Come imparare una cosa al giorno e non invecchiare mai
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Come imparare una cosa al giorno e non invecchiare mai

  1. 248 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Come imparare una cosa al giorno e non invecchiare mai

Informazioni su questo libro

"Hanno mente sveglia e atteggiamenti aperti. Continuano a guardare il mondo e a imparare. Si lamentano poco. Aiutano gli altri a capire e a fare cose giuste. Con questo libro voglio raccontare come si fa a diventare un vecchio così. È possibile rendere la nostra vita più sana, più saggia, più soddisfacente, mentre sta diventando sempre più lunga." Roberto Vacca, 88 anni, testimonial esemplare di come vivere una iucunda senectute, condivide il suo segreto con i lettori. I consigli pratici che dà sono numerosi e mai scontati. Il buon uso del tempo libero, l'aiuto inaspettato che può arrivare dal computer (e come usarlo senza traumi), i metodi per tenere in forma la mente (anche con la proposta innovativa delle "palestre mentali"), le buone abitudini per aiutare il fisico, le indicazioni per non diventare scorbutici, essere creativi, godersi il sesso. Ma un consiglio certamente li sovrintende tutti: per rimanere giovane per sempre devi continuare a imparare, non devi far spegnere mai la fiamma della curiosità. Solo così potrai sperimentare quali inaspettati piaceri può riservarti l'età: il piacere di inventare, di sfoggiare, di amare.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804648123
eBook ISBN
9788852058776
1

Cani vecchi imparano giochi nuovi

Buldeo, il cacciatore, dice a Mowgli, appena tornato al villaggio dopo essere stato allevato dai lupi: «La tigre zoppa che ti rapì quando eri bambinetto, è una tigre fantasma. Il suo corpo è abitato dallo spirito dell’usuraio Purun Dass anche lui zoppo».
Mowgli risponde: «I vostri racconti sono ragnatele e discorsi di luna. La tigre è nata zoppa, lo sanno tutti. È da bambini dire che l’anima di un usuraio sta in una bestia che è più paurosa di uno sciacallo».
Nel Secondo libro della giungla, Kipling fa parlare il ragazzo-lupo sia con i lupi, sia con gli uomini in una lingua che ricorda la Bibbia. (Dice: Now thou knowest!, “Ora tu sai!”.)
Mi piaceva molto questo libro quando ero ragazzo. Non mi rendevo conto che era tutto sbagliato: i bambini che crescono con gli animali fino a 10 anni e non imparano a parlare raramente ci riescono più tardi. Restano afasici. Perdono l’occasione dell’enorme capacità di imparare che avevano nei primissimi anni. È uno dei casi di chiusura mentale più tristi e graviche si conoscano.1 La saggezza convenzionale sostiene, invece, che sono i vecchi ad avere grandi difficoltà di apprendimento.
“Non puoi insegnare giochi nuovi a cani vecchi” dice un proverbio inglese. Non è sempre vero, come succede spesso con i proverbi. Si sa che i vecchi insordiscono e diventano presbiti. I loro muscoli e tendini si indeboliscono. Si muovono lentamente. È normale. È anche vero che stentano a imparare lingue straniere. Non si avvicinano ai computer. Hanno paura di cose per loro nuove e anche di cose che non sono nuove, come la matematica e le scienze. Dipende da blocchi mentali antichi. Da giovani non hanno provato a imparare e non ci provano adesso.
Come dicevo nella Prefazione, la neurofisiologia insegna che in tarda età si possono imparare nozioni e abilità di ogni sorta. Lo dimostrano le storie che ora vi racconto di famosi vecchi brillanti e inventivi. Mostro anche come questi straordinari, saggi vegliardi non siano del tutto perfetti (quasi nessuno lo è). Le loro inadeguatezze in un campo non tolgono nulla alla loro eccellenza in altri. Questo dimostra che possiamo invecchiare in modi aggraziati e interessanti.
