adulta” spiega che una quota del malessere moderno è imputabile alla perdita dell’appartenere sociale; una volta le tappe della vita (adolescenza, adultità, vecchiaia…) erano segnate da riti e rituali sociali che oggi sono quasi estinti del tutto, a seguito della globalizzazione e delle contrazioni culturali e sociali dei tempi moderni. Quei riti di passaggio, quelle tappe però erano fondamentali a livello psico- individuale per introiettare con consapevolezza il passaggio da un livello ad un altro di vita, e per sentirsi la “parte” di un “tutto” sociale che dava senso all’esistenza. L’uomo di oggi è abbandonato a sé stesso. Civiltà e progresso forniti con questo moderno paradigma non sono stati e non saranno mai sinonimi di benessere personale e purtroppo ci troviamo a vivere, come diceva Einstein -“come gocce di uno stesso mare”- in una strana e paradossale epoca di controsensi. Da un lato viviamo nel confort, dall’altro per permettercelo, distruggiamo il pianeta. Da un lato siamo evoluti, dall’altro primordiali nei sentimenti, nel dare, siamo egoisti, infantili. Da un lato siamo tutti laureati, dottorati, specializzati e crediamo di sapere tutto, dall’altro non sappiamo un bel nulla di nulla e storicamente anche le teorie così dette scientifiche si rivelano completamente sbagliate o peggio, dannose. Anche peggio, professiamo ai nostri utenti cose che in realtà non conosciamo di noi stessi.
Pna desidera attirare l’attenzione su quelle attività estremamente meccaniche che contribuiscono a mantenere l’uomo addormentato, poichè lavorando su queste, si potrà contribuire al consolidamento della figura professionale oltre che al miglioramento della persona in sè.
La supervisione professionale, tanto agognata e una volta più praticata di ora all'interno delle pubbliche amministrazioni, si occupa di rivisitare le metologie operative e la casistica affrontata. La supervisione personale che si persegue intraprendendo un viaggio corto o lungo dentro sè stessi e di cui questo viaggio interiore di Pna ne è un tentativo e un esempio praticabile, è un qualche cosa che spetta a noi ricercare, spetta a noi riconoscerne l'importanza, spetta a noi designare il tempo per produrla. Occuparsi di dedicare il nostro tempo ogni tanto a questa ricerca mette in gioco una componente socio affettiva (se affrontata in gruppo, ma anche a livello individuale) che abbatte le difese personali e facilità la capacità di mettere a nudo le difficoltà del proprio agire professionale, ma anche di consapevolizzare circa le risorse personali e professionali che abbiamo a disposizione, ma che non siamo abituati a considerare a causa del nostro agire meccanico e schematico.

Il copione di vita ufficiale CVU
Non siamo diversi dai crostacei. L’aragosta crescendo, sviluppa e muta una serie di gusci. Ogni volta che si sveste della vecchia corazza l’animale resta esposto e vulnerabile finchè, con tempo, non si fabbrica un nuovo involucro a a prote...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. PNA Pratiche narrative applicate
  3. Indice dei contenuti
  4. Introduzione
  5. Capitolo 1
  6. Capitolo 2
  7. Capitolo 3
  8. Capitolo 4
  9. Capitolo 5
  10. Conclusioni
  11. Bibliografia
  12. Note