L'armata perduta di Cambise
eBook - ePub

L'armata perduta di Cambise

  1. 280 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'armata perduta di Cambise

Informazioni su questo libro

Nel 523 a.C. l'imperatore persiano Cambise spedì un esercito nel deserto egiziano per distruggere l'oracolo di Amon a Siwa. Ma la spedizione fu sorpresa da una tempesta di sabbia che la seppellì completamente: cinquantamila uomini trovarono così una morte orribile. Duemilacinquecento anni dopo, una serie di omicidi sembra ricollegarsi a quei lontani avvenimenti. Sulle tracce dell'assassino si mettono l'ispettore Yusuf Khalifà e Tara Mullray, figlia di un archeologo scomparso, che in breve scoprono come tutta la vicenda ruoti attorno a un misterioso reperto che permetterebbe di localizzare l'armata perduta. Sulle tracce del "pezzo" ci sono anche il pericoloso terrorista Sayf al-Tha'r e le ambasciate inglese e americana interessate alla sua cattura. I due investigatori si trovano così coinvolti in una feroce vicenda di complotti internazionali, terrorismo e spionaggio che li condurrà, alla fine di una rischiosa caccia all'uomo, alla dolorosa e sconcertante soluzione dell'enigma.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a L'armata perduta di Cambise di Paul Sussman, Tullio Dobner in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804519850
eBook ISBN
9788852057878

1

Il Cairo, settembre 2000

La limousine uscì lentamente dai cancelli dell’ambasciata, lunga, slanciata e nera come una balena, e sostò per un momento prima di immettersi nel traffico. Due poliziotti in motocicletta presero posizione davanti alla vettura, altri due dietro.
Per cento metri il convoglio percorse il rettilineo, con gli alberi e i palazzi che sfilavano ai due lati, poi svoltò a destra e di nuovo a destra, sulla Corniche el-Nil. Alcuni automobilisti cercarono di vedere chi c’era a bordo della limousine, ma i vetri erano oscurati e lasciavano solo intravedere il profilo di due teste. Sul parafango anteriore sinistro sventolava un piccolo gagliardetto a stelle e strisce.
Un chilometro più avanti il corteo giunse a un intricato svincolo di rampe e cavalcavia. I motociclisti in testa rallentarono, misero in funzione le sirene e fecero strada alla limousine nel groviglio asfaltato, salendo su un viadotto dove il traffico non era così intenso. Lì accelerarono, seguendo i cartelli per l’aeroporto. I motociclisti in coda si affiancarono e cominciarono a chiacchierare.
Il botto fu troppo subitaneo e attenuato perché fosse immediatamente chiaro che c’era stata un’esplosione. Ci fu un colpo sordo, con un rumore di risucchio, e la limousine si sollevò dalla strada sbandando oltre la carreggiata e finendo contro un muro di cemento. Fu solo quando il veicolo fu scosso da un altro tonfo, questa volta più forte, e da sotto si sprigionarono le fiamme che si capì che non si trattava di un semplice incidente stradale.
I motociclisti frenarono bruscamente. Lo sportello anteriore della limousine si spalancò e ne uscì l’autista che gridava barcollando, con la giacca avvolta dalle fiamme. Due dei motociclisti lo soccorsero spegnendo il fuoco con i propri giubbotti, mentre gli altri cercavano di raggiungere gli sportelli posteriori, martellati dall’interno da pugni frenetici. Una colonna di fumo nero si alzò nel cielo aprendosi a ombrello e l’aria s’addensò del tanfo acre di benzina e gomma bruciate. Gli altri veicoli rallentavano e si fermavano, i conducenti guardavano sbalorditi. Sul parafango anteriore della limousine la bandierina a stelle e strisce si infiammò e in pochi attimi s’accartocciò in uno sbuffo di cenere.