Comunque, in genere, gli esseri umani sono fatti a strati indipendenti fra loro. Si incontrano manager efficienti, scienziati profondi, luminari in medicina che ignorano del tutto le basi della psicologia, i meccanismi della politica, la letteratura. Sono in tanti a presentare squilibri gravi fra l’alto livello raggiunto in un campo e quello penoso a cui sono rimasti in altri. Ma questi sono dettagli.
Il primo esempio di anziano intelligentissimo è quello di Archimede di Siracusa (287-212 a.C.), scienziato sommo. Era eccezionale anche perché sembra che non fosse inadeguato né criticabile in alcun campo o settore dello scibile. Inventò la statica, l’idraulica, molte macchine, gli specchi ustori, tanta geometria e matematica. Fece importanti studi ed esperienze di ottica e di astronomia. Continuò a produrre lavori eccezionali fino al momento in cui fu brutalmente ucciso da un soldato romano di Marcello che aveva appena conquistato Siracusa. Aveva 75 anni: proprio vecchio. Infatti la durata media della vita umana a quel tempo è stimata in circa 30 anni.
Per mostrare che fu forse l’uomo più intelligente mai esistito, ricordo che inventò il calcolo infinitesimale (integrale e differenziale) quando il sistema di numerazione greco non includeva lo zero e non esistevano algebra, né trigonometria, né logaritmi, né calcolo delle probabilità. Definì la spirale come la curva tracciata in un piano da un punto che si muova di moto uniforme lungo una retta in rotazione a velocità costante intorno a un punto centrale. Mostrò come calcolare la tangente in ogni punto della spirale e la lunghezza del segmento dal punto di tangenza all’intersezione della tangente stessa con il ramo seguente della spirale. Oggi chi sa un po’ di matematica lo calcola usando il calcolo infinitesimale e resta attonito se pensa che Archimede lo fece senza questo aiuto.
Anche Galileo Galilei (1564-1642) non aveva a disposizione strumenti matematici efficaci, ma, a differenza di Archimede, non ne inventò di nuovi. Sapeva bene, però, di averne bisogno. Scrisse infatti:
Questo grandissimo libro [della natura] che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l’universo), non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.
I suoi metodi sperimentali, però, segnarono una svolta epocale. Studiò il pendolo, il moto uniformemente accelerato, osservato su piani inclinati, e l’astronomia. Introdusse e usò quelli che poi vennero chiamati Gedankenexperimenten, gli esperimenti pensati (ma impossibili da effettuare), che gli permisero di spiegare il meccanismo della forza d’inerzia. Anche lui si rivelò inadeguato, perché non aveva capito affatto il fenomeno delle maree. Nella quarta giornata del Dialogo sopra i due massimi sistemi attribuisce le maree ai moti della Terra e dice:
[…] mi meraviglio del Keplero […] il quale, d’ingegno libero ed acuto, e che aveva in mano i moti attribuiti alla Terra, abbia poi dato orecchio ed assenso a predominii della Luna sopra l’acqua, ed a proprietà occulte, e simili fanciullezze.
Dispiace di non poter citare Isaac Newton (1642-1727) come mente acutissima in età avanzata. Visse fino a 85 anni e fu uno scienziato sommo, comparabile e, secondo alcuni, superiore anche ad Archimede – forse il più grande di tutti. Però produsse la maggior parte delle sue scoperte in età abbastanza giovanile. Formulò il teorema binomiale a 23 anni, le teorie di ottica a 30, calcolo infinitesimale, dinamica, gravitazione universale e teoria delle maree a poco più di 40 anni. Da vecchio si occupò, invece, di cronologie bibliche, di interpretazione delle Scritture e di esperimenti alchemici, nei quali usava il mercurio, forse per cercare la pietra filosofale. Si ritiene che abbia sofferto di squilibri mentali proprio per averne inalato i vapori. Un’autopsia rivelò nei suoi capelli forti quantità di mercurio, di cui sono noti gli effetti deleteri sulle facoltà razionali. Se non avesse subito queste perniciose influenze, forse avrebbe prodotto altre invenzioni straordinarie.
