Salvation: la rovina dei mondi (Urania Jumbo)
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Salvation: la rovina dei mondi (Urania Jumbo)

  1. 512 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Salvation: la rovina dei mondi (Urania Jumbo)

Informazioni su questo libro

SALVATION: LA ROVINA DEI MONDI Terra, XXIII secolo. L'umanità si rende conto che gli Olyix hanno piazzato da tempo delle spie sul pianeta e ora sono in prima linea per favorire l'invasione dallo spazio. Il piano è semplice quanto terribile: catturare il maggior numero di umani per portarli fino al Punto Omega come tributo al dio che gli Olyix credono risiedere lì. Una sorta di scenario wellsiano di resistenza e assalto per il secondo romanzo della trilogia Salvation.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
eBook ISBN
9788835716730
Argomento
Letteratura
Categoria
Fantascienza

Londra

26 giugno 2204

Il crepuscolo impreziosiva lo skyline della città con toni esagerati, separando i profili geometrici neri come l’ebano degli edifici dall’orizzonte dorato con un’austera linea di confine. Gwendoline Seymore-Qing-Zangari lo fissava da dietro la scrivania, incurante del suo splendore. Le lenti tarsali stavano caricando troppi fogli di calcolo finanziari per permetterle di registrare qualcos’altro, e il pheni che aveva preso quel pomeriggio stava abbandonando le sue sinapsi come una marea in ritirata, lasciandola stanca e irritabile. Si strofinò gli occhi, trasformando i grafici in nuvole di Rorschach multicolori. Quelle cifre rappresentavano il coronamento di diciotto mesi di lavoro. La sua squadra guidava l’ufficio per gli Investimenti extrasolari della Connexion all’interno del progetto Corbyzan – per il momento, solo un fondo finanziario futuro ridicolmente complesso destinato a essere gestito da una dozzina di Turing dislocati su asteroidi indipendenti. Erano stati coinvolti più di un centinaio di banche, società finanziarie, investitori informali e fondi sovrani, ciascuno dei quali aveva contribuito alle negoziazioni con ulteriori problemi e richieste. Ma dopo diciotto mesi di compromessi politici, chiacchiere, prove di contorsionismo, pseudoricatti, favori dati e dovuti, finalmente si stavano avvicinando a un accordo che avrebbe soddisfatto quasi tutte le parti. E una volta stabilite le sovvenzioni avrebbe avuto inizio il vero lavoro.
Gwendoline si era ritrovata coinvolta e interessata dal progetto Corbyzan in un modo che non le era mai capitato con nessuna delle precedenti imprese aziendali che aveva aiutato a creare. Il fondo avrebbe finanziato la terraformazione di Corbyzan e la creazione del suo governo preliminare attraverso una Costituzione condivisa da tutti i partner coinvolti – un incubo politico di compromessi e concessioni. Di per sé, Corbyzan non era poi così eccezionale: un esopianeta in orbita attorno a 55 Cancri, a quaranta anni luce dal sole. Esistevano dozzine di pianeti simili dotati di un’atmosfera primordiale di acido solfidrico, metano e anidride carbonica – il tipo di pianeti più facile da convertire. Ma quello sarebbe stato il primo nuovo tentativo di terraformazione in tredici anni. Con undici pianeti terraformati in seconda fase di insediamento e altri ventisette in prima fase, il mercato era ritenuto saturo. Stavolta, però, si trattava di qualcosa di nuovo: la Costituzione di Corbyzan sarebbe stata presentata come l’alternativa universale alla civiltà utopiale. Avrebbe utilizzato una sofisticata tecnologia di fabbricazione come base di produzione, ma con un’economia fondata sul mercato dei capitali. La parte più controversa era il requisito di cittadinanza. Occorreva possedere un QI superiore a 125 per potersi stabilire lì, e tutta la progenie degli immigrati avrebbe subito una modifica delle cellule germinali per garantire un QI superiore a 135. Dal momento che come governo all’atto della fondazione avrebbe avuto dei Turing dislocati su una fascia di asteroidi indipendenti del sistema solare, la Corte di giustizia del Senato solare non avrebbe avuto alcuna giurisdizione nel caso in cui qualcuno avesse cercato di presentare un ricorso per discriminazione, e in ogni caso gli Utopiali avevano già stabilito un precedente con le loro condizioni di insediamento che imponevano una discendenza omnia. Tuttavia, c’erano alcuni obiettori – non certo una sorpresa, data la storica matrice conservatrice del settore finanziario del sistema solare. Le trattative condotte da Gwendoline si erano dimostrate alquanto rivelatrici delle mentalità dei plutocrati che pubblicamente si aggrappavano all’etica liberale.