2

Deserto occidentale, una settimana dopo

«Vai, bastarda!»
Con questo grido di esultanza il conducente della Toyota 4WD si staccò dalla sommità della duna e rimase sospeso per un momento nell’aria come uno sgraziato uccello bianco prima di ricadere sul pendio dall’altra parte. Per qualche istante parve che dovesse perdere il controllo del volante e il fuoristrada slittò all’ingiù in equilibrio precario, poi il conducente riuscì a raddrizzarlo e, giunto in fondo al pendio, piantò di nuovo il piede sul pedale dell’acceleratore per arrampicarsi sulla duna successiva.
«Vai, troia bastarda!» ruggì.
Urlò per altri venti minuti, sopra la musica dello stereo a tutto volume, con i capelli biondi che svolazzavano nel vento, prima di bloccare i freni in una lunga sbandata su un alto costone sabbioso e spegnere il motore. Tirò una boccata dal suo spinello, prese il binocolo e smontò facendo scricchiolare la sabbia sotto gli stivali.
Il silenzio era quasi innaturale, l’aria densa di calura, il cielo riarso sembrava schiacciare la terra. Sostò per un momento a spaziare con lo sguardo in quella disordinata collezione di dune e piane ghiaiose che si estendeva tutt’intorno, uno strano paesaggio alieno privo di vita e movimento, poi, dopo un altro tiro di spinello, si portò il binocolo agli occhi e mise a fuoco in direzione nordovest.
Un affioramento calcareo a forma di mezzaluna attraversava il suo campo visivo, con una striscia verde lungo la base. Tra macchie di palme e laghi salati erano sparsi minuscoli villaggi bianchi e all’estremità occidentale del tratto coltivato spiccava la macchia bianca più ampia di una cittadina.
«Siwa» mormorò sorridendo ed esalando un ricciolo di fumo dalle narici. «Il cielo sia lodato.»
Rimase dov’era per qualche minuto a scrutare attraverso le lenti del binocolo, poi tornò al fuoristrada e accese il motore invadendo di nuovo le dune con il fracasso del suo stereo.
Giunse ai bordi dell’oasi in un’ora, abbandonando con un sobbalzo il fondo sabbioso per salire su una strada di terra battuta. Alla sua destra si elevavano tre ripetitori e una torre di cemento con una cisterna. Una muta di cani inselvatichiti attaccarono abbaiando i suoi cerchioni. «Salve, ragazzi! Sono contento anch’io di rivedervi!» rise lui, poi suonò il clacson e sterzò bruscamente di qua e di là, sollevando un nuvolone di polvere e mettendo in fuga i cani.
Passò oltre un paio di paraboliche satellitari e un campo militare di fortuna prima di imboccare la strada asfaltata che lo portò al centro dell’insediamento più grande che aveva visto dalla cima della duna: Siwa Town.
Era praticamente deserta: un paio di carretti trainati da asini che arrancavano sulla strada e, nella piazza principale, un gruppo di donne attorno a una polverosa bancarella di verdure, con gli scialli grigi calati sul viso. Il solleone aveva spinto tutti gli altri a chiudersi in casa.
Si fermò a ridosso di un alto cocuzzolo di roccia sormontato da edifici in rovina, pescò dal sedile posteriore una grossa busta, smontò dalla macchina e attraversò la piazza senza disturbarsi a chiudere la serratura. Si fermò a uno spaccio e parlò brevemente al proprietario, al quale consegnò un foglio e un mazzetto di banconote indicandogli la Toyota con un cenno della testa, poi proseguì infilandosi in una via secondaria ed entrando in una casa scalcinata sulla cui fiancata erano dipinte le parole WELCOME HOTEL. Nel vederlo entrare, l’uomo dietro il banco balzò in piedi con un grido di gioia e gli corse incontro per accoglierlo.
«Ya doktora! Sei tornato! È una gioia vederti!» Gli si era rivolto in berbero e il giovane gli rispose nella stessa lingua.
«Gioia ricambiata, Yakub. Come stai?»
«Bene. E tu?»
«Sporco» rispose il giovane spolverandosi la T-shirt con la scritta “I love Egypt”. «Ho bisogno di una doccia.»
«Certo, certo. Sai dove siamo. Niente acqua calda, ho paura, ma di fredda, tutta quella che vuoi. Mohammed! Mohammed!»
Da una delle stanze laterali appare un bambino.
«Doktora John è tornato. Portagli un asciugamano e del sapone perché possa fare la doccia.»
Il ragazzino scappò via ciabattando rumorosamente con le infradito sulle piastrelle del pavimento.
«Vuoi mangiare?» chiese Yakub.