Benjamin Franklin (1706-1790) faceva il tipografo e guadagnò parecchio anche vendendo i libri che scriveva. Fece importanti studi sul calore di evaporazione e sulla meteorologia. Inventò il parafulmine. Fu uno dei padri fondatori della Rivoluzione che creò gli Stati Uniti d’America e fu un diplomatico di successo. Non manifestò idee storte, né manie strane. A 80 anni passati, la sua mente era brillante. Nel 1784, quando, settantottenne, era ambasciatore a Parigi, propose per primo l’ora legale. Sosteneva che adottandola si sarebbero risparmiate sette ore al giorno di consumo di candele per tutti gli abitanti di Parigi. Ogni anno le 100.000 famiglie parigine avrebbero evitato di sprecare inutilmente 64 milioni di libbre di candele. Ovviamente non era così. Spostando le lancette degli orologi in avanti di un’ora, il risparmio era soltanto di un’ora al giorno e non di sette. Lo sbaglio era notevole, ma veniale.
Due volte presidente degli Stati Uniti, autore della Dichiarazione di Indipendenza e ispiratore della Dichiarazione francese dei Diritti dell’Uomo, Thomas Jefferson (1743-1826) era un illuminista completo: architetto, bibliofilo, inventore, filosofo, agronomo, enologo. Inventò un codice segreto realizzato con una serie di alfabeti disordinati tracciati su cilindretti coassiali, che ancora oggi resiste a tentativi di decrittazione effettuati con computer. Durante la sua presidenza, comprò da Napoleone il territorio della Louisiana che comprendeva i territori degli Stati di Nord e Sud Dakota, Wyoming, Nebraska, Iowa, Louisiana, Kansas, Arkansas, Missouri e Oklahoma. Gli Stati Uniti pagarono 15 milioni di dollari per entrare in possesso di 2,3 milioni di chilometri quadrati. Raddoppiarono così il territorio dell’Unione. Il prezzo pagato fu di poco più di mezzo dollaro all’ettaro.
Jefferson non condivise mai teorie false, né improvvisate. Propugnava con gli scritti e con i fatti ideali libertari, tanto che viene considerato il genio ispiratore della sinistra americana. Difendeva la libertà di stampa. Però la sua sensibilità umana era carente. Possedeva 200 schiavi e ne affrancò soltanto pochi, mentre George Washington affrancò tutti i propri. Jefferson era a favore del suffragio universale, da cui, però, erano esclusi le donne, i neri e gli indiani.
La controversa figura di Bertrand Russell (1872-1970) rappresenta il caso più famoso di un vecchione decrepito intellettualmente attivo e implicato in questioni di morale, religione e politica. Aveva credenziali indiscutibili in filosofia, logica, matematica, epistemologia, storia, sociologia. Principia Mathematica, scritto in collaborazione con Alfred North Whitehead, è un classico di grande interesse. Russell vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1950, quando aveva 78 anni.
Vale la pena di ricordare il paradosso di Russell, che ebbe impatto notevole sugli studi di logica e di teoria degli insiemi. Si formula così: “L’insieme degli insiemi che non appartengono a se stessi appartiene a se stesso o no?”.
Se supponi che appartenga a se stesso, ne deduci che non va messo insieme a quelli che comprende (sono quelli che non appartengono a se stessi), dunque, non appartiene a se stesso. Se supponi che non appartenga a se stesso, questa sua caratteristica lo qualifica a essere annoverato fra i propri membri: dunque appartiene a se stesso.
Una versione più semplice è il famoso paradosso del barbiere. “In un’isola c’è un solo barbiere, che fa la barba a tutti quelli che non si fanno la barba da sé. Lui si fa la barba da sé, o no?” Se se la fa, è uno di quelli a cui non la fa. Se non se la fa da sé, è uno di quelli a cui la fa.
