
eBook - ePub
Leadership al femminile
Manuale pratico per donne che vogliono tirar fuori il meglio di sé nella vita e nel lavoro
- 182 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
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Leadership al femminile
Manuale pratico per donne che vogliono tirar fuori il meglio di sé nella vita e nel lavoro
Informazioni su questo libro
Oggi come ieri, si sa, tutto ciò che per un uomo è difficile da ottenere, per una donna sembra difficilissimo. Invece nel nostro mondo c'è sempre più spazio per donne in gamba. Ed essere "leader al femminile" si deve, si può. Francesca Romano e Daniela Bonetti ce lo insegnano in queste pagine ricche di esempi concreti e di esercizi pratici: è il momento di cambiare mentalità, di convincerci che tutte le donne hanno già dentro ciò che serve per essere leader. E la loro femminilità non può che aiutarle a varcare ogni traguardo.
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Informazioni
VII
I dieci punti di forza della femminilità
e le loro zone d’ombra
«Le donne sono tutte diverse. Fondamentalmente sono una combinazione di quanto c’è di peggio e di quanto c’è di meglio al mondo… magiche e terribili.»
Charles Bukowski
Nel mondo in cui viviamo, alcune caratteristiche femminili possono essere vantaggi competitivi di prima qualità. Se poi decidiamo di attingere pienamente ai nostri punti di forza, il vantaggio passa da «grande» a «sleale». Soprattutto nei confronti degli uomini e delle donne tutti d’un pezzo, i «guerrieri» incastrati nella loro armatura. Se non trovano il modo di dare voce al loro lato femminile non potranno mai aspirare a essere grandi leader. La buona notizia è che nessuno è condannato a questo destino, se decide di evitarlo. Tutto ciò che occorre è tirare fuori le risorse che si hanno dentro.
Bene, è arrivato il momento di guardarci allo specchio con assoluta onestà. Sei pronta? Guardarsi allo specchio però non significa certo fissare solo ciò che non va: la ciccia di troppo, il brufoletto, il naso troppo lungo o storto, quel maledetto sederone… e che dire di quanto è piccolo il seno? Se solo avessi una misura in più!
STOP!
Quante volte non ci accorgiamo del nostro vero potenziale, solo perché stiamo concentrando tutta la nostra capacità di analisi sui nostri presunti «difetti» o su ciò che non abbiamo realizzato? Così va a finire che non ci accorgiamo di quanto siamo fortunate, dato che potenzialmente alcune delle caratteristiche fondamentali per essere un buon leader sono già nostre. Il perché è molto semplice: sono insite nella femminilità a causa di come siamo fatte e di come siamo cresciute. Sono lì, dentro di noi.
Non vuol dire che tutte le donne le esprimono allo stesso modo, ma che prendono vita quando le assecondiamo anziché ostacolarle, per esempio dubitando eccessivamente di noi stesse o cercando di comportarci come maschi.
Sai qual è il primo passo per liberare queste caratteristiche? Diventarne consapevoli. Proprio così, molto semplice. È essenziale che ricordiamo a noi stesse che abbiamo a disposizione una riserva di caratteristiche che, sfruttate al meglio, possono essere nostre alleate per vivere una vita di qualità e raggiungere i nostri obiettivi più facilmente.
Ma quali sono esattamente? In questo capitolo te le esporremo e descriveremo, soffermandoci con calma su ciascuna e rivelandone sia il potenziale positivo sia quello negativo, la loro «zona d’ombra».
Ricorderai che esaminando le tre energie archetipiche abbiamo sottolineato come possano degenerare quando non sono in equilibrio dentro di noi. Così la forza diventa aggressività, la tenerezza debolezza e la giocosità cinismo.
Con le risorse interiori di cui parleremo adesso funziona allo stesso modo. Le caratteristiche femminili possono da un lato migliorarti la vita diventando i tuoi punti di forza, dall’altra trasformarsi in avversari con cui ti potresti trovare a combattere tutti i giorni della tua esistenza.