«Puoi giurarci. Sono otto settimane che vado avanti a fagioli e sardine in scatola. Non c’è stata notte che non abbia sognato il pollo al curry di Yakub.»
L’egiziano rise. «Vuoi anche le patatine?»
«Voglio le patatine, il pane fresco, una Coca-Cola ghiacciata, voglio tutto quello che mi puoi dare.»
L’ilarità di Yakub si intensificò. «Sempre il solito doktora
Riapparve il bambino con un asciugamano e una piccola saponetta, che consegnò al nuovo arrivato.
«Prima devo fare una telefonata» annunciò il giovane.
«Nessun problema. Vieni.»
Il proprietario lo accompagnò in un locale disordinato, con un espositore di cartoline spiegazzate appoggiato al muro e un telefono sopra uno schedario. Il giovane posò la sua busta su una sedia, sollevò il ricevitore e compose un numero. Attese qualche squillo prima di udire l’eco di una voce.
«Pronto» disse, parlando in arabo. «Potrebbe passarmi…»
Yakub lo salutò con la mano e si allontanò. Tornò un paio di minuti dopo con una bottiglia di Coca, ma il suo ospite stava ancora parlando, così la posò sull’armadietto e uscì per cominciare a preparargli da mangiare.
Mezz’ora più tardi, lavato e sbarbato, con i capelli ravviati all’indietro e la fronte bruciata dal sole, il giovane era seduto nel giardino dell’albergo all’ombra di una nodosa palma a ingollare il suo cibo.
«Allora, dimmi un po’ che c’è di nuovo al mondo, Yakub» chiese, spezzando il pane e intingendone un boccone nel sugo lungo i bordi del piatto.
Yakub bevve un sorso della sua Fanta.
«Hai sentito dell’ambasciatore americano?»
«Non ho sentito niente di niente. È come se in questi ultimi due mesi fossi vissuto su Marte.»
«È saltato in aria.»
Il giovane emise un fischio sottile.
«Una settimana fa» continuò Yakub. «Al Cairo. La Spada della Vendetta.»
«Ucciso?»
«No, se l’è cavata. Per un pelo.»
Il giovane grugnì. «Peccato. Ripuliamo il mondo da tutti i burocrati e sarà molto più salubre per tutti. Questo curry è superbo, Yakub.»
Due ragazze, europee, abbandonarono il loro tavolino in fondo al giardino e passarono lì accanto. Una delle due si girò a guardare il giovane e sorrise. Lui inclinò il capo in segno di saluto.
«Credo che le piaci» ridacchiò Yakub quando se ne furono andate.
«Forse» ribatté il giovane con una stretta di spalle. «Ma quando le dirò che sono un archeologo se la darà a gambe. Prima regola dell’archeologia, Yakub: non dire mai a una donna che cosa fai. È il bacio della morte.» Finì il curry e le patatine e s’appoggiò allo schienale ad ascoltare il ronzio delle mosche tra i rami dell’albero sopra la sua testa. L’aria sapeva di caldo, fumo di legna e carne arrostita.
«Allora, per quanto tempo starai qui?» volle sapere Yakub.
«A Siwa? Ancora un’ora, circa.»
«E poi di nuovo nel deserto?»
«Poi di nuovo nel deserto.»
Yakub scosse la testa.
«È un anno che sei là fuori. Torni in città, fai provviste e scompari un’altra volta. Che cosa ci fai là, in mezzo al nulla?»
«Prendo misure» rispose il giovane sorridendo. «Faccio buche. E disegno piani. E nelle giornate davvero eccitanti può darsi che scatti anche qualche foto.»
«E che cosa cerchi? Una tomba?»
Il giovane alzò le spalle. «Immagino che si possa chiamarla così.»
«E l’hai trovata?»
«Chissà, Yakub. Forse sì, forse no. Il deserto ti inganna. Credi di aver trovato qualcosa e scopri che non è niente. E poi credi di non aver trovato niente e all’improvviso ti rendi conto che hai qualcosa. Il Sahara, come diciamo dalle mie parti, è un gran bastardo rottinculo.» Tornò all’inglese per quest’ultima battuta. Yakub ripeté le sue parole sforzandosi di pronunciarle nel modo giusto e facendo scoppiare il giovane in una sonora risata.
«Bravo, Yakub» si complimentò togliendosi dal taschino della camicia delle cartine e una bustina di erba. Si arrotolò uno spinello con pochi gesti veloci, lo accese, inalò il fumo fino in fondo ai polmoni, appoggiò ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’ARMATA PERDUTA DI CAMBISE
  4. Prologo
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. 14
  19. 15
  20. 16
  21. 17
  22. 18
  23. 19
  24. 20
  25. 21
  26. 22
  27. 23
  28. 24
  29. 25
  30. 26
  31. 27
  32. 28
  33. 29
  34. 30
  35. 31
  36. 32
  37. 33
  38. 34
  39. 35
  40. 36
  41. 37
  42. 38
  43. 39
  44. 40
  45. 41
  46. 42
  47. 43
  48. Epilogo
  49. Nota dell’autore
  50. Appendice
  51. Ringraziamenti
  52. Copyright