Nel 1955 Russell pubblicò con Einstein un manifesto pacifista e da allora fu presidente del movimento per il disarmo nucleare. Fu duramente criticato per la sua incoerenza e inadeguatezza a causa del fatto che negli ultimi anni Quaranta era stato a favore di una guerra nucleare preventiva. Aveva suggerito che Stati Uniti e Regno Unito avrebbero dovuto imporre all’URSS l’eliminazione dell’oppressivo regime sovietico. In mancanza, avrebbero usato la bomba A contro la Russia. Più tardi ammise candidamente il proprio errore.
Negli ultimi anni Russell continuò a pubblicare scritti filosofici di valore e anche narrativa (di valore abbastanza scarso). Aveva 90 anni quando si adoperò a risolvere la crisi dovuta all’installazione di missili sovietici a Cuba e alla minaccia di Kennedy di intervenire militarmente per eliminarli. Scrisse una lettera a Chruščëv, che gli rispose rassicurandolo genericamente, e a Kennedy, che gli restituì il suo telegramma senza averlo letto. Ancora a 97 anni pubblicizzò sue energiche dichiarazioni contro i processi spettacolo in Cecoslovacchia, contro torture e genocidio perpetrato dagli USA in Vietnam e contro Kosygin che aveva espulso Solženitsyn dall’URSS. I suoi messaggi e i suoi ultimi libri erano ovviamente il prodotto di una mente agile e combattiva.
Aveva 61 anni la fisica austriaca Lise Meitner (1878-1968), che aveva studiato con Ludwig Boltzmann, quando scoprì la fissione nucleare. Con Otto Robert Frisch nel 1939 pubblicò su “Nature” il lavoro: “Sulla disintegrazione dell’uranio mediante neutroni: un nuovo tipo di reazione nucleare”. Continuò a studiare la fissione con Otto Hahn fino al 1938, quando, essendo ebrea, riuscì a fuggire in Olanda. Hahn le aveva dato un anello di diamanti per corrompere le guardie tedesche al confine, ma non ebbe bisogno di usarlo. Dall’Olanda passò in Svezia, ove ebbe una cattedra e continuò a lavorare fino a quasi 90 anni.
Fu subito chiaro, date le enormi quantità di energia sviluppate dalla scissione dell’atomo, che la fissione avrebbe potuto essere utilizzata per costruire una bomba potentissima. La Meitner si pentì di non aver lasciato subito la Germania dopo che Hitler aveva preso il potere. Quando era in Svezia ebbe offerte di andare a lavorare a Los Alamos al progetto Manhattan, ma rifiutò nettamente: non voleva fare bombe. Si dedicò invece, dopo la guerra, alla progettazione del primo reattore elettronucleare svedese. Il premio Nobel per la fisica del 1944 fu attribuito a Hahn; lei ne fu esclusa, ma in suo onore l’elemento numero 109 fu chiamato Meitnerium.
Il dottor McClintock ebbe una figlia nel 1902 e la chiamò Eleanor. La ragazza era intelligente e determinata. I genitori decisero che il nome Eleanor non le si confaceva: era mellifluo. Così lo cambiarono in Barbara. Barbara prese il dottorato in botanica alla Cornell University. Studiò i cromosomi del mais e scoprì la ricombinazione dovuta a scambio fisico di parti di cromosomi omologhi. Nel 1951 dimostrò che i geni sono responsabili dell’attivazione e della disattivazione di certe caratteristiche fisiche. La sua scoperta fu accolta con diffidenza. Taluno sostenne che non avesse nemmeno capito le leggi della genetica di Mendel, mentre ne aveva chiarito l’incompletezza. Negli anni Settanta si dimostrò l’esistenza di elementi trasportabili nel patrimonio genetico. Dopo trentadue anni fu riconosciuta la priorità di Barbara McClintock, che a 81 anni ricevette il Premio Nobel per la medicina e la genetica.