Il nostro obiettivo è renderti più consapevole di come stai sfruttando il tuo potenziale e di come puoi allenarti per trasformarlo in azioni efficaci e quindi in risultati migliori.
Prima di cominciare, è bene che tu sappia che non procederemo per ordine di importanza. Non c’è una graduatoria delle risorse della leadership al femminile, non è mai esistita. Tutte sono ugualmente importanti e già dentro di te. Ok? Bene, siamo pronte a cominciare.
1. Autoanalisi
Noi donne siamo abituate ad autoanalizzarci. Che cosa vuol dire?
Che ci piace porci tante domande, guardarci dentro, fare il punto della situazione. Vogliamo sapere dove siamo arrivate nelle nostre relazioni, come madri, come sorelle. Come va con le nostre amiche (a una a una)? E la carriera? Come ci stiamo muovendo in ambito lavorativo? E il nostro corpo? Ci stiamo prendendo abbastanza cura di noi?
Ci osserviamo da tutti i punti di vista, ci chiediamo cosa vogliamo, come lo vogliamo e perché. Questo aspetto di noi fa spesso impazzire gli uomini, che proprio non capiscono come riusciamo a fare autoanalisi e soprattutto perché ci affliggiamo tanto. Per loro sarebbe una tortura vivere così! Da questo punto di vista sono molto più semplici di noi. Se un giorno si accorgono di avere messo su un po’ di pancetta, non ne fanno un dramma («Ho solo bevuto qualche birra in più!»). Oltretutto non è detto che abbiano perso per questo il loro fascino.
E noi?
Ci facciamo domande di ogni genere e in ogni ambito. Abbiamo fatto bene a comportarci in quel modo o avremmo ottenuto migliori risultati agendo diversamente? Abbiamo sbagliato noi o la responsabilità è di qualcun altro?
Siamo un po’ le psicologhe di noi stesse. È un vantaggio? Certo che lo è! Quando qualcosa non va per il verso giusto, con tutte le domande che sappiamo porci è più probabile che troviamo il modo di assumerci la responsabilità e agire di conseguenza, correndo ai ripari.
È certamente positivo sapersi fermare a osservare, essere capaci di analizzare se stesse, mettersi in discussione per capire come gestire al meglio una situazione o raggiungere uno scopo nel migliore dei modi. Ci permette di orientarci al miglioramento costante.
Spesso, nel corso di un coaching, se ci troviamo di fronte a una donna molto analitica abbiamo ben poco lavoro da svolgere. Una donna del genere è così consapevole dei suoi punti deboli e di quello che vuole migliorare che non ci resta che verificare se le cose stanno come le descrive.
Come si analizza una donna?
Prima chiedendosi come si sente. Che cosa sta provando in questo momento? Come vanno le cose? Bene, male? Vanno come vuole lei?
Poi si pone domande come: «Sto sbagliando? Cosa c’è che non va in me in questo momento? Cosa posso cambiare?».
Dopo aver analizzato se stessa, tende a osservare e analizzare l’esterno. Si chiede se può migliorare la situazione o le persone coinvolte. Ed è qui che la sua vita si complica enormemente, perché cercare di cambiare qualcuno che non ha alcuna consapevolezza o desiderio di migliorarsi è più che inutile, è disastroso.
Se sfruttata ai fini del miglioramento e dell’evoluzione, la capacità di autoanalisi è un punto di forza straordinario, ma fare un passo di troppo e ritrovarsi nella zona d’ombra è questione di un secondo. Continua a leggere.
La zona d’ombra dell’abitudine all’autoanalisi
La nostra capacità di autoanalisi è un grande punto di forza, ma quando sfocia nella mera tendenza a criticarci e criticare, ecco che cominciano i guai.