Aprì la bocca in uno sbadiglio e si rese conto che dopo dieci ore di fila seduta in ufficio la concentrazione iniziava ad abbandonarla. In quel momento solo un’altra dose di pheni avrebbe potuto restituirgliela, ma non aveva intenzione di cedere. Aveva visto abbastanza colleghi e soci in affari scivolare in quella cattiva abitudine per sapere che non ne valeva la pena. Una dipendenza spalancava le strade alle altre in una rapida spirale discendente.
«Archivia e chiudi» ordinò a Theano, la sua altme. «E per quanto riguarda voi,» aggiunse rivolgendosi ai suoi tre giovani assistenti esecutivi «per oggi abbiamo finito. Uscite, divertitevi.»
Le complesse proiezioni di dati svanirono, lasciando soltanto le sue icone personali a incorniciare i margini della visuale. Il filtro delle notizie su solnet saettava aggiornamenti sugli scudi cittadini: pareva che Sydney e Johannesburg avessero attivato i loro. Strano. «Monitora la situazione» istruì Theano.
La sua suite nell’ufficio esecutivo all’ottantaquattresimo piano della torre della Connexion a Greenwich aveva un portale collegato direttamente alla sua casa-portale a Chelsea, all’angolo tra Cheyne Walk e Milmans Street. Possedeva l’attico, venti piani più in alto, dotato di un ampio soggiorno le cui eleganti vetrate offrivano un affaccio diretto sul Tamigi fino alla facciata ricurva di vetro a strapiombo della sontuosa ziggurat che dominava la sponda meridionale. Molti dei residenti stavano già festeggiando sulle terrazze, il che evocò sulle sue labbra un sorriso divertito. Certe notti aveva assistito a feste le cui pagliacciate decadenti erano riuscite a scioccare persino lei. Non quella sera, però.
Anahita, la sua assistente per gli eventi sociali, la raggiunse rapidamente. «È in ritardo» constatò; il tono fu quasi accusatorio.
«Lo so. Mi dispiace.» Falso. Era un rituale per Gwendoline: era sempre in ritardo. Testimonianza di una vita piena e ricca, così come lo era il fatto di impiegare esseri umani come personale domestico. C’era ben poco che i Turing e la robotica non fossero in grado di fare, ed erano anche più economici, ma in fondo non si trattava mai di una questione di costi. La posizione di Gwendoline implicava un certo status da mantenere.
«Abbiamo la selezione per giovedì prossimo» annunciò Anahita, facendo schioccare le dita con impazienza. Le sue assistenti junior, Jimena e Luciana, la raggiunsero in tutta fretta, entrambe trasportando mucchi di abiti da sera sigillati.
Gwendoline quasi sospirò costernata alla vista dei tessuti luminosi e degli stili ricercati, avevano già messo in scena quella cerimonia così tante volte, ormai. Fece mostra della sua riluttanza, stavolta, sfilandosi la giacca del completo da ufficio e iniziando a slacciarsi la gonna. «Va bene, mettiamoci sul lettino.»
Un minuto dopo era sdraiata sul lettino da massaggio imbottito nel giardino d’inverno, con soffici asciugamani bianchi sotto la schiena. Percepiva sempre una tensione di fondo quando stava nuda nell’attico. Da parte dello staff, ovviamente: tutto sommato le piaceva farsi ammirare da persone genuinamente giovani. Era come una sorta di certificato di approvazione.
Cho, la sua massaggiatrice, stava lentamente allentando i fili di ferro della tensione accumulata nelle gambe in ufficio, mentre Yana le applicava diligentemente unguenti morbidi sul viso per riparare la giornata di abrasioni inflitte dall’aria condizionata troppo forte. Data la vertiginosa quantità di denaro che aveva speso per il suo corpo – non solo per le terapie antietà, ma anche per i personal trainer, gli abbonamenti ai centri benessere per integrare i cosmetici bioattivi, e una dieta perfetta – non aveva certo intenzione di trascurare i fondamentali proprio ora, a prescindere da quanto fosse a corto di tempo. Ne valeva la pena. A cinquantaquattro anni sfoggiava ancora la corporatura snella di quando era adolescente. Aveva un po’ più di muscoli, adesso, per mantenere tutto al suo posto, ma quelli erano una medaglia al valore, guadagnata tornando in forma dopo la gravidanza. Gli zigomi affilati non mostravano il minimo segnale di cedimento, grazie al cielo, perciò non aveva dovuto sottoporsi a nessun trattamento cosmetico – a parte lo sbiancamento delle lentiggini, che non era stato una questione di vanità: semplicemente non si sentiva a suo agio ad averle, data l’attuale posizione di dirigente aziendale. Chiunque non ne fosse stato al corrente avrebbe potuto pensare che avesse ancora poco più di vent’anni.