Anche Rita Levi Montalcini (1911-2012), come Barbara McClintock, ebbe il Premio Nobel a 77 anni, dopo oltre un trentennio dalla sua pubblicazione sul Nerve Growth Factor (NGF). Questo fattore di crescita dei nervi è importante non solo per spiegare i meccanismi di sviluppo del corpo umano. Le esperienze e le teorie connesse sono utili per analizzare la genesi (e sperabilmente le cure) dei morbi di Alzheimer e di Parkinson e anche per spiegare la crescita delle cellule cancerose.
Nel 2001 (a 92 anni) Rita Levi Montalcini fu nominata Senatore a vita della Repubblica. Chi la sentì parlare a congressi, a 100 anni passati, apprezzò come un cervello attivo possa continuare a funzionare bene fino alla più tarda età.
Anche dopo la iucunda iuventus, non è inevitabile che la senectus sia tanto molesta.2 Vale la pena, quindi, pensare a strategie, trucchi, abitudini costruttivi che ci permettano di capire e di essere creativi. Così eviteremo di essere di peso ai familiari e, magari, odiosi a noi stessi. Soprattutto, però, continueremo ad avere piaceri non banali, non sprecheremo tempo, né risorse: avremo una vita migliore. Mentre ci prepariamo all’età avanzata, è bene che disseminiamo questi concetti e questi metodi raccontandoli ad altri vecchi. Li aiuteremo a essere meno molesti a se stessi e agli altri.
Questi esempi ci confortano. Dimostrano che, se fai le cose giuste, puoi attenuare gli inconvenienti della tarda età e vivere meglio. Sappiamo bene che non ci riescono tutti, ma c’è di peggio. Alcuni vecchi “saggi”, noti come maestri di pensiero e di vita, hanno continuato per anni a pubblicare frasi insensate. Hanno confuso le idee di chi li ascoltava o li leggeva. Pure in certi ambienti sono stati rispettati e le loro opere sono ancora ristampate e disseminate ovunque.
Chi li abbia presi ad esempio rifletta: non basta essere noti e vecchi per avere ragione. Non ti fidare. La fama dei cattivi maestri è affid...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione
  4. Avvertenza. Femmine/maschi, vecchie/vecchi
  5. 1. Cani vecchi imparano giochi nuovi
  6. 2. Diventa una vecchia volpe e tieni gli occhi aperti
  7. 3. Usa il cervello, se no si anchilosa
  8. 4. Usa il computer: è facile e serve
  9. 5. Rendi il computer adatto a te
  10. 6. Impara poche cose: ti basteranno
  11. 7. Saltare una generazione
  12. 8. Non essere scorbutico, aiuta gli altri a non esserlo
  13. 9. With a little help from my friends
  14. 10. Se non trovano aiuto, aiutali tu
  15. 11. Usa bene il tempo. Evita la depressione
  16. 12. Non ti accontentare facilmente
  17. 13. Il piacere di inventare
  18. 14. Il piacere di sfoggiare e non temere brutte figure
  19. 15. Forma fisica: ginnastica senza palestra e non mangiare quasi mai
  20. 16. Dolori forti e piaceri anche piccoli
  21. 17. Matriarche e patriarchi
  22. 18. Prolungare la vita?
  23. 19. Amore, eros, sesso
  24. 20. Ti aiutano la casa intelligente e i nuovi gadget?
  25. 21. Gabriele e i centri per anziani
  26. 22. Palestre mentali su internet
  27. 23. Consolazione dalla fede?
  28. 24. Ricordare ti aiuterà
  29. Appendice A. Come si calcola la potenza
  30. Appendice B. Esempi di esercizi e giochi verbali e numerici
  31. Appendice C. Lista dei prototipi di robot-badanti
  32. Copyright