Una donna che passa dall’analizzare se stessa e le mete raggiunte, per potersi migliorare ancora di più, a criticare accanitamente ogni suo limite o sbaglio diventa il più grande pericolo per se stessa e per gli altri, soprattutto se le critiche sono fini a se stesse, prive di elementi costruttivi.
Quante volte commettiamo l’errore di pensare che se qualcosa non va come vorremmo è perché c’è qualcosa di sbagliato in noi?
Prova a immaginare. Ti è capitata una di quelle giornate in cui tutto va per il verso sbagliato. Alla fine sei uno straccio. E, guarda un po’, hai una cena con il tuo uomo. Corri a prepararti e, qualunque cosa ti metti dopo trenta nanosecondi viene lanciata sul letto perché…
- ti stringe…
- sei volgare…
- è troppo lungo…
- è troppo corto…
- è troppo nero…
- è troppo sexy…
- è troppo qualunque cosa perché…
- sei troppo grassa…
- bassa…
- alta…
- liscia…
- riccia.
Siamo sincere, questo non capita solo in quella fase del mese. Accade anche quando abbiamo analizzato la situazione e constatato che non corrisponde all’immagine che ce ne eravamo fatte mentalmente. Non coincide con i nostri sogni.
In questi casi ci osserviamo senza pietà. Notiamo solo quello che non va in noi, non per rimediare, ma al solo scopo di criticarci e colpevolizzarci.
Allora parte il festival delle domande depotenzianti: «Perché succede sempre a me? Perché sbaglio sempre? Perché non cambio mai? Perché mi capitano sempre le stesse esperienze? Come mai non riesco a uscirne? Perché incontro sempre gli stessi uomini? Cosa ho fatto di male per aver un figlio così?».
Mentre ci flagelliamo a sangue, focalizziamo i nostri pensieri su tutto quello che non va, assumiamo un atteggiamento depotenziante, ci priviamo di tutte le nostre risorse e il mondo intorno a noi risponde di conseguenza.
Data la nostra propensione alla condivisione (ci arriveremo), possiamo diventare delle vere piaghe quando attacchiamo a raccontare le nostre disgrazie a chiunque ci capiti a tiro. Il bello, si fa per dire, è che per noi donne la comunicazione è un modo di amplificare le emozioni, viverle più intensamente, tuffarci a capofitto in loro. Così, mentre raccontiamo tutti i nostri guai ai malcapitati di turno, riusciamo anche ad annegare nei nostri stati d’animo ancora di più.
E cosa succede se invece non reagiamo, tenendoci tutto dentro come delle pentole a pressione, se stiamo zitte, non ci lasciamo sfuggire una parola pur continuando a focalizzarci su tutto quello che non va? Il risultato è che alla fine ci inacidiamo ancora di più. Questo tipo di silenzio non dura molto e comunque anche chi tace comunica. Con le sue occhiatacce, con le smorfie, con tutta se stessa, eccetto le corde vocali.
Alla fine diventiamo delle insopportabili rompiballe (come diceva Francesco Petrarca). In questi casi, meglio girarci alla larga. Una donna che ha perso di vista la capacità di perdonare se stessa e gli altri la fa pagare a tutti.
Questo è l’atteggiamento tipico di quando ci aspettavamo di più da noi stesse e invece sentiamo di essere sbagliate o di avere sbagliato. Siamo deluse e ci giudichiamo senza pietà. Il guaio è che riflettiamo all’esterno il modo con cui stiamo trattando noi stesse in quel momento. Critichiamo qualunque cosa, non va bene niente, siamo polemiche, comunichiamo in modo pungente. In sostanza diventiamo delle grandi antipatiche e usiamo il mondo come nostro personale «sfogatoio».