Anahita stava in piedi accanto al lettino, tenendo in mano una bottiglia d’olio per Cho. «Ha un cocktail da Marquise tra… ventotto minuti.»
«Come faccio a farmi fare i capelli in tempo?» domandò Gwendoline in tono petulante.
«Mi dispiace, signora. Avevo prenotato Charlie, ma l’appuntamento era settanta minuti fa.»
«Sì, sì, sono in ritardo. Poi…?»
«Dopo il cocktail c’è la cena con Tam e Kaveh a Bali, là sarà mattina e farà caldo.» Anahita fece un cenno a Jimena, che corse da lei spacchettando il primo abito, un vestito di seta color smeraldo con un’ampia gonna a figura intera.
«Cos’hai da farmi indossare a Bali?»
«Il Divanni scarlatto» rispose prontamente Anahita. «È un abito estivo sopra il ginocchio, di cotone a trama larga.»
«Okay, va bene.» Non aveva voglia di disturbarsi a discutere, ed emise un gemito sommesso quando Cho si spostò sullo stomaco, applicando l’olio aromatizzato alle spezie con movimenti fluidi e sapienti. «Per quale altro evento devo scegliere il prossimo abito?»
«Il ballo del principe Raiden. È per beneficienza. La terapia Eldemar delle cellule germinali, per i bambini svantaggiati.»
«Chi non è svantaggiato in confronto a noi?» mormorò, e interruppe per un momento le cure di Yana per studiare l’abito che Jimena le stava mostrando. «No.» Scegliere gli abiti in casa era uno strazio, ma sempre meglio che dover visitare una delle tante boutique ProvaMi di Chelsea. Aveva a malapena il tempo per questo, figurarsi per fare shopping.
Anahita cacciò via Jimena. «Ha chiamato l’architetto. Ha finito di ridisegnare gli interni per la cupola su Titano.»
Gwendoline e Anahita lanciarono entrambe un’occhiata lungo l’ampio corridoio centrale, le cui pareti erano fiancheggiate da otto archi. Ciascuno di questi dava accesso a un portale collegato alle ampie stanze dell’attico. Cinque risplendevano di luce solare di varia intensità, mentre due erano bui: la Luna e Plutone.
«Non sono sicura riguardo a Titano» confessò Gwendoline. «Voglio dire, c’è solo nebbia di metano rosa per tutto il tempo. Un po’ torbido. Troppo noioso.»
«Certamente. Vuole prendere in considerazione qualche altro posto?»
«Può darsi.» Gwendoline posò sull’ottavo arco – quello vuoto – uno sguardo contemplativo. «Una luna di Giove? Ma tutti ne hanno una.»
«Magari Io? I vulcani di zolfo sono spettacolari, a quanto si dice. So che ci sono alcune stanze disponibili in un paio di palazzi panoramici.»
«Potrebbe essere. Ma quanto spesso avvengono davvero le eruzioni? Non voglio le cifre della società dei palazzi panoramici.»
«Vedrò di approfondire.»
Yana sciolse i lunghi capelli di Gwendoline in modo che ricadessero oltre il bordo del lettino imbottito e prese a massaggiarle il cuoio capelluto. Luciana si fece avanti, offrendo un abito da sera giallo con uno scollo molto profondo.
Gwendoline gemette soddisfatta mentre entrambi i massaggi alleviavano la tensione che le affliggeva il corpo. «No. Troppo volgare. Bisogna lasciare qualcosa all’immaginazione.»
Luciana indietreggiò delusa.
«Ha ricevuto diciotto inviti oggi» riferì Anahita. «Ne ho rifiutati quindici per suo conto. Se vuole dare un’occhiata agli altri…»
Theano caricò i tre inviti rimasti. «Ah, la festa al castello di Waldemar. La adoro. Sì a quella. Un rifiuto educato agli altri.»
«Certamente.»
Jimena si fece avanti per sfoggiare un vestito bianco e arancione. «Hmm. Starebbe bene con la mia carnagione, secondo te?»
«Sì, signora» assicurò Jimena entusiasta.
«Ho le opzioni per il regalo di compleanno di Octavio» riprese Anahita.
Gwendoline sospirò. «Fammele vedere.» Lanciò un’occhiata bramosa al terzo arco nel corridoio, q...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. SALVATION LA ROVINA DEI MONDI
  4. Vayan chiama
  5. Londra
  6. La squadra di valutazione
  7. Londra
  8. Vayan
  9. Stazione Kruse
  10. La Luna
  11. New York
  12. Londra
  13. Vayan
  14. Londra
  15. Londra
  16. Stazione Kruse
  17. La Luna
  18. Akitha
  19. Vayan
  20. Londra
  21. Londra
  22. New York
  23. Londra
  24. Vayan
  25. Stazione Kruse
  26. Londra
  27. 23 Librae
  28. Londra
  29. Habitat di McDivitt
  30. Vayan
  31. New York
  32. Richmond, Londra
  33. Vayan
  34. Londra
  35. Stazione Kruse
  36. Londra
  37. Vayan
  38. LA STORIA DEL PREMIO URANIA. I VINCITORI 1997-1999. di Mauro Gaffo
  39. Copyright