Le conseguenze peggiori di questa nostra zona d’ombra si verificano quando siamo alla guida di un team o il punto di riferimento della nostra famiglia. Allora perdiamo tutta la nostra credibilità o, peggio ancora, influenziamo negativamente l’ambiente, generando astio e conflitti. Così va a finire che perdiamo la nostra capacità di guidare l’altro verso la cosa più giusta e ci accontentiamo di fare la più conveniente solo per abbassare il livello della nostra insoddisfazione o la pressione emotiva del momento.
2. Acutezza sensoriale
Una nostra amica cerca di nasconderci che qualcosa non va e noi ce ne accorgiamo nel momento stesso in cui entra in casa, prima che ci guardi negli occhi. Il nostro compagno ci racconta che ha lavorato fino a tardi ma, oh oh, qualcosa questa volta non ci convince. I colleghi organizzano una festa a sorpresa per il nostro compleanno e noi lo sappiamo da settimane, ma siamo gentili e ci fingiamo sorprese.
Questa sensibilità, dovuta all’acutezza dei nostri sensi, è un asso nella manica tutto femminile.
È scientificamente dimostrato che l’arco visivo degli occhi femminili è più ampio di quello maschile. Questo ci rende osservatrici superiori, anche del linguaggio del corpo, che, se sappiamo interpretarlo, rivela molto più di quanto possano le parole. Ma non è tutto qui, non è solo una faccenda di dotazione fisica, la nostra acutezza sensoriale discende dalla nostra volontà di leggere le sfumature.
La nostra attenzione è costantemente rivolta verso lo stato d’animo delle persone. Per noi è più facile metterci nei panni degli altri, mentre spesso gli uomini devono lavorarci sopra. Il paradosso è che ci sono donne che imparano a non immedesimarsi, talvolta per proteggersi, talvolta perché pensano erroneamente di doversi indurire e diventare una leader al maschile. Che fatica! Non dobbiamo imparare a sentire meno, ma a gestire meglio ciò che sentiamo.
Una donna che sfrutta la sua sensibilità in modo equilibrato, agisce meglio in qualsiasi situazione. Vuoi un esempio?
Uno degli aspetti più complessi del nostro lavoro, nonché una delle più frequenti attività, è dare un feedback ai nostri collaboratori, per farli crescere meglio e il più presto possibile. Di solito il feedback riguarda qualcosa, come un comportamento o una decisione, che non è andato per il verso giusto. In questi casi servono molta acutezza sensoriale e capacità di immedesimazione. E poi bisogna stare molto attente a non confondere il comportamento con l’identità. Quando qualcuno sbaglia, non vuol dire che è sbagliato. «Ti sei comportato da stupido» è molto diverso da «Sei uno stupido». La differenza è nel livello di profondità cui arriviamo con le nostre parole. Nel primo caso critichiamo il comportamento, una singola azione, nel secondo caso mettiamo in discussione l’identità di una persona.
Questo vale tanto per il nostro lavoro di coach quanto per il tuo, qualunque esso sia e, cosa più importante, serve per comunicare meglio con tutti coloro che ami.
Il secondo punto da tenere in considerazione quando diamo un feedback è che la nostra sensibilità deve restare attiva. Ci serve per scegliere le parole, il contesto e il momento adeguato. Evitiamo di dare un feedback davanti a chi non c’entra niente, se non è utile anche a lui, e cerchiamo di non farlo nel luogo e nel momento sbagliato, per esempio davanti a clienti, superiori, e sull’onda di un’emozione negativa. Se il feedback um...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Vi presento il librodi Roberto Re
- LEADERSHIP AL FEMMINILE
- Introduzione
- I. Comprendere la leadership
- II. Leadership di pace
- III. Restiamo donne
- IV. Leader da secoli
- V. Diverse per natura, cultura e puericultura
- VI. Le tre energie
- VII. I dieci punti di forza della femminilità e le loro zone d’ombra
- VIII. Empatiche e vulnerabili. E va bene così!
- IX. Fatti valere!
- X. Domande che cambiano la vita
- XI. Senza confini
- Ringraziamenti
- Appendice
- Copyright